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Etrusco
00giovedì 23 novembre 2006 01:40
Preti Pedofili & VaticAno
Il silenzio è sacro

di Giorgio Sturlese Tosi

Quaranta casi noti, molti rimasti nascosti.
Le curie italiane difendono il segreto.

A costo di non rimuovere i molestatori o persino di denunciare le vittime


Il papa si è rivolto ai vescovi irlandesi
ed è intervenuto più volte nello scandalo statunitense,
ma nessuno conosce l'estensione del problem pedofilia nella Chiesa italiana.
Eppure dal 2000 le cronache giudiziarie hanno segnalato le vicende di 40 sacerdoti finiti sotto inchiesta per questi reati.
Pochi statisticamente, ma indicativi di un malessere dai confini inesplorati.
Perché alla discrezione che giustamente protegge indagini con vittime minorenni, si aggiunge un rispetto verso le gerarchie ecclesiastiche che porta a tutelare il segreto istruttorio in modo eccezionale.
Una cortina di riservatezza che, secondo molte denunce, incentiva anche una spinta al silenzio da parte delle curie.
Dove la preoccupazione non è punire i colpevoli, ma evitare la pubblicità negativa,

tentando ogni strumento per delegittimare chi trova la forza di ribellarsi alla violenza.



Orrore in seminario
All'età di 12 anni, nel 1994,
Marco Marchese è stato violentato nel seminario minore vescovile di Favara, nell'Agrigentino.
Don Bruno,
il sacerdote che ha abusato di lui e di altri sei minorenni, nel 2004 ha patteggiato ed è stato condannato a due anni e sei mesi.
La prossima settimana inizierà il processo anche in sede civile contro don Bruno,
il seminario e la curia della città siciliana, a cui i legali di Marco Marchese, l'avvocato Salvino Pantuso e Giuseppe Di Bella,
chiedono 65 mila euro di risarcimento per danni biologici e una cifra ancora da quantificare per i danni morali.
Non una grossa somma, per una violenza che ha accompagnato tutta l'adolescenza e che è costata a Marco gravi problemi di salute,
lunghe terapie in analisi
e un tentativo di suicidio
.

"Ci siamo attenuti alla percentuale di danno biologico indicata nella perizia medica di parte", spiega, quasi a giustificarsi, l'avvocato Di Bella.
Non si è fatta attendere la contromossa della Curia che chiede un risarcimento di 200 mila euro a Marco, colpevole di aver infangato l'immagine del vescovado.
[SM=x44467] [SM=x44497] [SM=x44472] [SM=x44466]

La controcitazione recita:
"La curia vescovile di Agrigento ha subìto e continua a subire, a causa del comportamento offensivo e oltraggioso tenuto dal Marchese, pesanti danni che si ripercuotono sull'immagine, sul decoro e sul prestigio che la curia riveste nell'opinione pubblica".
Il vescovo, tramite il suo legale, ha ritenuto di dover essere risarcito.
Nella stessa controcitazione si legge che "il comportamento lesivo tenuto dal Marchese, concretizzatosi nell'abnorme pubblicità compiuta anche a mezzo Internet, ha infangato il prestigio della curia".
Insomma, anche se un dodicenne è stato stuprato ripetutamente nel seminario, non c'è bisogno di alzare tanto polverone.


Quando, nel '94, Marco è entrato nell'istituto religioso di Favara non poteva passare inosservato.
Capelli neri e grandi occhi verdi, era introverso e sensibile, più fragile degli altri. E più bello.
In quei corridoi lunghi e freddi e in quelle stanzette da dividere con altri seminaristi scopre tutto sul sesso. Quello sbagliato, quello di un adulto con un ragazzino.
A guidarlo, a fargli da padrino, c'era don Bruno:
"Non devi parlarne con nessuno", gli ripeteva, "il nostro è un rapporto unico, non è peccato e quindi non lo devi neanche confessare".

Quando don Bruno tornò dal bagno dopo il primo rapporto gli chiese soltanto:
"Ti sei sporcato?". Altre volte lo avrebbe sporcato, soprattutto nell'anima.
Marco soffriva di coliche, non riusciva a dormire e aveva frequenti attacchi d'asma.
Ora racconta che tutti i malesseri sono scomparsi quando scappò dal seminario e trovò il coraggio di denunciare tutto al padre rettore, al suo parroco e al vescovo.
Quelle denunce però sono servite solo a lenire i sintomi psicosomatici.
Non è stato preso alcun provvedimento nei confronti di don Bruno, che ancora oggi, dopo aver patteggiato, esercita il ministero sacerdotale.

Nella sentenza di condanna, emessa dal giudice Luigi Patronaggio,
al sacerdote venivano concesse le attenuanti generiche perché "la complessa vicenda che ha visto protagonista il religioso va inscritta in quel particolare clima che caratterizza le comunità chiuse come il carcere, i collegi, le navi durante lunghe navigazioni, dove spesso si instaurano, tra soggetti deboli ed esposti, dinamiche a sfondo omosessuale".

Marco, che oggi ha 23 anni, nel dolore ha trovato la forza di laurearsi in psicologia,
di fondare un'associazione che si occupa di minori molestati e gira l'Italia per testimoniare il suo calvario.


L'Espresso . . . pag.1 di 2


La Perizia ignorata

La prima causa legale contro una Curia, accusata di essere responsabile dell'operato di un suo parroco, è stata presentata a Napoli, dagli avvocati Giuseppe Aulino e Luciano Santoianni. Chiedono 170 mila euro perché l'ex arcivescovo, il Cardinale Michele Giordano, "era a conoscenza della malattia (Ndr. pedofilia) di Padre Giovanni, ma non fece niente per impedire che molestasse sessualmente Gaetano, un ragazzo di 14 anni con lieve ritardo mentale".
Questa settimana il Tribunale deciderà
se accogliere le motivazioni dei legali di Gaetano e procedere nell'iter che potrebbe costringere la curia a risarcire i danni, morali e psichici, subiti dal ragazzino.
Un precedente assoluto che, se accolto, aprirebbe la strada a decine di risarcimenti milionari.
La tesi dei legali Aulino e Santoianni si fonda su una lettera che Franco Poterzio, medico psichiatra e docente all'Università Statale di Milano, scrisse al cardinal Giordano.
Nella lettera lo psichiatra informava l'arcivescovo che padre Giovanni:
"è affetto da disturbo bipolare di primo tipo, in fase di grave eccitamento maniacale".

Poterzio segnalava anche l'opportunità che il sacerdote fosse allontanato dai servizi di catechesi e comunque non fosse lasciato solo insieme ai ragazzini.
Il professore per tre volte ha parlato al telefono col Cardinale.
Inutilmente.


