Renato Brunetta

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Etrusco
00sabato 15 novembre 2008 18:01
Vita, opere, miracoli, contraddizioni e scheletri nell'armadio . . .


La trasferta a Teramo per diventare prof
- La casa con sconto dall’INPDAI
- Il rudere che si muta in villa
- Le assenze DA FANNULLONE in Europa e Comune
- Ecco la vera storia dell’ex venditore ambulante di gondolette di plastica



Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo per "L'espresso" in edicola ieri (Hanno collaborato Michele Cinque e Alberto Vitucci)


La prima immagine di Renato Brunetta impressa nella memoria di un suo collega è quella di un giovane docente inginocchiato tra i cespugli del giardino dell'università a fare razzia di lumache.
Lì per lì i professori non ci fecero caso, ma quella sera, invitati a cena a casa sua, quando Brunetta servì la zuppa, saltarono sulla sedia riconoscendo i molluschi a bagnomaria. Che serata.



La vera sorpresa doveva ancora arrivare. Sul più bello lo chef si alzò in piedi e, senza un minimo di ironia, annunciò solennemente: "Entro dieci anni vinco il Nobel. Male che vada, sarò ministro". Eravamo a metà dei ruggenti anni '80, Brunetta era solo un professore associato e un consulente del ministro Gianni De Michelis.

Ci ha messo 13 anni in più, ma alla fine l'ex venditore ambulante di gondolette di plastica è stato di parola.

In soli sette mesi di governo è diventato la star più splendente dell'esecutivo Berlusconi. La guerra ai fannulloni conquista da mesi i titoli dei telegiornali. I sondaggi lo incoronano - parole sue - 'Lorella Cuccarini' del governo, il più amato dagli italiani. Brunetta nella caccia alle streghe contro i dipendenti pubblici non conosce pietà.



Ha ristretto il regime dei permessi per i parenti dei disabili, sogna i tornelli per controllare i magistrati nullafacenti e ha falciato i contratti a termine. Dagli altri pretende rigore, meritocrazia e stakanovismo, odia i furbi e gli sprechi di denaro pubblico, ma il suo curriculum non sempre brilla per coerenza.

A 'L'espresso' risulta che i dati sulle presenze e le sue attività al Parlamento europeo non ne fanno un deputato modello.
Anche la carriera accademica non è certo all'altezza di un Nobel.

Ma c'è un settore nel quale l'ex consigliere di Bettino Craxi e Giuliano Amato ha dimostrato di essere davvero un guru dell'economia:
la ricerca di immobili a basso costo, dove ha messo a segno affari impossibili per i comuni mortali.

CHI L'HA VISTO
Appena venticinquenne, Brunetta entra nel dorato mondo dei consulenti (di cui oggi critica l'abuso).

Viene nominato dall'allora ministro Gianni De Michelis coordinatore della commissione sul lavoro e stende un piano di riforma basato sulla flessibilità che gli costa l'odio delle Brigate rosse e lo costringe a una vita sotto scorta. Poi diventa consigliere del Cnel, in area socialista. Nel 1993, durante Mani Pulite firma la proposta di rinnovamento del Psi di Gino Giugni. Nel 1995 entra nella squadra che scrive il programma di Forza Italia e nel 1999 entra nel Parlamento europeo.



Proprio a Strasburgo, se avessero applicato la 'legge dei tornelli' invocata dal ministro, il professore non avrebbe fatto certo una bella figura.

Secondo i calcoli fatti da 'L'espresso', in dieci anni è andato in seduta plenaria poco più di una volta su due.
Per la precisione la frequenza tocca il 57,9 per cento. Con questi standard un impiegato (che non guadagna 12 mila euro al mese) potrebbe restare a casa 150 giorni l'anno. Ferie escluse.

Lo stesso ministro ha ammesso in due lettere le sue performance:
nella legislatura 1999-2004 ha varcato i cancelli solo 166 volte, pari al 53,7 per cento delle sedute totali. "Quasi nessun parlamentare va sotto il 50, perché in tal caso l'indennità per le spese generali viene dimezzata", spiegano i funzionari di Strasburgo. Nello stesso periodo il collega Giacomo Santini, Pdl, sfiorava il 98 per cento delle presenze, il leghista Mario Borghezio viaggiava sopra l'80 per cento.

Il trend di Brunetta migliora nella seconda legislatura, quando prima di lasciare l'incarico per fare il ministro firma l'elenco (parole sue) 148 volte su 221. Molto meno comunque di altri colleghi di Forza Italia: nello stesso periodo Gabriele Albertini è presente 171 volte, Alfredo Antoniozzi e Francesco Musotto 164, Tajani, in veste di capogruppo, 203.

La produttività degli europarlamentari si misura dalle attività. In aula e in commissione. Anche in questo caso Brunetta non sembra primeggiare:
in dieci anni ha compilato solo due relazioni
, i cosiddetti rapporti di indirizzo, uno dei termometri principali per valutare l'efficienza degli eletti a Strasburgo. L'ultima è del 2000: nei successivi otto anni il carnet del ministro è desolatamente vuoto, fatta eccezione per le interrogazioni scritte, che sono - a detta di tutti - prassi assai poco impegnativa. Lui ne ha fatte 78.



Un confronto? Il deputato Gianni Pittella, Pd, ne ha presentate 126. Non solo. Su 530 sedute totali, Brunetta si è alzato dalla sedia per illustrare interrogazioni orali solo 12 volte, mentre gli interventi in plenaria (dal 2004 al 2008) si contano su due mani. L'ultimo è del dicembre 2006, in cui prende la parola per "denunciare l'atteggiamento scortese e francamente anche violento" degli agenti di sicurezza: pare non lo volessero far entrare. Persino gli odiati politici comunisti, che secondo Brunetta "non hanno mai lavorato in vita loro", a Bruxelles faticano molto più di lui: nell'ultima legislatura il no global Vittorio Agnoletto e il rifondarolo Francesco Musacchio hanno percentuali di presenza record, tra il 90 e il 100 per cento.

Se la partecipazione ai lavori d'aula non è da seguace di Stakanov, neanche in commissione Brunetta appare troppo indaffarato. L'economista sul suo sito personale ci fa sapere che, da vicepresidente della commissione Industria, tra il 1999 e il 2001 ha partecipato alle riunioni solo la metà delle volte, mentre nel biennio 2002-2003, da membro titolare della delicata commissione per i Problemi economici e monetari, si è fatto vedere una volta su tre. Strasburgo è lontana dall'amata Venezia, ma non si tratta di un problema di distanza. A Ca' Loredan, nel municipio dove è stato consigliere comunale e capo dell'opposizione dal 2000 al 2005, il nemico dei fannulloni detiene il record. Su 208 sedute si è fatto vedere solo in 87 occasioni: quattro presenze su dieci, il peggiore fra tutti i 47 consiglieri veneziani.



LA MAPPA DELLE PROPRIETA' DI BRUNETTA
Brunetta spendeva invece molto tempo libero per mettere a segno gli affari immobiliari della sua vita.
Oggi il ministro possiede un patrimonio composto da sei immobili
(due ereditati a metà con il fratello) sparsi tra Venezia, Roma, Ravello e l'Umbria, per un valore di svariati milioni di euro.
"Mi piacciono le case e le ho pagate con i mutui", ha sempre detto.
Effettivamente per comprare e ristrutturare la magione di 420 metri quadrati con terreno e piscina in Umbria, a Monte Castello di Vibio, vicino a Todi, Brunetta ha contratto un mutuo di 600 milioni di vecchie lire del 1993.

Ma per acquistare la casa di Roma e quella di Ravello, visti i prezzi ribassati, non ne ha avuto bisogno.
Cominciamo da quella di Roma. Alla fine degli anni Ottanta il rampante professore aveva bisogno di un alloggio nella capitale, dove soggiornava sempre più spesso per la sua attività politica.
Un comune mortale sarebbe stato costretto a rivolgersi a un'agenzia immobiliare pagando le stratosferiche pigioni di mercato.
Brunetta no.

Come tanti privilegiati, riesce a ottenere un appartamento dall'Inpdai,
l'ente pubblico che dovrebbe sfruttare al meglio il suo patrimonio immobiliare per garantire le pensioni ai dirigenti delle aziende.
Invece, in quel tempo, come 'L'espresso' ha raccontato nell'inchiesta 'Casa nostra' del 2007, gli appartamenti più belli finivano ai soliti noti. Brunetta incluso.
Un affitto che in quegli anni era un sogno per tutti i romani, persino per i dirigenti iscritti all'Inpdai ai quali sarebbe spettato.
Lo racconta Tommaso Pomponi, un ex dirigente della Rai ora in pensione, che ha presentato domanda alla fine degli anni Ottanta:
"Nonostante fossi stato sfrattato, non ottenni nessuna risposta. Contattai presidente e direttore generale, scrissi lettere di protesta, inutilmente".


