"tolti di mezzo i partitini avremmo dovuto avere una democrazia governan­te."

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Etrusco
00giovedì 17 dicembre 2009 17:38
inciucio D'Alema-Papi
SUL CORRIERE DELLA CROSTATA, IL MAGO DALEMIX LANCIA LA NUOVA BICAMERALE AGGIORNATA
- IL PD PRONTO AD APPROVARE UNA LEGGINA AD PERSONAM PER SALVARE BERLUSCONI, IN CAMBIO SILVIO A CASA, GOVERNO LETTA PER LE RIFORME (CON FINI), FUORI DI PIETRO
- AVVERTIMENTO ALLA BINDI: "CONSIGLIEREI MAGGIOR PRUDENZA"
- CASINI? NON PERVENUTO!
- "IL PARLAMENTO È ORMAI RIDOTTO AD UNO STADIO: C'È LA CURVA NORD, C'È LA CURVA SUD.
- NON SI DISCUTE PIÙ NULLA, È SOLO UN SUSSEGUIRSI DI VOTAZIONI DI PARATA, COME LA FIDUCIA"




1 - IL MAGO DALEMIX TRADOTTO PER IL POPOLO
Dagospia -
L'intervista di Massimo D'Alema al Corriere
della Crostata va letta, come sempre, con i sottotitoli che spiegano il politichese. E allora, passate quattro colonne di scontate chiacchiere da comizietto, nell'ultima colonna Maria Teresa Meli mette in fila i punti che aggiornano la Bicamerale e lanciano il nuovo Inciucio Massimo: il Pd è pronto a votare una leggina ad personam che salvi Berlusconi, in cambio vuole che venga estromesso dal governo in favore di Gianni Letta, per un esecutivo per le riforme con l'appoggio di Fini che faccia fuori pure Di Pietro.



2 - INCIUCIO MASSIMO!
Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera



Massimo D'Alema e Silvio BerlusconiOnorevole D'Alema, in Parla­mento ci si azzuffa un giorno sì e un giorno no, tanto per dare il buon esempio alle piazze.
«Non si tratta del venir meno del 'bon ton', abbiamo un problema serio: l'elemento del populismo è diventato un dato strutturale del si­stema politico italiano in questi ul­timi quindici anni per cui il Parla­mento ha cessato di svolgere la sua funzione di luogo della mediazione ed è diventato puro luogo di rap­presentazione teatrale dello scon­tro. In Parlamento non si discute più nulla, vi è solo un susseguirsi di votazioni di parata, come la fidu­cia. Perciò è stata cancellata quella dialettica tra maggioranza e opposi­zione che portava all'assunzione di una comune responsabilità. E que­sto è il frutto di uno svuotamento del sistema democratico».

I conflitti potrebbero inasprirsi ulteriormente?
«Potrebbe esserci un'escalation. Il prevalere del populismo riduce gli spazi della politica, cancella l'idea che i conflitti vengono regola­ti perché c'è un bene comune che comunque non può esser distrut­to. Sono stati i partiti, il Parlamen­to, insomma la politica, ad aver consentito nel dopoguerra a que­sto Paese di governare scontri di na­tura ideologica e sociale ben più ra­dicali di quelli di oggi.


D'Alema Berlusconi

Allora c'era una classe dirigente che incanalava dentro le istituzioni i conflitti, che così venivano governati. Se ne ridu­ceva in questo modo la pericolosi­tà. L'eccesso di personalizzazione della politica ha invece portato alla distruzione dei partiti e allo svuota­mento del Parlamento, che è ormai ridotto ad uno stadio: c'è la curva nord, c'è la curva sud, manca qual­siasi dialettica governo-Parlamen­to. Fini a mio parere giustamente ri­vendica questo meccanismo ele­mentare e difende le istituzioni».

Secondo lei Berlusconi è re­sponsabile di questo clima?
«Berlusconi è sicuramente un elemento di questo processo.
Di quello che Piero Ignazi chiama, con un termine efficace, il 'forzaleghi­smo'. In Italia c'è ormai una frattu­ra tra politica e antipolitica che at­traversa gli schieramenti.
Da que­sto punto di vista, ci sono delle si­militudini tra il populismo di Berlu­sconi e quello di Di Pietro: sono speculari e si alimentano a vicen­da, nel senso che Di Pietro è l'oppo­sizione ideale per Berlusconi. Mi ri­cordo che nel 2002 partecipai ad un'assemblea di studenti a Firenze, dove spiegai che parlare di regime era sbagliato, affrontando anche le dure critiche di quella platea. Non ho mai visto Berlusconi affrontare i suoi elettori per dire loro che la si­nistra, nel nostro Paese, è democra­tica.



