Berlusconi: «L'Unione vuole eliminarmi»

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lostin
00domenica 6 maggio 2007 10:05
Il leader della Cdl preoccupato per gli effetti del Ddl Gentiloni, per il conflitto di interessi e per le dimissioni del giudice Vaccarella


PALERMO - Altro che regolamentazione del sistema radio-televisivo italiano. Il decreto Gentiloni, dal nome del ministro alle Comunicazioni che lo propone, è in realtà «un ddl ammazza Mediaset». Secondo il leader di Forza Italia il disegno di legge del governo «farebbe sparire completamente dalla nostra scena tutti gli investimenti stranieri e tutti i fondi di investimenti internazionali». L'obiettivo, aggiunge Berlusconi, sarebbe quello «di rovinare le aziende che sono della proprietà privata del proprio oppositore».
«VOGLIONO ELIMINARMI» - «Mi vogliono togliere la possibilità di essere ancora al governo del Paese - ha tuonato Berlusocni - , vogliono eliminarmi e non lo penso solo io è ormai chiaro». Il Cavaliere è tornato così sul tema del conflitto di interessi e sulla proposta avanzata dal premier Prodi di copiare il sistema americano con l'affidamenti dei beni degli imprenditori impegnati in politica ad un blind trust, ovvero un gestore terzo e indipendente. «Nessuno mi può chiedere di affidare il mio patrimonio a uno sconosciuto - ha spiegato il leader forzista - soprattutto quando questo patrimonio è frutto di una vita di lavoro, e per una persona come me che ha cinque figli, non si può chiedere un sacrificio folle di questo tipo».
«CONSULTA A SINISTRA» - Berlusconi ha parlato a margine di una visita a Palermo in occasione della campagna elettorale per le prossime amministrative. Parlando con i giornalisti ha affrontato anche il tema delle recenti dimissioni del giudice costituzionale Romano Vaccarella, uno dei 15 membri della Consulta, nominato nel 2002 su indicazione della Cdl. «Oggi - ha evidenziato Berlusconi - nella Corte costituzionale c'è una presenza politica della sinistra che riguarda 11 componenti e soltanto quattro riguardano l'area del centro destra, tra questi un personaggio autorevolissimo era Vaccarella».
«SIAMO PREOCCUPATI» - «È un fatto che ci preoccupa - ha aggiunto l'ex premier - perchè la sua presenza contribuiva a rendere meno forte la dominanza della sinistra nella Corte Costituzionale, in cui sono state fatte tutte le nomine da parte di due Capi dello Stato appartenenti alla sinistra, che hanno messo lì persone di loro fiducia e della stessa area».
«PERDITA PER TUTTI» - Le dimissioni di Vaccarella, secondo il Cavaliere, sono dunque «una grande perdita non solo per la Corte Costituzionale, non solo per il centrodestra, ma anche per tutti gli italiani che credono nella democrazia e nell'indipendenza di un organo che deve essere di garanzia e non di parte, come la Corte Costituzionale».
05 maggio 2007

da corriere.it
lostin
00domenica 6 maggio 2007 10:08
Questo editoriale tocca - a mio avviso molto lucidamente- un aspetto che può essere spunto di riflessione.