Pomponi ha pagato per anni due milioni di lire di affitto e poi ha comprato a prezzi di mercato, come tutti.
Il ministro, invece, dopo essere stato inquilino per più di 15 anni con canone che non ha mai superato i 350 euro al mese, ha consolidato il suo privilegio rendendolo perpetuo:
nel novembre 2005 il patrimonio degli enti infatti è stato ceduto.
Brunetta compra ottenendo uno sconto superiore al 40% sul valore di stima.

Alla fine il prezzo spuntato dal grande moralizzatore del pubblico impiego è di 113 mila euro
,
per una casa di 4 vani catastali, situata in uno dei punti più belli di Roma.

Si tratta di un quarto piano con due graziosi balconcini e una veranda in legno. Brunetta vede le rovine di Roma e il parco dell'Appia antica. Un appartamento simile a quello del ministro vale circa mezzo milione di euro: con i suoi 113 mila euro l'economista avrebbe potuto acquistare un box.

GUARDA LO SFOGLIO: I DOCUMENTI DELL'ACQUISTO DELLA CASA INPDAI

Un tuffo in Costiera Anche il buen retiro di Ravello è stato un affare immobiliare da Guinness. Brunetta, che si autodefinisce "un genio", diventa improvvisamente modesto quando passa in rassegna i suoi possedimenti campani. "Una proprietà scoscesa", ha definito questa splendida villa
di 210 metri quadrati catastali immersa in 600 metri di giardino e frutteto.
Seduto nel suo patio il ministro abbraccia con lo sguardo il blu e il verde, Ravello e Minori.

Per comprare i ruderi che ha poi ristrutturato ha speso 65 mila euro tra il 2003 e il 2005.
"Quanto?", dice incredula Erminia Sammarco, titolare dell'agenzia immobiliare Tecnocasa di Amalfi:
"Mi sembra impossibile: a quel prezzo un mio cliente ha venduto una stalla con un porcile".
Oggi un rudere di 50 metri quadri costa circa 350 mila euro, e una villa simile a quella dell'economista supera di gran lunga il milione di euro. Il ministro ha certamente speso molto per la pregevole ristrutturazione, tanto che ha preso un mutuo da 300 mila euro poco dopo l'acquisto del 2003 che finirà di pagare nel 2018, ma ha indubbiamente moltiplicato l'investimento iniziale.


Ma come si fa a trasformare una catapecchia senza valore in una villa di pregio?

'L'espresso' ha consultato il catasto e gli atti pubblici scoprendo così che Brunetta ha comprato due proprietà distinte per complessivi sette vani catastali, affidando i lavori di restauro alla migliore ditta del luogo.
Dopo la cura Brunetta, al posto dei ruderi si materializza una villetta su tre livelli su 172 metri quadrati più dépendance, rifiniture in pietra e sauna in costruzione.
Per il catasto, invece, l'alloggio passa da civile a popolare.
In compenso, i sette vani sono diventati 12 e mezzo.
Come è stata possibile questa lievitazione?

"Diversa distribuzione degli spazi interni", dicono le carte.

La signora Lidia Carotenuto, che fino al 2002 era proprietaria del piano inferiore, ricorda con un po' di malinconia:
"La mia casa era composta di due stanzette, al massimo saranno stati 40 metri quadrati e sopra c'era un altro appartamento (che misurava 80 metri catastali, ndr) in rovina.
So che ora il Comune di Ravello sta costruendo una strada che passerà vicino all'abitazione del ministro.
Io non avrei venduto nulla se l'avessero fatta prima...".


A rappresentare Brunetta nell'atto di acquisto della dépendance nel 2005 è stato il geometra Nicola Fiore, che aveva seguito in precedenza anche le pratiche urbanistiche.
Fiore era all'epoca assessore al Bilancio del comune, guidato dal sindaco Secondo Amalfitano, del Partito democratico.
I rapporti con il primo cittadino è ottimo: Brunetta entra nella Fondazione Ravello.
E quest'anno, dopo le elezioni, Amalfitano fa il salto della barricata, entra nel Pdl e lascia la Costiera per Roma dove viene nominato suo consigliere ministeriale.


Il Nobel mancato

"Io sono un professore di economia del lavoro, l'ho guadagnato con le unghie e con i denti. Sono uno dei più bravi d'Italia, forse d'Europa", ha spiegato Brunetta ad Alain Elkann, che di rimbalzo lo ha definito "un maestro della pasta e fagioli" prima di chiedergli la ricetta del piatto.
L'economista Ada Becchi Collidà, che ha lavorato nello stesso dipartimento per otto anni, dice senza giri di parole che "Renato non è uno studioso. È prevalentemente un organizzatore, che sa dare il meglio di sé quando deve mettere insieme risorse".

Alla facoltà di Architettura di Venezia entra nel 1982, dopo aver guadagnato l'idoneità a professore associato in economia l'anno precedente.
Come ha ricordato in Parlamento il deputato democratico Giovanni Bachelet, Brunetta non diventa professore con un vero concorso, ma approfitta di una "grande sanatoria" per i precari che gravitavano nell'università.
Una definizione contestata dal ministro, che replica: avevo già tutti i titoli.

In cattedra Secondo il curriculum pubblicato sul sito dell'ateneo di Tor Vergata (dove insegna dal 1991), al tempo il giovane Brunetta poteva vantare poche pubblicazioni: una monografia di 500 pagine e due saggi. Il primo era composto di dieci pagine ed era scritto a sei mani, il secondo era un pezzo sulla riduzione dell'orario edito da 'Economia&Lavoro', la rivista della Fondazione Brodolini, di area socialista, che Brunetta stesso andrà a dirigere nel 1980.

Tutto qui? Nel mondo della ricerca esistono diverse banche dati per valutare il lavoro di uno studioso.

Oggi Brunetta si trova in buona posizione su quella Econlit, che misura il numero delle pubblicazioni rilevanti: 30, più della media dei suoi colleghi. La musica cambia se si guarda l'indice Isi-Thompson, quello che calcola le citazioni che un autore ha ottenuto in lavori successivi: una misura indiretta e certo non infallibile della qualità di una pubblicazione, ma che permette di farsi un'idea sull'importanza di un docente. L'indice di citazioni di Brunetta è fermo sullo zero.

Le valutazioni degli indicatori sono discutibili, ma di sicuro il mondo accademico non lo ha mai amato:
"L'università ha sempre visto in lui il politico, non lo scienziato"
, ricorda l'ex rettore dello Iuav di Venezia, Marino Folin. Nel 1991, da professore associato, riesce a trasferirsi all'Università di Tor Vergata.
In attesa del Nobel, tenta almeno di diventare professore ordinario partecipando al concorso nazionale del 1992.
In un primo momento viene inserito tra i 17 vincitori. Ma un commissario, Bruno Sitzia, rimette tutto in discussione.


Scrive una lettera e, senza riferirsi a Brunetta, denuncia la lottizzazione e la poca trasparenza dei criteri di selezione.
"Si discusse anche di Brunetta, e ci furono delle obiezioni", ricorda un commissario che chiede l'anonimato:
"La situazione era curiosa: la maggioranza del collegio era favorevole a includere l'attuale ministro, ma non per i suoi meriti, bensì perché era stato trovato l'accordo che faceva contenti tutti.
Comunque c'erano candidati peggiori di lui".
Il braccio di ferro durò mesi, poi il presidente si dimise. E la nuova commissione escluse Brunetta.
Il professore 'migliore d'Europa' viene bocciato.
Un'umiliazione insopportabile.

Così fa ricorso al Tar, che gli dà torto. Poi si appella al Consiglio di Stato, ma poco prima della decisione si ritira in buon ordine.



Nel 1999 era riuscito infatti a trovare una strada per salire sulla cattedra.
Un lungo giro che valica l'Appennino e si arrampica alle pendici del Gran Sasso, ma che si rivela proficuo. È a Teramo che ottiene infine il riconoscimento: l'alfiere della meritocrazia, bocciato al concorso nazionale, riesce a conquistare il titolo di ordinario grazie all'introduzione dei più facili concorsi locali.
Nel 1999 partecipa al bando di Teramo, la terza università d'Abruzzo. Il posto è uno solo ma vengono designati tre vincitori.

La cattedra va al candidato del luogo ma anche gli altri due ottengono 'l'idoneità'. Brunetta è uno dei due e torna a Tor Vergata con la promozione. Un'ultima nota. A leggere le carte del concorso, fino al 2000 Brunetta "è professore associato a Tor Vergata". La stranezza è che il curriculum ufficiale - pubblicato sul sito della facoltà del ministro - lo definisce "professore ordinario dal 1996". Quattro anni prima: errore materiale o un nuovo eccesso di ego del Nobel mancato?




