è lungo ma interessante articolo

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la micia
00martedì 26 aprile 2011 20:05
su vasco con risposta e replica
giovedì 31 marzo 2011, 09:13
Vivere al massimo pur di pensare al minimo
di Marcello Veneziani
Bisogna vivere al massimo perché la vita è un nulla nelle mani del caso



Vivere e basta. L’altro giorno è uscito un album di Vasco Rossi, intitolato Vi­vere o niente che riassume questa sua filo­sofia che è poi la filosofia del nostro tem­po. Vasco è un cantante esistenziale ed ha avuto una lunga e larga influenza co­me maestro del pensiero spensierato. È uno dei testimonial del nichilismo prati­co in voga: velocità, droga, vita spericola­ta e piena di guai ma vuota di senso. Vive­re al massimo, perché la vita è un nulla nelle mani del caso. Non esistono verità eterne, meglio donarsi al diavolo, sostie­ne Vasco nel suo manifesto futurista. Poi però quando canta, il cattivo maestro sa essere accattivante e sa entrare nell’ani­ma, pur dicendo che l’anima è solo chi­mica. Vivere o niente è uscito nello stesso gior­no di Vivere non basta , un libro uscito nel più assordante silenzio, che svolge la tesi esattamente opposta a Vasco Rossi.

Se­neca contro Vasco. Vivere non basta so­stiene, al contrario, che la vita ha un sen­so e un destino, che non siamo solo chi­mica ma anche anima. E che la vita va dedicata e non solo vissuta, che bisogna darsi un compito per vivere e per non per­derci nel caos e nel caso, o nelle sole pul­sioni biologiche e animali. Vasco Rossi è l’ispiratore a rovescio di questo testo, di cui ometto l’autore, ma insieme a tanti cattivi maestri: pochi di loro sono filoso­fi, piuttosto si tratta di mariedefilippi, fa­brizicorona, madonneciccone. Ecco il bi­polarismo esistenziale del nostro tem­po, altro che destra e sinistra, berlusco­niani e antiberlusconiani. Molti pensa­no che il ribelle sia lui, Vasco, ma lui in realtà induce a conformarsi a questa so­cietà emotiva e disperata, che vuol vive­re al massimo e pensare al minimo: vive­re la vita come un’esplosione di energie e una discarica di eccessi, sregolata e in­sensata. Vasco riceve in giro lauree hono­ris causa .

Se Vasco il cantautore tiene lec­tio magistralis all’Università - notavo al­trove - allora Ratzinger il dotto tenga un concerto rock al Palaeur. A uno la laurea honoris causa , all’altro la lode canoris causa . Però il ribelle non è Vasco, ma Se­neca. O Ratzinger. Perché pensare ad al­ta voce è oggi il vero atto osceno in luogo pubblico.

la replica di vasco:

Vasco Rossi: la mia vita spericolata? Una donna, tre figli e nessuna droga

Marcello Veneziani io lo conosco. Filosofo della destra, è apparso dopo gli anni Ottanta quando la destra conquistò il potere con Berlusconi... da trascinador con un partito e tre television. Strano caso di parruccone moderno. Assomiglia fisicamente a un mio amico psichiatra. Fisicamente una figura gradevole di uomo deciso e sicuro. L’aspetto di un uomo serio. Non come tutte le facce di quei filosofi di sinistra un po’ trasandati o belli come Bonaga. Non pomposo o pedante eppure sempre un po’ pesante. Naturalmente molto intelligente e con una logica acuta e stringente, affronta solitamente gli argomenti con grande chiarezza. Il problema è che quando questi filosofi, o meglio professori di filosofia, parlano di canzoni, non essendo il loro linguaggio non ne capiscono niente e finiscono per dare significati completamente opposti a frasi, espressioni e concetti. Arrivando a prendere veri e propri abbagli. Imbarazzanti prese di otto per diciotto.
Stabilendo arbitrariamente che il titolo Vivere o niente sia un invito a una vita senza senso e vuota di significato, cita subito un titolo di un libro uscito proprio in questi giorni, Vivere non basta, che afferma ben altri concetti e valori positivi.
Il fatto è che Vivere o niente non significa affatto quello affermato dal filosofo ma esattamente l’opposto. Qualsiasi ragazzino di vent’anni che lo ha ascoltato oggi glielo potrebbe confermare. Si tratta invece più o meno dello stesso concetto. Vivere o niente non significa «niente» o confusione ma è un aut aut. Significa scegliere e decidere di vivere una vita piena e intensa. Vivere con passione. Altro che vivere non basta...
Vede, io non so come lei si ostini a vedere in me un modello negativo, un esempio di vita sbagliato, un nichilista. Espressione tanto lontana da me che ho amato la vita vissuta, stravissuta, quanto il sole dalla luna. Ma mi guardi in faccia. Ho 59 anni suonati. Le sembro uno che ha buttato via la propria vita bruciandola senza un’ombra di regole in confusione mentale, senza principi o etiche in totale e perenne preda di passioni? Vuole vedere le mie analisi del sangue dove i valori del mio fegato sono quelli di un bambino?
Lei sa che ho una compagna con cui vivo da venticinque anni e con lei ho costruito una famiglia? Ho un figlio splendido. Sa che mantenere in piedi un rapporto, un progetto, un matrimonio, un patto costa molti sacrifici? Costa ad esempio non permettere di lasciarsi innamorare di un’altra persona. Perché a quindici anni è un conto, ma a trenta ti puoi controllare. Sa, invece, che pare questa sia la causa primaria delle separazioni e dei divorzi, a sentir cinguettare mature signore la domenica pomeriggio in ogni salotto televisivo? Sostenute da vuote figure di conduttrici le si sente apprezzare giustificare e comprendere questo motivo di separazioni di coppie, senza alcun rispetto per il dolore dei figli i loro problemi completamente ignorati e sacrificati sull’altare del proprio orgoglio e della propria vanità.
Sa che mantengo tre famiglie? Che la provvidenza mi ha regalato altri due figli nati da precedenti occasionali rapporti? Che regolarmente ed orgogliosamente li ho riconosciuti provvedendo ad ogni loro necessità e amandoli? Sa che pago le tasse e ho mantenuto la mia residenza in Italia quando potevo prenderla a Montecarlo o alle Bahamas? Sa che a Bologna sono risultando, un anno, il maggior contribuente? Sa che la mia società (che naturalmente ho costituito per evadere le tasse, secondo le candide dichiarazioni di un alto funzionario statale che così facendo non ha offeso certo me che non ho alcuna reputazione da difendere, ma tutte le aziende italiane che tengono in piedi questo Paese) la mia azienda, dicevo, dà lavoro fisso a una decina di dipendenti? Senza contare l’indotto dei concerti per i quali migliaia di persone vengono assunte?
Niente è come sembra. E lei lo dovrebbe sapere. Pensa che dietro questi capelli spettinati, quest’aria da squinternati, non ci siano degli artisti seri, dei professionisti che svolgono con precisione e attenzione il loro mestiere di creare spettacoli, trascinare e comunicare emozioni, portare gioia per una notte a centinaia di migliaia di ragazzi resi disperati dalla preoccupazione di doversi affacciare in un mondo derubato, spogliato, disorganizzato e male amministrato da generazioni di corrotti, avidi e falsi amministratori che si sono alternati alla guida di un Paese e che ricevono oggi titoli altisonanti, laute pensioni e privilegi quando secondo la mia elementare logica montanara dovrebbero come minimo essere ritenuti responsabili della situazione di oggi?
Lei è chiaramente ancora vittima di quel pregiudizio demenziale che un mediocre giornalista mi affibbiò così a prima vista, quando mi vide apparire a Domenica in con degli occhiali fumè e mi sentì cantare la dionisiaca voglia di divertirsi di quegli anni... Non so se ricorda la Milano da bere... Mi definì drogato (le risparmio gli altri insulti gratuiti e offensivi alla mia persona, non al mio ruolo badibadi ben) e quel marchio così spaventoso per le mamme, le famiglie che a quei tempi vedevano i figli distruggersi con l’eroina decretò la mia condanna civile, il mio esilio dalle orecchie della gente. Era pericoloso ascoltare le mie canzoni. Inneggiavano alla droga. Vita spericolata, una canzone che inneggia alla vita vissuta pericolosamente piena di avventure e piena di significato, divenne sinonimo di vita drogata. Incredibilmente. Nulla in quella canzone ha dei riferimenti alla droga. Nemmeno metaforici o figurati.
Per quanto riguarda la mia laurea honoris causa e le mie lectio magistralis che sarebbero a suo opinabile parere pagliacciate come un papa Ratzinger che canta al Palasport, oltre a farle notare che la laurea l’ho ricevuta in Scienza della comunicazione, aggiungo che se lei non pensa che la meriti venga a Milano a vedere San Siro per quattro giorni pieno di ragazzi felici ai quali comunico emozioni e mi pregio di farle notare che è proprio di questi giorni la notizia che papa Ratzinger ha formulato una molto poco divina richiesta di depositare il copyright della propria voce. Un diritto di esclusiva, per l’amor di dio. Certamente se io avessi lo stesso tipo di problemi o di contraddizioni ora starei pensando di stipulare una buona polizza assicurativa sulla vita... eterna! Magari poi c’è...
Si rilassi, legga i suoi libri e non si occupi di canzoni. Quelle non vanno lette o interpretate. Vanno ascoltate con le orecchie e col cuore. Solo così se ne capisce il senso. Ma occorre spegnere il cervello e lasciarsi andare. Poi occorre un po’ di sensibilità. Quella che forse a lei difetta un po’. Considerato che non le occorre certo per esercitare quella sua lucida, perfetta, affascinante ed implacabile logica.