Alla fiera dell'ipocrisia


di Pierluigi Battista


I princìpi, se davvero sono princìpi, non possono valere a giorni alterni. Non si può, nei giorni pari, sostenere che il Berlusconi politico e magnate della tv è un pericolo per la democrazia e invece, in quelli dispari, trattare lo stesso Berlusconi come un salvatore dell'Italia (e dell'italianità), non in virtù delle sue capacità politiche, ma di quelle imprenditoriali. Il tema del conflitto d'interessi è cruciale. Ma agitarlo o metterlo da parte a seconda delle convenienze è soltanto avvilente.
E' vero, l'Unione aveva illustrato la riforma della legge sul conflitto d'interessi come uno dei pilastri simbolici del suo programma. Ma, per mesi e mesi, non aveva dimostrato altrettanta fretta per inserire le sue proposte nel calendario parlamentare. Adesso, invece, sembra che la fretta sia sopraggiunta come per effetto di una scossa elettrica. E proprio all'indomani del compiacimento universale per il Berlusconi «buono», dialogante, comprensivo, sorridente. Per il Berlusconi che, invitato al congresso ds diventandone addirittura una star, ha tenuto a sottolineare la propria disponibilità a intervenire per salvaguardare il carattere nazionale di Telecom. Per il Berlusconi che, improvvisamente, non è apparso gravato da un insostenibile conflitto d'interessi. Ora è ridiventato d'incanto insostenibile. Così insostenibile da non poter aspettare nemmeno un giorno in Parlamento, ad affare Telecom concluso.
Il conflitto d'interessi è il punto dolente della Seconda Repubblica, dalle origini ai giorni nostri. Risolverlo senza spirito vendicativo ma in sintonia con quanto accade negli altri Paesi democratici sembra un'impresa necessaria ma disperante. Ancor più deprimente è però lo spettacolo di chi usa il conflitto d'interessi come una minaccia, un cappio da stringere o allentare in base alla temperatura dei rapporti politici con Berlusconi che di quel conflitto è la massima incarnazione, non l'unica ma certamente la più macroscopica. Insistere sul conflitto d'interessi è doveroso. Ma insistere solo ad intermittenza offre inevitabilmente un'immagine di strumentalità, un accanimento ad personam che svilisce ad aggressione tribale una ineludibile questione di principio. La maledizione del conflitto d'interessi è una colpa di cui Berlusconi non si vuole emendare. La sciatteria di chi si indigna per il conflitto d'interessi dopo aver fatto finta di dimenticarsene aggiunge un tocco d'ipocrisia tutt'altro che necessario. L'anomalia italiana. Ma un'anomalia doppia.
05 maggio 2007

KuntaKinte77
00domenica 6 maggio 2007 11:06
il giornalista dell'ultimo articolo, evidentemente ignora che non si è riuscito in passato a parlare di conflitto di interessi perchè ci sono alcuni esponenti della che verrebbero inevitabilmente colpiti. Per sè stessi o per chi li sostiene.
Il ragionamento parte comunque da un presupposto sbagliato:
considerare berlusconi una volta buono e l'altra cattivo.
Quello spetta ai giudici, se glielo permettono.
Dal punto di vista politico non c'entra una mazza:
una legge sul conflitto di interessi è necessaria (unico passo che condivido con il giornalista).
Non si può dire di guardare con piacere l'economia americana (che a me non piace!) e poi non volere il blind trust. [SM=x44461]

In tutto questo maledico il giorno che questa maggioranza ha iniziato a dipendere da un partitino come l'Udeur e sia stata costretta a sorbirsi uno come Mastella. [SM=x44472]
siderius
00domenica 6 maggio 2007 15:28
Il conflitto d'interessi va risolto. Nn ci possono essere dubbi su questo.
Se i precedenti governi nn sono riusciti nell'intento significa, a mio parere, che anch'essi avevano "le mani in pasta" e nn volevano cambiare le regole del gioco.

Ora si cerca, giustamente, di risolvere questo problema e Berlusconi bene farebbe a nn strumentalizzare la cosa (una volta tanto) per difendere i suoi interessi privati.

Hai paura a lasciare le tue aziende a degli sconosciuti? Hai paura che i tuoi figli possano morire di fame? Benissimo!! Giustissimo!! Nn hai che da ritirarti dalla vita politica....

Paura di finire in gattabuia? Benissimo!! Ritirati dagli affari e rimani in politica!!(Tanto con quello che hai guadagnato ci campi 100 vite)

La vita è fatta di scelte...nn si può avere tutto! Nemmeno se ti chiami Berlusconi.
paperino73
00lunedì 7 maggio 2007 08:41
Concordo pienamente con P.L. Battista sul doppiopesismo di questa sinistra e sull'uso strumentale della minaccia di una legge sul conflitto di interessi (perchè di questo si parla ora: una minaccia, non ancora una legge).
E concordo, ovviamente, che una legge in materia sia necessaria.
Se poi la legge colpisce un Berlusconi e non - per dire - un DeBenedetti, potremo contestarla.
Ma almeno aspettiamo di vedere qualcosa di concreto.
mementino
00lunedì 7 maggio 2007 09:59
Re:

Scritto da: paperino73 07/05/2007 8.41
Concordo pienamente con P.L. Battista sul doppiopesismo di questa sinistra e sull'uso strumentale della minaccia di una legge sul conflitto di interessi (perchè di questo si parla ora: una minaccia, non ancora una legge).
E concordo, ovviamente, che una legge in materia sia necessaria.
Se poi la legge colpisce un Berlusconi e non - per dire - un DeBenedetti, potremo contestarla.
Ma almeno aspettiamo di vedere qualcosa di concreto.




