"Io, processato dalla Chiesa per il mio libro su Gesù" di CORRADO AUGIAS

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Nikki72
00venerdì 2 marzo 2007 10:36



Corrado Augias
Ho assistito nei sontuosi palazzi lateranensi al "processo" contro i libri che pretendono di esaminare la figura di Gesù fuori dall'ortodossia della Chiesa: imputati impliciti o dichiarati Il Codice da Vinci e l'Inchiesta su Gesù che ho scritto con Mauro Pesce. Naturalmente non è stato un processo vero e proprio, ma una reprimenda. Affidata alla grande dottrina di monsignor Romano Penna che credo di poter così condensare: non si può parlare di Gesù senza misurarsi con le fonti.

Queste fonti sono al 99 per cento scritti di fede; ergo non si può parlare di Gesù senza la fede. Più volte, nel corso di questi mesi, ho sentito ripetere la tesi che non si può capire Gesù se si prescinde dalla fede, cioè valutandolo solo in base ai documenti e alla storia.
La mia idea è opposta: ritengo che Gesù si capisca molto meglio proprio se si prescinde dalla "fede" ovvero dalla teologia che nel corso dei secoli è stata costruita su di lui fin quasi a nasconderlo sotto un pesante mantello. La costruzione di una dottrina ha richiesto lo sforzo immane di rendere coerente ogni dettaglio della sua esistenza, anche nei periodi meno documentati.

La dottrina è complicata, ma Gesù è semplice. Egli parlava agli umili, per la gran parte poveri contadini analfabeti, il suo messaggio era diretto, le sue metafore prese dalla vita dei campi, dal succedersi delle stagioni. Si prova un profondo sollievo quando si esce dai fumi della teologia per avvicinarsi direttamente a lui. L'approccio di tipo storico è del resto giustificato dalla straordinaria riscoperta, negli ultimi sessanta anni, di molti documenti ebraici e cristiani antichi. Anche i vangeli canonici, letti alla luce di questa nuova documentazione, acquistano un senso diverso. Opporre la ricerca storica alla fede, renderle per così dire, nemiche, non è un giusto. Ha scritto il professor Pesce: "La ricerca storica non dipende né dalla fede, né dalla non-fede. Non impedisce di credere e non costringe a credere. E' una cosa diversa. Negare una conoscenza razionale indipendente dalle fedi, significa condannare la nostra società a una radicalizzazione dello scontro tra credenti e non credenti o tra credenti di fedi diverse".

Trovo appropriate queste parole del professor Norelli (Università di Ginevra): "La conoscenza storica ha le sue regole. Una di esse è che non è lecito allo storico pronunziarsi sulla realtà di Dio e sulla sua azione nella storia".

Un'altra accusa che mi è stata rivolta più volte è di aver insinuato la possibilità di rapporti omosessuali nella cerchia intorno a Gesù. Io ho fatto solo domande su un tema da qualche tempo ipotizzato. Il professor Pesce ha risposto che le voci sono infondate. Era mio dovere di cronista fare anche domande scomode. Insistere sull'argomento rivela a mio parere la difficoltà di trovare obiezioni più fondate. Ma la cosa che forse ha offeso di più il professor Pesce e me è averci accomunato nel biasimo a Dan Brown. Il suo libro è un romanzo, a mio parere mediocre. Il nostro è stato un tentativo di ritrovare in Gesù un affascinante connotato umano che spesso proprio la teologia gli ha sottratto.


www.repubblica.it

Qualcuno mi spieghi le frasi grassettate: cioè, se io non ho la fede in Gesù non posso parlare di lui? se questa è la logica allora se non sono musulmana non posso parlare di Maometto, se non sono buddista non posso parlare di Budda, se non sono atea non posso parlare dell'ateismo, se non sono comunista non posso parlare del comunismo, se non sono una farfalla non posso parlare delle farfalle... [SM=x44473]
Etrusco
00venerdì 2 marzo 2007 12:22
Aggiungo anche quest'altro articolo tratto da Repubblica
che aiuta ad inquadrare la forma mentis del Vaticano su libri che trattano questi argomenti "tabù":