Padre Giovanni aveva delle attenzioni particolari verso i suoi chierichetti. Uno di questi, Gaetano, aveva qualche problema di apprendimento e per questo era seguito dagli assistenti sociali. Sono stati loro a denunciare quel prete alla magistratura. Dagli atti del processo svolto a Napoli si scopre che, nel luglio '99, durante una gita organizzata dalla parrocchia a Marechiaro, mentre sono tutti in mare, Gaetano viene abbracciato da dietro da padre Giovanni.
Alle assistenti sociali e al magistrato, racconterà di aver sentito "il suo pene che struscia sul mio sedere". In un'altra occasione, il 15 dicembre dello stesso anno, durante un viaggio a Roma, il sacerdote e Gaetano passano la notte nell'istituto dei Padri missionari della Carità, in via di sant'Agapito 8. Secondo il racconto di Gaetano, padre Giovanni si sarebbe accoppiato davanti a lui con altri due ospiti di sesso maschile. Il terzetto avrebbe costretto Gaetano ad assistere, chiedendogli anche di partecipare, ma senza che questo avvenisse. I riscontri della polizia giudiziaria hanno verificato la presenza del sacerdote e del ragazzo nell'istituto religioso, ma non hanno potuto scoprire se l'orgia c'è stata davvero.
Il tribunale, al termine di una lunga istruttoria, nel 2002 decreta il non luogo a procedere perché "il fatto è stato commesso in stato di incapacità di intendere e di volere".
In attesa dell'esito della causa civile, la curia non ha adottato alcun provvedimento di cautela.
Dopo le parole dei giudici,
dopo le perizie psichiatriche,
dopo le stesse ammissioni di padre Giovanni,
l'unica misura del vescovado, ora retto dal cardinale Sepe, è stato quello di un suo primo trasferimento
in una parrocchia del quartiere popolare dell'Arenaccia e la sua successiva destinazione come cappellano in uno dei più importanti ospedali napoletani.
Oggi padre Giovanni si sveglia tutti i giorni all'alba, dice la prima messa alle 7.45 del mattino e poi passa a dare parole di conforto e di fede tra le corsie dell'ospedale, anche nel reparto pediatrico, dove 42 lettini ospitano ogni anno 3 mila bambini.


L'abbazia dell'orco

Morali, se non penali, sono le responsabilità del Vescovo di Arezzo, Monsignor Gualtiero Bassetti.
Fu lui che, nel 2000, ordinò sacerdote don Pierangelo Bertagna, al centro del maggiore scandalo di pedofilia che abbia di recente colpito la Chiesa italiana.
L'11 luglio 2005 don Bertagna, parroco di Farneta, in provincia di Arezzo, viene arrestato dai carabinieri con l'accusa di aver abusato di un tredicenne.

La denuncia era partita dalla madre a cui il ragazzino aveva raccontato dei particolari toccamenti che subiva da Bertagna.
Ma nessuno poteva immaginare cosa nascondesse il parroco.
Fondatore della comunità Ricostruttori di preghiera, il sacerdote predicava una vita di ascesi.
Lui stesso, barba lunga e personalità carismatica, dormiva sul pavimento e si cibava di verdura.
Una vocazione tarda la sua, a 30 anni: entrò in seminario a Novara nel 1992. Poi nel 2000 fu ordinato sacerdote nel duomo di Arezzo. Cinque anni dopo sarà ancora Monsignor Bassetti a sospenderlo a divinis.
Quando esplose la vicenda, il Vescovo affidò all'Ansa, un unico commento: "Siamo rimasti sbalorditi nell'apprendere dell'arresto. Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere; don Bertagna è sempre stato un ottimo sacerdote. Speriamo che le indagini portino in breve ad accertare la verità".
Quello che sembrava uno scandalo di provincia diventò un terremoto che dall'epicentro di un paese di poche anime anime arrivò a scuotere i palazzi del Vaticano.
Dopo la prima confessione del sacerdote, che ammise di aver violentato il tredicenne, crollò il muro di omertà e molti genitori denunciarono fatti analoghi in un crescendo che terrorizzava gli stessi inquirenti.
Poi, a settembre, nel corso di un interrogatorio, assistito dagli avvocati Francesca Mafucci e Annelise Anania, Bertagna crollò e ammise di aver abusato di 38 minorenni.
Dieci vittime sono della Valdichiana, la zona che circonda l'abbazia millenaria di Farneta, dove viveva Bertagna.
Dei 38 casi rivelati dal sacerdote, i carabinieri hanno trovato finora 18 conferme. Ma l'indagine prosegue per scoprire eventuali molestie commesse in seminario.

Ci sarebbe di che interrogarsi sull'efficacia delle misure adottate dalla Chiesa italiana per impedire altri orrori.
Mentre oggi la soluzione per i sospetti, per i dubbi e anche per le denunce che segnalano l'evidenza è troppo spesso il trasferimento.
Che lascia il sacerdote solo alle prese con le sue turbe ed espone nuove vittime alla violenza.





L'arresto di don Marco Agostini




Fonte: L'Espresso
espresso.repubblica.it/dettaglio/Il%20silenzio%20è%20sacro/14...


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1go.it/4qx

Etrusco
00giovedì 23 novembre 2006 01:47
La clinica fortezza

Per trovare l'istituto dei padri Venturini, a Trento,
è impossibile non perdersi tra le stradine che costeggiano l'imponente castello di Buonconsiglio e si arrampicano sulle colline.
Via dei Giardini è ancora in città, ma la campagna è vicina. Al numero 46 c'è l'ingresso principale del complesso religioso. Il cancello è spesso aperto, perché i sacerdoti coinvolgono nelle loro iniziative la comunità di Trento. Ma c'è un'ala dell'edificio che resta impenetrabile per chiunque. Immersa nel silenzio c'è la zona dove si svolgono attività che devono rimanere discrete. E su questo i padri venturini sono inflessibili. Perché nel loro istituto si curano i preti con problemi psichiatrici, compresi i pedofili.
Sin dalla fondazione della congregazione nel 1926, i Venturini si sono specializzati nel curare gli altri preti.
Per decenni hanno aperto, con spirito missionario, altri istituti in varie parti del mondo.
In Brasile, a Barretos, hanno la sede periferica più importante, che ogni anno ospita decine di sacerdoti malati.
A Trento, invece, nella casa madre, i pazienti con l'abito talare non sono mai più di una decina. Pochi sanno cosa succede nell'istituto, ma i vescovi e il Vaticano conoscono bene quell'indirizzo e talvolta vi ricorrono, obbligando qualche parroco a ritiri forzati.
Alternano terapie mediche, psichiatriche e persino ormonali a tanta preghiera per mesi, fino alla valutazione sulla convalescenza o l'isolamento in convento.
Il tutto con l'intervento di specialisti laici. Nel clero italiano i padri Venturini sono noti per la rigidità delle regole e per l'osservanza della disciplina.
Responsabile delle cure psichiatriche è padre Angelo Fornari, uno psicologo, che viaggia spesso, a Roma, in Brasile e nelle altre strutture della congregazione.
Conosce molti medici ed è stimato e consultato da don Mario di Maio, lo psicanalista che ha seguito numerosi casi di sacerdoti pedofili in Italia e ha collaborato alla stesura dei test di ammissione nei seminari per individuare ed escludere quegli omosessuali considerati più esposti alla tentazione.

G. S. T.

espresso.repubblica.it/dettaglio/Il%20silenzio%20%C3%A8%20sacro...
Etrusco
00giovedì 23 novembre 2006 01:52
Altri notizie recenti sull'argomento:

L'orco sotto la tonaca
di Sandro Magister
Sospensione dei sacerdoti. Controlli nelle curie.
Sanzioni severe. La svolta di Ratzinger contro gli abusi sessuali



Fedeli fino all'omertà
di Marco Lillo
Le rivelazioni di un tredicenne, i riscontri dei giudici.
Ma l'arresto di due preti mobilita i parrocchiani. In loro difesa



Violenze di preti su minori: bilancio della “purificazione” in corso
Sono crimini che “spezzano il cuore”, ha detto ai vescovi d’Irlanda un Benedetto XVI sempre più severo ed esigente.
Riepilogo di due anni di repressione: quel che è stato fatto e quel che c’è ancora da fare
di Sandro Magister


Anche Ratzinger, quand’era prefetto della congregazione per la dottrina della fede, era meno intransigente di oggi. I delitti contro il sesto comandamento erano di competenza esclusiva della sua congregazione, ma in vari casi denunce anche molto circostanziate non trovavano in essa alcun seguito. Ancora nel novembre del 2002, quando lo scandalo negli Stati Uniti era all’acme, Ratzinger minimizzò il numero dei preti colpevoli: “meno dell’1 per cento”, e attribuì l’esplosione dello scandalo soprattutto al “desiderio di screditare la Chiesa”.

