"Comandare è fottere" - P.Celli

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Etrusco
00venerdì 3 ottobre 2008 17:51
(Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo)



BASTARDI DI PROFESSIONE, CAROGNE CON STOCK OPTION, IENE COL MASTER
- BECCATEVI UN LIBRO CHE SPUTTANERÀ PER SEMPRE IL VOSTRO REGNO DI ARROGANZA
- SCRITTO DA UNO CHE SE NE INTENDE: EX CAPO DEL PERSONALE E DIRETTORE GEN. RAI


Vi anticipiamo il Capitolo 11 tratto dal libro in uscita presso la Mondadori "Comandare è fottere" (Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo) di Pier Luigi Celli.

PICCOLO VADEMECUM PER BASTARDI DI PROFESSIONE
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pierluigi celli



Voi non siete bastardi. Almeno, non lo siete per natura.

Usate certo l'armamentario di routine, per arrivare dove volete, il che vuol dire semplicemente che dove deve essere guerra, sarà guerra, e a guardare troppo in faccia i contendenti non ci pensate proprio. Ma più in là, dio mio, alle carognate vere e proprie non siete mai arrivati. Un po' perché non vi sembra neppure necessario, se si usano bene gli strumenti normali a disposizioni, un po' perché qualche malessere lo provate ancora quando vi capita di forzare le situazioni, mettendo gli altri in condizioni di soccombere.

È vero però, che, col tempo, anche questa sensibilità, se Dio vuole, si attenua, perde di spessore e di efficacia, lasciandovi più liberi e più sereni nel passare sopra le regole, nel farsi gioco di qualche convenienza formale o di alcuni rispetti che, prima, vi sembravano dovuti.

Combattere aiuta a indurire la pelle, a semplificare ciò in cui si crede (eliminando dubbi e incertezze) e, alla lunga e non si fa più tanto caso a chi cade sotto i colpi. Le vittorie, poi, danno legittimità e aiutano potentemente a sentirsi nel giusto: Dio, come diceva il capitano Dunois, nel Santa Giovanna di Bernard Show, "starà sempre dalla parte del battaglione più forte".
Con tutto ciò, voi, del tutto bastardi non lo siete.
Ma questo non sempre sarà un vantaggio competitivo, perché è del tutto evidente che i bastardi esistono e voi, prima o poi li incontrerete.
Bastardi si nasce. Questo ormai è appurato.

Salvo che, in questo caso, non vale quello che Cipolla ha codificato come la legge della equa distribuzione dei cretini. Ci sono settori in cui il bastardo prospera con livelli di concentrazione fuori dalla norma, e l'azienda è certamente uno dei luoghi privilegiati, un habitat quasi naturale, dove l'esercizio della prevaricazione gratuita trova condizioni ideali per esprimersi.

Il bastardo inquina. Perché tende a creare proseliti che, non avendo la sua statura, fanno solo perdere tempo. Voi pensate che, in fondo, non è poi così grave fare quello che lui fa, come si comporta: solo un po' peggio degli altri, senza ragioni evidenti; un eccesso di zelo nella cattiveria gratuita.Basta prenderci le misure, creare le giuste barriere.

E invece vi sbagliate. Perché il bastardo non è una carogna con uno scopo: è una carogna e basta. Assoluta. Autosufficiente. Senza appigli o divagazioni. Rotondo come un sasso levigato. Il bastardo ha un'arte tutta sua, che si esprime nell'essere imprevedibile nell'attacco e prevedibilissimo nel seguito: nel senso che opera indipendentemente dalle circostanze e dalle condizioni e poi tiene la posizione, capiti quel che capiti. Non sa cosa vuol dire smentirsi.

Dal momento che ne incrocerete più d'uno, tanto vale che vi soffermiate a valutare il suo bagaglio "metodologico", chiedendovi, ad esempio, come riuscirebbe a inquadrarlo teoricamente un consulente di razza; di quelli, per capirci, che siete abituati a pagare a peso d'oro. Perché poi, vi può persino venire in mente un pensiero cattivo, e cioè che, tra i due, una certa parentela ci possa essere, non tanto per la natura - Dio ce ne scampi - quanto piuttosto per la tenacia nel riproporsi e per l'assenza pressoché totale di complessi di colpa, sensi di vergogna, o turbamenti esistenziali.

