Bavaglio alla stampa, deputati in manette. L'Ungheria di Orbán spaventa l'Europa

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killing zoe
00venerdì 30 dicembre 2011 21:43
Ma da dove viene? E, soprattutto, dove vuole (o può) arrivare? Prima di diventare il leader più autoritario (e ansiogeno) d'Europa, l'ungherese Viktor Orbán, 48 anni, è stato un oppositore del regime comunista, si è laureato in legge (con tanto di stage a Oxford), ha professato idee social-liberali, ha fatto il parlamentare europeo fino a ricoprire la carica di vicepresidente del Ppe. Dieci anni fa, quando guidò per la prima volta il governo, Orbán si preoccupava di tagliare le tasse, ridurre la disoccupazione e guidare il suo Paese all'appuntamento con l'Europa. Ora, tornato al potere nell'aprile del 2010, farnetica sul ritorno della Grande Ungheria (ma forse si accontenterebbe anche del formato medio uscito dopo la Prima guerra mondiale). Intanto minaccia di ridurre la Banca centrale a semplice «ufficio bolli» dell'esecutivo, di soffocare definitivamente giornali e televisioni non graditi, di varare una grottesca legge elettorale che favorirebbe in modo smaccato il Fidesz, «l'Alleanza dei giovani democratici», il partito fondato nel marzo del 1988 dall'Orbán che il mondo sta imparando a conoscere.
Da giorni Budapest è una città tesa. Il 23 dicembre i deputati dell'opposizione si sono addirittura incatenati davanti al Parlamento, un grandioso edificio neogotico costruito nel 1844 sulla sponda destra del Danubio, proprio di fronte al Castello di Buda, arcigno simbolo dell'assolutismo monarchico, costruito in pieno Medioevo dal principe Stefano e ampliato da Sigismondo, sovrano del Sacro romano impero. Divagazioni? Non proprio, visto che nei mesi scorsi il partito del nuovo leader, mentre il debito pubblico quasi raddoppiava, mobilitava la schiacciante maggioranza conquistata in Parlamento (due terzi dei seggi) per inzeppare la nuova Costituzione, che entrerà in vigore dal primo gennaio, con riferimenti alla mitologia e alla retorica nazionalistica, con Santo Stefano, la Sacra Corona, la diaspora delle minoranze magiare nel centro Europa.
«Sembra di essere tornati agli anni 50», racconta al telefono da Budapest Zita Gurmai, europarlamentare ungherese, responsabile per le pari opportunità del gruppo Socialisti e democratici. C'era anche lei, la settimana scorsa, davanti al Parlamento: «La polizia ha arrestato persino i deputati, compreso l'ex primo ministro Ferenc Gyurcsány. Mi amareggia molto dirlo, ma oggi, con queste leggi e con questa guida, l'Ungheria non sarebbe ammessa nell'Unione Europea, perché non soddisfa più "i criteri di Copenaghen" sulla democrazia e il primato della legge».
I governi europei e le stesse istituzioni di Bruxelles ci hanno messo più di un anno per capire. Nel gennaio scorso Orbán si presentò davanti all'Europarlamento in veste di presidente di turno della Ue. L'emiciclo gli riservò un'accoglienza ruvida, paragonabile a quella accordata a Silvio Berlusconi nel 2003. Ma nessuno, in alcuna capitale europea, evocò neanche l'ipotesi di mettere l'Ungheria al bando dell'Europa. Perché la «deriva autoritaria» di Budapest, come ormai la definiscono molti giornali internazionali, nasce anche dall'imbambolamento generale degli ultimi 8-10 anni. Non solo alla Grecia, ma anche al governo del socialista Gyurcsány, è stato concesso, per esempio, di giocare con i bilanci pubblici. Del resto l'Ungheria non ha mai dato problemi a Bruxelles. Ah sì: lo scontro nel 1993 tra i viticoltori friulani e i rivali del lago Balaton per la denominazione del vino Tokai (vittoria ungherese). Cose da niente, un'innocua nota di colore, rispetto al grande disegno dell'allargamento, al destino europeo dell'Ungheria, il Paese dell'ex blocco comunista più aperto al mondo. Bene, evidentemente anche questo concetto va riposto nella soffitta dei luoghi comuni che si fa sempre più affollata. Gli Stati Uniti si sono già mossi, con una secca lettera di protesta indirizzata al premier ungherese e firmata dal segretario di Stato, Hillary Clinton. Nel Parlamento europeo si comincia a esaminare la procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato di Lisbona: via i diritti di voto a chi non rispetta i principi fondamentali dell'Unione, cioè libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e dello Stato di diritto. Tutti valori che, almeno quelli, sembravano inattaccabili. Anche in Ungheria.



di Giuseppe Sarcina
Fonte

i-modium
00venerdì 30 dicembre 2011 22:19
quasi come il forum di Joanna Golabek [SM=x44456]
binariomorto
00sabato 31 dicembre 2011 00:36
Ehhhh già ...
killing zoe
00martedì 3 gennaio 2012 17:52
Ungheria, la piazza sfida il governo:"La Costituzione viola la democrazia"
Decine di migliaia di persone - 100.000 secondo gli organizzatori, 70.000 per gli osservatori - ha manifestato ieri sera a Budapest contro la maggioranza governativa del premier conservatore Viktor Orban: una mobilitazione senza precedenti a cui hanno risposto partiti di sinistra ed ecologisti, ma anche movimenti della società civile.
Al contrario degli scorsi appelli alla manifestazione, che avevano mobilitato non più di qualche migliaio di persone, stavolta migliaia e migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la nuova Costituzione ungherese, giudicata come una violazione della democrazia.
La nuova carta costituzionale dell’Ungheria ha suscitato le critiche dell’Unione europea, del capo della diplomazia americana Hillary Clinton, del Fondo monetario internazionale (Fmi) e di numerose organizzazioni non governative: Orban è accusato, tra l’altro, di aver limitato i poteri della Corte costituzionale, di minacciare il pluralismo dei media e di aver messo fine all’indipendenza della giustizia.

