"bufale"

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Etrusco
00venerdì 5 febbraio 2010 00:03
Alla FierAgricola Battaglia in difesa del made in Italy
Non solo latte fresco nelle mozzarelle
Ma ora una Tac smaschera le "bufale"

A Verona i test della Coldiretti: su 18 mozzarelle, 5 sono risultate "positive", non ricavate da latte fresco




Eseguita a Verona la Tac «salva mozzarelle»

VERONA – C’era una volta il tormentone dell’«idraulico polacco», immagine della paura che, allargando l’Unione Europea, dall’Est arrivasse manodopera a basso costo che avrebbe creato problemi all’occupazione negli altri Paesi. Ora invece, non c'è nessun fantasma, ma 2,2 miliardi di chili di latte, 86 milioni di chili di cagliate (congelate) e 130 milioni di chili di latte in polvere provenienti dalla Polonia, ma anche da Ungheria, Lituania e Germania, vengono usati in mozzarelle e formaggi destinati alle tavole italiane all’insaputa dei consumatori, perché un’etichetta dettagliata ancora non è obbligatoria.
Giovedì, alla Fieragricola di Verona, la Coldiretti, con il presidente nazionale Sergio Marini, e l'Associazione Italia Allevatori hanno presentato, con questa denuncia, la «Tac salva-mozzarella Made in Italy»: una tecnologia messa a punto con l’aiuto dell’Università di Bari che, individuando un "marcatore" presente soltanto nelle mozzarelle non prodotte con il latte fresco, è in grado di smascherare i prodotti ottenuti usando cagliate congelate o refrigerate.

IL PRIMO TEST - E, nel primo test, su 18 mozzarelle provenienti da diversi caseifici, ben cinque sono risultate "positive", cioè non ricavate da latte fresco.
La "macchina della verità" potrà poi essere fatta anche sui formaggi.
«Oltre ad ingannare i consumatori
– sottolinea Coldiretti -, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un chilo di mozzarella "tarocca" occorrono 700 grammi di cagliata dal costo di soli 2€/Kg,
mentre il prezzo al pubblico di un chilo di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6,5/7 euro al chilo».

LA BATTAGLIA DEGLI ALLEVATORI ITALIANI - È un nuovo capitolo della battaglia che gli allevatori italiani (43 mila stalle, 200 mila occupati, 22 miliardi di valore generato dalla filiera del settore lattiero-caseario con i suoi 36 formaggi "marchiati" come tipici o a denominazione di origine) combattono da tempo in difesa del prodotto nazionale: sullo sfondo – sottolinea ancora Coldiretti – sempre il prezzo del latte. Nonostante il recente accordo che ha portato il prezzo pagato agli allevatori a 33 centesimi al litro, «siamo sempre sui valori di 10 anni fa, mentre sullo scaffali il litro di "oro bianco" arriva a 1,35 euro e oltre, con un ricarico del 300%». «Vogliamo reagire – ha detto Marini – ai due furti che la nostra agricoltura subisce ogni giorno: furto di identità perché viene spacciato come italiano cibo ricavato da prodotti arrivati da chissà dove; furto di valore aggiunto perché i prodotti agricoli sono sottopagati». Dunque? Dunque è necessario, secondo Marini, che anche per il latte a lunga conservazione (tre cartoni su 4 sono stranieri senza indicazione in etichetta) sia obbligatoria l’indicazione dell’origine territoriale; e obbligatoria deve essere anche l’indicazione della provenienza e degli ingredienti diversi dal latte (cagliate prelavorate) usate per produrre mozzarelle (la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o cagliate provenienti dall’estero senza che il consumatore lo sappia).

Laura Guardini
04 febbraio 2010







Latte: i numeri

IL MERCATO ITALIANO IN CIFRE


Numero vacche 1.839.000
Numero aziende di produzione latte 43.861
Produzione totale di latte 111.054.000 quintali
Formaggi tipici a Denominazione d’origine 36
Caseifici e centrali del latte 1.516
Cooperative 637
Centri di raccolta 82
Occupati totali 178.800
Fonte: Elaborazioni Coldiretti

CONSUMO NAZIONALE PROCAPITE (KG)
Latte fresco 20 kg
Latte UHT 26 kg
Yogurt 8,7 kg
Burro 2,2 kg
Formaggi 24 kg
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
strega@rossa
00venerdì 5 febbraio 2010 09:20
[SM=x44463] [SM=x44463] ma che ci danno da mangiare?
kikkateo11
00venerdì 5 febbraio 2010 09:43
Re:
strega@rossa, 05/02/2010 9.20:

[SM=x44463] [SM=x44463] ma che ci danno da mangiare?




e io che amo le mozzarelle di bufala [SM=x44471]
strega@rossa
00venerdì 5 febbraio 2010 09:45
Re: Re:
kikkateo11, 05/02/2010 9.43:




e io che amo le mozzarelle di bufala [SM=x44471]




pure io...sono morbide [SM=x44471] ma a quanto sembra del latte di bufala ne hanno sentito solo l'odore [SM=x44468]
kikkateo11
00venerdì 5 febbraio 2010 09:47
Re: Re: Re:
strega@rossa, 05/02/2010 9.45:




pure io...sono morbide [SM=x44471] ma a quanto sembra del latte di bufala ne hanno sentito solo l'odore [SM=x44468]




io le ultime le ho mangiate in Umbria dal nostro amico e lui ha in teoria la certezza che gli arrivano fresche da Caserta..ma a questo punto povero dovrà rivedere anche lui da dove arrivano poi ovviamente non tutto è marcio
Etrusco
00venerdì 5 febbraio 2010 12:05
kikkateo11, 05/02/2010 9.47:




io le ultime le ho mangiate in Umbria dal nostro amico e lui ha in teoria la certezza che gli arrivano fresche da Caserta..ma a questo punto povero dovrà rivedere anche lui da dove arrivano poi ovviamente non tutto è marcio




io le ultime le ho mangiate grazie ad un amico che si è sposato con una di Caserta:
ogni volta che torna da quelle parti me le porta un po' [SM=x44485] ed hanno un sapore inconfondibile, anche se le mangio dopo 2gg. dall'uscita dal caseificio.

Il guaio è che i produttori di mozzarelle e formaggi più birbanti
aggiungono nel latte, oltre che a quanto sopra, anche addensanti vari che alzano la resa, a discapito della qualità. [SM=x44465]

Ormai i formaggi non li produce più nessuno coi metodi sani di una volta:
avrebbero un costo fuori mercato. Così mi ha spiegato, amareggiato, un imprenditore del settore: "Ho smesso di fare i formaggi quando ho visto che non potevo più farli come mi aveva insegnato mio padre e mio nonno."

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