NO ROGO


- IL VATICANO BOCCIA MA NON “CONDANNA” I BEST SELLER CHE INDAGANO GESU’

– IL “CODICE DA VINCI” È POCO SERIO (MADDALENA SPOSA DI CRISTO)

– IL LIBRO DI AUGIAS & PESCE NON TIENE CONTO DELLA FEDE (DISCEPOLI GAY?), MA C’È SFORZO DI RICERCA…



Orazio La Rocca per “la Repubblica”



Nessun rogo per quei libri «scomodi» che trattano Gesù come un «semplice» uomo,
privo di quell´alone di sacralità tramandataci da oltre due mila anni dalla tradizione cristiana.
Nessun rogo, ma solo «confronto, approfondimento, difesa delle fonti storiche evangeliche che parlano di Cristo come di vero Dio e vero uomo».
Questa, in estrema sintesi, la diplomatica "sentenza" emessa ieri sera dal simbolico tribunale ecclesiastico, nell´aula della Conciliazione del Palazzo del Laterano,
alla conferenza su "Ritratti originali di Gesù, il Cristo" organizzata nell´ambito del Progetto Culturale
promosso dal cardinale vicario Camillo Ruini
.

Un incontro di studio sulle «autentiche radici di Cristo e del cristianesimo», presentato da un comunicato ufficiale del Vicariato come una sostanziale risposta alle «storture» cristologiche contenute in due best seller, “Il Codice da Vinci” di Dan Brown e “Inchiesta su Gesù” scritto a quattro mani dal giornalista Corrado Augias - presente ieri sera nell´aula della Conciliazione - e dallo storico Mauro Pesce.

«Non vogliamo polemizzare, ma solo riflettere, interrogarci e approfondire la nostra conoscenza delle radici cristiane, partendo anche dal dibattito suscitato dalle approssimazioni emerse da alcune opere recenti», ha esordito Monsignor Sergio Lanza, docente alla Pontificia università Lateranense:
«Se poi queste opere contrastano con le nostre convinzioni è ancora meglio, perché - secondo il monsignore - ci costringono a ragionare ancora di più.
Ma parliamo di opere serie, e non di libri come “Il Codice da Vinci” che opera seria non è».


Più pacato il giudizio su “Inchiesta su Gesù”.

Sia Lanza che il relatore, lo storico del Cristianesimo Antico monsignor Romano Penna,
hanno dato atto ai due autori di aver fatto «comunque» un «indubbio sforzo di ricerca e di approfondimento
col quale è giusto confrontarsi»
.



Ed infatti, nella sua esposizione Penna ha illustrato le fonti storiche della vita di Gesù,
attingendo sia dai quattro Vangeli canonici, che da quelli apocrifi, facendo anche riferimento alle fonti ebraiche.
E come «prove» ha citato brani di storici come Tacito, Plinio, Svetonio, Giuseppe Flavio, partendo ovviamente dalle testimonianze di chi visse con Gesù, gli apostoli, di chi lo vide morire sulla croce e risorgere.
«L´originaria molteplicità dei ritratti storici di Gesù - è il ragionamento di Penna - mette in luce quanto la sua statura personale superi le nostre comuni comprensioni umane e richiede un´onesta disponibilità al suo mistero» .
Senza questa «disponibilità non si può conoscere a fondo Gesù».
E sta proprio qui, fa capire il docente, l´aspetto meno convincente dell´Inchiesta di Augias-Pesce.