Fonte
killing zoe
00mercoledì 4 gennaio 2012 21:32
Ungheria, la Ue si interroga"E' democrazia o dittatura?"
L'Unione europea esprime preoccupazione per l'operato del governo di Budapest. E lo fa chiedendosi se in Ungheria ci sia "una democrazia o una dittatura". Per appurarlo la Commissione analizzerà a fondo le leggi costituzionali approvate la settimana scorsa dalla maggioranza di destra che sostiene il premier Viktor Orbàn. Il processo, ha spiegato un portavoce di Bruxelles, può portare alla richiesta di multe in Corte di Giustizia.

Al centro delle polemiche e delle proteste (lunedì sera centomila persone hanno manifestato 1 contro il governo nel centro di Budapest) c'è l'insieme della nuova Costituzione magiara. L'Ue vuole valutare le sue conseguenze giuridiche su libertà di stampa e di religione, diritti delle donne, indipendenza della giustizia, competenze della Corte costituzionale ed altre questioni, come la legge elettorale. In particolare fa discutere la legge che minaccia l'indipendenza della Banca centrale. I negoziati su un eventuale aiuto finanziario da 15-20 miliardi di euro per stabilizzare il fiorino in pericolo potranno cominciarsi solo dopo un esito positivo di questa valutazione. Oggi il fiorino ha toccato il suo livello più basso rispetto all'euro a 319,70: negli ultimi mesi la valuta magiara ha perso il 20 per cento del suo valore.
Il governo di Orbàn ha fatto sapere di essere aperto alle consultazioni con l'Unione
europea sulla questione: "Abbiamo inviato a Bruxelles il testo della legge. Se la Commissione troverà punti da discutere, noi siamo pronti", ha detto il portavoce Peter Szijjarto aggiungendo che Orbàn intende rispondere anche al segretario di stato americano Hillary Clinton che, in una lettera, ha ammonito recentemente Budapest a rispettare le regole democratiche.
Da parte sua, l'Unione europea ha comunicato che la Commissione deciderà "a giorni o settimane" se far ricorso alle vie legali contro le controverse riforme costituzionali, nel caso queste risultino violare i trattati e le leggi europee. "Le nostre preoccupazioni - ha affermato il portavoce dell'esecutivo Ue, Olivier Bailly - rimangono e rimarranno finché la Commissione non avrà completato la valutazione di queste nuove leggi. E deciderà il prossimo passo una volta terminata la valutazione" ma in ogni caso, "agirà per fare in modo che la legge ungherese sia in linea con i trattati Ue".

Fonte
fabius039
00mercoledì 4 gennaio 2012 22:43

L'Ungheria di Orbán spaventa l'Europa



Magari si spaventasse, reagirebbe con più determinazione.
Invece ha fatto finta di non accorgersene, ed è stata costretta ad "aprire la pratica" solo dall'intervento della Clinton e dell'FMI.

Con i casini finanziari ed economici che già ci sono, vedono questa cosa più come una seccatura che come un dovere, innanzitutto morale.

In questo momento mi sa che chiunque può fare (quasi) quello che vuole, e l'Europa assomiglia sempre di più alla metternichiana "espressione geografica".
orckrist
00mercoledì 4 gennaio 2012 22:50


Oh, quanto mi dispiace per i pennivendoli magiari.....

In realtà la colpa del premier ungherese è di aver mostrato il dito medio a BCE e FMI, di aver dichiarato: “Nessuno può interferire con l’attività legislativa ungherese, nessuno al mondo può dire ai rappresentanti eletti dal popolo ungherese quali leggi approvare e quali no” e di aver posto sotto controllo statale la Banca Nazionale.

Roba da far tremare le vene ai polsi, roba da organizzare una rivoluzione colorata, roba da far venire voglia di esportare un po' di democrazia!



Forse perchè ha visto la situazione in Grecia.

Spero che non gli capiti qualche incidente....









killing zoe
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:01
Re:
orckrist, 04/01/2012 22.50:



Oh, quanto mi dispiace per i pennivendoli magiari.....

In realtà la colpa del premier ungherese è di aver mostrato il dito medio a BCE e FMI, di aver dichiarato: “Nessuno può interferire con l’attività legislativa ungherese, nessuno al mondo può dire ai rappresentanti eletti dal popolo ungherese quali leggi approvare e quali no” e di aver posto sotto controllo statale la Banca Nazionale.

Roba da far tremare le vene ai polsi, roba da organizzare una rivoluzione colorata, roba da far venire voglia di esportare un po' di democrazia!



Forse perchè ha visto la situazione in Grecia.