DICHIARAZIONE DEL MINISTRO BRUNETTA SU "INCHIESTA" DE L'ESPRESSO


«Apprendo, da anticipazioni di stampa, che il settimanale L'Espresso mi dedica la copertina e un'inchiesta.
Questa attenzione non può che farmi piacere, il contenuto ancora di più.
L'inchiesta de "L'Espresso" fruga nella mia vita.
Fruga nel mio patrimonio. Fruga nella mia carriera universitaria.
Fruga nella mia attività politica e di consulente.
Fa tutto questo da par suo, con malizia ed esagerazione.
Alla fine, però, restituendo il ritratto di una persona per bene.
Le case me le sono pagate accendendo mutui, che L'Espresso si è preoccupato di controllare e confermare. Bravi.
Aggiungo un particolare, che all'ottima redazione è sfuggito: per gli investimenti immobiliari ho anche usato i soldi del loro Gruppo, l'Editoriale L'Espresso, che mi sono stati consegnati non proprio spontaneamente, ma a seguito di una diffamazione riconosciuta come tale dalla giustizia italiana.

La carriera universitaria raccontata è quella di un figlio di venditore ambulante, che è diventato professore incaricato a 27 anni, professore associato a 33 anni e professore straordinario a 49. Debutto giovanile, ma carriera non certamente fulminante (il posto di professore associato l'ho avuto da una commissione presieduta da Paolo Sylos Labini, un grande maestro).
Durante il concorso nazionale per diventare professore ordinario ho scontato il non essere parte del mondo dei baroni, il non avere protezioni, altro titolo di merito. Teramo, invece, non è stata una scelta, ma il rispetto della legge.

Per il Nobel l'indicazione originale è di Ricki Levi, che, negli anni '80, pubblica sul Corriere della Sera un articolo candidando, per i futuri Nobel, me assieme a Alberto Alesina, Francesco Gavazzi, Nicola Rossi e Riccardo Faini. Pertanto, si rivolgano a lui, e gli portino i miei ancora validi ringraziamenti.

La consulenza non l'ho avuta a 25 anni, ma a 33 (ero già professore associato, a Padova) e detta attività si è svolta per cinque anni al Ministero del Lavoro, a titolo gratuito. Proprio questa mia consulenza mi ha procurato l'interessamento delle Brigate Rosse.
Vivo ancora sotto scorta, al punto che mi dispiace solo una cosa: che si siano pubblicati indirizzi, foto e mappe delle case dove risiedo, in questo modo rendendo un servizio non certo al postino, ed aumentando il peso del lavoro dei ragazzi cui è affidata la mia sicurezza. Per quanto si possa essere spiritosi, non riesco a riderne.

Al CNEL sono stato nominato dal Presidente della Repubblica e in quella sede ho presieduto la commissione più importante: quella per l'informazione.
Al Parlamento europeo, poi, sono stato relatore di una direttiva su accesso e interconnessione, direttiva fondamentale (e non "di indirizzo") del pacchetto normativo sulle telecomunicazioni, e di un regolamento direttamente applicabile negli ordinamenti interni degli stati membri in materia di energia, oltre ad aver lavorato su altri dossier, come relatore ombra o per parere, ed aver interrogato le istituzioni comunitarie. Per quanto riguarda i voli low cost per raggiungere la sede di Strasburgo, ero in compagnia di tutta la delegazione di parlamentari europei italiani, con noi l'attuale Presidente della Repubblica.

E' bene ricordare che il sistema elettorale per il Parlamento europeo prevede l'uso delle preferenze. Gli elettori, unici a dover valutare il lavoro degli eletti, sono stati ripetutamente generosi con me, il che non credo si debba al valore di una rete clientelare che non ho, che non avrei saputo e non saprei come alimentare. Ove gli ottimi giornalisti vogliano cimentarsi su questo tema, così come su tutto il resto, contino pure sulla mia collaborazione.

Inoltre, faccio osservare che i dati sulle presenze sono tratti dal mio sito, cioè resi pubblici da me. Attendo un'inchiesta su quanti si sottopongono alla medesima disciplina della trasparenza.
Sul mio sito ( www.renatobrunetta.it < www.renatobrunetta.it > ) è già presente abbondante documentazione sull'attività, professionale e politica, svolta.
Da domani sarà possibile consultare ogni cosa, relativa all'inchiesta dell'Espresso, compreso, naturalmente, il testo della sentenza che mi riconosce diffamato. Sono sicuro che il direttore del settimanale, così come quello del quotidiano La Repubblica, vorranno offrire un link ai loro lettori, e, magari, anche emularmi nel mettere in rete i loro meriti e le loro gesta. Senza reticenze.

Riassumendo: le case me le sono comprate con i mutui, e con i soldi dell'Espresso. La cattedra universitaria me la sono sudata. L'attività politica e di consulente sono frutto di una lunga gavetta.
Nell'insieme, quindi, ringrazio L'Espresso per l'attenzione dedicatami e per i risultati cui ha portato. Prima di tutto, però, li ringrazio perché trattando quei temi hanno dimostrato che altrimenti non si potrebbe attaccare il lavoro che sto conducendo, e che sono pronto ad illustrare, nel dettaglio, ai lettori del settimanale. La carta giocata, se capisco bene, suona più o meno così: le cose che dice Brunetta sono giuste, ma lui non è coerente ed il più pulito ha la rogna. Salvo che, leggendo, si scopre tanto la coerenza umana, culturale e politica, quanto la buona salute della mia epidermide. Grazie».

Renato Brunetta

[13-11-2008]



Etrusco
00sabato 15 novembre 2008 18:04
Nikki72
00sabato 15 novembre 2008 18:09
Re:
Etrusco, 15/11/2008 18.04:






però... complimenti x la moglie [SM=x44466]



ps è la moglie, vero? [SM=x44452]
Etrusco
00sabato 15 novembre 2008 18:15
Re: Re:
Nikki72, 15/11/2008 18.09:





però... complimenti x la moglie [SM=x44466]



ps è la moglie, vero? [SM=x44452]




Severgnini la definirebbe "un'amica con privilegi speciali" [SM=x44455]
Etrusco
00sabato 15 novembre 2008 18:24
BRUNETTA DICE DI AVER VISTO MAPPA E FOTO DELLE SUE CASE SU “DAGOSPIA”
– LO RINGRAZIAMO PER L’ATTENZIONE MA SOTTOLINEAMO CHE ABBIAMO RIPRESO SOLO IL TESTO DALL’”ESPRESSO” (DATO LA PROMESSA “UNA CASA CON I SOLDI DELLA QUERELA”)…

M. Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"



Renato Brunetta


«Quel furbetto di Brunetta» non ci sta.
L'Espresso lancia la sua cover story, passando ai raggi X il ministro della Funzione pubblica.
Il settimanale pubblica gli atti notarili di compravendita delle sue proprietà
(il mattone è la sua passione, a un Porta a Porta si presentò proprio con un laterizio in mano), la carriera accademica (ordinario o associato?),
le presenze effettive dell'antifannulloni alle sedute del Parlamento di Strasburgo e a quelle al Comune di Venezia.

E l'utilizzo di voli low cost per andare a Strasburgo così «massimizzando i guadagni»,
vista la differenza tra il costo del biglietto e il rimborso forfettario fissato a 800 euro, per gli europarlamentari. Per Brunetta sono tutte falsità, ma l'aspetto più grave è un altro.

Quello che fa proprio infuriare il ministro è la mappa delle sue case
che correda il servizio

dei giornalisti Emiliano Fittipaldi e Marco Lillo e le foto dei balconi di Roma,
della terrazza sul mare a Ravello,
delle colonne dell'androne a Venezia,
del casale immerso nel verde in quel di Todi.

Mappa e foto pubblicate sul sito online del magazine e di lì rilanciate da Dagospia, il sito di Roberto D'Agostino.
«Io le ho viste su Dagospia e non ci ho visto più» dice agitatissimo il ministro
«perché sono 25 anni che vivo sotto scorta, a causa delle Brigate Rosse:
sono degli irresponsabili, adesso sanno tutti dove abito».

La scorta dell'Arma sarà più guardinga, così almeno avrebbero deciso subito i vertici della sicurezza («Ma di questo non voglio parlare»).


Quel che è peggio, le anticipazioni del settimanale, direttore Daniela Hamaui,
rovinano al ministro «il più grande colpo riformista che sia stato messo a segno in questo Paese
visto che in Commissione, al Senato, proprio ieri con concordia bipartisan è stato approvato il ddl sul pubblico impiego».

In più, gli guastano l'effetto mediatico dell'annuncio che 165 euro
,
una tantum per la vacanza contrattuale, arriveranno in busta-paga insieme alla tredicesima per tutti gli statali. Perciò Brunetta non ha dubbi a qualificare il servizio dell'Espresso (che oggi pubblicherà tutto) «come una chiara intimidazione nei miei confronti».

Ne è convinto, perché lunedì scorso quando è stato avvisato dal suo notaio di fiducia che i giornalisti del settimanale gli avevano chiesto gli atti di acquisto delle case,
aveva cercato «invano », racconta lui, la Hamaui:
«Sono riuscito a parlarle solo il giorno dopo, e soprattutto dopo che mi ero lamentato del suo silenzio con il suo editore, l'ingegnere Carlo De Benedetti ».
E che le ha detto Hamaui?
«Che facevano un'inchiesta e non un'intervista. Allora ho chiesto: ma lo sa che sono sotto scorta da 25 anni a motivo delle Br?»
E lei cosa ha risposto? «Gelida mi ha detto: "Lo so"».