Poi però cambiò strada. Era l’autunno del 2004 e Ratzinger ordinò al promotore di giustizia della congregazione per la dottrina della fede, il maltese Charles J. Scicluna, di ripescare negli scaffali tutti i processi dormienti riguardanti il sesto comandamento.

L’ordine era: “Ogni causa deve avere il suo corso regolare”. In altre parole: nessuno poteva più essere ritenuto intoccabile, nemmeno tra i protetti dell’allora potentissimo cardinale Sodano e nemmeno tra i prediletti del papa regnante Giovanni Paolo II.

Cominciarono o ricominciarono così, tra le altre, le investigazioni contro due fondatori di ordini religiosi con forti appoggi nella curia: l’italiano Gino Burresi, fondatore dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, e il messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, entrambi accusati di abusi sessuali contro loro giovani seminaristi e discepoli e di gravissime violazioni del sacramento della confessione.

La morte di Giovanni Paolo II e la successiva elezione a papa di Ratzinger non fermarono le indagini ordinate da quest’ultimo. Anzi. Nel maggio del 2005, il primo atto firmato dal nuovo prefetto della congregazione per la dottrina della fede, l’americano William J. Levada, fu proprio la condanna di Gino Burresi, il primo dei due fondatori di ordini religiosi sopra citati. La condanna aveva l’approvazione di Benedetto XVI “in forma specifica”, che non ammette appello .

La sentenza sul fondatore dei Legionari di Cristo richiese più tempo e dovette superare più resistenze...


[Modificato da Etrusco 23/11/2006 2.58]

Etrusco
00giovedì 23 novembre 2006 01:55
Il caso Sonia Marra:
la studentessa sequestrata dall'uomo misterioso del Centro Teologico di Montemorcino di Perugia...

Ci son seri motivi di pensare che dopo una sua relazione di 3 anni con un prelato sia rimasta incinta e che qualcuno abbia preferito cancellare tragicamente ogni traccia di quella relazione "scomoda"...




...ma le indagini sono ostacolate da alcune "eminenze grigie". [SM=x44465]

_____________________________________________________________________________




Link . . .

Etrusco
00giovedì 23 novembre 2006 02:05
La mala educación di padre Renato

Padre Renato era convinto di educare i giovani all'omosessualità. Nell'appartamento in affitto, al terzo piano di un palazzo di via Durundo, a Mondovì,
salivano decine di ragazzini, tutti fra i 14 e i 17 anni, qualcuno italiano, molti stranieri. Don Renato pagava con caramelle, schede telefoniche e poche manciate di euro i loro servizi. Che consistevano nel mettere in pratica il rito antico detto del 'frocio romano'. Il sacerdote amava essere spogliato, lavato e messo a letto dai giovanissimi. Efebofilia più che pedofilia vera e propria. La squadra mobile di Cuneo, diretta dal commissario capo Tommaso Pastore, nel 2005 ha intercettato per mesi quello che avveniva dentro l'appartamento e ha filmato il via vai di minorenni che trascorrevano i pomeriggi o le sere dal sacerdote.
Don Renato, 43 anni, vicario della diocesi di Albenga e Imperia, li aveva convinti inventandosi una fantomatica associazione, sponsorizzata dal Comune, che si proponeva di avviare i giovani omosessuali a un corretto comportamento sessuale. Ai più bravi, a quelli che gli procuravano i numeri di telefono di altri coetanei, dava un premio di 10 euro. Fra i suoi passatempi preferiti c'era quello di portare il ragazzo di turno a vedere il film 'La mala educación', di Pedro Almodóvar. Finché, alla fine di giugno dello scorso anno, i poliziotti lo hanno arrestato con l'accusa di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Durante l'interrogatorio condotto dal sostituto procuratore di Mondovì, Riccardo Baudinelli, il sacerdote ha confessato di aver avuto un solo rapporto sessuale con un ragazzo di 16 anni.

Il prete è ricorso al patteggiamento ed è stato condannato ad una pena di pochi mesi. Negli atti processuali però non compaiono le scabrose e inequivocabile intercettazioni delle telefonate che don Renato aveva con un altro religioso di Roma. Sul prelato romano non è stata avviata alcuna indagine.

G. S. T.

espresso.repubblica.it/dettaglio/Fedeli%20fino%20allomertà...


@roldo
00sabato 25 novembre 2006 19:06
Ma sono tutti reati gravissimi [SM=x44497]
Come mai queste notizie non le ho mai sentite sui telegiornali? [SM=x44510]
Non le ho notate io oppure non ci sono mai passate? [SM=x44473]
Obispo nigeriano
00domenica 26 novembre 2006 21:30
I processi sono in corso, abbiate pazienza,
bisognerà aspettare qualche anno ancora per la conclusione,
ma alla fine chi ha sbagliato pagherà per i suoi peccati [SM=x44458]
Ujoe
00lunedì 27 novembre 2006 20:57
Re:

Scritto da: Obispo nigeriano 26/11/2006 21.30
I processi sono in corso, abbiate pazienza,
bisognerà aspettare qualche anno ancora per la conclusione,
ma alla fine chi ha sbagliato pagherà per i suoi peccati [SM=x44458]



Reati! [SM=x44498]
Vedi dove sta il grave errore dei cattolici?
Pensare che questi siano solo dei peccati
e non dei gravi reati.

Questo a dimostrare che certa gente ha perso il contatto con la realtà.
A meno che non usi volutamente queste parole (peccati, sono solo pochi preti pedofili) per ridimensionare i contorni del tutto.

[SM=x44463]
Pipallo
00sabato 2 dicembre 2006 03:15
Re:

Scritto da: Obispo nigeriano 26/11/2006 21.30
I processi sono in corso, abbiate pazienza,
bisognerà aspettare qualche anno ancora per la conclusione,
ma alla fine chi ha sbagliato pagherà per i suoi peccati [SM=x44458]



Francamente di pazienza ne abbiamo avuta anche troppa finora,
qua con i tempi di prescrizione accorciati e con gli abili avvocati del Vaticano
questi pedofili faranno presto la fine di Previti [SM=x44472]

E Papa Ratzingher non trova niente di meglio da fare che andare ad evangelizzare la Turchia
quando in casa sua è pieno di tutto questo marciume? [SM=x44497]

[SM=x44472] [SM=x44471]
Arjuna
00mercoledì 6 dicembre 2006 16:40
Re:

Scritto da: @roldo 25/11/2006 19.06
Ma sono tutti reati gravissimi [SM=x44497]
Come mai queste notizie non le ho mai sentite sui telegiornali? [SM=x44510]
Non le ho notate io oppure non ci sono mai passate? [SM=x44473]



Chissà come mai... [SM=x44452] [SM=x44452]
Ujoe
00giovedì 7 dicembre 2006 23:43
La leggge è uguale per tutti, ma per alcuni lo è ancora di più! [SM=x44455]

[SM=x44494]

Fatemi sapere se poi li mettono al gabbio questi preti qua [SM=x44510]
Etrusco
00venerdì 15 dicembre 2006 10:49
Nikki72
00venerdì 15 dicembre 2006 21:09
Mi manda RaiTre stasera
Si parla del caso di un prete pedofilo e dei risvolti giudiziari di una causa... è iniziato proprio ora [SM=x44465]
rorina!
00venerdì 15 dicembre 2006 21:51
Re: Mi manda RaiTre stasera

Scritto da: Nikki72 15/12/2006 21.09
Si parla del caso di un prete pedofilo e dei risvolti giudiziari di una causa... è iniziato proprio ora [SM=x44465]



purtroppo la TV è di là...ma dalla camera lo ascolto..

d'accordissimo con il conduttore

"avere la decenza di non chiedere risarcimento economico ad un ragazzo che ha subito traumi del genere" [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459] [SM=x44459]
Etrusco
00sabato 16 dicembre 2006 01:19
Re: Mi manda RaiTre stasera

Scritto da: Nikki72 15/12/2006 21.09
Si parla del caso di un prete pedofilo e dei risvolti giudiziari di una causa... è iniziato proprio ora [SM=x44465]




Incredibile, non avrei mai immaginato che in Rai avessero talmente tanto coraggio [SM=x44466]
di parlare di questi fattacci che coinvolgono le gerarchie ecclesiastiche e pure in prima serata [SM=x44462]

Ma di chi hanno parlato? Degli abusi sessuali subiti da Marco Marchese . . . ?
Chi ha risposto alle accuse? Il Vescovo o i suoi avvocati?