Spero che non gli capiti qualche incidente....



roba che al momento in Ungheria non esiste nemmeno più una radio o una televisione indipendete, sono rimaste solo radio e tv proregime!
Roba che l'intolleranza e l'antisemitismo sono ormai un dato di fatto [SM=x44475]


orckrist
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:12
Re: Re:
killing zoe, 04/01/2012 23.01:



roba che al momento in Ungheria non esiste nemmeno più una radio o una televisione indipendete, sono rimaste solo radio e tv proregime!
Roba che l'intolleranza e l'antisemitismo sono ormai un dato di fatto [SM=x44475]






Perchè in italia ne sono forse rimaste? [SM=x44452]

Quanto all'antisemitismo e all'intolleranza, direi che hanno dei buoni maestri:





killing zoe
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:19
Re: Re: Re:
orckrist, 04/01/2012 23.12:




Perchè in italia ne sono forse rimaste? [SM=x44452]

Quanto all'antisemitismo e all'intolleranza, direi che hanno dei buoni maestri:





dal momento che direttamente ed indirettamente vivo la situazione ungherese definire Orban "bravo" lo ritengo una cosa da brivido [SM=x44465]


orckrist
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:51
Re: Re: Re: Re:
killing zoe, 04/01/2012 23.19:



dal momento che direttamente ed indirettamente vivo la situazione ungherese definire Orban "bravo" lo ritengo una cosa da brivido [SM=x44465]






Personalmete mi fa rabbrividire molto di più la deriva che sta prendendo la baracca europea e il decadente "sogno amerregano" che la trascina, per cui vedo con favore ogni voce fuori dal coro.

killing zoe
00mercoledì 4 gennaio 2012 23:58
Re: Re: Re: Re: Re:
orckrist, 04/01/2012 23.51:




Personalmete mi fa rabbrividire molto di più la deriva che sta prendendo la baracca europea e il decadente "sogno amerregano" che la trascina, per cui vedo con favore ogni voce fuori dal coro.




una voce che si ispira a Putin e Berlusconi e che con la riforma costituzionale ha completamente annullato l'opposizione e l'autonomia del potere giudiziario, proponendo la nomina politica dei magistrati, e ha tolto l'immunità ai rappresentanti dell'opposizione?




killing zoe
00giovedì 5 gennaio 2012 19:42
Re:
fabius039, 04/01/2012 22.43:


L'Ungheria di Orbán spaventa l'Europa



Magari si spaventasse, reagirebbe con più determinazione.
Invece ha fatto finta di non accorgersene, ed è stata costretta ad "aprire la pratica" solo dall'intervento della Clinton e dell'FMI.

Con i casini finanziari ed economici che già ci sono, vedono questa cosa più come una seccatura che come un dovere, innanzitutto morale.

In questo momento mi sa che chiunque può fare (quasi) quello che vuole, e l'Europa assomiglia sempre di più alla metternichiana "espressione geografica".



infatti è da un anno che questa storia andava avanti e Bruxelles ha dormito della grossa con tutto che ogni giorno davanti al Parlamento di Budapest ci fosse gente che manifestava [SM=x44471] [SM=x44464]
Si sono svegliati dopo il 1 di gennaio quando la costituzione è entrata in vigore e il danno era fatto e non esiste più la "repubblica di Ungheria"

killing zoe
00giovedì 5 gennaio 2012 19:50
Ungheria, prova di diritto per l'Ue
L’attenzione focalizzata sulle difficoltà economiche e finanziarie dell’Italia e dell’Europa e la discussione sulle misure prese o da prendere per uscire dalla crisi, rischia di mettere in ombra, sotto la pressione dell’urgenza, un tratto fondamentale dell’Unione europea. Da lungo tempo ormai l’iniziale esclusivo scopo di creare un mercato comune si è arricchito di componenti diverse, di natura culturale e politica. Di esse si dà conto in apertura del Trattato sull’Unione, dichiarando che essa «si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». La coerenza con quei principi delle leggi e dei comportamenti di ciascuno dei ventisette Paesi membri è condizione per l’adesione all’Unione e per l’esercizio dei diritti che essa comporta. Tanto che la partecipazione di uno Stato membro può essere sospesa se gli organi dell’Unione constatano che esiste un rischio di violazione grave di quei valori. Le vicende in corso in Ungheria ci aiutano a ricordarcene.

L’Ungheria ha aderito (ha chiesto di aderire ed è stata accolta) all’Unione europea nel 2004, superando i test di democraticità e di compatibilità del sistema economico. Da allora il Paese ha vissuto gravi crisi economiche e politiche, ora giunte a un punto che allarma gli organi dell’Unione e l’opinione pubblica ungherese ed europea. Alle critiche provenienti dall’Unione e da altri Stati, il primo ministro ungherese Orban reagisce proclamando che nessuno può dettare al suo Paese ciò che deve fare. Con ciò solletica il suo elettorato e il nazionalismo ungherese, ma nega in radice la logica dell’appartenenza a una comunità come l’Unione. In Europa le vicende interne agli Stati membri, siano esse economiche o relative alla democrazia e alle libertà civili, riguardano tutti, istituzioni europee e cittadini. Non è irrilevante che ogni cittadino di ciascuno Stato membro sia anche cittadino dell’Unione.