L'Espresso ha replicato alle dichiarazioni pubbliche di Brunetta,
precisando di non aver dato alle stampe «nessun indirizzo delle proprietà immobiliari del ministro»,
ma solo «indicato le città nelle quali esse si trovano e alcune foto che non consentono di individuare la strada,
ma permettono ai lettori di avere un'idea del reale valore».
E ha ricordato - quanto ai problemi di sicurezza - che «lo stesso ministro in numerose interviste a quotidiani, riviste, televisioni (nazionali e locali), rintracciabili anche sulla rete Internet, ha elencato le sue proprietà indicandone località e caratteristiche.
[SM=x44522]

Alcuni siti Internet hanno nell'occasione pubblicato anche alcuni indirizzi».
Sul merito delle accuse, il titolare delle Funzione Pubblica annuncia che «un completo, e quindi lunghissimo, elenco di tutti i macroscopici errori e di tutte le affermazioni malevole e diffamatorie contenuti dell'inchiesta» sarà pubblicato oggi su «Renatobrunetta. it».
Diabolicamente perseverando, il ministro promette che comprerà «una casa con i soldi della querela».


Dagospia [14-11-2008]
alexosit
00sabato 15 novembre 2008 19:00
Adoro questo personaggio.
Nikki72
00sabato 15 novembre 2008 19:47
Re: Re: Re:
Etrusco, 15/11/2008 18.15:




Severgnini la definirebbe "un'amica con privilegi speciali" [SM=x44455]





ma quanto sei malizioso [SM=x44498]


poi, se è vero quel che si dice degli uomini piccoli... tanto male non se la passa la signora [SM=x44455]
Leonessa73
00sabato 15 novembre 2008 22:28
Re: Re: Re: Re:
Nikki72, 15/11/2008 19.47:





ma quanto sei malizioso [SM=x44498]


poi, se è vero quel che si dice degli uomini piccoli... tanto male non se la passa la signora [SM=x44455]




Mi viene il vomito al solo pensiero [SM=x44504]
il tobas
00domenica 16 novembre 2008 11:32
Indipendentemente dalla carriera non proprio in sintonia con i suoi proclami, per capire l'inutilità dell'uomo come ministro (e la sua pericolosità come picconatore dei diritti fondamentali di tutti i lavoratori, statal ie non) basta andarsi a leggere i provvedimenti che ha emanato da quando è al governo.
guardiola1
00domenica 16 novembre 2008 11:36
signori siamo davanti al governo piu vergognoso del dopoguerra.....e brunetta ne è un degno rappresentante
Etrusco
00domenica 16 novembre 2008 12:34
Re:
il tobas, 16/11/2008 11.32:

Indipendentemente dalla carriera non proprio in sintonia con i suoi proclami, per capire l'inutilità dell'uomo come ministro (e la sua pericolosità come picconatore dei diritti fondamentali di tutti i lavoratori, statali e non)
basta andarsi a leggere i provvedimenti che ha emanato da quando è al governo.



CROZZA - BRUNETTA E IL GOVERNO [SM=x44452]
paperino73
00lunedì 17 novembre 2008 09:29
I due ministri più osteggiati


Campagne di stampa contro Renato Brunetta, continue manifestazioni contro Mariastella Gelmini. Domandarsi perché Brunetta e Gelmini siano osteggiati dalla sinistra italiana più di qualunque altro membro del governo (ministri leghisti inclusi) significa interrogarsi sulla natura della suddetta sinistra, sul suo insediamento sociale, sulle domande dei ceti che ad essa fanno riferimento.
E significa chiedersi quali residue chance siano rimaste a quel progetto di «forza politica riformista » da cui nacque il Partito democratico. I due ministri, fra mille difficoltà, stanno tentando di incidere due bubboni malati (pubblica amministrazione, istruzione) della nostra vita pubblica. Sono ambiti disastrati, soffocati da una ragnatela di rendite, piccoli privilegi, cattive abitudini, sprechi, inefficienze. E' più facile fallire che avere successo se si tenta di intervenire in questi settori ed è probabile che anche i tentativi di Brunetta e Gelmini alla fine falliscano. I due ministri, come chiunque altro, possono anche commettere errori ma stanno per lo meno tentando di fare qualcosa. Poiché fare l'opposizione a un governo non significa affatto picchiare duro su qualunque ministro, anche su quelli che un po' di «riformismo» tentano di praticarlo, non dovrebbe un'opposizione riformista cercare, proprio con quei due ministri, punti di incontro? Così formulata, la domanda è naturalmente ingenua.
La ragione per cui Brunetta e Gelmini sono oggi le bestie nere della sinistra è che essi stanno operando nel suo «territorio di caccia», nel cuore stesso della sua constituency elettorale: impiego pubblico e scuola. I dati sulla geografia sociale del voto sono inequivocabili: insieme ai pensionati, i dipendenti pubblici (in generale) e gli insegnanti rappresentano una parte preponderante del bacino elettorale della sinistra, del Partito democratico in primo luogo. Purtroppo per il Partito democratico e le sue aspirazioni riformiste, molti appartenenti a questi ceti (anche se non tutti) non chiedono riforme modernizzatrici ma una difesa dello status quo. Ad esempio, dietro alla radicalizzazione della Cgil ci sono di certo molte cause. Ma penso che l'attivismo dei ministri Brunetta e Gelmini abbia qualcosa a che fare con quel processo.
Stando così le cose, il Partito democratico è oggi in trappola. Da un lato, come qualunque altro partito, deve tener conto delle domande dei propri elettori. Tanto più che anche su pubblica amministrazione e scuola subisce il lavorio ai fianchi di Di Pietro e di una sinistra massimalista che spera di rientrare in gara nelle elezioni europee. Dall'altro lato, se si appiattisce su quelle domande, finisce per togliere ogni residua credibilità alla piattaforma modernizzatrice con cui si presentò alle elezioni. In queste situazioni solo la leadership può fare la differenza, smarcandosi dal fronte conservatore, proponendo nuove mete, mettendo in campo – anche su pubblica amministrazione, scuola, università – progetti seri, al di là degli slogan e della propaganda. Con il fine, in prospettiva, di conquistare nuovi territori di caccia, di agganciare elettori interessati alla modernizzazione del Paese. Nel caso di Veltroni, in fondo, si tratterebbe di rileggere i propri discorsi dal Lingotto in poi e di proporre al Partito democratico di agire di conseguenza. Anche a costo di ridisegnare le proprie alleanze sindacali.




di Angelo Panebianco (Corriere della Sera, 15 novembre 2008)
preso da legnostorto.it

[SM=x44515]
il tobas
00lunedì 17 novembre 2008 09:45
Re: I due ministri più osteggiati
paperino73, 17/11/2008 9.29:



Campagne di stampa contro Renato Brunetta, continue manifestazioni contro Mariastella Gelmini. Domandarsi perché Brunetta e Gelmini siano osteggiati dalla sinistra italiana più di qualunque altro membro del governo (ministri leghisti inclusi) significa interrogarsi sulla natura della suddetta sinistra, sul suo insediamento sociale, sulle domande dei ceti che ad essa fanno riferimento.
E significa chiedersi quali residue chance siano rimaste a quel progetto di «forza politica riformista » da cui nacque il Partito democratico. I due ministri, fra mille difficoltà, stanno tentando di incidere due bubboni malati (pubblica amministrazione, istruzione) della nostra vita pubblica. Sono ambiti disastrati, soffocati da una ragnatela di rendite, piccoli privilegi, cattive abitudini, sprechi, inefficienze. E' più facile fallire che avere successo se si tenta di intervenire in questi settori ed è probabile che anche i tentativi di Brunetta e Gelmini alla fine falliscano. I due ministri, come chiunque altro, possono anche commettere errori ma stanno per lo meno tentando di fare qualcosa. Poiché fare l'opposizione a un governo non significa affatto picchiare duro su qualunque ministro, anche su quelli che un po' di «riformismo» tentano di praticarlo, non dovrebbe un'opposizione riformista cercare, proprio con quei due ministri, punti di incontro? Così formulata, la domanda è naturalmente ingenua.
La ragione per cui Brunetta e Gelmini sono oggi le bestie nere della sinistra è che essi stanno operando nel suo «territorio di caccia», nel cuore stesso della sua constituency elettorale: impiego pubblico e scuola. I dati sulla geografia sociale del voto sono inequivocabili: insieme ai pensionati, i dipendenti pubblici (in generale) e gli insegnanti rappresentano una parte preponderante del bacino elettorale della sinistra, del Partito democratico in primo luogo. Purtroppo per il Partito democratico e le sue aspirazioni riformiste, molti appartenenti a questi ceti (anche se non tutti) non chiedono riforme modernizzatrici ma una difesa dello status quo. Ad esempio, dietro alla radicalizzazione della Cgil ci sono di certo molte cause. Ma penso che l'attivismo dei ministri Brunetta e Gelmini abbia qualcosa a che fare con quel processo.
Stando così le cose, il Partito democratico è oggi in trappola. Da un lato, come qualunque altro partito, deve tener conto delle domande dei propri elettori. Tanto più che anche su pubblica amministrazione e scuola subisce il lavorio ai fianchi di Di Pietro e di una sinistra massimalista che spera di rientrare in gara nelle elezioni europee. Dall'altro lato, se si appiattisce su quelle domande, finisce per togliere ogni residua credibilità alla piattaforma modernizzatrice con cui si presentò alle elezioni. In queste situazioni solo la leadership può fare la differenza, smarcandosi dal fronte conservatore, proponendo nuove mete, mettendo in campo – anche su pubblica amministrazione, scuola, università – progetti seri, al di là degli slogan e della propaganda. Con il fine, in prospettiva, di conquistare nuovi territori di caccia, di agganciare elettori interessati alla modernizzazione del Paese. Nel caso di Veltroni, in fondo, si tratterebbe di rileggere i propri discorsi dal Lingotto in poi e di proporre al Partito democratico di agire di conseguenza. Anche a costo di ridisegnare le proprie alleanze sindacali.




