Archeologia a cavallo

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Etrusco
00sabato 23 gennaio 2010 12:00
tra Lazio e Toscana
ARCHEOLOGIA A CAVALLO


uno sport, una ricerca, uno scopo

La torre di Santa Bruna a Corchiano sulla via Falisca


Andare per la campagna significa guardare, vedere, osservare, riconoscere paragonare, riflettere, immaginare, comprendere.
20 anni sono ormai passati da quando nacque l'iniziativa di formare il gruppo Archeologia a cavallo. L'idea venne allora spontanea a noi dell'Ante (l'Associazione nazionale per il turismo equestre), che già da molti anni viaggiavamo a cavallo nel territorio che dalle porte di Roma, tra il Tevere e il mare, arriva sino alla Toscana.
Una regione di cui il lago di Bracciano costituisce quasi il centro geografico, ricca di tesori meravigliosi, non solo creati dalla natura ma anche da mani antiche, di gente etrusca, falisca, romana. Preziose testimonianze che incontriamo disseminate in questa grande campagna, spesso ignorate, abbandonate, semidistrutte ma che sempre ci sorprendono con i loro messaggi, i loro insegnamenti, le loro ammonizioni.

Lo scopo di "Archeologia a cavallo" è quello di ritrovare quanto d'antico esiste ancora sul territorio e di farlo conoscere a quante più persone è possibile al fine principale di conservarlo e valorizzarlo.
Ripercorriamo proprio quei percorsi antichi che necessariamente collegavano tutte le costruzioni e le testimonianze che ritroviamo nel nostro territorio.

Perché mai però, questa ricerca e questa conoscenza farle proprio a cavallo?
Certo, nel territorio sì può andare anche a piedi per esempio ed in bicicletta, tanto per citare i classici modi eco-compatibili e non intrusivi.
A cavallo però in questo caso abbiamo una serie di grossi vantaggi, camminiamo su qualunque terreno, possiamo guadare corsi d'acqua, saltare fossi e muretti, in salita, in discesa, nel fango.
Non basta, una volta in sella siamo ad un altezza che può definirsi ideale: abbastanza alta per guardare oltre le siepi, le recinzioni ed i muri, ma anche sufficientemente vicina al terreno per vedere qualsiasi cosa senza l'assoluta necessita di scendere.
Anche la velocità è quella giusta, perché la possiamo sempre adattare a quello che facciamo, da 4 sino a 25 chilometri all'ora. Quando camminiamo al passo, cosa che facciamo di solito durante una ricerca, non solo siamo liberi di prendere tutto il tempo occorrente per guardare e vedere comodamente, ma anche quello sempre necessario per riflettere e per scambiare tranquillamente dei pensieri con un amico.
In una giornata possiamo percorrere senza stancarci 25-30 chilometri, che possono arrivare anche a 50-60L, in caso di bisogno, e tutto ciò portandoci appresso 10-15 Kg di bagaglio.


A cavallo sull'antica via dei Falisci a Faleri Novii


Il più grande vantaggio di essere a cavallo però lo proviamo proprio quando ricerchiamo i tracciati degli antichi percorsi, sia si tratti di piccoli sentieri che di importanti strade ancora lastricate con "basoli" della Roma Imperiale.
Una volta a cavallo, ci accorgiamo infatti di essere esattamente nelle identiche condizioni di un cavaliere di 2000 anni fa, su quel sentiero antico, quello di sempre. Quando proviamo questa sensazione ci guardiamo attorno: quasi con trepidazione, per cercare una "prova". Molte volte la conferma ci viene da una tomba, da un fregio, da un cunicolo etrusco. Accanto al guado, quasi invisibile fra i cespugli di rovi, ritroviamo quello che resta della "spalla" di un ponte, che doveva avere perfino una struttura imponente. In qualche caso, quando la strada famosa scompare inghiottita, profanata da una superficie insolente d'asfalto, alzando gli occhi vediamo poco lontano la struttura quadrata di un antico mausoleo che pur senza marmi, nudo e semidistrutto, ci toglie ugualmente ogni dubbio. Altre volte ancora ci rassicurano i basoli, sia che queste nere pietre di lava le scopriamo ammucchiate sotto una siepe, oppure che le ritroviamo addirittura nella pavimentazione originaria al posto dov'erano un tempo.