Vinte le elezioni politiche e ottenuti, per il gioco della legge elettorale, più di due terzi dei seggi parlamentari, il governo ha introdotto modifiche alla Costituzione e alle leggi che confliggono con i valori propri dell’Unione. Sono stati fatti inquietanti richiami alla «ungheresità» etnica che urtano gli Stati confinanti in cui vivono minoranze magiare, è stata abolita la indipendenza della Banca centrale e sono state drasticamente ridotte l’indipendenza della magistratura e la libertà della stampa. Un’ampia epurazione è in corso. Il presidente della Corte suprema, già giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, si è dimesso. Il reclutamento dei nuovi magistrati è ormai nelle mani di un organismo che risponde al governo. La composizione della Corte costituzionale è modificata per legarla alla maggioranza di governo. La stampa, le radio e televisioni sono sottoposte a limitazioni e controlli che hanno iniziato a produrre dimissioni e licenziamenti di giornalisti non in linea. Il quadro che deriva dal contemporaneo attacco alla magistratura e alla stampa, il terzo e il quarto potere in democrazia, è per un verso classico in ogni regime autoritario e per l’altro è in esplicita rotta di collisione con i principi di democrazia su cui l’Unione europea si fonda e che sono comuni a tutti gli Stati membri.

Merita di essere particolarmente richiamato un aspetto delle riforme che il governo ungherese, forte della sua maggioranza, ha introdotto. Si tratta dell’attribuzione a un organo amministrativo legato al governo della possibilità di obbligare i giornalisti a svelare l’identità delle loro fonti di informazione. La Corte costituzionale, prima della modifica della sua composizione, ne ha constatato la incostituzionalità, rilevando che solo il giudice può obbligare in casi eccezionali il giornalista a rivelare le sue fonti. Un orientamento della Corte costituzionale in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e la pratica esistente negli altri Paesi dell’Unione. L’eccezionalità della violazione del segreto delle fonti, ammessa solo quando sia assolutamente necessaria per tutelare fondamentali interessi pubblici, è una regola indispensabile per consentire alla stampa di svolgere il suo ruolo di informazione e controllo nella società democratica. Per rimarcare la distanza tra le pretese del governo ungherese e la pratica negli altri Paesi si può ricordare la recente sentenza della Cassazione francese, che ha annullato un’indagine promossa dal pubblico ministero (che in Francia dipende dal ministro della giustizia), per individuare le fonti dei giornalisti che avevano ottenuto e pubblicato notizie da una istruttoria penale riguardante anche personaggi politici della maggioranza governativa. La Corte di Cassazione, richiamando la Convenzione europea dei diritti umani, ha osservato che le notizie pubblicate, da un lato avevano un notevole interesse per il pubblico e dall’altro non mettevano in pericolo essenziali esigenze di segretezza e ha annullato l’indagine. Proteggere le fonti delle notizie raccolte dai giornalisti, è necessario per evitare che esse si inaridiscano e per consentire alla società di far emergere notizie imbarazzanti per il potere, mantenendo vivo il dibattito democratico. Poiché la sola volontà della maggioranza non basta a dar linfa a una democrazia. L’indipendenza della magistratura, la libertà della stampa e la completezza dell’informazione della opinione pubblica, sono condizioni essenziali per la vitalità delle istituzioni della democrazia a garanzia dei diritti e delle libertà dei cittadini. Centottant’anni orsono Tocqueville, segnalando i pericoli della dittatura della maggioranza, scriveva che «quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m’importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge».

di VLADIMIRO ZAGREBELSKY
Fonte
binariomorto
00venerdì 6 gennaio 2012 00:30
E l' Ungheria rischia pure il fallimento ...
Etrusco
00venerdì 6 gennaio 2012 14:40
Re:
binariomorto, 06/01/2012 00.30:

E l' Ungheria rischia pure il fallimento ...




Infatti son messi molto male. Fitch sta già parlando di "spazzatura"
e se affonda l'Ungheria trema tutta l'UE, iniziando da banche come Unicredit che hanno consistenti titoli ungheresi. [SM=x44465]
orckrist
00venerdì 6 gennaio 2012 18:43
Re: Re: Re: Re: Re: Re:
killing zoe, 04/01/2012 23.58:



una voce che si ispira a Putin e Berlusconi e che con la riforma costituzionale ha completamente annullato l'opposizione e l'autonomia del potere giudiziario, proponendo la nomina politica dei magistrati, e ha tolto l'immunità ai rappresentanti dell'opposizione?








Già...perchè l'imposizione di un manipolo di banchieri e freddi burocrati senza la benchè minima farsesca votazione popolare, la precarizzazione a vita e liberalizzazioni selvagge atte a provocare la "guerra tra poveri" e a favorire gli "amiccci" sono il traguardo più alto della democrazia?

« Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli. »


(Henry Kissinger a proposito dell'elezione di Salvador Allende in Cile)



killing zoe
00mercoledì 11 gennaio 2012 21:54
Konrad: "In Ungheria c'è l'autocrazia Ci può salvare solo l'Europa"
"Non è più democrazia da noi, è autocrazia. Spero che presto ce ne libereremo, spero nell'Europa". Così mi dice Gyorgy Konrad, il Guenter Grass e il Sakharov ungherese: massimo scrittore magiaro vivente, dissidente ieri e oggi, nell'ora decisiva. Il regime promette correzioni alle leggi liberticide (specie quella che abroga l'indipendenza della Banca centrale) a poche ore dall'incontro tra il negoziatore ungherese Tamas Fellegi e la presidente del Fmi, Christine Lagarde. Senza i 20 miliardi di dollari del Fmi e della Ue il default è alle porte. Szolidaritàs, l'organizzazione-ponte dei democratici, invia a Bruxelles migliaia di lettere di ungheresi che chiedono aiuto, 'vogliamo restare cittadini europei'. L'ex premier tecnico di sinistra Gordon Bajnai propone un governo d'emergenza, quasi come Monti. Oggi a Roma la Fnsi organizza alle 17 un sit-in davanti all'Ambasciata d'Ungheria, Via dei Villini, per la libertà di stampa.

