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Le forze americane all'attacco con carri armati e mezzi blindati
Intanto sono state bloccate le vie di fuga, la capitale è isolata
Si combatte nel cuore di Bagdad
Battaglia per i palazzi di Saddam
Negli scontri 2 soldati Usa morti, sei feriti e alcuni dispersi
La Guardia Repubblicana di Saddam schierata a difesa dei ministeri
BAGDAD - Sulle rive del fiume, intorno ai siti presidenziali, proseguono gli scontri. Ma intanto la capitale irachena è completamente isolata. Secondo fonti militari Usa, infatti, intorno a Bagdad sono stati creati decine di posti di blocco che di fatto rendono impossibile il libero transito sulle principali arterie che entrano ed escono dalla metropoli. I checkpoint non riguardano però i civili, perché sono proprio i comandi delle forze alleate a precisare che si vuole "assicurare i militari iracheni che non possono muoversi liberamente, in nessuna direzione, mentre la popolazione civile può attraversare i posti di blocco e condurre la sua vita il più normalmente possibile".
Intanto, nella città, la battaglia prosegue da stamattina. Il Pentagono non vuole che la si chiami "battaglia per Bagdad". E anche il comando centrale in Qatar, prudentemente, parla di "attacchi ad obiettivi militari" e di raid "corazzato", che non ha per obiettivo quello di conquistare terreno. Comunque sia, la guerra da stamattina è arrivata nel vivo del potere di Saddam: il centro della capitale, dove si combatte attorno al principale palazzo presidenziale; ma anche la zona a sud est, l'altra direttrice da cui i marines stanno penetrando, incontrando però una accesa resistenza. Non si hanno dati sulle perdite irachene. Fonti Usa lamentano invece tra gli alleati due soldati morti, sei feriti e alcuni dispersi.
E' stata la seconda brigata a portare i suoi uomini e mezzi corazzati nel centro della capitale irachena; intanto un denso fumo nero si alzava da una nuova, grande trincea di petrolio data alle fiamme nel tentativo di rallentare la marcia alleata. L'attacco è partito di primo mattino, quando una colonna di oltre 60 carri armati e autoblindo americani ha lanciato una offensiva che è penetrata subito a fondo: "L'altro giorno si trattava giusto di una incursione - ha spiegato un portavoce militare - invece questa volta si fa sul serio".
I mezzi Usa, come detto, si sono spinti fino al principale sito presidenziale che sorge nel centro cittadino, dove, dopo aspri combattimenti (si sono udite numerose esplosioni), si sono riusciti ad attestare issando per pochi minuti la bandiera americana. Ma mentre venivano presi altri due palazzi del raìs, è partita una controffensiva con cui l'esercito di Saddam, sparando colpi di artiglieria pesante, vorrebbe riconquistare appunto il primo e più importante dei siti occupati.
Le truppe alleate potrebbero muoversi oggi stesso all'attacco degli strategici ministeri degli Esteri e dell'informazione. Quest'ultimo - dice il Pentagono - è già circondato. Ma secondo la Reuters, le truppe scelte della Guardia Repubblicana si sarebbero concentrate appunto in questi palazzi governativi, pronte a difenderli. Dalla stessa fonte si apprende che molti ponti della città sono stati bloccati dagli iracheni, che per rallentare la marcia dei blindati americani ne avrebbero fatti saltare almeno due.
Malgrado la drammaticità degli eventi, continua la guerra combattuta a colpi di propaganda. Il ministro dell'informazione iracheno Mohammad Said al Sahaf è apparso, all'aperto, davanti ai giornalisti e ha negato che le truppe Usa siano entrate a Bagdad con 60 carri armati: "Posso dirvi che gli infedeli americani non sono presenti", ha detto. Perché - è sempre al Sahaf a parlare - le colonne statunitensi che hanno cercato di entrare sono state "massacrate". E così sulle presunte posizioni acquisite: mentre il comando centrale in Qatar ripete che le forze alleate si sono attestate all'interno di due palazzi di Saddam, il ministro iracheno smentisce che alcun palazzo "sia stato preso dagli invasori".
Intanto, sulla capitale, già semioscurata dal fumo proveniente dalle trincee di petrolio che sono state date alle fiamme, tornano i mulinelli di sabbia provocati dal vento del deserto. Il risultato è che nella città la visibilità è molto bassa, e ciò potrebbe rallentare, o cambiare in corso d'opera, i piani dell'offensiva americana.