Ancora forze italiane in Iraq?

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Zalmoxis
00lunedì 2 febbraio 2004 07:29










Italia in Iraq, tempo di scelte




Il ritorno in patria della Brigata Sassari è l’occasione per un bilancio della missione in Iraq. Il contingente italiano ha finora svolto nel migliore dei modi il mandato che gli era stato affidato dal governo e dal Parlamento. Un mandato umanitario, ma non solo umanitario. La quantità di armi sequestrate, il numero di persone arrestate (per sospetto di terrorismo o altri reati), le operazioni compiute a terra e in aria: tutto descrive un impegno severo di «stabilizzazione della pace», come si dice. Definizione esatta, a patto di non sottovalutare il risvolto militare della presenza italiana in Iraq, affidata a tre armi (Esercito, Carabinieri e Aviazione) e in cui il tema dell’assistenza umanitaria è rilevante, ma non esaurisce il carattere della missione.

Non ha torto Francesco Cossiga quando lamenta che il «nastrino bianco» conferito ai volontari in Iraq è riduttivo rispetto ai rischi e alla natura della spedizione, prima e dopo la tragedia di Nassiriya. Bianco è il nastrino riservato ai militari destinati a compiti di pura assistenza, mentre in questo caso abbiamo truppe che agiscono in un territorio ostile, minacciate dalla guerriglia, consapevoli che la logica che le ha portate nell’ex regno di Saddam non è certo quella tipica di un esercito di occupazione, ma nemmeno può essere confusa con lo stile di altre operazioni in zone pacificate o stabili.

A questo punto, il bilancio militare e politico della missione suggerisce tre considerazioni. La prima riguarda il sacrificio di Nassiriya e i suoi riflessi nel sentimento nazionale. La strage di novembre resta, deve restare nel patrimonio morale del Paese; così come la memoria dei caduti non può non rappresentare nel tempo uno dei momenti in cui il Paese si riconosce unito, senza retorica. Perciò si rimane piuttosto sconcertati quando si raccolgono voci di screzi nei comandi, di rivalità tra corpi militari, di frustrazioni che appannano l’immagine delle Forze armate mentre l’emozione è ancora così viva. Auguriamoci che tutto sia spiegato senza lasciare ombre che gli italiani non capirebbero. E senza dimenticare qual è il contributo che l’Arma dei carabinieri, accanto all’Esercito, ha dato e continua a offrire.

La seconda considerazione investe il fine ultimo della missione. Che può essere solo uno: aiutare, per quanto è possibile, il passaggio dei poteri alle autorità locali in tempi abbastanza rapidi. E’ essenziale che il nuovo Iraq, si spera democratico, disponga di una polizia decente e di un sistema di sicurezza interno in grado di reggere il campo di fronte all’urto delle forze avverse. I militari italiani sono lì anche per questo: addestrare uomini e accelerare lo scambio delle consegne. Obiettivo che non dipende, certo, solo dall’Italia. Ma in attesa che la comunità internazionale trovi il bandolo della matassa, l’Italia è in ballo. E questo conduce all’ultimo punto.

Il Parlamento si prepara a discutere il nuovo finanziamento della missione. Non ci sono dubbi sull’esito del voto, visti i numeri della maggioranza. Ma c’è un problema politico che travaglia il centro-sinistra e non sarà privo di conseguenze sul futuro dell’Ulivo, in particolare della «lista unitaria» Fassino-Rutelli-Boselli che si prepara alla campagna elettorale europea. La cosiddetta «lista Prodi» ha tutto l’interesse a sostenere la spedizione in Iraq, il che può avvenire con un voto a favore o con un’astensione che di fatto equivale a un voto favorevole. Ma le divisioni con l’ala pacifista intransigente della sinistra laica e cattolica sono profonde e non rimarginabili. Nonostante ciò, le scelte in politica estera sono determinanti per uno schieramento che vuole attrarre consensi moderati. La credibilità dell’Ulivo come futura forza di governo passa anche di qui. E uno strappo può essere più utile di un’eterna ambiguità.



(Stefano Folli)









[Modificato da Zalmoxis 02/02/2004 7.31]

sucala
00lunedì 2 febbraio 2004 16:36
ma che si aspettano che il mondo lo dobbiamo salvare solonoi?
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