Signor Konrad, come andrà a finire?
"L'Ungheria presto o tardi si libererà da questo governo. Non sarà facile, siamo al limite. Rassicurare i mercati, il mondo, sarà possibile solo quando il governo, e soprattutto Orbàn, si dimetteranno. Finché lui resta non ci sarà fiducia tra la gente, nel mondo, nella Ue, né nello Imf. Orbàn ha perduto ogni credibilità".

La situazione economica è catastrofica, che ne pensa?
"Orbàn, è un uomo cattivo, la sua energia è la vendetta. Non può essere parte della soluzione, è il problema. Diffamazioni, accuse, licenziamenti, quindi repressione: non crea più fiducia. Risveglia i peggiori spettri del nostro passato, complicità con Hitler e l'Olocausto fino all'ultimo, il contrario di polacchi e cèchi al fronte con gli Alleati. E lui non ama Budapest, proprio come l'ammiraglio Horthy".

E le promesse di concessioni a Fmi e Ue?
"Ue e Fmi rifletteranno attentamente, se ha senso concedere credito a un uomo che ogni giorno dice il contrario. Qui la gente prende i soldi dalle banche e li porta in paesi vicini al sicuro".

E'ottimista sul futuro?
"A medio termine sì, a breve no. Ci vuole un credibile governo di esperti, qualcosa come Monti dopo Berlusconi".

L'Ungheria è ancora una democrazia?
"Credo di no. Non siamo più una democrazia: si fanno e disfano da un giorno all'altro leggi che cambiano radicalmente la situazione, abbiamo perso la certezza dello Stato di diritto. E'autocrazia dipendente dall'arbitrio di Orbàn. Un Putin ungherese. Il Putin nella Ue, triste eccezione. Ha sempre più potere, non è Stato di diritto, è una specie di socialismo reale di destra".

L'Europa perderà l'Ungheria?
"Non parlo contro il mio paese, non è l'Ungheria a rigettare la Ue, Orbàn dice spesso che possiamo vivere senza Ue ma lo pensa solo lui. Lui è il problema, non la soluzione. La Ue deve premere per un governo di esperti. Pian piano cominciano a far sentire la loro voce. I Popolari europei capiranno che il partito di Orbàn, oggi nei loro ranghi, non ha più a che vedere con i democratici conservatori Adenauer, de Gasperi e Kohl. Speriamo facciano presto, c'è poco tempo".



di ANDREA TARQUINI
Fonte
killing zoe
00sabato 25 agosto 2012 09:56
Le minacce di Orbàn alla Ue, "Apriremo altri conflitti"
Se il paese che governi ha dei problemi, interni e col resto del mondo, non c'è miglior ricetta che scaricare ogni colpa oltre confine. E dire che vinci e tutto va bene perché batti quei cattivi incapaci al di là delle tue frontiere. Ricetta vecchia: qualcuno in Italia decenni or sono disse 'molti nemici molto onore', altri in quei decenni a Berlino o a Mosca se la presero con immaginarie congiure internazionali più o meno ebraiche. Oggi quei ricordi del passato tornano attuali in paese membro dell'Unione europea e della Nato, l'Ungheria. Nella riunione annuale di tutti gli ambasciatori del paese sparsi per il mondo e convocati a Budapest, il premier-autocrate nazionalconservatore Viktor Orbàn ha pronunciato un discorso che - e fosse ben letto ed esaminato da Barroso a Bruxelles, dalla signora Merkel a Berlino o da Mario Draghi alla Bce a Francoforte - lascerebbe un forte segno negativo.

Citiamone i passi essenziali, riferiti dall'insospettabile quotidiano liberalconservatore e filogovernativo tedesco Die Welt. La nostra nuova Ungheria, ha detto Orbàn alle sue feluche, ha vinto tutti gli scontri che da quando io sono premier l'hanno opposta all'Unione europea, negli ultimi due anni. Cioè gli scontri sulle leggi liberticide contro i media, sul controllo pubblico imposto sulla Magyar Nemzeti Bank (la Banca centrale), sulle tasse punitive per gli investitori esteri dipinti come malefico capitale internazionale. E l'Ungheria ha vinto, ha continuato Orbàn,
"perché quei conflitti sono stati pensati, iniziati, aperti intenzionalmente dall'Ungheria stessa sotto la mia leadership". Avvertimento e informazione successiva al corpo diplomatico: "Aspettatevi l'apertura di nuovi, altri conflitti del genere con la Ue nel prossimo futuro". Tanto più, ha spiegato l'amico e ammiratore di Berlusconi e di Putin eletto premier a maggioranza dei due terzi dagli ungheresi (stanchi nel 2010 dei governi socialisti che si alternavano tra corruzione inefficiente e poi tardivi soprassalti di doloroso rigore tecnocratico) questa Ue è incapace. Soprattutto l'eurozona, è incapace di salvare l'euro, per cui quando s'incontrano ai vertici i suoi leader "sembrano gente che parla della Luna o di Marte".