L’ULTIMA CENA (dal “Codice Da Vinci”)
“È un particolare storicamente documentato “ disse Teabing “e Leonardo ne era certo al corrente. L’Ultima Cena grida praticamente a tutti che Gesù e Maria Maddalena erano una coppia di sposi”…

LA COPPIA DI SPOSI (dal “Codice Da Vinci”)
“(…) la Chiesa delle origini doveva convincere il mondo che il profeta mortale Gesù era un essere divino. Di conseguenza, ogni vangelo, che descriveva gli aspetti terreni della vita di Gesù doveva essere omesso dalla Bibbia. Purtroppo per quei vecchi correttori, un tema terreno particolarmente preoccupante continuava a presentarsi nei vangeli. Maria Maddalena”. Fece una breve pausa. “O, più in particolare, il suo matrimonio con Gesù Cristo”.

I DISCEPOLI (da “Inchiesta su Gesù”)
…Sappiamo anche che quei discepoli non erano tutti sullo stesso piano. Uno di loro, di cui ignoriamo l’identità, era considerato il “prediletto”. Questa predilezione adombra una vera e propria “amitié amoreuse” fra due uomini, frequente nel resto dell’antichità classica e nella mitologia, anche se non sempre completata in una relazione esplicitamente erotica? È questo il nostro caso?


Dagospia 01 Marzo 2007

[Modificato da Etrusco 02/03/2007 12.23]

Etrusco
00venerdì 2 marzo 2007 12:45
Re:

Scritto da: Nikki72 02/03/2007 10.36



Corrado Augias:...
non si può parlare di Gesù senza misurarsi con le fonti.

Queste fonti sono al 99 per cento scritti di fede; ergo non si può parlare di Gesù senza la fede. Più volte, nel corso di questi mesi, ho sentito ripetere la tesi che non si può capire Gesù se si prescinde dalla fede, cioè valutandolo solo in base ai documenti e alla storia.
La mia idea è opposta: ritengo che Gesù si capisca molto meglio proprio se si prescinde dalla "fede" ovvero dalla teologia che nel corso dei secoli è stata costruita su di lui fin quasi a nasconderlo sotto un pesante mantello. La costruzione di una dottrina ha richiesto lo sforzo immane di rendere coerente ogni dettaglio della sua esistenza, anche nei periodi meno documentati.

La dottrina è complicata, ma Gesù è semplice.

....

www.repubblica.it

Qualcuno mi spieghi le frasi grassettate: cioè, se io non ho la fede in Gesù non posso parlare di lui? se questa è la logica allora se non sono musulmana non posso parlare di Maometto, se non sono buddista non posso parlare di Budda, se non sono atea non posso parlare dell'ateismo, se non sono comunista non posso parlare del comunismo, se non sono una farfalla non posso parlare delle farfalle... [SM=x44473]



Nikki, inutile spiegare: questo ottuso atteggiamento ideologico è altamente deleterio ed autodistruttivo.
Ormai le nuove generazioni di fedeli cattolici sono per la maggior parte laureati o comunque con un buon livello culturale ed hanno un ampio accesso all'informazione...
Questo bigottismo vaticano potrebbe sortire l'effetto contrario a quello sperato.
E' assurdo concepire un dibattito storico illuminato solo dai "pregiudizi" di Fede (anzi, peggio, partendo dalle certezze che tutto quel che dice il Vaticano è certezza storica e teologica indiscutibile).
Sarebbe ridicolo un dibattito simile, dove tutti si battono il petto all'unisono: siamo nel 2007!

Comunque sappi che anche tra i ferventi cattolici, anche tra Vescovi e Cardinali, c'è chi si tiene a distanza, disgustato, da queste bigotte e medioevali "cantonate", ma non possono parlare [SM=x44474] [SM=x44464]

Credo invece che l'approccio di Augias alla figura di Gesù sia geniale:
è riuscito a rivalutare la carismatica figura del Gesù uomo, con tutte le enormi valenze morali che ne consegue:
la sua è stata come l'impresa di un archeologo che riporta alla luce un tempio maestoso sepolto per millenni sotto quella sabbia che tutti calpestavano, ma che nessuno aveva il coraggio di toglier via (ha tolto quel "pesante mantello" che lo offuscava ).
La Chiesa perderebbe un'occasione d'oro se tarpasse le ali di queste serie ed appassionate indagini su Gesù.

