Berlusconi: abolizione ICI. Comuni senza coperture

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Arjuna
00martedì 15 aprile 2008 12:40
Si comincia..
ROMA (Reuters) - Abolizione dell'Ici sulla prima casa al primo consiglio dei ministri e frontiere chiuse per combattere la criminalità. Sono queste due delle priorità segnalate oggi da Silvio Berlusconi.

"Abbiamo il disegno di legge pronto, (l'abolizione dell'Ici) sarà nel nostro primo consiglio dei ministri assieme alla detassazione del lavoro straordinario e ai premi di produttività, e insieme anche al bonus di mille euro per i nuovi nati", ha detto Berlusconi in un collegamento telefonico con RaiUno.

Il leader del Pdl è fiducioso di poter realizzare più rapidamente le riforme dopo che i partiti radicali di destra e sinistra rimasti fuori dal Parlamento.

Alla domanda su cosa il prossimo governo intenda fare sulla sicurezza, il Cavaliere ha annunciato: "Chiuderemo le frontiere", e ha aggiunto che bisognerà potenziare i centri di permanenza per gli immigrati e aumentare poliziotti e carabinieri di quartiere. "Agenti di prossimità", li ha definiti Berlusconi, chiamandoli "l'esercito del bene che fronteggerà nelle strade l'esercito del male".

Il leader del Pdl ha poi parlato di un "piano preciso per il contrasto a evasione ed elusione", e di "un'azione per ridurre il debito pubblico attraverso la cessione di cespiti di proprietà dello Stato".

Berlusconi ha inoltre precisato che ciò che è relativo ad "aiuto alle famiglie, agli anziani, ai giovani e alle imprese lo faremo addirittura nei primi consigli dei ministri. Per quanto riguarda altri punti, come per esempio il quoziente familiare, la riduzione dell'Irap,... dipenderà dallo sviluppo dell'economia e da quello che ci permetteranno di fare i nostri bilanci".

"LAVORI PARLAMENTO PIU' FACILI CON 'ESTREME' FUORI"

Al Senato, su 309 seggi - esclusi i 6 senatori eletti all'estero - la coalizione di Berlusconi ne ha conquistati 171, contro i 130 della coalizione guidata da Walter Veltroni.

Alla Camera dei Deputati Berlusconi ha ottenuto 340 seggi su 618 - esclusi i 12 deputati eletti dagli italiani all'estero - contro i 239 di Veltroni.

Secondo il leader del Pdl, con i partiti radicali di destra e sinistra rimasti fuori dal Parlamento sarà possibile realizzare più rapidamente le riforme necessarie al Paese.

"Sono fuori le estreme: questo dovrebbe garantire tutti, e soprattutto avremo la possibilità di un dialogo migliore tra le due parti in campo, e anche di dare il contributo di entrambe alla realizzazione di quelle riforme istituzionali che sono assolutamente indispensabili e avremo una velocità operativa in Parlamento straordinaria".
...

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Cominciano le dichiarazioni post-vittoria, adesso rimane da vedere, e criticare nel caso, l'operato effettivo.
Etrusco
00giovedì 17 luglio 2008 13:58
Ici: i Comuni perdono 1 miliardo e 677 milioni di euro
17 lug 11:16 Economia

ROMA - I Comuni italiani perderanno nel 2008, con il taglio dell'Ici, un miliardo e 667 milioni di euro.
Si tratta di fondi che i Comuni avevano gia' deliberato nei bilanci.

Lo dice un rapporto dell'Anci di analisi della manovra finanziaria.
Il nuovo taglio si aggiunge ai minori trasferimenti previsti.
(Fonte: Agr)
Nikki72
00lunedì 8 settembre 2008 18:18