Ai cinéphiles tra chi legge, o ai più anziani, verrà forse in mente quella splendida scena del ballo col mappamondo di Charlie Chaplin che impersona l'immaginario (ma allusivo) tiranno Adenoid Hinkel nell'indimenticabile film 'Il grande dittatore'. Ma a parte gli scherzi, il problema è serio. Questo premier che intanto sta negoziando, e quasi mendicando, un credito di almeno 15 miliardi di dollari col Fondo monetario internazionale e con l'Unione europea, in sostanza sputa sul piatto in cui spera di mangiare.

Certo, Orbàn può anche vantare successi nel suo duro negoziato con gli sperati creditori che poi insulta. Sconti ottenuti dai creditori internazionali sul debito estero ungherese, e poi una politica di tagli brutali, quasi alla Pinochet, ai danni dei ceti più deboli, l'hanno aiutato a stabilizzare la situazione economica, pur lontana dalla solidità industriale cèca e slovacca o dal perdurante boom alla coreana della Polonia democratica, e a rafforzare il fiorino. Dei costi sociali si parla poco. Anche perché il bavaglio ai media - Klubradio, l'emittente che era la massima e più ascoltata voce mediatica indipendente, ormai si riceve a fatica anche nella capitale-contribuisce a creare un clima in cui preferisci non criticare il potere. Anche se i fondi pensione privati sono stati espropriati in modo stalinista dallo Stato, anche se i disoccupati in malattia non hanno più diritto automatico al servizio sanitario nazionale. Anche se i neolaureati delle ancora ottime università magiare corrono a comprare l'ultimo biglietto di treno o volo low cost per Berlino prima che entri in vigore una legge che obbligherà i laureati a 'rimborsarè lo Stato lavorando in patria. Sullo sfondo, c'è la riabilitazione strisciante di Horthy, il dittatore alleato di Hitler.



di ANDREA TARQUINI
Fonte


Gli investimenti stranieri non mancano, anche se sono ben meno che a Varsavia o Praga: Mercedes raddoppierà la fabbrica in Ungheria, Audi lavora a tempo continuo per la 'piccolà prodotta nel paese magiaro. Non hanno ancora reagito alla tassa annunciata sulle conversazioni con i telefonini cellulari, che darà un colpo ai grandi operatori di rete internazionali, o all'idea contraria alle norme Ue di imporre prezzi sotto costo, 'non profit', per elettricità, gas e acqua. Il sistema autocratico funziona, comincia a minacciare di diventare contagioso. I partiti della nuova destra europea - come l'altro giorno i 'Democratici di Svezia', i nuovi populisti di Stoccolma - elogiano Orbàn come esempio. Bruxelles e Berlino tacciono ancora. La priorità è la salvezza dell'euro. Per cui gli strappi greci ai criteri di rigore di Maastricht sono visti con ben più severità che non l'addio di Budapest ai valori costitutivi del mondo libero, quelli nati col celebre discorso di Winston Churchill che denunciava la cortina di ferro abbassata da Stalin su mezza Europa. Alla cortina di silenzio e paura calata da Orbàn sull'Ungheria il mondo libero non reagisce. E i partner politico-economici prioritari di Orbàn, cioè la Russia di Putin, la Cina e l'Iran, reagiscono promettendo più appoggio a Budapest. Unione europea e Nato non vedono, o fanno finta di non vedere.
il tobas
00sabato 25 agosto 2012 10:42
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
orckrist, 06/01/2012 18.43:




Già...perchè l'imposizione di un manipolo di banchieri e freddi burocrati senza la benchè minima farsesca votazione popolare, la precarizzazione a vita e liberalizzazioni selvagge atte a provocare la "guerra tra poveri" e a favorire gli "amiccci" sono il traguardo più alto della democrazia?

« Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli. »


(Henry Kissinger a proposito dell'elezione di Salvador Allende in Cile)




La differenza è che qui in Italia nessuno ha imbavagliato la stampa: hanno regalato uno stock di foulard di Hermes e i giornalisti hanno fatto tutto da soli.


killing zoe
00sabato 27 ottobre 2012 22:53
L'opposizione si unisce per sfidare l'autocrate Orban

Nuova sfida per il premier-autocrate nazionalconservatore Viktor Orbàn in Ungheria. I movimenti dei cittadini e le organizzazioni civiche hanno firmato oggi un accordo per un'alleanza elettorale, per sostenere contro Orbàn il giovane ex premier tecnocrate e senza partito, il 44enne Gordon Bajnai, come leader carismatico alternativo al capo del governo di destra e puntare alla vittoria alle elezioni politiche del 2014. Dopo la sfida di piazza delle opposizioni di martedì scorso 23 ottobre a Budapest, con centomila persone che hanno risposto all'appello dei vari gruppi democratici, prende quindi sempre più corpo l'idea di lanciare Bajnai, il 'piccolo Monti ungherese' nel duello per arrestare la deriva autoritaria ed euroscettica impressa all'Ungheria da due anni di governo della Fidesz (il partito di Orbàn, appunto) e riportare il paese a solidi ancoraggi con i valori costitutivi democratici dell'Europa.
"Insieme 2014", è il nome dell'alleanza che appunto ha scelto Gordon Bajnai come capolista e leader. Il giovane ex premier - governò poco, per conto dei socialisti ma senza mai mettersi tessere di partito in tasca, fino all'aprile 2010, ma con audaci riforme e tagli salvò il paese dalla bancarotta alla greca - emerge dunque sempre di più come l'unico personaggio in grado di impensierire Orbàn. Il quale si affida sempre di più alla retorica nazionalista e populista, attacca la Ue e il Fondo monetario con toni degni dei partiti radicali ellenici, concentra sempre più potere personale nelle sue mani e continua nell'imbavagliamento dei media e nella politica di infiltrazione e presa in controllo delle istituzioni.
Bajnai deve ora unire i partiti d'opposizione democratici. Il Pd dell'ex premier socialista-migliorista Ferenc Gyurcsany lo ha appoggiato subito, mentre si dicono critici e dubbiosi i socialisti (Mszp, ex comunisti riformatori di prima della svolta del 1989 aperta dalla rivoluzione polacca, da Gorbaciov, e dalle sue intese con gli Usa di Ronald Reagan e con Papa Wojtyla) e i nuovi verdi della Lmp. Il pericolo è che i partiti tradizionali temano troppo di perdere peso e ruolo davanti al nuovo, giovane leader. Ma l'appello di Bajnai vuole essere trasversale, oltre gli schieramenti: ci vuole un nuovo centro, egli dice, per accogliere anche gli elettori che scelsero Orbàn nel 2010 e ora sono delusi, e per vincere e fermare la svolta autoritaria dannosa per la democrazia ma anche per l'economia nazionale, ormai in recessione in contrasto con Polonia, Repubblica cèca e Slovacchia agganciate alla locomotiva Germania.