[SM=x44473]
Nikki72
00sabato 16 dicembre 2006 09:22
Re: Re: Mi manda RaiTre stasera


Scritto da: Etrusco 16/12/2006 1.19



Incredibile, non avrei mai immaginato che in Rai avessero talmente tanto coraggio [SM=x44466]
di parlare di questi fattacci che coinvolgono le gerarchie ecclesiastiche e pure in prima serata [SM=x44462]

Ma di chi hanno parlato? Degli abusi sessuali subiti da Marco Marchese . . . ?
Chi ha risposto alle accuse? Il Vescovo o i suoi avvocati?

[SM=x44473]




Sì, proprio lui, hanno raccontato tutta la storia del link... nessuno della Curia s'è fatto vedere in trasmissione, hanno mandato un avvocato che li rappresenta, avvocato molto battagliero (ovviamente) che ha detto e ripetuto che le accuse dei ragazzi sono false e che lo dimostrerà in tribunale [SM=x44465]
Etrusco
00sabato 16 dicembre 2006 13:26
Re: Re: Re: Mi manda RaiTre stasera

Scritto da: Nikki72 16/12/2006 9.22




Sì, proprio lui, hanno raccontato tutta la storia del link... nessuno della Curia s'è fatto vedere in trasmissione, hanno mandato un avvocato che li rappresenta, avvocato molto battagliero (ovviamente) che ha detto e ripetuto che le accuse dei ragazzi sono false e che lo dimostrerà in tribunale [SM=x44465]



Benissimo:
ora che se ne parla persino in TV e in prima serata
al Vaticano non potranno più perseverare ad occultare il marciume sotto il tappeto [SM=x44499]

Dovranno iniziare a rendere conto dei loro reati dinanzi alla Giustizia civile,
poi, credenti o no, ne risponderanno nella vita ultraterrena anche dinanzia a quella Divina [SM=x44499]

Speriamo che questi avvocati non la tirino troppo per le lunghe puntando alla prescrizione per decorrenza dei limitati termini processuali [SM=x44465]


PS già il fatto che nessuno della Curia sia intervenuto a difendere le posizioni dei pedofili e di chi li ha coperti
è di per sè un'ammissione di colpevolezza:
se non avessero vergogna dei loro reati e delle loro mancanze
sarebbero andati battagliare in TV. [SM=x44458]


maxorg
00venerdì 9 febbraio 2007 11:46
Re: Re: Re: Mi manda RaiTre stasera

Scritto da: Nikki72 16/12/2006 9.22




Sì, proprio lui, hanno raccontato tutta la storia del link... nessuno della Curia s'è fatto vedere in trasmissione,



ma la chiesa cattolica invece di impicciarsi della politica (pacs, ricerca scientifica, ricerca medica, costituzione europea, esenzione ICI )
perchè non pensa a fare pulizia in casa propria? [SM=x44498]

Ipocriti! [SM=x44493] e hanno pure l'arroganza di venirci a dare divieti morali [SM=x44465]
=Blaine=
00sabato 10 febbraio 2007 16:55
la chiesa ( [SM=x44504] ) coprirà tutti questi reati come ha sempre fatto purtroppo!!! [SM=x44504] [SM=x44504] [SM=x44504] [SM=x44504]
cuerpo de marrano
00domenica 11 febbraio 2007 01:25
adesso capisco perchè mio padre mi diceva di non frequentare "troppo" la parrocchia [SM=x44466]
aveva già fiutato tutto questo marcio [SM=x44497]
Etrusco
00venerdì 23 febbraio 2007 14:42
GUERRA NELL’EPISCOPATO POLACCO
– DOPO LO SCANDALO DELL’ARCIVESCOVO-SPIA, ECCO LA RISPOSTA:
“DON STANISLAO COPRÌ I PRETI PEDOFILI”

- PESANTE ACCUSA PER IL FEDELISSIMO DI GIOVANNI PAOLO II…



(Karol Wojtyla e Stanislao Dziwisz - Foto da Lapresse)

Giacomo Galeazzi per “La Stampa”



Il cardinale Stanislao Dziwisz, per quarant’anni segretario di Karol Wojtyla (ventisette dei quali in Vaticano) e attuale arcivescovo di Cracovia,
è accusato di aver coperto casi di abusi e molestie perpetrati da prelati polacchi e alte personalità ecclesiastiche.
Nel mirino, il mancato intervento del braccio destro di Giovanni Paolo II in alcune vicende particolarmente scabrose,
nonostante le circostanziate denunce coinvolgessero influenti personalità della gerarchia ecclesiastica.




(Il cardinale Stanislao Dziwisz)

Tra questi, un ArciVescovo connazionale e amico di don Stanislao e il fondatore dell’ordine religioso in maggior crescita oggi al mondo: i Legionari di Cristo.
Fin dal 2000 l’«angelo custode» del Pontefice sarebbe stato informato di gravi casi di molestie che vedevano coinvolti prelati celebri, ma avrebbe «insabbiato» il dossier che proveniva dal clero polacco e da un tribunale ecclesiastico sudamericano.
L’accusa è pesante, simile a quella che ha costretto alle dimissioni il cardinale Bernard Law, l’ex arcivescovo di Boston nominato arciprete di Santa Maria Maggiore a Roma.

In primo luogo risulterebbe che il cardinale Dziwisz avrebbe ignorato le rivelazioni di esponenti della Chiesa polacca che avevano per oggetto un suo sodale.
Invece di attivarsi per verificare le gravissime accuse contenute nelle informative, don Stanislao avrebbe tenuto prudentemente in un cassetto gli allarmanti documenti che gli aveva inviato, sette anni fa, un gruppo di sacerdoti per avvertirlo degli abusi di Monsignor Juliusz Paetz, allora arcivescovo di Poznan, a danno di seminaristi.
I preti che avevano indirizzato l’informativa riservata a don Stanislao si aspettavano una pronta reazione da parte del segretario del Papa e avrebbero scoperto, invece, con grande stupore, che Karol Wojtyla era stato completamente lasciato all’oscuro della vicenda.





(Veltroni e dom Stanislao - U.Pizzi)


Lo scandalo dell’arcivescovo Paetz venne poi alla luce
indipendentemente dalla denuncia fatta giungere a monsignor Dziwisz e portò alle clamorose dimissioni del presule polacco nel 2002.

Le accuse aleggiavano da diverso tempo attorno all’arcivescovo Paetz, al punto che la Conferenza episcopale polacca aveva messo segretamente al lavoro una commissione d´inchiesta. I testimoni d’accusa (giovani vittime di molestie sessuali) sono più di una dozzina e incombeva la minaccia che la vicenda potesse allargarsi a prelati vicini a monsignor Paetz negli anni del suo soggiorno in Vaticano come assistente alla Camera pontificia.