MA QUELLA BOZZA NON CONVINCE

di Mario Giordano


Veni, vidi, Ici: tranquilli, l’imposta sulla prima casa non torna. C’è gente in giro che si diverte a sollevare polveroni sul nulla. E così hanno cercato di far passare l’idea che nella nuova bozza sul federalismo ci fossero i presupposti per resuscitare quell’acronimo scassatasche appena cancellato dalla nostra vita. Non è così. E non solo perché sono arrivate le smentite in serie di tutti coloro che alla bozza hanno lavorato (dal ministro Calderoli che, come un Giovanno d'Arco volontario, si dice disposto a bruciarsi piuttosto che avviare una simile retromarcia, al premier Berlusconi che parla di «festival della menzogna»), ma anche per il semplice fatto che nella bozza mai si parla di ripristino dell’Ici. Semplicemente, non c’è.
Ora è vero che quel progetto è scritto in perfetto sanscrito burocratese e solo alcuni volontari seguaci della religione masochista possono riuscire a leggerlo fino in fondo senza l’aiuto delle bombole d’ossigeno; ed è vero anche che in mezzo a quei codicilli da legulei ci potrebbe essere nascosto anche il mostro di Loch Ness senza che nessuno se ne accorga, ma tutto questo non basta a spiegare la vaporosa bufera. Ancora una volta, in realtà, abbiamo l’impressione che ci sia qualcuno che prova gusto a scatenare polemiche sulla luna per non vedere quello che sta succedendo sulla terra. Nelle ultime ore, in effetti, si è molto discusso sul ritorno dell’Ici, che è un falso problema. E ci si è dimenticati il vero problema: che il federalismo fiscale non aumenti le tasse, infatti, ci pare il minimo. Piuttosto: servirà ad abbassarle?
Diciamolo in altro modo. Non torna l’Ici? Lo sapevamo. Arrivano le tasse di scopo? Benissimo. Autonomia impositiva? Perfetto. Ma il punto è: nel complesso, alla fine, noi pagheremo meno imposte? La pressione sul contribuente italiano scenderà, come ha ripetuto ieri il ministro Brunetta, dal 43 al 40 per cento? E come? Quando? Attraverso quali marchingegni? L’autore della bozza ci perdonerà: abbiamo letto e riletto più volte la sua tortuosa prosa, ci siamo persi nei meandri dell’articolo 8 comma 6 della legge 131, abbiamo scalato le vette ardite del tributo regionale di cui all’articolo 6 comma 1 lettera h, ma alla fine non l’abbiamo capito. Perfino alcuni esponenti dell’esecutivo e i loro tecnici, cui abbiamo chiesto lumi, ci hanno confidato che il testo che sta girando appare a loro molto oscuro.
Quel poco che ci appare chiaro, per altro, ci preoccupa. Il nostro Mario Cervi, lucido come sempre, l’ha spiegato subito, due giorni fa, appena gli abbiamo messo in mano la bozza chiedendogli di commentarla al volo. Le sue perplessità sono le nostre: se ben abbiamo compreso quel che dice la riforma, restano le province, restano le regioni a statuto speciale, compaiono sette aree metropolitane e spunta una «razionalizzazione dell’imposizione» maledettamente assomigliante a un lungo elenco di vecchie e nuove tasse. E allora, se questi sono i presupposti, come si farà a ridurre la pressione fiscale? In quale comma si nasconde la bacchetta magica che rende possibile l’incantesimo?
Qualcuno ce lo spieghi. E se non è in grado di spiegarlo, si rimetta al lavoro perché già una volta abbiamo vissuto l’illusione di una riforma federalista che si è trasformata in una duplicazione della burocrazia e in una moltiplicazione delle spese: fu nel 1970 quando vennero istituite le Regioni. Non accadrà così con la riforma Calderoli, ne siamo sicuri. Ma non basta: a quella riforma, infatti, sono legate le grandi aspettative degli elettori sul cambiamento della macchina statale e sulla riduzione della pressione fiscale. Lo stesso premier Berlusconi nell’intervista di Ferragosto al Giornale disse che il futuro taglio delle tasse è legato ai risparmi che arriveranno da questo provvedimento. Si tratta, si capisce, di una di quelle imprese difficili, come scalare l’Everest o fare il maquillage a Rosy Bindi. Ma non si può sbagliare. Non si può accelerare a tutti i costi solo per una questione di bandiera, o peggio di bandierina. Non ci si può fare prendere dalla fretta, che è sempre una cattiva consigliera. Perché, si sa, con la fretta basta sbagliare una lettera, e anche le migliori bozze finiscono per fare le bizze.

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