di ANDREA TARQUINI
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killing zoe
00lunedì 11 marzo 2013 22:17
Ungheria, passa la Costituzione di Orban. Democrazia a rischio, protesta la Ue
Undici marzo 2013, a Budapest, nel cuore d'Europa, tramonta la libertà, muoiono i valori liberali e democratici del Vecchio continente: il golpe bianco del premier-autocrate Viktor Orbàn è definitivo. Precipita la crisi terminale della democrazia ungherese, ed esplode un duro confronto tra il governo nazionalpopulista di Budapest da un lato, e dall'altro i vertici degli Stati Uniti e dell'Unione europea. Lo Orszaghàz, il Parlamento magiaro, ha approvato oggi pomeriggio - con 265 sì, 11 no e 33 astensioni, e il Partito socialista, prima forza d'opposizione, che per protesta ha boicottato la seduta - le drastiche modifiche alla Costituzione volute dal premier-autocrate euroscettico Viktor Orbàn e imposte dal suo partito, la Fidesz (scandalosamente tuttora membro del Partito popolare europeo) senza consultare le altre forze politiche come è uso nei paesi liberi, e ignorando moniti e inviti a ripensarci dei partner europei.

Immediata, e di una fermezza senza precedenti, la reazione di Bruxelles: il presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, e il segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland, in un insolito comunicato comune diffuso poco fa affermano che le modifiche della legge fondamentale ungherese "sollevano preoccupazioni per quanto riguarda il principio del primato del Diritto, il Diritto dell'Unione europea e lo spirito dei suoi trattati, e le norme del Consiglio d'Europa". Invano Barroso e la Ue, e l'amministrazione Obama, avevano invitato Orbàn, il suo governo e il suo partito a prendere tempo, a consentire almeno che le istituzioni europee esaminassero a fondo le modifiche costituzionali. "E'assurdo pretendere che noi accettiamo ordini dall'estero", hanno detto i responsabili della Fidesz, "che non si facciano nessuna speranza".

Le modifiche sono gravi, stravolgono e distruggono i principi dello Stato di diritto: in pratica introducono la liceità di limitazioni della libertà d'espressione, criminalizzano persino i senzatetto se dormono in strada, trasformano i laureati in prigionieri del paese, con divieto d'espatrio per dieci anni, e soprattutto fanno a pezzi il principio costitutivo di ogni democrazia e del mondo libero, la separazione tra i poteri e i sistemi di checks and balances: la Corte costituzionale è sostanzialmente esautorata. Vediamo nell'ordine i punti più controversi della 'riforma costituzionale', o per dirla meglio del golpe bianco di Orbàn:

1- In futuro la Corte costituzionale potrà esaminare cambiamenti della Costituzione solo da un punto di vista formale, non sui contenuti. E inoltre i giudici supremi non potranno più richiamarsi a loro sentenze sul Diritto costituzionale ed europeo emesse prima dell'entrata in vigore della Costituzione voluta dal partito di Orbàn e varata nel gennaio 2012, anche in quel caso senza dialogo con gli altri partiti e senza tener conto di critiche e riserve dei partner europei. "E' la vendetta di Orbàn contro la consulta", dicono i socialisti. La Corte costituzionale in effetti aveva respinto proprio leggi liberticide che ora Orbàn trasforma col voto parlamentare di oggi in dettame costituzionale.

2- La libertà di espressione e di opinione potrà essere limitata se ferirà una non meglio definita "dignità della nazione ungherese".

3. Gli studenti saranno obbligati, dopo la laurea, a restare in Ungheria per un periodo almeno lungo come il corso di laurea, e in alcuni casi fino a dieci anni, e sarà loro vietato di cercare lavoro all'estero. Se violeranno tale norma dovranno ripagare le spese degli studi superiori.

4. I senzatetto non potranno trattenersi e dormire in spazio pubblico, se lo faranno saranno punibili dal diritto penale.

5. Dibattiti elettorali saranno vietati su radio e tv private, le ultime indipendenti e già combattute dal regime con taglio di frequenze e pressing per brutali tagli della pubblicità.