Segnalazioni tutt’altro che rassicuranti erano giunte sul suo conto anche dal giudice polacco della Rota Romana, monsignor Antoni Stankiewicz e da un’amica di gioventù di Karol Wojtyla, la psichiatra Wanda Poltawska, guarita da un tumore terminale, nel 1962, per l’asserita intercessione di padre Pio. Malgrado il silenzio di don Stanislao, dopo un paio di anni, monsignor Paetz, chiacchierato dai suoi stessi sacerdoti per i rapporti con alcuni studenti e chierici del seminario, fu allontanato dalla prestigiosa carica. Ma ciò solo in seguito a un articolo pubblicato dell’autorevole quotidiano «Reczpospolita». Fino all’ultimo il presule ha negato le accuse, sostenendo di aver rassegnato le dimissioni «per il bene della chiesa di Poznan».

Nelle vicende di abusi compiuti da prelati, le omissioni attribuite a don Stanislao, oggi depositario di quel
ricchissimo archivio personale che Giovanni Paolo II aveva chiesto fosse dato alle fiamme dopo la sua morte, non si limitano alla Polonia, ma coinvolgono anche il leder dei Legionari, un corpo scelto e superpreparato di sacerdoti e laici di tutto il mondo, in rapidissima espansione.




Nel 2002, sempre nel ruolo delicatissimo di segretario personale del Pontefice, monsignor Dziwisz avrebbe ricevuto la lettera di don Antonio Ornelas, un sacerdote messicano, membro del tribunale ecclesiastico diocesano, che portava alla luce gli abusi e le molestie di padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo.
Anche in questo caso, la risposta di don Stanislao sarebbe stata il silenzio.
Del resto un processo canonico avrebbe inevitabilmente costretto il Vaticano ad affrontare spinosissime questioni.
Nel caso Maciel, infatti, i capi d’accusa fanno riferimento al canone 977 (assoluzione di un complice nel peccato contro il sesto comandamento, ossia «non commettere atti impuri»).
Nella legislazione ecclesiastica l’abuso sessuale di un sacerdote, sia pure sui minori,
è meno grave del cosiddetto delitto di «complicità», quando, cioè, il sacerdote confessore assolve colui o colei con cui ha avuto rapporti sessuali.

Nel primo caso è prevista la sospensione o al massimo la dimissione del sacerdote,
nel secondo, è prevista la scomunica «latae sententiae» riservata alla Sede Apostolica.

Ed è proprio questo il delitto di cui si sarebbe macchiato padre Maciel e sul quale le autorità vaticane si sarebbero dovute pronunciare.
Anche lui, però, fu allontanato dal suo posto molto tempo dopo la denuncia rivolta a don Stanislao, e cioè solo nel 2005, per lodevole iniziativa di papa Ratzinger, nel frattempo succeduto a Karol Wojtyla.
Ad aver colto i limiti del provvedimento vaticano, è il canonista messicano padre Antonio Roqueñi, per otto anni cappellano universitario dell’Opus Dei
, e poi, per vent’anni, canonista al Tribunale ecclesiastico di Città del Messico, che ha deciso di offrire la propria opera di canonista agli accusatori di padre Maciel. Dopo «attento studio e investigazione», Benedetto XVI gli ha inflitto come pena «una vita riservata di preghiera e penitenza».

L’accusa di aver tentato di coprire gli scandali sessuali nella Chiesa raggiunge il cardinale Dziwisz mentre è ancora aperta nella conferenza episcopale polacca la ferita delle dimissioni del neo-arcivescovo di Varsavia Stanislaw Wielgus.
Un’onda lunga che ha raggiungo anche l’arcidiocesi di Cracovia. Anche monsignor Janusz Bielanski, stretto collaboratore del cardinale Dziwisz, è stato costretto a dimettersi da rettore della cattedrale di Cracovia per le accuse di collaborazionismo con i servizi segreti polacchi.
In questo, caso come per i silenzi addebitati a don Stanislao nello scandalo dei prelati molestatori, la risposta di padre Robert Necek, portavoce del cardinale di Cracovia, è categorica: «Sua Eminenza non ha insabbiato nulla, non c’è alcuna testimonianza, si tratta di accuse assolutamente ingiuste».

Giacomo Galeazzi per “La Stampa”

Dagospia 22 Febbraio 2007
213.215.144.81/public_html/articolo_index_29806.html
rorina!
00venerdì 23 febbraio 2007 17:22
continuo a non avere parole.. [SM=x44465]
ma perchè Ratzinger,invece di parlare dei PACS (che ha un pò stancato,secondo me [SM=x44465] )non comincia ad occuparsi di queste barbarie?
la micia
00sabato 24 febbraio 2007 18:50
era l'estate
di tanti anni fa' ero in vacanza sull'apennino modenese

fu' trovato un boy scout impiccato...

i giornali ne parlarono...poco..quasi nulla

comunque su clubclassinet
ho trovato questo

"Di Ratzinger mi limiterò a ricordare solo questo episodio: Otto giorni dopo la famigerata dichiarazione vaticana sulla "necessità di discriminare gli omosessuali", il 26 luglio 1992, l'insegnante di religione cattolica, Giorgio Andreotti, esponente dell'Azione Cattolica a Modena, animatore di tutte le attività della parrocchia, allenatore dei giovani della zona, laureato in teologia, uccise un ragazzo di 17 anni, il seminarista Claudio Costi, tentando poi il suicidio. Salvato in tempo, dichiarerà che "schiacciato dai sensi di colpa per aver offeso le leggi della Chiesa e per essere diventato oggetto dell'anatema lanciato dal cardinal Ratzinger, hanno deciso di uccidersi insieme, così come insieme avevano peccato" ("Paese Sera", 11 agosto 1992).
"

Quel ragazzo non era gay...sua madre lo urlo' a tutti, aveva 17 anni e non puo' smentire...perchè è stato ucciso ...da quello che...fu' liberato quasi subito.

di fatto di quel caso...è stato insabbiato tutto...

gia' tra la chiesa e cosa nostra....in queste faccende c'è poca differenza...
Etrusco
00martedì 27 febbraio 2007 19:38
Re: era l'estate

Scritto da: la micia 24/02/2007 18.50
di tanti anni fa' ero in vacanza sull'apennino modenese

fu' trovato un boy scout impiccato...

i giornali ne parlarono...poco..quasi nulla

comunque su clubclassinet:

"... il 26 luglio 1992, l'insegnante di religione cattolica, Don Giorgio Andreotti, esponente dell'Azione Cattolica a Modena, animatore di tutte le attività della parrocchia, allenatore dei giovani della zona, laureato in teologia, uccise un ragazzo di 17 anni, il seminarista Claudio Costi, tentando poi il suicidio. Salvato in tempo, dichiarerà che "schiacciato dai sensi di colpa per aver offeso le leggi della Chiesa e per essere diventato oggetto dell'anatema lanciato dal cardinal Ratzinger, hanno deciso di uccidersi insieme, così come insieme avevano peccato" ("Paese Sera", 11 agosto 1992).
"

Quel ragazzo non era gay...sua madre lo urlo' a tutti, aveva 17 anni e non puo' smentire...perchè è stato ucciso ...da quello che...fu' liberato quasi subito.

di fatto di quel caso...è stato insabbiato tutto
...

gia' tra la chiesa e cosa nostra....in queste faccende c'è poca differenza...



La Chiesa Cattolica è molto efficiente nel riuscire sempre ad insabbiare questi reati in cui è coinvolto il Clero Cattolico.
Ma riusciranno ad imporre questo Sacro Silenzio ancora a lungo?
Sembra che il nuovo Papa sia molto severo a riguardo e contrario a questi omertosi insabbiamenti....
Staremo a vedere [SM=x44499]

Etrusco
00martedì 27 febbraio 2007 19:49

La ragione cristiana di Fabrizio De André
da WikiPedia:




l'atteggiamento tenuto dal noto cantautore Fabrizio De Andrè, Faber,
nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, è sovente sarcastico e fortemente critico nel contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio, nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La ballata del Michè".