di Angelo Panebianco (Corriere della Sera, 15 novembre 2008)
preso da legnostorto.it

[SM=x44515]




Ma che strano.
Io pensavo la stessa cosa in modo speculare.

Ovvero che i 2 ministri stanno agendo in modo da eliminare scuola e pubblico impiego in modo da favorire le imprese private, «territorio di caccia» del centrodestra.
guardiola1
00lunedì 17 novembre 2008 10:45
vi rendete conto che quste persone percepiscono stipendi da favola...io non voglio pagare le tasse per pagare gente come brunetta e la gelmini...perchè non si fa decidere ai cittadini chi ci rappresenta...allora forse si quella sarebbe democrazia
piperitapatty
00lunedì 17 novembre 2008 11:53
fankazzisti sinitrorsi e comunisti, perchè invece che scrivere sul forum non andate un po' a lavorare, INSOMMA! [SM=x44493]

oh god [SM=x44452]
Etrusco
00martedì 18 novembre 2008 18:36
QUEL SOCIO DI BRUNETTA
– IL MINI-STRO MORALIZZATORE CHIAMA AL MINISTERO RENZO TURATTO: 140 MILA € PER IL SUO PARTNER ALLA VENEZIA RICERCHE (DI CUI SONO ENTRAMBI AZIONISTI)
– DI SICURO DIRÀ: CHE C’È CHE NON VA? L’HO PUBBLICATO SUL SITO…

Andrea Ducci per "Il Mondo"




Nessuno lo può negare.

In questo primo scorcio di legislatura è stato il paladino di alcune battaglie che molti cittadini ed elettori hanno condiviso senza se e senza ma. Renato Brunetta, pirotecnico ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, si è distinto finora per l'impegno e la foga profusi nel mettere un freno ai privilegi corporativi, sindacali e, più in generale, al mantenimento dello status quo nella macchina dello Stato.

Ecco quindi tornelli, pubblicazioni dettagliate di stipendi, consulenze e distacchi sindacali, così come gli spauracchi agitati contro la lotta all'assenteismo in ministeri ed enti. Un ardimento che gli è valso una reazione da parte dell'ex premier Massimo D'Alema e le invettive di una buona fetta dei dipendenti statali sottoposti al costante sospetto di essere nient'altro che dei fannulloni.

Un clima difficile, insomma, dove per lavorare Brunetta si è scelto collaboratori fedeli e amici.
Anzi soci. Al vertice della segreteria tecnica del ministero, un incarico che vale 140 mila euro all'anno come indicato nel sito di Palazzo Vidoni, è arrivato Renzo Turatto.

Il rapporto tra il ministro e il suo capo segreteria è di estrema fiducia.

Brunetta e Turatto sono infatti entrambi azionisti di Venezia Ricerche,
una società specializzata in studi di mercato, sondaggi e analisi nel campo delle scienze sociali.
A loro fa capo esattamente il 50% del capitale sociale che dividono equamente a metà.
Proprio come l'impegno al ministero per combattere privilegi e malcostumi di politici e pubblica amministrazione.


Andrea Ducci per "Il Mondo" [17-11-2008]

[SM=x44451]
Etrusco
00mercoledì 16 settembre 2009 18:11
NUOVO CINEMA BRUNETTA
- RENATINO ACCETTA LA SFIDA E SPARA SUL PASSATO FASCISTA DI ROBERTO ROSSELLINI E DI CARLO LIZZANI
- LA SINISTRA DECIDA: VOLETE TASSE PER IL POPOLO O CIRCENSES PER GLI SNOB PARASSITI DI MERDA?
- "LO STATO DEVE FINANZIARE LA SCUOLA, L’UNIVERSITÀ, I MUSEI. GLI SPETTACOLI DEVONO VIVERE SUL MERCATO"
- "IL FOGLIO" CONTRO...



1 - BRUNETTA: ACCETTO LA SFIDA A DUELLO DI RENZO ROSSELLINI...
Dal "Corriere della Sera"


E duello sarà. Il ministro Renato Brunetta ha raccolto la sfida lanciata da Renzo Rossellini per «difendere» la memoria del padre, il regista Roberto. «Accetto la sfida a duello lanciatami da Renzo Rossellini - ha detto il ministro -, e propongo che si tenga al cinema Odeon che vide la prima di un fascistissimo film di suo padre. Non scelgo un padrino ma una madrina: la professoressa Mirella Serri. Così potremo discutere, con cognizione di causa, sia del passato fascista di Roberto Rossellini che di quello del padrino scelto dal mio sfidante, Carlo Lizzani».

Sul successo al botteghino del film di Placido (che ha denunciato il ministro), Brunetta ha invece sorpreso: «Non conosco Placido, al cinema non vado da tantissimo tempo». Infine il ministro è tornato sui tagli al Fus: «Lo Stato deve finanziare la scuola, l'università, i musei. Gli spettacoli devono vivere sul mercato».


2 - BRUNETTA SHOW
- SE SI FA SPETTACOLO SI ACCETTA LO SPETTACOLO, UN VERO UOMO DI MONDO SA DIRE: SCHERZAVO

Annalena Benini per "Il Foglio"


Il senso di Renato Brunetta per lo spettacolo prevede espressioni tranchant
("fannulloni", "culturame", "cineasti parassiti"), frasi parecchio colorite ("borghesia radical chic e autoreferenziali di merda") e giochetti linguistici ("una parte di Italia molto rappresentata, molto ‘placida"': sarebbe molto Michele Placido, che a Venezia ha portato un film sul Sessantotto prodotto dalla Medusa e ha fatto i soliti pigri commenti sul governo).

A parte che i giochi di parole sui cognomi andrebbero vietati dopo i vent'anni di età, non fanno ridere (avviso ai comici di professione: le battute su Schifani e Bocchino, ad esempio, sono tremendamente tristi), il ministro della Funzione pubblica non dovrebbe dire che loro a questi gli fanno "un mazzo così" e che "questa Italia è leggermente schifosa" (aveva già detto, nel maggio scorso, che gli "fa l e t t e r a l m e n t e schifo" anche chi mitizza i precari, con attività sindacale, letteraria o filmografia, e anzi "mi fa venire l'orticaria").


Non deve espiare di essere un intellettuale, un docente universitario, parlando come un portuale, e non serve nemmeno vantarsi di cantarle chiare, perché il culmine dello show di Brunetta, che da Gubbio voleva oscurare George Clooney ed Elisabetta Canalis a Venezia, è stato rendere per forza simpatico, o almeno solidarizzabile, Michele Placido, quello che si lamentava che Nanni Moretti non lo salutava mai: forse ha anche trasformato il suo film (per i critici imbarazzante) in un capolavoro rivoluzionario.

"Dedico questa conferenza stampa a tutti i lavoratori e ai giornalisti dell'Espresso che rischiano il posto di lavoro, questo giornale sta andando male. L'incremento di vendite che avrà questa settimana magari salverà qualche posto di lavoro", ha detto perfidamente Brunetta a Gubbio, perché l'Espresso gli aveva dedicato la copertina.


E in Toscana, l'estate scorsa: "Se riusciamo a far crollare il muro di Berlino che c'è qui abbiamo fatto bingo. Che delitto ha commesso la Toscana per meritarsi 60 anni di questo regime di zombie che non sanno di essere morti?".

Si diverte a fare il protagonista, ma poi si risente "per gli attacchi indecenti",
si diverte a fare battute sugli altri, ma si offende moltissimo per l'imitazione di Maurizio Crozza.

Se si fa spettacolo, si accetta lo spettacolo sorridendo, fingendo di divertirsi.

Renato Brunetta aveva fatto in agosto, alla radio, l'elogio del vaffanculo, "un atto di libertà. Se motivato, è terapeutico: fa bene a chi lo manda e a chi lo riceve".