e questa è la replica di veneziani a vasco:

La risposta di Veneziani a Vasco Rossi: "Sei un gran conformista, ma bravo e simpatico"


di Marcello Veneziani

Vivere o niente o Vivere non basta ? Due titoli, due ope­re
( disco di Vasco, libro di Veneziani), due visioni op­poste. Una vita nichilista o una vita con senso e desti­no? Che sia questa la vera dicotomia dei nostri tempi. Ne discutono sul Giornale , Marcello Veneziani e Va­sco Rossi. Il filosofo ha aperto le danze con il suo Cu­cù quotidiano di giovedì. L’accusa:Vasco,sei simbo­lo del nichilismo della nostra società. Ieri la replica di Rossi: non elogio lo sballo, ma la vita vissuta con pas­sione. Oggi la controreplica di Veneziani.

Caro Vasco Rossi, io non ho fatto una criti­ca musicale al suo album e alle sue canzoni, non mi permetterei, non ne ho la competenza e non ne ho manco la voglia. Anzi le dirò che le sua canzoni non mi dispiacciono affatto, e si ca­pisce da quel che ho scritto. Non ho nemmeno antipatia personale nei suoi confronti, anzi mi scappa pure un filo di simpatia. Però sono con­vinto che lei sia stato, e un po’ lo sia ancora, un modello negativo, un cattivo maestro. Non mi interessa sapere se lei sia strafatto o sano come un pesce, se nella vita privata sia il contrario del personaggio che interpreta o no. Sono fatti suoi. A me interessa sottolineare che lei veicola un modo e un messaggio di vita fondato sul vi­vere al massimo e pensare al minimo, come del resto conferma nella sua lettera; il piacere di distruggersi e la vita spericolata, sulle ali del­la droga e della velocità.

Lei è stato uno dei mo­delli di questa società disperata e lo sa bene. Non sono io a dirglielo, sono i suoi adepti. E non è una mia arbitraria supposizione, come lei scrive, ma lo ha ribadito lei stesso nelle inter­viste e conferenze stampa per l'uscita del suo album. Uno che vorrebbe non essere nato, che considera la vita priva di senso e di scopo, frutto del caso e della chimica, che non crede in nulla e si dona al diavolo, è un nichilista. Non è una parolaccia, non si offenda, è la sintesi di quel che lei stesso sostiene. Allora le dico: ma per­ché poi nega tutto questo, e si protesta bravo e virtuoso, legato alla famiglia, tre figli e cittadino esemplare? Se ha voluto costruire quel perso­naggio, se ha voluto mandare quei messaggi, poi non se ne vergogni, li rivendichi invece.