Etrusco
00venerdì 2 marzo 2007 12:46
Scusatemi se sono stato troppo lungo e prolisso [SM=x44472] [SM=x44478]
Bestionn
00venerdì 2 marzo 2007 15:55
Re:

Scritto da: Nikki72 02/03/2007 10.36



Corrado Augias
Ho assistito nei sontuosi palazzi lateranensi al "processo" contro i libri che pretendono di esaminare la figura di Gesù fuori dall'ortodossia della Chiesa: imputati impliciti o dichiarati Il Codice da Vinci e l'Inchiesta su Gesù che ho scritto con Mauro Pesce. Naturalmente non è stato un processo vero e proprio, ma una reprimenda. Affidata alla grande dottrina di monsignor Romano Penna che credo di poter così condensare: non si può parlare di Gesù senza misurarsi con le fonti.

Queste fonti sono al 99 per cento scritti di fede; ergo non si può parlare di Gesù senza la fede. Più volte, nel corso di questi mesi, ho sentito ripetere la tesi che non si può capire Gesù se si prescinde dalla fede, cioè valutandolo solo in base ai documenti e alla storia.

[...]

www.repubblica.it

Qualcuno mi spieghi le frasi grassettate: cioè, se io non ho la fede in Gesù non posso parlare di lui? se questa è la logica allora se non sono musulmana non posso parlare di Maometto, se non sono buddista non posso parlare di Budda, se non sono atea non posso parlare dell'ateismo, se non sono comunista non posso parlare del comunismo, se non sono una farfalla non posso parlare delle farfalle... [SM=x44473]




Mah Nikkina, questo è un vecchio problema da sempre dibattuto e focalizzato soprattutto, grazie all’avvento delle scienze esatte ed empiriche, agli inizi del XX secolo e subito dopo il Concilio Vaticano II.
Sai quanto è stato scritto e polemizzato su Gesù – specie tra quello “storico”, il Nazareno, e quello della “fede”, il Cristo? Sia dal versante dei noti non credenti sia da quello degli autorevoli teologi cattolici e protestanti.
Logicamente, il buono spirito critico esclude, come dell’una che dell’altra tendenza, gli inventori vecchi e nuovi di miti arcaici o di telenovele artigianali e scandalistiche.

Tra l’altro, a prescindere dall’opinione personalissima di Corrado Augias (quella che hai evidenziato in grassetto) che stimo assai per la sua conoscenza e senso critico, la questione si era posta in maniera simile già ai tempi di Gesù.
Anzi, l’ha posta Lui stesso ai suoi intimi discepoli, quando distinse nettamente tra il:
"Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?" e il: “Ma voi chi dite che io sia?". [Mt 16, 13]

Credo, invece che restano ben diversi i compiti e fini dello storico, dell’archeologo ecc, da quello del teologo, del Magistero apostolico eccetera. È antropologico, sociologico, culturale ecc l’uno; catechistico, dottrinario, pastorale eccetera l’altro. Essi tuttavia, proprio perché correlati tra loro giungono ambedue, pur per differenti vie, a dimostrare l’autenticità delle fonti evangeliche e la veridicità del Personaggio principale trattato nei testi, anzitutto da quelli “canonici” (ciò senza nulla togliere all’importante contributo culturale e storico dato dagli antichi documenti apocrifi o da altre fonti profane).
Tanto più, si avvalora l’altrettanta sicurezza che non ci siano contraddizioni tra la ricerca e i dati scientifici “seri” e la corretta prassi di riflessione teologica sul deposito di fede. Una volta ancora semmai, si qualificano, s’integrano e si completano a vicenda.