...mah, qualunque essa sia per Berluska è una minaccia: tra le democrazie sviluppate la sua presenza rappresenta un'anomalia assoluta. La cosa patetica (e sottolineo il termine) è che proprio i primi a dover sostenere con forza una norma specifica facciano finta di niente (mi riferisco all forze di ispirazione liberale).
pasquale.60
00lunedì 7 maggio 2007 12:07
quanno ce vò, ce vò
mi sono sinceramente scocciato di tutte 'ste dietrologie e delle tante chiacchiere che annebbiano la discussione sulla questione "conflitto d'interesse".
Che berlusconi s'indigni perchè vuole difendere la sua roba, lo capisco (ma per ciò stesso ritengo che non abbia l'altezza morale per governare il nostro paese). Che altri saltino di palo in frasca per porre mille distinguo mi fa venire in mente che sono interessati agli interessi personali di berlusconi.
Le chiacchiere stanno a zero: una legge sul conflitto d'interessi ci vuole: una legge ricalcata su quelle degli altri paesi europei o degli stati uniti. Tutto il resto è noia, o interesse di bottega.
Etrusco
00lunedì 7 maggio 2007 20:29
Chi mi spiega questa cosuccia:
perchè Berlusconi si è iniziato subito ad agitare ed inveire appena si è iniziato a parlare solo di "conflitto di interessi"
senza però parlare di "ineleggibilità"?
[SM=x44451]

piperitapatty
00lunedì 7 maggio 2007 20:33
Ugo Magri per “la Stampa”


Se non un grazie, i Ds si sarebbero attesi dal Cavaliere quantomeno un attestato di correttezza, la conferma che nella maggioranza ci sono persone serie con le quali l’opposizione dialoga serenamente. Con grande sorpresa del Botteghino, invece, da Berlusconi sono arrivati solo insulti: killer, golpisti, dementi e perfino (sia pure in chiave scherzosa) maiali.

Tutto per la decisione di mandare in aula il 14 maggio la legge sul conflitto d’interessi, che Berlusconi considera alla stregua di un colpo basso per farlo politicamente fuori. «Fassino e D’Alema fingono di dialogare, ma nei fatti si dimostrano complici di Prodi», è lo sfogo privato berlusconiano, «perché al dunque non alzano un dito in mia difesa».

La realtà, però, è un po’ diversa da come il Cavaliere e i suoi la dipingono. Non solo i Ds si sono battuti per spegnere i furori antiberlusconiani più accesi. Ma addirittura Violante, cioè colui che i «berluscones» considerano il peggior nemico, è arrivato a minacciare le dimissioni da relatore del provvedimento, nel caso in cui fosse passata la linea estremista.

E’ accaduto durante la riunione di maggioranza di giovedì scorso: tra i capigruppo dell’Unione è andato in scena un duro scontro, con Violante che ha stoppato il tentativo di Verdi e Pdci che volevano inserire l’ineleggibilità di chi ha beni al sole per oltre 15 milioni di euro. In questo caso, Berlusconi non si sarebbe più potuto nemmeno ricandidare alle elezioni.

C’è dell’altro. Quando l’ex presidente Rai e ora deputato della Margherita, Zaccaria, ha suggerito in Commissione un’altra trappola anti-Silvio (vendita obbligatoria dell’impresa da parte del blind trust), tanto Violante che il rappresentante del governo, Paolo Naccarato, hanno espresso parere contrario. L’emendamento è stato messo ai voti e bocciato con il concorso (udite udite) dei terribili comunisti mangia-bambini di Rifondazione.

Il risultato è dunque una pallida controfigura della legge che il fronte antiberlusconiano avrebbe gradito. Fassino l’ha ripetuto ieri: «La legge va fatta, ma deve essere percepita dai cittadini come equilibrata, giusta e non come uno strumento per punire qualcuno». Perché allora, si chiedono sotto la Quercia, Berlusconi strepita tanto? Bonaiuti, il quale segue dappresso la vicenda per conto del Cavaliere, punta l’indice contro la decisione di portare in aula alla Camera il provvedimento: «I moderati della maggioranza arrivano sempre tardi, quando la sinistra radicale ha già ottenuto il suo scopo».

Obiettano dall’altra parte: la scadenza del 14 maggio, data di inizio del dibattito, era nota da tempo. E allora, dicono gli «ambasciatori» Ds accreditati a via del Plebiscito, non c’è che una spiegazione: Berlusconi alza i toni perché si vota in Sicilia, e poi alle amministrative. Vuole attirare su di sé i riflettori recitando la parte della vittima. Con il ministro Gentiloni che già si concede una profezia: «Vedrete che, passate le elezioni, questa legge “liberticida” gli andrà benone...».




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