Maurizio Crozza

E aveva raccontato di avere usato questo vaffanculo anche per il presidente del Consiglio: "Era il '96 e ho sbattuto una porta blindata fino a far tremare un palazzo". Allora, dopo avere dimostrato di essere un vero uomo rude che sbatte le porte, potrebbe fare il vero uomo di mondo che sa stare allo scherzo e sa dire perfino: scherzavo.


[16-09-2009]

Etrusco
00venerdì 4 dicembre 2009 17:26



MODESTA SUPPOSTA DI TRAVAGLIO AL MINI-STRO:
SOTTOTITOLIAMO ANCHE I POLITICI!
CON UNA SINTESI DI TUTTO CIÒ CHE I CITTADINI DEVONO SAPERE DI LORO.


EVVAI CON BRUNETTA
- “COMBATTE L’ASSENTEISMO, MA AL PARLAMENTO EUROPEO ERA ASSENTE UNA VOLTA SU DUE"
- MARIA STELLAGELMINI: “NEMICA ACERRIMA DELLE PROMOZIONI FACILI, SI RECÒ A REGGIO CALABRIA PER SOSTENERE L’ESAME DI STATO DA AVVOCATO, ESSENDO LEI DI BRESCIA”
- BRAMBILLA: “IMPRENDITRICE MANGIMI PER PESCI, NOTA PER AVER MANDATO A PICCO IL GIORNALE DELLA LIBERTÀ E TV DELLA LIBERTÀ CON UN BUCO DI 20 MILIONI IN UN SOLO ANNO"
- BOSSI: “PREGIUDICATO PER FINANZIAMENTO ILLECITO E ISTIGAZIONE A DELINQUERE, DUNQUE MINISTRO DELLE RIFORME”
- CARFAGNA: “OMISSIS, TANTO CI SIAMO CAPITI” -


Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"



Il mini-stro Brunetta ha ragione: i conduttori televisivi vanno sottotitolati con i rispettivi stipendi. A pensarci prima, poteva invitare i consiglieri di maggioranza nel Cda Rai a bocciare l'incredibile contratto del pensionato Bruno Vespa, che guadagna quasi dieci volte la Gabanelli. Ma lui la lotta agli sprechi la fa così: prima li lascia passare, poi li mette nei titoli di coda.

Ora però, sempre in nome della agognata trasparenza, Brunetta deve completare l'opera e sottotitolare anche gli ospiti dei talk show, a cominciare dai politici, con una sintesi di tutto ciò che i cittadini devono sapere di loro. Si potrebbe cominciare da uno a caso: Brunetta.


Possibili sottotitoli: "Combatte l'assenteismo, ma al Parlamento europeo era assente una volta su due (51,79%)"; "Combatte gli sprechi, ma era consulente economico del governo Craxi che in quattro anni portò il debito pubblico dal 70 al 92% del Pil"; "E' per la trasparenza, ma era consulente di Gianni De Michelis e, dopo che questo fu condannato per finanziamento illecito e corruzione, lo nominò consulente al ministero"; "Definisce il Csm ‘un mostro', dice ‘sinistra di merda', ‘basta con il culturame dei cineasti parassiti', ‘poliziotti panzoni', ‘giudici fannulloni', ‘me ne frego della Cgil', insulta persino Tremonti, poi vuole imporre per legge la gentilezza e la cortesia nella Pubblica amministrazione"; "Dice che, se non si fosse buttato in politica, avrebbe vinto il premio Nobel per l'Economia, infatti ha vinto il premio Rodolfo Valentino"; "Il suo motto è: esclusi i presenti".

Si potrebbe poi proseguire con alcuni suoi colleghi dal curriculum particolarmente avvincente.

Roberto Maroni: "Condannato per resistenza a pubblico ufficiale per aver picchiato alcuni poliziotti durante una perquisizione e azzannato il polpaccio a uno di essi durante la caduta, è ministro dell'Interno per competenza anche gastronomica in materia di polizia".

Mara Carfagna: "Omissis, tanto ci siamo capiti".



Michela Vittoria Brambilla: "Imprenditrice del ramo mangimi per pesci, nota per aver mandato a picco Il Giornale della Libertà e la Tv della Libertà con un buco di 20 milioni in un solo anno, ora si dedica al Turismo, l'unica attività ancora vagamente funzionante nel paese, ovviamente prima del suo arrivo".

Maurizio Sacconi: "Fa il ministro del Welfare e della Salute, sebbene sua moglie sia direttore generale di Farmindustria, o forse proprio per questo".

Mariastella Gelmini: "Nemica acerrima delle promozioni facili, si recò a Reggio Calabria per sostenere l'esame di Stato da avvocato, essendo lei di Brescia".

Altero Matteoli: "Imputato per favoreggiamento di un prefetto, non lo è più perché il Parlamento l'ha assolto".

Stefania Prestigiacomo: "Indagata per peculato dopo aver usato la carta di credito ministeriale per lo shopping".

Claudio Scajola: "Definì Marco Biagi, appena ammazzato dalle Br, ‘rompicoglioni' e ancora parla".


Umberto Bossi: "Pregiudicato per finanziamento illecito e istigazione a delinquere, dunque ministro delle Riforme".

Roberto Calderoli: "Amico intimo di Gianpiero Fiorani, sposato con rito celtico, dunque strenuo difensore di Santa Romana Chiesa e del crocifisso nelle scuole".


Raffaele Fitto:
"Imputato in due processi a Bari per corruzione, turbativa d'asta e interesse privato,
ha candidato nella sua lista Patrizia D'Addario e Barbara Montereale reduci da Palazzo Grazioli".

Angelino Alfano:
"Indagato per abuso d'ufficio assieme a Fitto

per aver tentato di stroncare la carriera al pm barese che ha fatto rinviare a giudizio Fitto, fa il ministro della Giustizia".


Roberto Maroni
Gianni Letta: "Dalle ultime notizie risultava indagato a Lagonegro per truffa, abuso e turbativa d'asta".

Nicola Cosentino:
"Solo un mandato di cattura per camorra, nient'altro".

Il premier
è purtroppo esentato per motivi di spazio: i suoi precedenti penali sono però sottotitolati sui maxischermi dei migliori stadi d'Italia.

Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"

[04-12-2009]
Etrusco
00giovedì 30 settembre 2010 15:51
Il Rustico di Brunetta in Liguria:
87% di sconto! Indagini aperte: falsa rendicontazione fondi pubblici


Ricorda qualcuno? [SM=x44451]
- Sono stati gli accertamenti sul rustico comprato da Renato Brunetta a far scattare l’inchiesta LIGURE alle Cinque Terre
- Brunetta ha, secondo i pm, comprato quel rustico pagando, nei fatti, solo 40'000€: il valore dei lavori effettuati. Secondo una stima di esperti del settore, un immobile di quelle dimensioni in quella zona vale almeno 300'000€
- L’IRA DEL MINISTRO...

Fonte: Marco Menduni per "Il Secolo XIX"



Sono stati gli accertamenti sul rustico comprato dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta a far scattare l'inchiesta alle Cinque Terre. Un rustico comprato dal Ministro per soli 40'000€: questa la cifra rivelata dal presidente del Parco Franco Bonanini al Secolo XIX il 19 agosto scorso. Ma, come ha rivelato l'indagine, quello è solo il valore dei lavori di ristrutturazione fatti eseguire dal precedente proprietario prima di consegnarlo al ministro.

Il suo nome è Stefano Pecunia. È lui che nei mesi scorsi viene denunciato per alcune violazioni edilizie. Ed è lui che, di fronte agli inquirenti, spiega che presto la casetta passerà di mano: c'è già stata la firma del compromesso e il compratore è proprio il Ministro.


RENATO BRUNETTA & TITTI

Brunetta (che non è indagato nell'inchiesta) ha, secondo i pm, comprato quel rustico nelle Cinque Terre pagando, nei fatti, solo il valore dei lavori effettuati. Secondo una stima di esperti del settore, un immobile di quelle dimensioni in quella zona potrebbe valere non meno di 300 mila euro. E gran parte dell'inchiesta si snoda, da quella scoperta in poi, su una traccia.

Comprendere se la particolare generosità del proprietario sia stata poi "ricompensata" in qualche modo da Franco Bonanini, vecchio amico del ministro (nonostante la militanza su sponde opposte della politica) e, soprattutto, con quale denaro.

La genesi dell'inchiesta nel maggio scorso. Quando gli echi dell'affaire romano che ha coinvolto l'ex Ministro Claudio Scajola e della casa con vista sul Colosseo induce la polizia giudiziaria a effettuare un controllo sul rustico di Brunetta.

Ministro Scajola & moglie
nell'appartamento del Colosseo comprato "a sua insaputa" [SM=x44452]

Quando gli agenti arrivano sul sentiero dei Santuari, vicino a quello di Montenero, trovano intento al lavoro l'edile Daniele Carpanese.
Cosa dichiara? Spiega di essere intento ad eseguire la ristrutturazione del rustico di proprietà di Stefano Pecunia: «È in fase di ultimazione, mancano solo gli scarichi e alcune rifiniture».