Cossiga, Elia Valori, D'Alema, Gianni Letta

Queste considerazioni politi­che non possono assolutamente giustificare una violenza barbara e insensata che colpisce non solo la persona di Berlusconi, ma l'istitu­zione Presidente del Consiglio che lui rappresenta. Abbiamo espresso la nostra solidarietà e Bersani ha fatto benissimo ad andare a trovar­lo. Ci sono gesti che contano più di mille discorsi. Bisogna fermare la spirale dei due populismi che si ali­mentano a vicenda. Bisogna avere il coraggio di dire che le riforme istituzionali comportano una co­mune assunzione di respon­sabilità, senza temere l'accusa di voler fare inciuci. E respingo l'idea che il maggioritario debba essere una rissa. In questo senso il discorso di Cicchitto, con quell'in­credibile elenco di 'colpevoli', aveva elementi di autentica irre­sponsabilità » .

E qual è, secondo lei, onorevole D'Alema il modo in cui si può usci­re da questa situazione?
«L'unico modo di uscirne è quel­lo di ripartire dal rispetto per le isti­tuzioni e dalla necessità di correg­gere le distorsioni, come questa sorta di presidenzialismo di fatto a cui siamo giunti.
Sul piano istitu­zionale il governo non ha mai avu­to tanta forza.
Il paradosso è che questo meccanismo non produce decisioni efficaci né riforme signifi­cative.
Ci avevano raccontato che tolti di mezzo i partiti e la mediazio­ne politica avremmo avuto final­mente una democrazia governan­te.



Non era vero. Altro che aggiusta­menti tecnici, qui c'è bisogno di ri­fondare il sistema politico e questo è l'unico spazio in cui il Pd può agire, tra gli opposti po­pulismi. Non è facile, però Bersani lo sta facendo bene. Certo, per disegnare quest'al­tra idea di opposizione ci vor­rà tempo ma è l'unico cammino che possiamo intraprendere, in­terloquendo con quelle componen­ti riformiste presenti anche nel cen­trodestra. Spero che anche Berlu­sconi cominci a rendersi conto di tutto ciò. Ma non c'è solo lui da quella parte.

C'è Fini, che appare consapevole dei rischi che ho de­scritto, non perché sia diventato di sinistra, ma perché è un uomo poli­tico e ha senso dello Stato. Questo può avvicinare persone che hanno opinioni politiche tra loro diverse. In questi giorni non c'è stata solo violenta strumentalizzazione, ab­biamo ascoltato anche considera­zioni molto ragionevoli, come quel­le, ad esempio, di Gianni Letta».

Certe prese di posizione di Di Pietro non le piacciono, ma che cosa pensa delle dichiarazioni di Bindi su Berlusconi, dopo l'ag­gressione?
«Bersani ha detto cose sagge e giuste. A lui gli iscritti e gli elettori hanno assegnato il compito di rap­presentarci. Ad altri consiglierei maggiore prudenza».

Fu lei il primo a rimettere in gioco Di Pietro candidandolo al Mugello.
«Di Pietro era in gioco. Ritenni, e non da solo, che il posto per un pro­tagonista della politica fosse il Par­lamento ».

Lei parla di riforme ma per Ber­lusconi è preliminare la riforma della giustizia.
«La riforma della giustizia, per renderla migliore per tutti i cittadi­ni, ci interessa e abbiamo le nostre proposte.
Viceversa, quelle per fer­mare i processi a Berlusconi non so­no riforme e non si può certo pre­tendere che l'opposizione le faccia proprie.
Se per evitare il suo proces­so devono liberare centinaia di im­putati di gravi reati,
è quasi meglio che facciano una leggina ad perso­nam per limitare il danno all'ordi­namento e alla sicurezza dei cittadi­ni.


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Ma una vera emergenza demo­cratica è sicuramente quella della ri­forma del Parlamento, a cui occor­re restituire autorità e centralità, ri­ducendo il numero dei parlamenta­ri e superando il bicameralismo perfetto in senso federalista. Ci vuo­le una legge elettorale che restitui­sca ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti. Ripartiamo dalle proposte della Commissione Violante, che indicano la via per un governo forte in un quadro di pote­ri democratici e non di un populi­smo plebiscitario».


[17-12-2009]



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