Di viaggi lungo le antiche strade nella nostra Regione con il gruppo di cavalieri di Archeologia a cavallo ne abbiamo ormai fatti molti.
Abbiamo cominciato nel 1982 con la prima Via Clodia, tra Bracciano e Saturnia.
Poi abbiamo percorso la Falisca-Amerina da Nepi ad Amelia, la Cerveteri-Veio, la Cimina e Cassia Antica e tante strade "minori" che attraversano il nostro territorio.
In questi anni siamo poi andati allargando i nostri orizzonti, prima con il percorso italiano della via Francigena da Luni a Roma, poi per l'Anno Santo il viaggio a cavallo dall'Abbazia inglese di Canterbury sino a San Pietro.
Poi la Via Appia, nel 1996, la strada che per i Romani era la regina di tutte le strade. L'abbiamo percorsa tutta, metro per metro, dal centro di Roma sino alla grande scalinata di marmo che scende al mare di Brindisi.
Era da li che eserciti, imperatori e patriarchi si imbarcavano verso Gerusalemme e l'Oriente. Nel 1998 con gli amici delle Federazioni svizzera e francese abbiamo galoppato per dieci giorni, dal lago di Neuchatel fino alla Borgogna, ripercorrendo la marcia di Giulio Cesare sino al suo trionfo nella battaglia di Bibracte.

Alla Porta di Giove di Faleri Novii

Abbiamo detto che il nostro interesse è di contribuire a conservare le testimonianze antiche:
ma cosa succede nel nostro territorio a questo grande, prezioso patrimonio quasi sconosciuto disperso nei campi?
Le amministrazioni locali, salvo rare eccezioni non conoscono l'esistenza di questo patrimonio e forse non sono neppure attrezzate per vederlo.
E accade anche che si autorizzino lavori stradali ed iniziative private dove gli operatori tutto distruggono e disperdono senza la benché minima attenzione.
Non si tratta di porre vincoli o limitazioni e divieti, si tratta soltanto di prendere atto delle testimonianze che esistono sul territorio senza scaricabarili di responsabilità e di pertinenze.
Alcuni esempi:
il magnifico Ponte del Diavolo di Canale, dopo 2200 anni, sta quasi per crollare; non un solo cartello indica l'antica, importante strada Romana che arriva a Stigliano. Nel territorio di Anguillara un tratto di basolato dell'antica via Clodia ancora nei mesi scorsi è stato divelto dal "ripper" delle ruspe. Bracciano ignora ancora tutti gli antichi tracciati ed i resti di antiche costruzioni: nei quarti dell'Agraria e di Cinquilla, verso Castel Giuliano, via di S. Liberato, la Fiora.
Ad Oriolo e Veiano il percorso della Clodia è assolutamente un oggetto misterioso e regolarmente distrutto.
Troppo pochi e isolati sono gli interventi per salvare qualcosa e tra questi brillano come fari nel buio quelli dell'Università Agraria di Manziana, in località la MoIa, del Parco di Barbarano e quelli ben più importanti e lodevoli del Comune di Blera. Col nostro gruppo di Archeologia a cavallo abbiamo potuto godere di questi tesori antichi. Ma è un peccato che poco o nulla si faccia per renderli accessibili a tutti. Ed è ancora più triste che vengano abbandonati al degrado o alla scomparsa.
Luigi Triossi


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ANGUILLARA:
la proposta di un museo all'aperto

LA SCHEDA


La Fitetrec-Ante (Federazione Nazionale Turismo Equestre) ha sede in Piazza Mancini 4,C/1 00196 Roma; tel. e fax 0632650230; sito www.fiteec-ante.it e-mail fiteec@fiteec-ante.it
Il Centro ippico S.Giovenale, in Civitella Cesi, Blera, tel. 0761-415031, con il patrocinio del Gruppo Archeologia a Cavallo, organizza 10 Giorni con gli Etruschi, un viaggio a cavallo lungo i percorsi archeologici del nostro territorio nel mese di maggio.