6. Coppie non sposate, senza figli o omosessuali non potranno avere la definizione di famiglia, e non avranno gli stessi diritti e agevolazioni della famiglia eterosessuale ufficialmente sposata e con figli.

7. Il vecchio partito comunista (da cui è scaturito come altrove al centro-est europeo il Partito socialista, alleato all'Europarlamento di Spd, Pd, Ps francese o New Labour) è definito organizzazione criminale. Processi politici contro oppositori sono dunque teoricamente possibili con pretesti costituzionali.

Durissimi i giudizi, non solo della Ue, di Washington, dei media di tutto l'Occidente libero, ma anche dei costituzionalisti ungheresi. Come l'esperto di diritto costituzionale Gyoergy Kollàth, secondo cui "questa Costituzione distrugge la separazione dei poteri e la collaborazione reciproca e in spirito di fiducia tra gli organi costituzionali, e al tempo stesso è un ripudio da parte ungherese dei valori europei che avevamo accettato liberamente dopo la fine del comunismo nel 1989". Intanto sul piano economico e sociale va sempre peggio con Orbàn al potere: il golpe bianco ha fatto crollare il fiorino, ce ne vogliono almeno 303 per un euro, è la peggior quotazione da anni e anni. L'economia è in recessione, e la situazione del mercato del lavoro, specie per i giovani - dicevano ieri dati europei - è insieme a quella greca la peggiore in tutta Europa.

di ANDREA TARQUINI
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killing zoe
00domenica 31 marzo 2013 19:18
Orban decora tre razzisti antisemiti dall'Ungheria nuova sfida all'Europa
Non è bastato il golpe bianco, la sfida all'Europa con la riforma in senso autoritario della Costituzione. E i moniti di Bruxelles, Berlino, Washington restano inascoltati. E'quanto si deduce dall'ultima decisione del governo nazionalpopulista ed euroscettico ungherese del premier-autocrate Viktor Orbàn: il conferimento di tre importanti premi ufficiali per la cultura a tre 'intellettuali' notoriamente razzisti, antisemiti e vicini all'estrema destra, cioè Jobbik (il partito all'opposizione da destra, che ha il 17 per cento dei seggi in Parlamento ma nei sondaggi è diventato seconda forza politica salendo al 19 per cento).
La notizia sembra tratta da una trama di fantapolitica-horror, invece è vera: l'autorevole Agence France Presse che la diffonde si riferisce a fonti ufficialissime. Vediamo i casi. Il primo è quello del premio Tancics, tradizionale e importante premio per i migliori giornalisti, conferito a Ferenc Szanizslò, commentatore alla televisione Echo TV, ritenuto vicinissimo alla Fidesz, cioè al partito di Orbàn, e noto per le tesi apertamente razziste che espone in pubblico. Come quando nel 2011 paragonò i rom a "scimmie", esternazione che gli valse persino un rimprovero dell'autorità-grande fratello governativa di controllo sui media. E' uno scandalo, restituiremo l'onorificienza, hanno annunciato una decina di giornalisti seri e democratici, premiati con il 'Tancsics' in passato, per protestare. "Non sapevo della decisione di premiare Szaniszlò, è deplorevole, ma non è nei miei poteri revocargli il premio", si è difeso il ministro delle Risorse umane e della forza nazionale, Zòltàn Balog.

Il secondo caso è quello di Kornel Bakay, che ha ricevuto per decisione del governo l'Ordine al merito. Bakay è un archeologo noto per il suo aperto, radicale antisemitismo. Tra l'altro aveva fatto scandalo a livello mondiale asserendo in pubblico che sarebbero stati gli ebrei a organizzare la tratta degli schiavi dal medioevo all'abolizionismo. Mentre è noto che lo schiavismo fu organizzato dalle potenze di allora e dall'attivissima (e per loro proficua) collaborazione di tribù e potentati arabi in Africa.

Il terzo caso riguara Janos Petras, cantante della rock band 'Karpatia'. E'in sostanza un gruppo nazirock, vicinissimo ai neonazisti antisemiti di Jobbik che amano ascoltare la loro musica nelle adunate. Petras ha ricevuto la croce d'oro al merito. Tra i motivi più noti cantati da lui e dal suo gruppo ce ne sono alcuni che inneggiano alla revisione delle frontiere europee con la ricostituzione della 'Grande Ungheria', cioè riprendendosi territori oggi slovacchi, ucraini, serbi e romeni. Il gruppo Karpatia ha anche partecipato anche a marce della Magyar Gàrda (Guardia magiara), il gruppo paramilitare di Jobbik con le uniformi nere e simboli fascistoidi, ufficialmente fuorilegge ma che continua a farsi vedere tranquillamente.

La politica culturale del governo Orbàn ha da tempo un orientamento radicale. Il governo ha di fatto riabilitato l'ammiraglio Miklòs Horthy, cioè il dittatore antisemita che fu il più efficiente e zelante alleato di Hitler in Europa e grande complice dell'Olocausto e dell'aggressione all'Urss. A Horthy vengono erette statue e dedicate vie e piazze. A Budapest vengono invece smantellati i monumenti di grandi nomi della cultura democratica, dal 'conte rossò Karoly Mihàly che divenne socialista e affrancò i suoi contadini, al poeta Attila Jòzsef, amico di Thomas Mann. E uno dei luoghi centrali della capitale, Roosevelt tér (Piazza Roosevelt) adesso non porta più il nome del presidente americano che alleato con Churchill e Stalin sconfisse l'Asse.

di ANDREA TARQUINI
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