La polizia gli chiede se è già stato pagato. Lui risponde: «Ho effettuato lavori per circa 40mila euro, non ho alcun alcun contratto o computometrico con il proprietario e non ho ricevuto alcun compenso. Ho persino anticipato sia le spese per i materiali, sia quelle dell'elicottero per trasportarli in cantiere, perché si trova in una zona particolarmente impervia».

Scrivono i magistrati: «Quanto meno singolare sembra il fatto che Carpanese avesse dato il via ai relativi lavori senza sottoscrivere alcun contratto e senza un'apparente garanzia».

Come può essere giustificato questo comportamento? C'è una sola spiegazione, scrivono i pm: «Ed è in relazione al contenuto delle conversazioni intercettate, dal tenore delle quali si comprendeva come il presidente Bonanini e Tarabugi (il capo dell'uffico tecnico del Comune di Riomaggiore, ndr) fossero di fatto i garanti dell'operazione».
E come si proponenevano, Bonanini e il suo collaboratore, di finanziare quei lavori?
«Utilizzando anche i fondi pubblici
derivanti dell'erogazione dal finanziamento al sito Canneto». Cioè finanziamenti per lavori che dovevano essere effettuati in una delle più incantevoli baie delle Cinque Terre. E che con la casa di Brunetta c'entravano poco.

il rustico di Brunetta nelle 5 terre sotto indagini

Ma quali sono le intercettazioni che, sempre secondo la procura, «mettono in relazione il nome di Brunetta con il finanziamento dell'operazione del Canneto»?

Affiora un frammento di conversazione tra il geometra Tarabugi e Laura Vestito, architetto in Comune:

Tarabugi: «Giochi con i soldi di Brunetta e ha ragione. Chi glieli dà adesso?».

Vestito: «Se va in porto quella fattura di Canneto...omissis».

Altre intercettazioni rivelano «ulteriori conversazioni attinenti il rustico di Stefano Pecunia e una strana contrattazione che gli interlocutori volevano tenere segreta».

Perché? Ipotizza la procura: «Una possibile spiegazione di tante disponibilità verso Stefano Pecunia potrebbe essere riconducibile alle notizie apparse sugli organi di stampa, dai quali si evince che il rustico sarebbe stato acquistato da Brunetta, e di conseguenza l'attività degli indagati sembrerebbe il tentativo di aggraziarsi il ministro e acquisire così, nei confronti dello stesso "debito di riconoscenza"».

Insomma: bisogna ripagare Pecunia, che ha concesso a "buon prezzo" il rustico al ministro.
Come?

Altra intercettazione. Bonanini parla ancora dei finanziamenti del Canneto: «Tra l'altro qui potremmo recuperare su con Stefano...». Conferma Tarabugi: «Sicuro, resta qualcosa. Copri Pecunia, Stefano...così portandola a 90 si arriva a 250».

Ce n'è tanto da far ipotizzare «una falsa rendicontazione del finanziamento del Canneto utilizzato per coprire un intervento per conto di Stefano Pecunia».

Fonte: Marco Menduni per "Il Secolo XIX" (non è un giornale di gossip) [SM=x44461]
Avadoro
00sabato 2 ottobre 2010 19:40
Non conoscono limiti la volgarità e la doppia morale di questo gerarchetto che sarebbe stato a pennello in orbace con cimice all'occhiello per quanto trasuda populismo, arroganza e mancanza di senso del pudore.
Avadoro
00sabato 2 ottobre 2010 19:40
Non conoscono limiti la volgarità e la doppia morale di questo gerarchetto che sarebbe stato a pennello in orbace con cimice all'occhiello per quanto trasuda populismo, arroganza e mancanza di senso del pudore.
Arjuna
00venerdì 29 ottobre 2010 11:08
Brunetta: "Taglio di 300 mila statali"

Dal 2008 e fino al 2013 stabilita una forte riduzione dei posti nel pubblico impiego
ROMA

Oltre trecentomila dipendenti in meno nel pubblico impiego, tra il 2008 ed il 2013, nel contesto di un contributo della pubblica amministrazione alle manovre di correzione dei conti pubblici pari a circa 62 miliardi. Il ministro Renato Brunetta sottolinea con queste stime i risultati del percorso avviato per una P.A. più efficiente, ad un anno dalla riforma. «Meno costi ma nessuna diminuzione del benessere», anzi, il punto di partenza consentiva «ampi margini per ridurre i costi migliorando servizi e benessere dei cittadini», dice il ministro. Replica il leader della Cgil, Guglielmo Epifani: «Se il problema è il lavoro e l’occupazione, dare il numero di tutte le persone fuori dal lavoro non è un buon viatico: non scimmiottiamo Cameron per cortesia». Riferimento che non dispiace al ministro: il taglio di forza lavoro stimato in Italia in 5 anni è pari all’8,4% del pubblico impiego, meglio di quanto annunciato dal governo inglese (8,4% dei 6 milioni di dipendenti), rileva Brunetta.

Alla possibilità di tagli dei dipendenti senza pregiudicare i servizi non credono i sindacati («Siamo di fronte in tutto il Paese a riduzioni, o addirittura alla chiusura, di servizi pubblici essenziali», dice l’Fp-Cgil; «tagliare organici sicuramente inaridirà la capacità del mondo pubblico di erogare servizi al cittadino ed alla imprese in maniera adeguata», dice la Cisl). Non ci crede neanche il leader del Pd, Pier Luigi Bersani: «La riduzione del turn over va fatta a fronte di un’operazione per renderla efficiente. Se mandiamo a casa alla carlona l’effetto può essere peggiore». Brunetta va avanti. E difende questo «shock culturale, partito già prima della riforma, dalla lotta contro i fannulloni». Lo fa chiedendo sostegno: «A cuore aperto, vi dico: se vengo lasciato solo non ce la faccio». È una riforma che ha troppi nemici«, è »troppo difficile, troppo complicata, richiede alleanze«. Non è facile portarla avanti in un »clima assolutamente contrario«, tra resistenze spaventose». Una stoccata alla Cgil, «che si è messa ferocemente in una posizione di contrasto, in una maniera anche ridicola», ed una alle «stupidaggini» lette sui giornali.

Il prossimo passo è sul fronte delle auto blu. «Tra qualche giorno» sarà varato il provvedimento per tagliare della metà costi per 4 miliardi «Non sarà un disegno di legge ma un decreto legge». Di fronte ad un «costo spaventoso», dice il ministro, «se lo compriamo sul mercato lo dimezzeremo i costi. È quello che faremo con il decreto nei prossimi giorni». Quanto alla ricollocazione del personale, e più in generale per l’ottimizzazione in tutta la pubblica amministrazione, il ministro ha indicato che verrà «integralmente applicato» quanto già previsto dalla riforma: la «una mobilità obbligatoria per esigenze organizzative. Un altro elemento fondamentale dell’ottimizzazione del sistema».

Fonte
Etrusco
00venerdì 29 ottobre 2010 11:38
Re:
Avadoro, 02/10/2010 19.40:

Non conoscono limiti la volgarità e la doppia morale di questo gerarchetto che sarebbe stato a pennello in orbace con cimice all'occhiello per quanto trasuda populismo, arroganza e mancanza di senso del pudore.




Sottoscrivo (anche perchè mi hanno riferito cosa ha combinato in una prefettura...)! [SM=x44462]

il tobas
00venerdì 29 ottobre 2010 13:51
Re: Brunetta: "Taglio di 300 mila statali"
Arjuna, 29/10/2010 11.08:


Dal 2008 e fino al 2013 stabilita una forte riduzione dei posti nel pubblico impiego
ROMA

Oltre trecentomila dipendenti in meno nel pubblico impiego, tra il 2008 ed il 2013, nel contesto di un contributo della pubblica amministrazione alle manovre di correzione dei conti pubblici pari a circa 62 miliardi. Il ministro Renato Brunetta sottolinea con queste stime i risultati del percorso avviato per una P.A. più efficiente, ad un anno dalla riforma. «Meno costi ma nessuna diminuzione del benessere», anzi, il punto di partenza consentiva «ampi margini per ridurre i costi migliorando servizi e benessere dei cittadini», dice il ministro. Replica il leader della Cgil, Guglielmo Epifani: «Se il problema è il lavoro e l’occupazione, dare il numero di tutte le persone fuori dal lavoro non è un buon viatico: non scimmiottiamo Cameron per cortesia». Riferimento che non dispiace al ministro: il taglio di forza lavoro stimato in Italia in 5 anni è pari all’8,4% del pubblico impiego, meglio di quanto annunciato dal governo inglese (8,4% dei 6 milioni di dipendenti), rileva Brunetta.