Spesso ci capita di ascoltare dalle TV regionali o nazionali di nuove scoperte archeologiche nei più sperduti paesi del Lazio o nel resto d'Italia, e quasi sempre abbiamo potuto registrare la volontà delle amministrazioni locali di intervenire in concerto con le Soprintendenze per salvaguardarli, per restituirli al mondo scientifico e al pubblico degli appassionati. Ci spiace dover costatare che ad Anguillara, come del resto in altri paesi del lago, si è operato poco su questa linea. Quante occasioni mancate: ad esempio ricordiamo la mancata realizzazione (proposta anni fa su un giornale locale e rilanciata in un pubblico convegno) della musealizzazione all'aperto dei Sorti Lunghi, del recupero della Villa di Crocicchie o di quella di Valle Facciano, tutte poste su terreni del demanio collettivo. Senza parlare poi del mancato completamento dello scavo dell'imponente villa romana dell'Acqua Claudia che, se completata, riserverebbe piacevoli sorprese e nuove emozioni e un'indubbia attrazione turistica, mentre oggi è sconosciuta anche alla maggior parte dei cittadini di Anguillara. Che dire poi della via Clodia, che nei paesi che attraversa intorno al lago non è salvaguardata e messa in risalto come merita, pur essendo stato individuato il suo percorso per lunghi tratti con il lavoro di associazioni di volontariato. Fatto sta che oggi quest'importante via romana versa nell'abbandono e nel degrado.
Le amministrazioni spesso curano solo grandi progetti, ed è certo encomiabile quanto è stato fatto ad esempio ad Anguillara per il restauro del Palazzo baronale e per il progetto di un museo che raccolga i reperti dello scavo subacqueo della Marmotta (tra cui l'importante piroga preistorica che si trova ancora a Roma al Museo Pigorini). Un progetto che vedrà impegnati molti miliardi della vecchia lira. Ma è mancata la sensibilità verso quei piccoli progetti avanzati da associazioni di volontariato, come ad esempio La Spinosa, che si è vista chiudere uno scavo come quello della villa romana di Crocicchie che, se finanziato con una somma di pochi milioni di lire, avrebbe visto giungere in questo paese ricercatori di tutto il mondo ed avere un indubbio impatto turistico.
Crediamo che oggi, tuttavia, se si esprimeranno quelle volontà politiche che finora sono mancate, ci siano le condizioni per rilanciare, con la collaborazione di tutte le associazioni di volontariato, quel grande progetto di musealizzazione all'aperto nel territorio di Anguillara che può consentire di valorizzare in modo integrato quell'enorme patrimonio di beni culturali, ambientali e archeologici che è una delle grandi ricchezze, ancora non sufficientemente sfruttate, del nostro territorio.
M.D.


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"Bracciano romana"
II gruppo archeologico romano e la Biblioteca comunale di Bracciano organizzano nel mese d'aprile e di maggio una serie di conferenze e di visite guidate gratuite sul tema "il territorio di Bracciano in epoca romana".
Ecco il calendario:

4 aprile: la Via Clodia nell'Etruria romana;
11 aprile: gli etruschi nel territorio braccianese;
18 aprile: l'organizzazione amministrativa romana;
8 maggio: le terme suburbane;
15 maggio: il culto di Apollo.

Le conferenze
si terranno tutte alle ore 17 presso la Biblioteca di Bracciano.
Le escursioni saranno ulteriormente comunicate.
Per informazioni: tel. 06-99840045/67.

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La Via Clodia
La Via Clodia costruita dai romani nel III secolo a.C., prima ancora della Via Cassia, serviva per assicurare il traffico di merci ed il passaggio degli eserciti da Roma verso il nord.
Con lo sviluppo della Cassia, che divenne più diretta e importante, la Clodia servi essenzialmente a collegare con Roma la zona più ad ovest, per arrivare alla città di Saturnia, già allora famosa per le sue sorgenti calde, attraverso Bracciano, San Liberato, Oriolo, Velano, Barbarano, Blera, Norchia, Tuscania e Canino.

L'attuale Via Clodia-Braccianese ripercorre più o meno l'antico tracciato;
ma il tratto ancora oggi meglio conservato e godibile è quello che da Bracciano si dirige verso nord snodandosi finalmente libero dall'asfalto tra i boschi e nei campi.

Fonte: La Voce del Lago
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