Tale idiosincrasia per il clero fonda le sue radici, probabilmente, nell'infanzia di De André, durante la sua permanenza, alle medie inferiori, presso l'Istituto Arecco, una scuola gestita dai Gesuiti e frequentata dai rampolli della "Genova-bene".
Durante il primo anno fu vittima di un tentativo di molestia sessuale da parte di uno dei gesuiti dell'istituto;
nonostante l'età, la reazione verso il "padre spirituale" fu pronta e, soprattutto, chiassosa e prolungata
,
tanto da indurre paradossalmente la Direzione addirittura ad espellere il giovane De André, nel bislacco tentativo di placare lo scandalo.

[SM=x44463]
L'improvvido espediente, tuttavia, si rivelò controproducente poiché, a causa del provvedimento d'espulsione,
dell'episodio venne a conoscenza anche il padre di Fabrizio, esponente della resistenza e vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli Studi pretendendo un'immediata inchiesta che terminò col semplice allontanamento dall'istituto scolastico del gesuita.

Fonti: Cesare G. Romana, Amico Fragile, Sperling Paperback (2000)


[SM=x44499]

[Modificato da Etrusco 27/02/2007 19.56]

Etrusco
00venerdì 27 aprile 2007 01:27

Viterbo - Tribunale
Fissata l'udienza preliminare per il parroco accusato di pedofilia
27 aprile 2007 - ore 1,04
Fonte: Tusciaweb


- Si terrà l'11 luglio l'udienza preliminare a carico di don Massimiliano Crocetti, 36 anni, parroco di Oriolo Romano sottoposto agli arresti domiciliari nell'agosto 2006 per violenza sessuale su un ragazzo di 13 anni che frequenta la sua parrocchia.

Nei confronti del sacerdote, al termine di alcuni mesi d'indagini condotte dalla Squadra Mobile, il Gip del Tribunale di Viterbo aveva emesso un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari in un convento indicato dalla Curia di Viterbo.

Etrusco
00mercoledì 2 maggio 2007 12:24
INERTE E INDIFFERENTE,
IL VESCOVO DI AGRIGENTO NON DENUNCIA IL PRETE CHE ABUSA.


PARLA UNA VITTIMA.


AGRIGENTO-ADISTA.

Un vescovo viene informato di abusi sessuali commessi da un sacerdote ai danni di un seminarista e non prende alcun provvedimento.
Dirà, poi, che la questione non lo riguardava.

I drammatici fatti non avvengono nell'ennesima diocesi statunitense, dove il "bubbone" è esploso ormai da anni, grazie anche al coraggio delle vittime e alla dismissione dell'atteggiamento omertoso di persone coinvolte e dei vertici ecclesiastici.
Il vescovo in questione è italiano:
si tratta di Mons. Carmelo Ferraro, che era alla guida della diocesi di Agrigento all'epoca dei fatti e lo è anche adesso.

Il sacerdote, Don Bruno Puleo, ha patteggiato la pena il 7 luglio:
gli sono stati inflitti solo 2 anni e 6 mesi di reclusione

(è stato un secondo patteggiamento fra le parti: il primo era per una pena di due anni, che era stata giudicata insufficiente dal gip Luigi Patronaggio).
Ha preferito il patteggiamento al processo, che avrebbe molto probabilmente aggravato la sua posizione.
Il patteggiamento infatti ha riguardato una sola vittima.
Le indagini, condotte dal pm Caterina Sallusti, avevano però riscontrato abusi nei confronti di altri sette ragazzi, sei dei quali dello stesso seminario (quello arcivescovile di Agrigento che si trova a Favara) dove don Puleo, inizialmente diacono, era stato assistente per un periodo che si è concluso nel 1995. Attualmente don Puleo è parroco a Sant'Anna, una piccola frazione nei dintorni di Agrigento.

Marco Marchese, la vittima che ha sporto denuncia,
ha subìto abusi nel seminario arcivescovile di Agrigento a partire dall'età di 12 anni.
Oggi ne ha 22, ha lasciato il seminario nel 2000 e, a vicenda giudiziaria conclusa, ci tiene a sottolineare che non era il carcere per il suo "carnefice" lo scopo della sua azione, ma l'emersione di un fenomeno che causa sofferenza indicibile a tanti bambini, con la speranza inoltre che la Chiesa abbia il coraggio di mettersi dalla parte degli offesi.

Marchese si era deciso a presentare un esposto dopo aver constatato che né il Rettore del seminario, don Gaetano Montana,
né il Vescovo Ferraro - ai quali aveva raccontato tutto - avevano preso provvedimenti per fermare Don Puleo.

Il giorno dopo il patteggiamento, Marco ha inviato al vescovo una lettera molto severa e accorata.
"Scrivo proprio a lei che - recita l'apertura della lettera - una sera di novembre del 2000 ha ascoltato, quasi con indifferenza, il mio racconto (…).
Scrivo a lei perché sono addolorato e profondamente amareggiato dal suo silenzio", amareggiato "per questa povera Chiesa che si ritrova ad essere guidata da una persona che non ha saputo dirigere il gregge affidatogli, soprattutto i piccoli e gli indifesi".
Ne riportiamo il testo integrale nel numero di Adista-documenti allegato.
Ma Marchese non intende fermarsi a questo:
intende procedere in sede civile
contro quanti - sicuramente il rettore e il vescovo - hanno omesso di prendere provvedimenti contro don Puleo, malgrado, avendone l'autorità, fosse per loro un obbligo intervenire.
In ambito ecclesiale, non esiste nel Diritto Canonico un canone riguardante eventuali pene da comminare a chi non denuncia un reato avendone conoscenza.

Ma è anche vero che il card. Bernard Law ha subìto così forti pressioni (anche dalla Santa Sede?) proprio per aver "coperto" i preti pedofili della sua diocesi da vedersi costretto, nel dicembre del 2002, a dimettersi da vescovo di Boston.
Il Diritto Canonico lascia peraltro troppa autonomia di gestione ai vescovi che si trovino di fronte a reati dei loro sacerdoti. Anche se per costoro ci sono canoni precisi.
In particolare, per i delitti contro il sesto comandamento, commessi "con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni", il canone 1395, al paragrafo 2, prevede "giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale".
Ma non è stato applicato finora contro don Puleo, il quale è stato solo spostato dalla parrocchia, popolosa e ricca di bambini, di Palma di Montechiaro a quella ben più piccola di Sant'Anna, piccolo borgo nella provincia di Agrigento. Spostamento avvenuto però nel 2002: l'esposto di Marco Marchese contro don Puleo è della primavera del 2001. Il vescovo non poteva non esserne a conoscenza.
Tutta la vicenda è ricostruita qui di seguito nell'intervista che abbiamo realizzato con Marco Marchese.


Come comincia la tua storia?
Sono entrato nel seminario minore nel 1994 perché la mia vocazione era di diventare sacerdote. Avevo 12 anni, frequentavo la seconda media. Avevamo come assistente don Puleo, che allora era diacono. Lui aveva per me molte attenzioni, mi faceva anche dei regali. Poi, ai primi di dicembre, mi fece accomodare nella sua stanza e successe il tutto.


La cosa si ripeté?
Sì, soprattutto nei giorni di pioggia, perché altrimenti preferivo giocare a calcio e non andavo a riposare con lui.


Nessuno faceva caso al fatto che andassi a riposare con lui?
Penso di no, perché capitava che noi ragazzi trascorressimo del tempo in camera sua a chiacchierare. Poi si trattava delle prime ore del pomeriggio, ognuno stava per conto proprio. Questa cosa è durata fino a quando lui, l'anno successivo, è diventato sacerdote e ha lasciato il seminario minore. Il nostro rapporto però è continuato. Lui è diventato il mio padrino di cresima. Io andavo a trovarlo, o in parrocchia o in casa sua.