Alla possibilità di tagli dei dipendenti senza pregiudicare i servizi non credono i sindacati («Siamo di fronte in tutto il Paese a riduzioni, o addirittura alla chiusura, di servizi pubblici essenziali», dice l’Fp-Cgil; «tagliare organici sicuramente inaridirà la capacità del mondo pubblico di erogare servizi al cittadino ed alla imprese in maniera adeguata», dice la Cisl). Non ci crede neanche il leader del Pd, Pier Luigi Bersani: «La riduzione del turn over va fatta a fronte di un’operazione per renderla efficiente. Se mandiamo a casa alla carlona l’effetto può essere peggiore». Brunetta va avanti. E difende questo «shock culturale, partito già prima della riforma, dalla lotta contro i fannulloni». Lo fa chiedendo sostegno: «A cuore aperto, vi dico: se vengo lasciato solo non ce la faccio». È una riforma che ha troppi nemici«, è »troppo difficile, troppo complicata, richiede alleanze«. Non è facile portarla avanti in un »clima assolutamente contrario«, tra resistenze spaventose». Una stoccata alla Cgil, «che si è messa ferocemente in una posizione di contrasto, in una maniera anche ridicola», ed una alle «stupidaggini» lette sui giornali.

Il prossimo passo è sul fronte delle auto blu. «Tra qualche giorno» sarà varato il provvedimento per tagliare della metà costi per 4 miliardi «Non sarà un disegno di legge ma un decreto legge». Di fronte ad un «costo spaventoso», dice il ministro, «se lo compriamo sul mercato lo dimezzeremo i costi. È quello che faremo con il decreto nei prossimi giorni». Quanto alla ricollocazione del personale, e più in generale per l’ottimizzazione in tutta la pubblica amministrazione, il ministro ha indicato che verrà «integralmente applicato» quanto già previsto dalla riforma: la «una mobilità obbligatoria per esigenze organizzative. Un altro elemento fondamentale dell’ottimizzazione del sistema».

Fonte




ma se tagliamo 300 deputati quanto risparmiamo?
il tobas
00venerdì 29 ottobre 2010 13:51
Re: Re:
Etrusco, 29/10/2010 11.38:




Sottoscrivo (anche perchè mi hanno riferito cosa ha combinato in una prefettura...)! [SM=x44462]





dai racconta.....
Etrusco
00venerdì 29 ottobre 2010 14:23
Re: Re: Re:
il tobas, 29/10/2010 13.51:




dai racconta.....




senza scendere nei dettagli per non mettere nei guai chi me ne ha parlato:
c'era un'importante cerimonia a cui erano invitate le più importanti autorità e funzionari della città (non la mia),
arriva lui con la biondina e lui, prima ancora di fare i saluti formali alle autorità e ai "padroni di casa" tuona imperioso con una vocina in falsetto: "ho sete"....
i camerieri del catering gli portano subito dell'acqua minerale, ma lui urla: "E' calda!"
e poi, come se non bastasse, dopo aver bevuto altro di suo gradimento tuona ancora:
"Ho fame!"
e, rompendo il rituale di quella cerimonia, lo portano a sbocconcellare nella sala del buffet che doveva essere aperto solo dopo la cerimonia...

Insomma se ne è fregato di tutti e di tutto,
mancando di rispetto a tutti i presenti.
binariomorto
00venerdì 29 ottobre 2010 14:23
Brunetta: taglio di 300mila statali
Previsione 2008-2013: -8,4% occupati

Tra il 2008 e il 2013 si stima una riduzione del personale nella pubblica amministrazione di oltre 300mila unità (-8,4%). La previsione emerge tra i dati portati dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ad un anno dalla riforma della P.A. Negli anni 2008-2009 il personale si è ridotto di circa 72mila occupati, scendendo a circa 3,5 milioni di unità. "Abbiamo aumentato produttività e efficienza della P.A.", ha detto il ministro.


Duro colpo all'assenteismo
Le misure di contrasto all'assenteismo "hanno comportato una riduzione media delle assenze per malattia pro capite dei dipendenti pubblici di circa il -35%". Sono i dati del ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, che al convegno 'Una riforma per la crescita' fa il bilancio un anno dopo l'approvazione della riforma della Pubblica Amministrazione. Secondo Brunetta, "questo successo si traduce in 65 mila dipendenti in più ogni anno sul posto di lavoro, valore superiore a tutta la popolazione residente del comune di Viterbo. Anche in questo caso siamo riusciti a riallineare i valori tra settore pubblico e privato".

Meno dipendenti col blocco del turn-over
Per effetto delle misure relative al blocco del turn-over "complessivamente tra il 2008 ed il 2013 si può prevedere una riduzione dell'occupazione nel pubblico impiego di oltre 300 mila unità (-8,4%)". Sono i dati forniti dal ministro Brunetta. Negli anni 2008-2009 il personale si è ridotto di circa 72mila occupati scendendo a circa 3,5 milioni di unità. Secondo il ministro, inoltre, "il contributo della Pubblica Amministrazione alle manovre di correzione dei conti pubblici è pari a circa 62 miliardi di euro nel periodo 2008-2013. Questo - spiega - equivale ad oltre il 4% della spesa annuale per personale e consumi intermedi".

Bersani: "Tanti slogan nessun progetto"
''Anch'io sono per la razionalizzazione del turn over ma va fatta sulla base di un progetto industriale della pubblica amministrazione. E' questo il limite del brunettismo: slogan ma manca il progetto''. Così il segretario Pd Pier Luigi Bersani critica l'annuncio del ministro Renato Brunetta di una riduzione delle risorse umane nel pubblico impiego di oltre 300 mila unità tra il 2008 ed il 2013. ''La riduzione del turn over - afferma Bersani - va fatta a fronte di un'operazione per renderla efficiente. Se mandiamo a casa alla Carlona l'effetto può essere peggiore''.

Fonte: tgcom
Etrusco
00venerdì 29 ottobre 2010 17:10

27-10-2010 - Il Ministro Brunetta dichiara:
È inutile pensare agli 800 milioni che mancano per la banda larga in Italia quando il suo livello attuale di utilizzo è inferiore al 50% .
Continuerà così clamorosamente a crescere in Italia il Digital Divide interno al paese e rispetto alle altre nazioni europee che per uscire dalla crisi hanno investito tutte nelle telecomunicazioni.
uepino
00venerdì 29 ottobre 2010 17:47
Re:

Duro colpo all'assenteismo
Le misure di contrasto all'assenteismo "hanno comportato una riduzione media delle assenze per malattia pro capite dei dipendenti pubblici di circa il -35%".




Farò parte di un ufficio pubblico atipico, ma da me dove sono io a riscontrare ogni mese questo dato al caro ministro le assenze per malattia non solo non sono diminuite, anzi in alcuni mesi aumentano pure; e se non sono le malattie ad aumentare sono tutte le altre assenze retribuite, i fannulloni adesso ci sguazzano più di prima. [SM=x44492]

Nel mio caso poi va fatta distinzione tra comparto ministeri (gli impiegati pubblici tanto vituperati) ed il comparto sicurezza.
Questi ultimi hanno una frequenza di assenze mediamente del triplo rispetto ai ministeriali e in più, cosa che non dice nessuno, per loro le maglie dei controlli si sono fatte molto più larghe: le fasce di reperibilità sono rimaste le vecchie, in caso di malattia per causa di servizio la visita fiscale non viene effettuata e cosa più importante non viene fatta nessuna decurtazione stipendiale al contrario di quanto sbandierava in miniSTRO. [SM=x44511]
il tobas
00venerdì 29 ottobre 2010 19:13
Re: Re:
uepino, 29/10/2010 17.47:


Duro colpo all'assenteismo
Le misure di contrasto all'assenteismo "hanno comportato una riduzione media delle assenze per malattia pro capite dei dipendenti pubblici di circa il -35%".




Farò parte di un ufficio pubblico atipico, ma da me dove sono io a riscontrare ogni mese questo dato al caro ministro le assenze per malattia non solo non sono diminuite, anzi in alcuni mesi aumentano pure; e se non sono le malattie ad aumentare sono tutte le altre assenze retribuite, i fannulloni adesso ci sguazzano più di prima. [SM=x44492]

Nel mio caso poi va fatta distinzione tra comparto ministeri (gli impiegati pubblici tanto vituperati) ed il comparto sicurezza.
Questi ultimi hanno una frequenza di assenze mediamente del triplo rispetto ai ministeriali e in più, cosa che non dice nessuno, per loro le maglie dei controlli si sono fatte molto più larghe: le fasce di reperibilità sono rimaste le vecchie, in caso di malattia per causa di servizio la visita fiscale non viene effettuata e cosa più importante non viene fatta nessuna decurtazione stipendiale al contrario di quanto sbandierava in miniSTRO. [SM=x44511]




Allora il taglio lo fanno solo a noi lavoratori degli enti locali?
A me tolgono €1,50 per ogni giorno di malattia; praticamente oltre che sulle ricette il ticket lo pago anche sui giorni di malattia.
Le fasce di reperibilità sono cambiate e le ridicole visite fiscale sono aumentate.
Cosa è cambiato per me?
Che come prima se sto bene vado al lavoro se sto male resto a casa (e così evito pure di contagiare i colleghi ed aumentare l'assenteismo involontario). Ci rimetto solo qualche euro.
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