Ab­bia il coraggio delle sua idee, delle sue canzoni o di come ha voluto presentarsi e soprattutto di cosa ha voluto comunicare ai giovani. Una sola cosa però vorrei ribadire: lei non è un ribelle ma è un testimonial del conformi­smo della trasgressione, allineato allo spirito del tempo. Mi creda, oggi è molto più ribelle dire che la vita ha senso e destino, che abbiamo compiti e doveri. Oggi la vera trasgressione è la tradizione. Quanto alla sue lectio magistralis , vorrei dirle che non basta comunicare emozio­ni­per fare lezioni all'università, bisogna comu­nicare cultura. Se bastasse comunicare emo­zioni, allora diamo la cattedra di filosofia teore­tica a Cassano, di fisica nucleare a Belen e di anatomia patologica alla donna cannone, che comunicano a loro modo emozioni. Una can­zone deve trasmettere emozioni, una lezione deve trasmettere saperi.

A ciascuno il suo. Delle critiche che mi rivolge, le accetto tutte, vere, verosimili o divertenti, (mi piace sentirmi parruccone e psichiatra) e comunque capisco il suo punto di vista. E la ringrazio degli elogi che le sono sfuggiti. Una sola cosa non accetto, ed è quando sostiene che io sia una mente «luci­da con una logica perfetta » ma priva di sensibili­tà. Lei non mi conosce, e non è naturalmente una colpa, non sa come sono e ciò che scrivo. Ho una logica imperfetta e una sensibilità forse troppo spiccata. A proposito, le confesso che l’autore di quel libro coetaneo del suo album ma opposto nella tesi e nel titolo, vivere non ba­sta, sono io. Come le anticipava ieri il Giornale , presentando la sua lettera. Prego la Mondadori di mandarle il libro, lì troverà la prova di una sensibilità: ma del libro ne faccia l’uso che cre­de. Giuro di non cantare se lei giura di non filo­sofare. Non farò concerti se lei non farà lectio magistralis . Vasco, lei mi augura tanta salute, spero since­ramente; io dovrei augurarle una vita piena di guai come lei invece desidera. Ma preferisco forzare i suoi desideri e augurarle con tutto il cuore di vivere bene e a lungo. Anche se vivere non basta.

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Avadoro
00mercoledì 27 aprile 2011 11:49
Se Veneziani si ritiene un "buon maestro" e qualcuno magari gli crede e fa studiare i suoi testi nelle scuole prepariamoci a un ritorno di massa dell'eroina tra le giovani generazioni [SM=x44455]
la micia
00mercoledì 27 aprile 2011 18:40
Re:
Avadoro, 27/04/2011 11.49:

Se Veneziani si ritiene un "buon maestro" e qualcuno magari gli crede e fa studiare i suoi testi nelle scuole prepariamoci a un ritorno di massa dell'eroina tra le giovani generazioni [SM=x44455]




io non lo so che cosa si crede di essere veneziani...ma anche vasca...che più che altro ha un gran culo....non è che possa impartir lezioni di alcun chè ...con tutto rispetto parlando si intende
Avadoro
00mercoledì 27 aprile 2011 19:43
Re: Re:
la micia, 27/04/2011 18.40:




io non lo so che cosa si crede di essere veneziani...ma anche vasca...che più che altro ha un gran culo....non è che possa impartir lezioni di alcun chè ...con tutto rispetto parlando si intende




Qui Vasco mi pare abbia solo risposto a una provocazione piuttosto grezza e becera di un moralista d'accatto come Veneziani, che non ha idee se non quelle di un supposto ritorno a una "tradizione" in cui si sta tutti buoni, seduti e in fila senza disturbare i manovratori.
la micia
00mercoledì 27 aprile 2011 20:58
Re: Re: Re:
Avadoro, 27/04/2011 19.43:




Qui Vasco mi pare abbia solo risposto a una provocazione piuttosto grezza e becera di un moralista d'accatto come Veneziani, che non ha idee se non quelle di un supposto ritorno a una "tradizione" in cui si sta tutti buoni, seduti e in fila senza disturbare i manovratori.




a me pare che vasco si arrampichi sugli specchi


perchè santo non è e mai sarà
e di sicuro non è un esempio da seguire!!!
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