Ben venga insomma, la dialettica e il confronto tra le entrambe valenze! [SM=x44458]


[SM=x44461] [SM=x44462]

Etrusco
00venerdì 2 marzo 2007 18:55
Re: Re:

Scritto da: Bestionn 02/03/2007 15.55

...CUT...
Tra l’altro, a prescindere dall’opinione personalissima di Corrado Augias (quella che hai evidenziato in grassetto) che stimo assai per la sua conoscenza e senso critico, la questione si era posta in maniera simile già ai tempi di Gesù.
Anzi, l’ha posta Lui stesso ai suoi intimi discepoli, quando distinse nettamente tra il:
"Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?" e il: “Ma voi chi dite che io sia?". [Mt 16, 13]

Credo, invece che restano ben diversi i compiti e fini dello storico, dell’archeologo ecc, da quello del teologo, del Magistero apostolico eccetera. È antropologico, sociologico, culturale ecc l’uno; catechistico, dottrinario, pastorale eccetera l’altro. Essi tuttavia, proprio perché correlati tra loro giungono ambedue, pur per differenti vie, a dimostrare l’autenticità delle fonti evangeliche e la veridicità del Personaggio principale trattato nei testi, anzitutto da quelli “canonici” (ciò senza nulla togliere all’importante contributo culturale e storico dato dagli antichi documenti apocrifi o da altre fonti profane).
Tanto più, si avvalora l’altrettanta sicurezza che non ci siano contraddizioni tra la ricerca e i dati scientifici “seri” e la corretta prassi di riflessione teologica sul deposito di fede.
Una volta ancora semmai, si qualificano, s’integrano e si completano a vicenda.

Ben venga insomma, la dialettica e il confronto tra le entrambe valenze!
[SM=x44458]


[SM=x44461] [SM=x44462]




Questa tua coraggiosa, autonoma, e seria presa, seppur ponderata, di posizione ti fa onore [SM=x44462]

[SM=x44459] [SM=x44500]

[Modificato da Etrusco 02/03/2007 18.56]

-Asmodeus-
00venerdì 2 marzo 2007 21:30
[ateo polemico mode on]

Interessante notare come la plausibilità "scientifica" delle verità di fede fosse una questione molto sentita nel medioevo (non rammento i dettagli ma mi pare ci fossero disquisizioni sulla fine che aveva fatto il sangue versato dal Cristo nella passione, cioè se fosse rimasto sulla terra o fosse in qualche modo "risorto" e riunitosi al corpo mistico di Gesù anche lui).
Tali discussioni possono oggi farci sorridere, ma, non posso fare a meno di domandarmi: chi è più sensato? Chi ieri tentava di conciliare fede e ragione non a parole ma cercando una compatibilità di contenuti o chi oggi continua a richiedere che si creda verbatim al dogma, senza neppure tentare una conciliazione con l'evidenza empirica? A voi l'ardua sentenza! [SM=x44451]

[ateo polemico mode off]
Etrusco
00venerdì 2 marzo 2007 22:29
Re:

Scritto da: -Asmodeus- 02/03/2007 21.30
[ateo polemico mode on]

Interessante notare come la plausibilità "scientifica" delle verità di fede fosse una questione molto sentita nel medioevo (non rammento i dettagli ma mi pare ci fossero disquisizioni sulla fine che aveva fatto il sangue versato dal Cristo nella passione, cioè se fosse rimasto sulla terra o fosse in qualche modo "risorto" e riunitosi al corpo mistico di Gesù anche lui).
Tali discussioni possono oggi farci sorridere, ma, non posso fare a meno di domandarmi:
chi è più sensato?
Chi ieri tentava di conciliare fede e ragione
non a parole ma cercando una compatibilità di contenuti
o chi oggi continua a richiedere che si creda verbatim al dogma, senza neppure tentare una conciliazione con l'evidenza empirica?
A voi l'ardua sentenza! [SM=x44451]

[ateo polemico mode off]



Appunto, siamo ben lontani ormai dal Medioevo
e non credo che sia nemmeno proponibile la soluzione di far luce sulla questione con un bel rogo (magari in Piazza del Campo) per trovare una risposta a questa tua domanda [SM=x44461]










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