Lui continuava con le sue attenzioni verso di te?
Sì.


Non riuscivi ad opporti?
La prima volta rimasi perplesso. Era ovviamente la mia prima esperienza sessuale, precocissima e sbagliata. Lui mi diceva che era solo una questione di amicizia, che la nostra era un'amicizia particolare, mi diceva di non parlarne con nessuno perché avrei suscitato delle gelosie, che era normale il nostro comportamento, che era giusto. Io gli credevo. E mi sono affezionato a lui. Anche se cominciai subito a star male: mi fu diagnosticata una colite nervosa che mi portai dietro per un bel po'.


Quando hai capito che il vostro rapporto era sbagliato?
Quando sono andato al liceo, una scuola pubblica, perché nel seminario maggiore non esisteva una scuola superiore, e sono entrato in contatto con altri ragazzi e con le ragazze. Allora avevo minori possibilità di passare del tempo con don Puleo, perché ero impegnato in varie attività comunitarie. Succedeva quando lui chiedeva al rettore del seminario, don Gaetano Montana, che mi inviasse nella sua parrocchia, in occasione delle cosiddette giornate per il seminario in cui si fa raccolta di fondi per le istituzioni di formazione sacerdotale, perché altrimenti non ci vedevamo mai. Sicché andavo nella chiesa dove celebrava.


Fino a che età hai dunque mantenuto il rapporto con don Puleo?
Fin verso i 16 anni, perché a quel punto le nostre strade si sono divise: io non volevo più incontrarlo, e anche lui non faceva pressione per vedermi perché, a quanto ho capito dopo, aveva altri ragazzi sotto mano. E in effetti sono venuti fuori i nomi di altri ragazzi vittime delle stesse attenzioni morbose da parte sua.


Ragazzi del tuo stesso seminario?
Sei sì. Del settimo non so nulla di preciso.


In tutti questi anni non ti sei confidato con nessuno?
Mai. Fino a quando uno degli assistenti che mi accompagnavano a Palermo per una delle tante visite a motivo della colite, e che aveva sentito di strani episodi che accadevano in seminario, riuscì a farmi parlare e mi consigliò di parlare subito con il vice-rettore. A me non interessava fare del male a quell'uomo, ma fare in modo che nessun altro ragazzo dovesse più soffrire quello che io avevo sofferto.


E andasti dal vice-rettore?
Sì, il giorno dopo. Mi assicurò che avrebbe parlato con il rettore, che dovevo stare tranquillo, che avrei dovuto pensare agli studi e basta. Non ho avuto nessun tipo di riscontro. Durante un ritiro spirituale parlai anche con il rettore che mi disse che era stato messo al corrente della mia situazione dal vice-rettore e che avrebbe parlato con il vescovo, monsignor Carmelo Ferraro, tuttora in carica. Io mi fidai. Inoltre, se mi capitava di incontrare don Puleo, erano sempre incontri pubblici, ritiri spirituali, ci si salutava normalmente come se i nostri rapporti in passato fossero stati normali e basta. Nel giugno del 2000 lasciai il seminario.


Quali furono i tuoi passi successivi?
Continuavo ad aspettarmi qualche riscontro alla mia denuncia. Invece non succedeva niente. Allora chiesi un incontro con il vescovo che mi ricevette subito. Stranamente, perché quando eravamo in seminario, se gli chiedevamo udienza, dovevamo attendere a lungo. Il vescovo mi ascoltò e cadde dalle nuvole. Disse che nessuno mai l'aveva informato di quanto era avvenuto. Io gli confidai la mia paura che don Puleo potesse continuare a fare del male ad altri ragazzi. Aggiunsi anche che il sacerdote andava aiutato perché la pedofilia è una malattia. "Cerchi di fare qualcosa", insistetti, "lei è il padre spirituale di tutti i sacerdoti". Era anche la massima autorità cui io potessi rivolgermi. Il vescovo mi assicurò che ci avrebbe pensato lui e che dovevo stare tranquillo. Mi licenziò regalandomi un libro. Da allora non ho avuto più notizie dal vescovo, non ho più avuto a che fare con lui. Invece il giorno successivo ebbi notizie da don Puleo, perché si precipitò a casa mia e mi rimproverò aspramente perché gli avevo fatto perdere la fiducia del vescovo.


Dunque il vescovo, in seguito al colloquio con te, l'aveva chiamato?
Sì. Mi disse che il vescovo lo aveva mandato a chiedermi scusa se mi aveva provocato dei turbamenti.


Come si è arrivati alla denuncia davanti all'autorità giudiziaria?
Qualche giorno dopo parlai con il mio parroco, don Giuseppe Veneziano, che tra l'altro era stato suo rettore quando don Puleo era in seminario. Si meravigliò del mio racconto, sia perché don Puleo era stimato in diocesi, sia perché il vescovo non gliene aveva fatto parola. Successivamente mi chiamò per dirmi che aveva parlato col vescovo. "Questa storia con don Puleo è acqua passata, ormai sono anni che è successa, tu stai tranquillo, fatti la tua vita, chiudiamola qui". Intanto però don Puleo continuava a fare il parroco. Era nella parrocchia del Villaggio Giordano, a Palma di Montechiaro.


Neanche un'ammonizione al prete?
Non so che dire. Però, a seguito di non so quali vicende, due anni fa, è stato spostato e gli è stata affidata un'altra parrocchia: non è più a Palma di Montechiaro ma in un piccolo paesino nei dintorni di Agrigento, Sant'Anna.


A causa di altre vicende di pedofilia?
Beh, tre di questi ragazzi sono di Palma di Montechiaro. Qualcuno avrà saputo qualcosa… Ma non posso dirlo con certezza.


Don Gaetano Montana è ancora al suo posto?
Sì, continua a fare il rettore del seminario arcivescovile. Mi chiedo come sia possibile. Altri ragazzi possono passare le stesse mie disavventure e nessuno li difenderà. Dico questo perché, riguardo a don Gaetano, devo aggiungere una cosa. Non avendo raggiunto alcun risultato con i miei colloqui, ho parlato con i miei genitori, i quali hanno contattato un avvocato. Questi, prima di fare l'esposto alla magistratura (presentato poi nella primavera del 2001), ha voluto incontrare il vescovo per capire come mai la massima autorità non avesse preso alcun provvedimento. Il vescovo rispose che lui era super partes, che bisognava prendersela con il prete e che comunque il polverone che sarebbe seguito allo scandalo non conveniva a nessuno.


Dopo la presentazione dell'esposto cos'è successo?
Parlai con il Sostituto Procuratore che chiamò tutte le persone che io avevo citato.


Facesti anche il nome del vescovo fra le persone informate dei fatti?
Sì, e furono chiamate. Ma non so se fu chiamato anche il vescovo. Fui messo a confronto con il parroco, don Giuseppe Veneziano, e con il rettore, don Gaetano Montana. Il parroco inizialmente negò che gli avevo parlato degli abusi subiti. Poi, caduto in contraddizione, si è trincerato dietro il segreto confessionale. Cosa che non sta in piedi: io non mi ero confidato con lui in confessione. Il rettore non negò, anche se disse che non ricordava bene quando gli avevo parlato della mia storia. Alla domanda: "come mai non parlò con il vescovo?", rispose che era preso da altre cose, c'era da ristrutturare il seminario, e siccome il ragazzo, cioè io, sembrava abbastanza tranquillo, tutta la faccenda si poteva rimandare. Lui parlò con il vescovo quando questi, in seguito al nostro colloquio, lo interpellò.