Detto che il bastardo di professione non ha altro scopo che quello di rompere le palle al prossimo, la prima cosa che dovrete togliervi di testa è che sia indispensabile inquadrare il suo comportamento in un qualsiasi contesto di senso.

Sotto questo profilo, prevedere le sue mosse è semplicissimo. Il vostro consulente vi consiglierebbe di raccogliere non più di due o tre evidenze, per poi trarre delle conclusioni assolutamente certe. Queste ultime non vi serviranno a niente, dal momento che i comportamenti non cambieranno (e d'altra parte neanche il consulente vi serve poi gran che, se non per dare un ordine a quello che già dovreste sapere) ma almeno una cosa ve la faranno capire: che ci dovrete convivere.

I bastardi, infatti, non si convertono. E questa è un'altra bella verità che ci conforta, nel senso, soprattutto, che loro non ci permettono illusioni, consentendoci un bell'esame di realtà, e obbligandoci a stare sul chi vive e con i piedi per terra.
pierluigi celli

Un bastardo ogni tanto è una vera benedizione, quando la nostra carriera sta prendendo il volo, perché non soffrendo devozioni, al contrario della corte che vi si sta formando intorno con zelo persino nauseante, riuscirà a farvi incazzare al punto da dovervi fare riflettere: un inciampo salutare, per chi non voglia correre il rischio di credere che ormai è già tutto fatto, quando ancora ci sono più ostacoli che soddisfazioni.

Si diceva della sua tenacia. Non è una virtù banale, perché voi la avvertite come controparte diretta della vostra ostinazione nel disegno di scalata ai vertici: qualcosa che vi appartiene, nella sostanza, ma vi disturba enormemente nella forma con cui si esprime.
E fare i conti con qualcuno che sembra conoscere così bene le nostre voglie più profonde mette in gioco anche quello che voi non avete mai dichiarato apertamente, e non vorreste che venisse alla luce così senza mediazioni.

Il peggio è proprio questo: il bastardo vi capisce, sa cosa volete fare e dove volete andare. Conoscendo il percorso che farete, ha in testa una sola cosa: non fottervi sul vostro obiettivo (quello dei grandi obiettivi non è quasi mai il suo mondo) ma ostacolarvi nel cammino; disturbarvi nelle tappe di avvicinamento. Ritardare la marcia. Farvi incazzare.
C'è della malignità, in questo comportamento. Sembra così assolutamente privo di senso, con la mancanza di un disegno più ampio che lo caratterizzi. Gratuito fino al limite dell'incomprensibile.

Ma poi, a pensarci bene, qual è la distanza da tanti altri comportamenti, codificati e accettati solo perché finalizzati a uno scopo?
Così, il vostro consulente vi potrebbe dire che il bastardo esprime solo l'esigenza organizzativa di un bersaglio su cui scaricare i complessi che voi stesso accumulate; la cattiva coscienza di un modello di carriera che non ha tempo per valutare differenze o incorporare i ritardi e le aspettative di chi non ha il vostro ritmo.

Il regno dei bastardi è il non detto aziendale, gli scarti lasciati ai margini, le questioni irrisolte perché ritenute inutili o perditempo. I casi, un po' patetici un po' irritanti, di quelli che perdono il passo, di quelli che vogliono essere umani (come se bastasse); di quanti si attardano a chiedersi perché o aspettano sempre una spiegazione che non verrà.

Qui il bastardo fruga, solleva, connette, elabora e poi esplode.
Che vi sia chiaro: aspettatevi di essere chiamati in causa.
C'è sempre una molla che innesca il movimento e c'è, quasi sempre, una forma codificata di espressione del disagio che si materializza in prodotti, comportamenti, seccature inevitabili.

Ogni carriera di successo (o anche i singoli passi che preludono a ciò che verrà) eccita invidie che lavoreranno nel profondo di quanti sono già predisposti a perdere nei fatti e a vendicarsi nei pensieri.

L'invidioso è uno che vorrebbe e non può. Ritiene di essere sfavorito dal destino per colpa di chi vede, invece, raggiungere quei traguardi che a lui sono negati. E allora si incupisce; poi, a poco a poco, si convince di essere vittima di una sottrazione: quello che ad altri è consentito è qualcosa che doveva appartenere a lui, e dunque va in cerca di un impalpabile riconoscimento. L'invidia annebbia la vista, toglie prospettiva alle cose, incita i pensieri su se stessi, facendoli ruotare intorno ad un refrain senza varianti: io dovrei essere lui.

