Cedolare Secca

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Etrusco
00domenica 17 aprile 2011 22:04
affitti

Cedolare secca, un pasticcio che conviene solo ai ricchi

- Di Giovanni Esposito -

Del cosiddetto federalismo fiscale, a torto considerato la panacea per tutti i mali dell’Italia, la misura di immediata attuazione è risultata la cedolare secca sugli affitti, a cui è stata demandato il rilancio della locazione sia in termini di offerta di case sia di emersione dei redditi finora non dichiarati.

Questo istituto ha profili di dubbia costituzionalità, è fortemente iniquo, risulterà inefficace ed è potenzialmente distorsivo per il sistema, eppure non si sono levate autorevoli voci di critica.

Svista di un legislatore distratto, oppure consapevole scelta diabolica, è certo che, assoggettare una sotto casistica (le parti devono essere entrambi privati) di un determinato reddito (locazione), ad un’imposta sostitutiva, che tassa in misura fissa (21% sugli affitti a canone libero e 19% su quelli a canone concordato) ed a prescindere dagli altri e dal totale dei redditi, scardina i principi sia di progressività dell’imposta sia della capacità contributiva (art. 53 Costituzione).

Considerando che le dichiarazioni fiscali, prive di oneri deducibili e/o detraibili (del cui beneficio si prederebbe il diritto), rappresentano una porzione marginale ed in base a proiezioni elementari, ci si rende conto che, la nuova tassazione, non risulta convenite per i redditi annui fino a 15 mila euro, nel caso delle locazioni libere, ed addirittura fino 28 mila, per quelle a canone concordato. In altri termini, la casalinga che eredita la casa paterna e decide di fittarla, ne risulterebbe, in termini di tassazione, penalizzata; e lo sarebbe ancora di più se, malauguratamente per lei, fosse costretta a sostenere delle spese mediche, divenute fiscalmente indetraibili.

Non solo si avvantaggiano le persone più abbienti, ma il risparmio sale vertiginosamente al crescere del reddito, poiché maggiore è l’Irpef teorica non versata. Senza contare che è del tutto priva di ratio, la previsione di far pagare meno imposte a chi loca un immobile rispetto ad un negozio o deposito.

Le stime governative, presumono che il miliardo di euro di mancato gettito, sarà compensato dall’emersione di nuova base imponibile. Ma questo non appare credibile perché le metodologie utilizzate, essendo empiriche, hanno la stessa affidabilità (ossia nessuna) delle previsioni meteorologiche superiori a 15 giorni. Gli ottimisti sembrano ignorare caratteristiche (come l’evasione parziale, ossia contratti registrati ma ad un importo inferiore al reale) e platea (contribuenti con reddito inferiore a 15/28 mila euro) del fenomeno, che mitigheranno la portata di nuovo gettito.

Questa cedolare secca rappresenta un disincentivo ad investire, a favore delle peggiori rendite, quelle parassitarie. Se un contribuente, rischiando e creando ricchezza, riesce a ricavarne un utile, questo può essere tassato (fra Irpef, Irap, addizionali e contributi) marginalmente oltre il 60%. Diversamente, l’acquisto immobiliare a scopo locativo, che è intrinsecamente a basso rischio, nonché improduttivo per la collettività, viene tassato, senza limiti di introito, al 19/21%.

Più che una norma tributaria, sembra una disposizione “suggeritrice”: l’impresa si porta all’estero, la rendita rientra nel Bel Paese.

Redazione Punto Rosso tratto dall’iniziativa “Inviaci la tua Nota” a cura di Giovanni Esposito per Affaritaliani

http://ilpuntorosso.webnode.com/news/cedolare-secca-un-pasticcio-che-conviene-solo-ai-ricchi/

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