"Sei ricca, quindi ebrea". E le tagliano i capelli.
Picchiata e derubata sulla metro davanti a figlio e passeggeri. In Francia, nel primo semestre del 2004 sono stati commessi centotrentacinque «atti» di violenza contro gli ebrei; nel 2003 furono centoventisette in tutto l'anno.
Una volta avremmo parlato di Arancia Meccanica, adesso non basta più perché nelle aggressioni vigliacche delle bande di bulli contro vittime indifese c'è un veleno nuovo e antico che risponde al nome di antisemitismo. Che in Francia sta protentemente tornando alla ribalta.
Nel primo semestre del 2004 sono stati commessi centotrentacinque «atti» di violenza contro gli ebrei; nel 2003 furono centoventisette in tutto l'anno.
Solo nelle ultime settimane: il figlio di un rabbino è stato accoltellato all'uscita di una scuola a Boulogne, alle porte di Parigi; un cimitero ebraico è stato profanato e imbrattato di svastiche in Alsazia; bottiglie incendiarie sono state lanciate contro sinagoghe della Provenza. Le statistiche parlano di almeno un paio di episodi al giorno. "Ed è una cifra che non tiene conto dell'antisemitismo per così dire consuetudinario, gli insulti fra ragazzi, lo "sporco ebreo" gridato per strada" ricordano i giovani di Radio Shalom.
Quegli attegiamenti troppo facilmente rubricati come "banalizzazione quotidiana" dell'antisemitismo, è un "dagli all'ebreo" che diventa una giustificazione paradossale per commettere violenza anche nei confronti di chi ebreo non è. Com'è accaduto venerdì mattina a Parigi, in un vagone della «RER», il metrò di banlieue.
Una giovane mamma e il suo piccolo di 13 mesi sono rimasti per un quarto d'ora in balia di sei delinquenti.
Alla fine le hanno tagliato i capelli, strappato la maglia e disegnato sul ventre delle croci uncinate. Tutt'intorno nessuno ha mosso un dito anzi, dobbiamo immaginare, i numerosi passeggeri del vagone hanno vergognosamente abbassato lo sguardo.
Ma perché questa ragazza di 23 anni è stata scambiata per "ebrea"? La cronaca dà un resoconto che lascia senza parole: a un certo punto uno degli aggressori - sei, tra i 15 e i 20 anni, tutti maghrebini o arabi - ha preso i documenti della vittima e ha scoperto che abitava nel XVI arrondissement di Parigi.
"Nel sedicesimo sono tutti ricchi, tutti ebrei", ha gridato il delinquente, probabilmente soddisfatto di aver trovato una surreale legittimazione alla violenza che stava compiendo con i suoi amici.
Incredibile? Mica tanto. Solo giovedì scorso Jacques Chirac ha pronunciato un solenne e accorato discorso per denunciare la crescita in Francia di "ogni intolleranza", soprattutto contro gli ebrei.
Che cosa ci sia dietro questo inquietante aumento di atti, episodi, aggressioni o attentati antisemiti è oggetto di analisi (e ancora di dispute), tra sociologia, storia e politica.
I numeri collegano la ripresa degli attacchi alla comunità ebraica all'inizio della nuova intifada, quattro anni fa: dal settembre 2000 si sono moltiplicati gli atti di antisemitismo. Quasi un riflesso nelle periferie ad alta densità di immigrazione maghrebina dello scontro tra israeliani e palestinesi.
"Mentre l'antisemitismo degli anni Settanta e Ottanta aveva una matrice di estrema destra, neonazista, culminato con la profanazione del cimitero di Carpentras nel 1990" sostiene la sociologa Regine Azaria "adesso la motivazione antiisraeliana è preponderante".
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Panorama