- Il volto golpista del governo Bush - by Maurizio Blondet

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meulen
00giovedì 22 dicembre 2005 00:39



WASHINGTON - «E' il 'grande fratello' impazzito»: finalmente coglie nel segno il commento del senatore Edward Kennedy alla rivelazione che Bush ha ordinato in segreto intercettazioni extra-giudiziarie su migliaia di telefoni ed @mail anche di cittadini americani.
«La cosa deve raggelare ogni senatore ed ogni americano», ha detto il senatore Russell Feingold. Dovrebbe già da gran tempo, perché ormai i connotati golpisti del regime Bush-Cheney sono troppo numerosi.
Passiamoli in rassegna.

Il clima d'intimidazione accompagna sempre un colpo di Stato.
Il New York Times, che ha rivelato la notizia delle intercettazioni illegali, ha confessato di aver conosciuto la cosa da un anno, ma di non averla diffusa; perché la Casa Bianca aveva avvertito che la pubblicazione sarebbe stata «di aiuto ai terroristi».
E' un classico: qualunque regime golpista sopprime le libertà di stampa e d'opinione facendo pendere l'accusa di «intelligenza col nemico» o, per dirla in stile sovietico, di «complicità oggettiva» col nemico.
Dall'11 settembre, ossia da cinque anni, i media si sono ridotti ad altoparlanti della disinformazione del governo, senza osare una critica, per timore di non essere abbastanza «patriottici».
Numerosi i servi volontari, che si sono distinti per «patriottismo» disinformatore e si sono ingraziati la Casa Bianca collaborando attivamente alle menzogne ufficiali, come hanno dimostrato gli scandali Judith Miller e Bob Woodward: anche questo accade normalmente, sotto un regime golpista.
Se un giorno gli Stati Uniti recupereranno la loro libertà, i metodi di intimidazione e corruzione che hanno ridotto alla complicità una stampa un tempo libera, e l'hanno trascinata nella vergogna, dovranno essere oggetto di un'investigazione a parte.
Ma la vergogna continua.
Tracotante, Bush ha bollato la rivelazione del New York Times come «illegale e pericolosa». Peggio: ha rivendicato una violazione della legge fondamentale, che lo rende automaticamente «impeachable», soggetto ad «impeachment».
Per molto meno, Clinton ha subìto un processo pubblico e una seria minaccia di impeachment. Oggi, né un giornale né un senatore dell'opposizione osa porre la questione.
Con quali mezzi sono intimiditi?

Il pretesto: «la nazione è in pericolo».
Bush ha rivendicato i suoi atti perché «proteggono gli americani».
Anche i decreti d'emergenza (necessario corredo di ogni putsch) chiamati Patriot Act, che vuole rendere permanenti, ha detto, «hanno prevenuto un attacco più grave di quello dell'11 settembre». Ora, non c'è stata nella storia moderna alcuna dittatura, specie di destra, che non abbia ristretto le libertà dei cittadini con il pretesto di «salvare la patria» che «corre un pericolo supremo». L'hanno fatto tutti, da Napoleone, dopo il putsch di Brumaio, ad Hitler, dopo l'incendio del Reichstag; da Pinochet a Sharon.
Il Bonaparte, più lucido, lo disse chiaramente all'ambasciatore zarista: «io non sono come i vostri sovrani dinastici, che siedono tranquilli su troni ereditati, che tranquillamente possono consegnare ai figli. Io sono un soldato venuto dal nulla: devo continuamente mettere la Francia in pericolo, per poterla poi salvare».

Schedatura dei «nemici interni».
Ma chi metteva la patria americana in tale pericolo?
Certo, Osama Bin laden, Al Qaeda…il fatto è che le intercettazioni di Bush - effettuate anche attraverso Echelon, la rete d'ascolto globale - avevano di mira soprattutto cittadini americani. Almeno 8 mila (1).
Risulta persino che alcuni funzionari della National Security Agency (NSA) abbiano esercitato una sorta di obiezione di coscienza davanti a quegli ordini di cui coglievano l'illegalità.
Su ordine della Casa Bianca, sono stati compilati dossier e schedature di diecimila americani, membri del Congresso, giornalisti famosi, gente dello spettacolo, funzionari.
Nelle schedature apparirebbero «particolari della vita intima» (sessuale o finanziaria) delle persone, materiale preparatorio per operazioni di ricatto o ritorsione.
Infatti nelle liste ci sono Michael Moore (il regista) e Valerie Plame (l'agente della CIA «esposto» da soffiate velenose della Casa Bianca) e suo marito l'ambasciatore Joseph Wilson, la senatrice della California Barbara Boxer, lo scrittore liberal Joe Conason, il «blogger» di sinistra Marcos Moulitsas Zouniga (direttore di Daily Kos) ed altri simili «terroristi».
Avversari politici, in realtà.
Tale schedatura risale ai tempi in cui Bush è stato governatore in Texas, ed è stato ampliata da Karl Rove.
Utilizzando l'FBI.
Dall'11 settembre, grazie al Patriot Act, la polizia federale manda ogni anno 30 mila «dispacci di sicurezza» in cui ingiunge a banche, agenzie di viaggio, imprese telefoniche e qualunque altra fonte di informazioni di dare specifiche notizie su sospetti: la loro situazione finanziaria, le scappatelle sessuali, i loro vizi privati.
Le leggi d'emergenza vietano a chi riceve questi «dispacci» di rivelare che hanno passato informazioni ai federali.

Legge marziale.
Ormai nemmeno più i putsch sudamericani prevedono l'uso dell'esercito e i carri armati per le strade; meno ancora il golpe statunitense, che è un colpo di Stato di tipo nuovo, e molto sofisticato.
Tuttavia, un articolo del Washington Post (2) rivelava mesi fa che il Pentagono ha elaborato un piano per «operazioni militari interne agli USA» in caso che «un mega-attacco terroristico» costringa (sic) a «imporre la legge marziale in singole città, in regioni o nell'intero Paese».
Il Post commentava: «tale piano configura un mutamento storico per il Pentagono, che ha sempre evitato di farsi coinvolgere in operazioni all'interno e a cui è vietato per legge di impegnarsi come forza di polizia».

Polizia segreta.
Le carceri segrete che la CIA ha installato in giro per il mondo, e la lotta di Cheney per rendere ammissibili le «confessioni» e le «prove» estratte con la tortura, completano il quadro del golpe. Ufficialmente, nelle carceri clandestine sono detenuti solo «stranieri» e «combattenti ostili» islamici.
Ma dobbiamo crederci sulla parola di una Casa Bianca che ha diffuso menzogne con apparati appositi, e abbondantemente finanziati, di disinformazione.
Nulla impedisce di credere che tra i detenuti clandestini, senza diritti e senza avvocati, non ci siano dei cittadini.
O che non possano finirci dei cittadini americani nel caso di un nuovo catastrofico «attentato di Al Qaeda».
Per intanto, la legge di emergenza Patriot Act ha accolto un emendamento che crea una polizia speciale presidenziale, il Secret Uniformed Service, per la protezione del presidente in caso di grandi eventi pubblici.
Questa guardia pretoriana ha il potere di arrestare senza mandato giudiziario.
Inaudito in USA.
L'11 settembre gli Stati Uniti non hanno subito un attentato.
Sono caduti sotto un colpo di Stato.


Note:
1) Doug Thompson, «White House keeps dossiers on more than 10,000 political enemies», Capitol Hill Blue, 8 novembre 2005.
2) Citato da Patrick Martin, «Pentagon devising scenarios for martial law in US», World Socialist Web Site, 10 agosto 2005.


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