Melania De Nicolo: “Perché proprio a me?”
Melania è viva e scrive per noi un libro
(“Perché proprio a me?”)
che ripercorre la via crucis di un tumore al sangue sconfitto solo grazie all’uso di cellule staminali.
Sì, proprio quelle cellule tanto osteggiate dalla politica e boicottate dall’industria farmaceutica, visto che non ci guadagnano granché.
Proprio per questo motivo
Melania De Nicolo, sposata con il produttore Angelo Rizzoli, ha scelto di andare a rompere le uova nel paniere:
supportata da Gianni Letta,
è riuscita ad essere eletta in Parlamento.
Ora inizia la sua battaglia affinché le cellule staminali possano essere a disposizioni di tutti a prezzo accessibile a chiunque.
Melania e Andrea Rizzoli
Il libro Mondadori, presentato dal trio Palombelli-Letta-Vespa,
ha quindi avuto momenti anche commoventi:
la tragedia di trovarsi con due figli piccoli, a 42 anni ammalata di cancro inoperabile, ha fatto piangere il marito Angelo, seduto in prima fila.
La famiglia Rizzoli
Poi la sera, una fetta scelta dei presenti (vedi foto), ha raggiunto i Parioli alti per una doviziosa cena.
Melania è stata promossa come la nuova Angiolillo (“immaginaria”, secondo alcuni) perché apparecchia il parterre bipartisan della Roma potentona, da Geronzi a Confalonieri passando per Fassino e Letta. Non solo.
Rispetto a Maria-Saura, i Rizzoli godono di una villa a Capalbio dove, ogni fine settimana, si attovaglia l’intellighentia spennata della sinistra.
E ieri sera Melania ha sparato le sue cartucce mondane: da Vespa a Mimun, da Letta a Rutelli, da Gasparri a Petruccioli, dalla scalpitante Pdl Beatrice Lorenzin al direttore del Messaggero Roberto Napoletano, da Anna Serafini a Stefania Prestigiacomo.
L’incantevole sicula è entrata ministro del Welfare (un super ministero che accorpa Sanità, Lavoro e Affari Sociali) ed è uscita, dopo un colloquio con Letta, ministro dell’Ambiente o qualcosa del genere. A tavola Letta ha tenuto banco parlando della sua giovinezza di giornalista d’assalto, capace di scrivere, fotografare e mettere in pagina, con una mano sola.
La mejo battuta è arrivata da Mara Venier. Quando è stato gettato in tavola il fatta che Clemente Mastella è ancora un dipendente Rai in aspettativa, la Mara ha sbottato rivolta a Petruccioli: “Ma allora mettiamolo al posto di Santoro!”.
- “MI CHIAMO MELANIA, HO AVUTO UN TUMORE INOPERABILE.
L’HO GUARITO”
Giulia Cerasoli per “Chi”
Il dolore è trasversale. Colpisce belli e brutti, dotti e ignoranti, ricchi e poveri.
C’è un momento in cui le differenze spariscono e si è tutti identici, forse per la prima volta davvero uguali, quell’istante in cui si percepisce il pericolo di perdere l’unica cosa che davvero conta: la vita.
Melania De Nichilo è un medico molto in gamba.
Melania è una bellissima donna, piena di charme e fascino. È la moglie (amatissima) di Angelo Rizzoli. Ha scritto un libro, 5 anni dopo quell’“istante”.
Questo il tempo che c’è voluto per considerarsi davvero fuori pericolo.
Perché proprio a me? (edito da Sperling)
è il suo titolo e ha un pregio enorme: si legge in un soffio sebbene racconti una storia di sofferenza atroce, di chi scopre di avere un tumore maligno del sangue e non vuole arrendersi.
Domanda. Perché si è messa a scrivere?
Risposta. «Ho scritto il libro che avrei voluto leggere quando ero in ospedale, quando mi potevo aggrappare solo alla speranza e non sempre ci riuscivo. Vedevo la reazione dei miei colleghi, vivevo il mio male da medico, era ancora più terribile. Non potevo ingannarmi, c’era la consapevolezza angosciante di quello che accadeva».
D. La sua è una storia a lieto fine: non è così per tutti però.
R. «È vero. Le prime parole che ho scritto sono: “Mi chiamo Melania, sono un medico e sono guarita dal cancro. Ho avuto e sofferto di un tumore inoperabile, invasivo, aggressivo e recidivante. L’ho affrontato. L’ho curato. L’ho guarito: sono un esempio positivo”.
Questo è quello che conta».
D. Quanti anni aveva quando l’ha scoperto?
R. «42».
D. Come se ne è accorta?
R. « Mio marito si è reso conto che da un giorno all’altro ho cominciato a russare. Lui è un uomo speciale, è passato attraverso prove durissime, ha sviluppato una sensibilità fuori dal comune.
Ha insistito affinché mi facessi vedere. Da medico, non davo alcuna importanza alla cosa. A un primo controllo non è risultato nulla: il viceprimario dell’ospedale dove lavoravo mi disse: “Al duecento per cento non hai niente, vattene e non rompere”. Ma il sintomo persisteva e Angelo mi consigliò di rivolgermi all’otorinolaringoiatra che salvò sua madre dal cancro alla laringe.
Scoprì così che c’era qualcosa che non doveva esserci».
D. Che cosa ricorda?
R. «La paura e il cuore che batteva forte. E il sudore. Dopo due
giorni ho fatto la Tac. Era il “mio” 11 settembre».
D. Dopo che cosa è successo?
R. «La diagnosi, l’esame istologico. E la reazione di mio marito. Chi ti ama non è mai abbastanza preparato. All’inizio era sconvolto».
D. Poi?
R. «Mi ha dato una forza straordinaria. Non credevo di poter affrontare tutto quello che ho passato: ho capito che il dolore, le difficoltà ti rendono migliore, più intelligente. Pensi continuamente».
D. Le parole che non dimentica di suo marito?
R. « “La vita prima o poi ti restituisce quello che ti toglie”. Ma quando me le ha dette, io volevo la vita, solo quella».
D. Il momento più difficile?
R. «La recidiva. Lì mi sono vista morta e allora ho cominciato a prevederla, la morte. Ho realizzato che dovevo staccare affettivamente i miei figli da me. Ho voluto che diventassero autonomi».
D. Come sono oggi Arrigo e Alberto?
R. «Due ragazzi che hanno sviluppato un’allerta maggiore nei confronti della malattia. Ma mi sembrano sereni. Dicevo loro che sarebbe andato tutto bene. Non mi hanno mai vista piangere».
D. È guarita grazie all’autotrapianto delle staminali?
R. «Le staminali sono il nostro futuro. Bisogna che diventi legge poterle donare».
07 Maggio 2008