A NAPOLI
«Per far cadere Prodi contattammo i comunisti»
Al via al processo per corruzione contro Berlusconi
Deposizione di Sandro Bondi ai pm per la presunta compravendita di senatori. Tra i testimoni anche Di Pietro
Berlusconi e De Gregorio in una foto d’archivio (Ansa)Berlusconi e De Gregorio in una foto d’archivio (Ansa)
NAPOLI - Per far cadere il governo guidato da Romano Prodi,
Silvio Berlusconi era disponibile ad allearsi anche con gli odiati «comunisti». E per questo i suoi uomini presero contatti con i responsabili del Pdci, il Partito dei comunisti italiani. A raccontarlo ai magistrati napoletani è stato l’ex coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. L’interrogatorio è avvenuto 20 giorni fa, il 21 gennaio scorso, e il verbale è stato allegato agli atti del processo contro il Cavaliere che comincia questa mattina di fronte al tribunale di Napoli.
Corruzione, è l’accusa gravissima contestata a Berlusconi e al faccendiere Valter Lavitola per gli oltre
3 milioni di euro versati tra il 2006 e il 2008 all’ex
Senatore Sergio De Gregorio. Il politico, eletto con l’Italia dei valori e poi transitato in Forza Italia,
ha ammesso di essersi «venduto» quando era presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama e di aver poi
accettato altri soldi per passare con gli azzurri. Nella lista dei testimoni stilata dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli ci sono tra gli altri, oltre allo stesso Prodi, il fondatore dell’Idv Antonio Di Pietro, la senatrice Anna Finocchiaro, e numerosi politici. Uno è Ferdinando Rossi, all’epoca senatore del Pdci. Proprio di lui è stato chiesto conto a Bondi che inizialmente ha negato contatti del partito con formazioni di centrosinistra, ma poi ha dovuto ammettere la ricerca di questo tipo di alleanze, negando però che fossero stati offerti soldi.
Dopo aver ribadito che con De Gregorio i rapporti erano assolutamente leciti «perché ci fu accordo politico formalizzato, con annesso
contratto di finanziamento stipulato da me per conto di Forza Italia nel 2007 preparato dallo studio dell’avvocato Abrignani», l’ex coordinatore afferma: «Non ho memoria di contatti finalizzati al cambio di schieramento politico di altri senatori dell’allora maggioranza che sorreggeva il governo Prodi, tra cui il
Senatore Rossi». Nelle carte dei magistrati c’è invece traccia di questi approcci e a questo punto lui afferma: «Ora che lei mi cita questo nome, mi sovviene che nel corso delle mie attività di coordinatore, sto parlando dei mesi di poco precedenti la definitiva caduta del governo Prodi, potrei avere incontrato questo senatore Rossi che ricordo essere un esponente dell’estrema sinistra e credo si chiamasse Fernando, vale a dire l’esponente del Pdci. Il contatto con il senatore Rossi era finalizzato a verificare la volontà, che espresse comunque nel nostro incontro, di far mancare la fiducia politica al governo Prodi».
... Ritenemmo di finanziare il movimento del De Gregorio, poiché era radicato sul territorio, inoltre perché
De Gregorio era molto attivo anche a livello internazionale e aveva già militato in Forza Italia».
Agli atti è stato allegato anche il verbale dell’ex tesoriere di Forza Italia Rocco Crimi che ammette di aver partecipato a una riunione con De Gregorio per siglare il patto e di aver poi «ricevuto presso il mio ufficio il testo sottoscritto da Bondi e De Gregorio senza indicazione di somme, unitamente ad una richiesta scritta del De Gregorio dove veniva indicata la somma di euro 300mila con l’indicazione delle coordinate bancarie del conto su cui accreditare l’importo».
De Gregorio ha già patteggiato una pena a 1 anno e 8 mesi ammettendo di aver ricevuto 1 milione di euro in maniera ufficiale e altri 2 milioni di euro «in nero». Da oggi sarà Berlusconi a doversi difendere dall’accusa di averlo
«comprato» attraverso la mediazione di Lavitola. Il giudice Loredana Acierno che doveva guidare il dibattimento ha già chiesto e ottenuto di astenersi. È infatti la moglie dell’ex procuratore di Bari Antonio Laudati - finito sotto inchiesta per un presunto favoreggiamento dell’imprenditore
Gianpaolo Tarantini che avrebbe aiutato a eludere le indagini sulle escort messe a disposizione di Berlusconi - e ha ritenuto di evitare «qualsiasi tipo di strumentalizzazione». Dopo le formalità preliminari il processo sarà dunque assegnato al collegio presieduto dal giudice Nicola Russo.
Fonte: Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera © RIPRODUZIONE RISERVATA 11 febbraio 2014
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