Non potete immaginare di raggiungere il successo senza seminare di invidie il vostro cammino.
Così è bene che voi capiate come può essere trattato il fenomeno, dal momento che, più che un clima o un sentimento, si tratta qui di affrontare dei casi precisi, uomini e donne in carne ossa, con le loro ossessioni, le loro preoccupazioni, gli odi, anche, e la voglia, comunque di farvela pagare, la vostra scalata, prima che divenga irresistibile.

L'invidia è rischiosa, perché anima bastardi ambigui, capaci di nascondersi dietro l'ossequio e persino le dichiarazioni di fedeltà. È una tipologia che stenterete ad inquadrare, essendo di gran lunga preferibile l'attacco diretto, la carognata esplicita, quella che le vostre armi sanno affrontare ormai con una buona dose di noncuranza.

Il bastardo "da invidia", cercherà le strade oblique per colpirvi, se può, indirettamente; utilizzerà altri, sollecitati in forme e modi che non possano farvi risalire a lui direttamente.
La killer application del bastardo invidioso è la lettera anonima: arma subdola per eccellenza, destinata a crearvi non pochi problemi fino a quando non avrete capito che combattere questa forma di attacco è del tutto inutile.

L'unico modo per depotenziare questa tipologia di bastardi è ignorare i loro metodi, far finta di niente. Nulla li fa imbestialire di più che il distacco. Una disattenzione ostentata. Il disinteresse per i loro metodi.
Fino a quando non si scoprono. Non avviene facilmente, dovete saperlo da subito. Chi è abituato a nascondersi, nell'armare le sue munizioni, normalmente ha imparato molto bene l'arte dell'infingimento. È un maestro della dissimulazione.

Attenti a quelli che vi dichiarano la loro lealtà a ogni piè sospinto.
Posto che la fedeltà sia un valore assoluto, chi è fedele non ha affatto bisogno di dichiararlo. E dunque, chi si esprime così platealmente, di norma ha qualcosa da nascondere e, probabilmente, più di una ragione per non volervi affatto bene.
Il bastardo insinuoso va schiacciato prima che faccia danni.
Probabilmente non sempre colpirete con ragione. Ma è sempre preferibile sbagliare per eccesso che salvaguardare un'immagine di tolleranza che non vi porterà beneficio alcuno.

Se, a questo punto, chiederete al vostro consulente di elezione uno strumento definitivo per eliminare il problema alla radice, è assai probabile che vi sentirete raccomandare la virtù della pazienza, come l'arma più adatta a conquistare nel tempo anche l'anima di chi oggi vi detesta.
La pazienza non rientra in nessuno schema manageriale, e questo vi farà capire che il consulente sta navigando su un terreno non suo.
Ignoratelo.

Se i bastardi, fino al punto in cui si rendono insopportabili e fanno perdere tempo, sono comunque utili per tenervi desti e quindi possono essere apprezzati, prima di essere inevitabilmente eliminati, nessuno che vi inciti alla tolleranza rappresenterà una qualche forma di utilità per voi.

Il consulente, quindi, va esonerato, possibilmente prima di iniziare a fare danni.
O, comunque, prima che corra il rischio di trasformarsi in una sorta di bastardo inconsapevole: quel grillo parlante fastidioso, che non smette di fornire ricette di cui non sentite alcun bisogno.



[02-10-2008]

www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/articolo-232.htm
(hartman27)
00sabato 4 ottobre 2008 10:03
Uhm..
non leggo un libro per conto mio da anni ma sarei curioso di darci un occhiata.. [SM=x44515]
(bresa)
00domenica 5 ottobre 2008 14:48
Re:
(hartman27), 04/10/2008 10.03:

Uhm..
non leggo un libro per conto mio da anni ma sarei curioso di darci un occhiata.. [SM=x44515]




paghi delle persone per leggerteli?
Etrusco
00domenica 12 ottobre 2008 11:31
Re: Re:
(bresa), 05/10/2008 14.48:




paghi delle persone per leggerteli?




[SM=x44455]
(hartman27)
00sabato 25 ottobre 2008 14:34
Re: Re:
(bresa), 05/10/2008 14.48:




paghi delle persone per leggerteli?




Ovvio.
Quando voglio viene a casa Monica Bellucci che con la sua voce sensuale mi legge un libro.
Poi quando finisce di leggere allora.. [SM=x44474]


[SM=x44455]
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