Qualche giorno fa, il 7 luglio, don Puleo è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione. Finisce qui o farai ulteriori mosse?
Intendo intentare una causa civile contro le persone che hanno un ruolo di responsabilità in situazioni del genere. Certamente il rettore del seminario, ma tanto più il vescovo, il quale, pur non avendo responsabilità penale, è civilmente - e moralmente - responsabile. Avrebbe dovuto prendere provvedimenti che non ha preso. A me non risulta che il vescovo sia mai stato interrogato: attendo di prendere visione di tutti gli atti processuali per averne conferma.
Un'altra cosa che intendo fare, ed è il motivo per cui all'università sto studiando psicologia, è aiutare le persone che subiscono abusi. Per la qual cosa ho già fondato un'associazione, che deve diventare uno sportello di ascolto

fonte: Adista.


Associazione Prometeo Onlus

www.associazioneprometeo.org



Nikki72
00mercoledì 2 maggio 2007 16:50
Re: Re: era l'estate


Scritto da: Etrusco 27/02/2007 19.38


La Chiesa Cattolica è molto efficiente nel riuscire sempre ad insabbiare questi reati in cui è coinvolto il Clero Cattolico.
Ma riusciranno ad imporre questo Sacro Silenzio ancora a lungo?
Sembra che il nuovo Papa sia molto severo a riguardo e contrario a questi omertosi insabbiamenti....
Staremo a vedere [SM=x44499]





[SM=x44465] prima si dice che il cardinal Ratzinger aveva fatto di tutto per non far "trapelare" certi misfatti (la famosa dichiarazione per coprire i preti pedofili), ora invece sembra che papa Ratzinger sia contrario agli insabbiamenti... ma stiamo parlando della stessa persona? [SM=x44473]
giogio232323
00mercoledì 2 maggio 2007 17:41
Quello che mi ha sorpreso...
...è stata l'assenza dal dibattito in questione di molti degli ipercattolici che frequentano il forum. Costoro, sempre pronti a parlare per dogmi, evitano di confrontarsi con gli altri forumiti. Io mi rendo conto del fatto che non sono colpevoli in prima persona di reati semplicemente vomitevoli, e che non possono rispondere di delitti commessi da altri (oltre tutto, già passati in giudicato, con il colpevole che ha patteggiato), ma non possono negare che su atrocità di questo tipo la Santa Chiesa (Romana, Cattolica, Apostolica) ha sempre cercato di glissare e di negare anche le evidenze più...evidenti. Anche nel caso del ragazzo di Favara, sarebbe stato più decente tacere, invece si cerca di ammonire lui e le eventuali altre vittime di casi analoghi, che è meglio tacere. Cioè (mi si passi il riferimento goliardico) seguire "la legge di Bisenzio, ch'è pigliarlo nel culo e far silenzio".

[SM=x44490] [SM=x44490] [SM=x44490]

Giorgione
Nikki72
00mercoledì 2 maggio 2007 17:55
Re: Quello che mi ha sorpreso...



Scritto da: giogio232323 02/05/2007 17.41
...è stata l'assenza dal dibattito in questione di molti degli ipercattolici che frequentano il forum. Costoro, sempre pronti a parlare per dogmi, evitano di confrontarsi con gli altri forumiti. Io mi rendo conto del fatto che non sono colpevoli in prima persona di reati semplicemente vomitevoli, e che non possono rispondere di delitti commessi da altri (oltre tutto, già passati in giudicato, con il colpevole che ha patteggiato), ma non possono negare che su atrocità di questo tipo la Santa Chiesa (Romana, Cattolica, Apostolica) ha sempre cercato di glissare e di negare anche le evidenze più...evidenti. Anche nel caso del ragazzo di Favara, sarebbe stato più decente tacere, invece si cerca di ammonire lui e le eventuali altre vittime di casi analoghi, che è meglio tacere. Cioè (mi si passi il riferimento goliardico) seguire "la legge di Bisenzio, ch'è pigliarlo nel culo e far silenzio".

[SM=x44490] [SM=x44490] [SM=x44490]

Giorgione





Non mi risulta che ci siano ipercattolici nell'Iper (l'unico che c'era è stato bannato [SM=x44464] )... per il resto ti do ragione, anzi, l'ultima polemica è proprio di oggi:

"E' terrorismo l'attacco al Papa"
1°maggio,denuncia Osservatore Romano
Sono "terrorismo" i "vili attacchi" contro il Papa fatti durante la manifestazione del 1° maggio ripresa in diretta Tv. L'Osservatore Romano in un editoriale condanna duramente "l'insulso comizio durante il concerto. Anche questo è terrorismo - scrive il quotidiano -. E' terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. E' terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell'amore".

"E' vile e terroristico - stigmatizza ancora l'organo della Santa Sede - lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire pur facendo tutt'altro mestiere".

Le parole del 'conduttore' - ammonisce il quotidiano vaticano riferendosi ad Andrea Rivera - forse sono solo espressione di una sconcertante superficialità. Ma la loro pericolosità non è altrettanto superficiale. Sono di queste ore gli attacchi e le minacce, pesanti, rivolte al presidente della Cei, l'arcivescovo Angelo Bagnasco, cui è arrivata l'apprezzata solidarietà del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si sta battendo con coraggio anche sul tema degli incidenti sul lavoro. Sono di queste ore anche gli slogan nei cortei inneggianti ai terroristi, i messaggi che appaiono su internet, provenienti da 'br' in carcere - prosegue l'Osservatore Romano - un'offensiva che cerca di trovare terreno fertile nell'odio anticlericale. Un odio purtroppo coscientemente alimentato da chi fa del laicismo la sua sola ragione d'essere, per convenienza politica. Lo dimostrano le interpretazioni capziose di discorsi fatti dallo stesso Presidente della Cei, discorsi condotti sempre, come si diceva, in nome dell'amore, in difesa del bene dell'uomo, ragionamenti articolati e argomentati, rivolti a chi ha l'onestà di ascoltarli".

Eppure qualcuno li ha forzati - conclude l'Osservatore Romano - per aprire una 'guerra' strisciante, una nuova stagione della tensione, dalla quale trae ispirazione chi cerca motivi per tornare ad impugnare le armi, per rivitalizzare organizzazioni che hanno perso su tutti i fronti, primo fra tutti quello della storia. Anacronismi. Come quella presenza sul palco a san Giovanni. Un residuato in mezzo a tanti giovani".

Sull'argomento continuano le polemiche anche nel mondo politico. "Le farneticanti parole espresse da Andrea Rivera, uno dei conduttori della manifestazione del primo maggio a San Giovanni, di fatto buttano altra benzina sul fuoco della pericolosa polemica contro la libertà di espressione dei credenti e in particolare del clero cattolico italiano", afferma il capogruppo dell'Udeur alla Camera, Mauro Fabris. Ora mi auguro che i sindacati vorranno condannare, come è nella loro tradizione di rispetto per ogni cultura e ogni religione, le parole di sarcasmo e di incitamento all'odio di Andrea Rivera" sottolinea Fabris.

Di parere opposto invece il capogruppo Prc al Senato Giovanni Russo Spena, secondo cui: "L'Osservatore Romano sta veramente esagerando. Tacciare di terrorismo, un'accusa gravissima, la battuta di un comico, significa aver perso completamente il senso delle proporzioni". "Se si arriva al punto di cercare di intimidire i comici, gli uomini e le donne di spettacolo, che hanno riconosciuto universalmente il diritto alla satira e alla presa in giro di chiunque, Papa compreso, siamo veramente a un livello pericoloso di intolleranza", ha concluso Russo Spena.

www.tgcom.it

Che poi non capisco cosa abbia detto sto tizio di "farneticante": ha solo (per quello che ho sentito io) espresso la sua riprovazione verso una Chiesa che nega i funerali religiosi al povero Welby e poi li concede a Pinochet e compari [SM=x44465] non so se abbia aggiunto altro, ma su questo nessuno può dargli torto, credo [SM=x44467]

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