GRILLO, SOCCORSO WEB PER CLEMENTINA DELEGITTIMATA DA VIOLANTE E DA MIELI
“IL CORRIERE È IL POPOLO D'ITALIA CON AL POSTO DI MUSSOLINI I NUOVI POTERI FORTI”
UN SOGGETTO ISTITUZIONALE ALLA FORLEO:GETTA VIA LE INTERCETTAZIONI DI D’ALEMA
1 - LA SOLITUDINE DI CLEMENTINA
Beppe Grillo per www.beppegrillo.it
Paolo Mieli è il direttore del Corriere della Sera. Alcuni dicono che sia uno storico, altri lo credono un giornalista, molti pensano che sia il postino del consiglio di amministrazione di RCS. Paolone ha preso qualche anno fa, in tutta fretta, il posto di Ferruccio De Bortoli che si è rifugiato al Sole 24 Ore. I motivi della sua fuga non sono stati resi noti.
Di sicuro, dopo la sua uscita, la schiena del Corriere si è piegata ancora. Non sembrava possibile, ma Paolone ha fatto il miracolo. Il Corriere è allineato più di Fede, meglio di Riotta.
E’ il Popolo d'Italia con al posto di Mussolini i nuovi poteri forti. Il consiglio di amministrazione di RCS rappresenta la Confindustria e l’Associazione Bancaria Italiana. Cosa fa più paura ai poteri forti in quest’Italia senza guida e senza futuro? La risposta è una sola: la magistratura.
I magistrati che alzano la testa vanno delegittimati.
Sul perchè dei pubblici ministeri rischino la loro vita e quella dei loro cari di fronte all’ignavia dei politici e all’indifferenza (perchè disinformata) di gran parte dell’opinione pubblica non so darmi una risposta.
Non so le ragioni per cui una donna che si batte per far luce sulla vicenda Unipol sia isolata dai politici, diffamata, indotta al silenzio, minacciata e, nonostante tutto, non si arrenda.
(Il giudice Clementina Forleo)
Clementina Forleo ha pianto sabato mentre ritirava il «Premio Borsellino per l'impegno sociale e civile», perché stanca dei continui attacchi e dei tentativi di delegittimazione da parte di un giornale nazionale che da di lei “l'immagine di un fiume in piena e di una pazza”.
Luciano Violante, il companero di D’Alema e Fassino coinvolti nell’inchiesta Uniipol, ha dichiarato ieri: “Un magistrato non deve utilizzare i mezzi d'informazione per cercare consenso o farsi pubblicità”.
La Violante Rossa ha colpito ancora. I magistrati usano i media, quei pochissimi che ancora dicono la verità, per salvarsi la pelle. Più parlano, più rimangono in vita.
Clementina ha ricevuto molte minacce,
una di queste: “Preannunciava entro la fine dell'estate la morte di entrambi i miei genitori, che effettivamente morirono in un incidente stradale il 25 agosto 2005",
considerata una fatalità.
(I tre piccoli diessin, D'Alema, Fassino e Violante)
Un'altra la riguardava direttamente: “Se non fossi stata attenta analoga sorte sarebbe toccata a me e a mio marito". L'incidente fu preceduto da un incendio “doloso” che devastò l'azienda agricola e la casa di famiglia.
2 – PRESSIONI SULLA FORLEO PER SALVARE D’ALEMA
Stefano Zurlo per Il Giornale
Pressioni per non depositare le intercettazioni di D’Alema nell’inchiesta Unipol.
Ecco l’ultimo capitolo, ancora inedito, delle «intimidazioni» di cui Clementina Forleo aveva parlato in tv ad Annozero. Un soggetto istituzionale, nella primavera di quest’anno, la contattò e le suggerì un passo preciso: non depositare in cancelleria i testi delle conversazioni in cui il presidente dei Ds parlava col numero uno di Unipol Giovanni Consorte della scalata di Unipol al Bnl.
Il gip milanese, naturalmente, respinse la proposta e mise a disposizione della parti processuali quei testi; nei prossimi giorni, secondo quanto risulta al Giornale, il gip porterà a conoscenza dell’autorità giudiziaria anche questa storia.
Il 24 ottobre la Forleo aveva presentato un primo corposo esposto al Nucleo operativo dei carabinieri di Milano. Il giudice, esasperato dal clima di tensione creatosi intorno a lei dal 2005, aveva ricostruito una serie di episodi inquietanti ambientati nella sua terra d’origine, Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi: telefonate mute a casa dei genitori, un incidente che aveva distrutto le coltivazioni della proprietà di famiglia estesa per quasi 90 ettari, altri fatti preoccupanti. Soprattutto, la Forleo se l’era presa con l’inerzia dei Pm brindisini e della polizia giudiziaria della città pugliese che, a distanza di oltre due anni, non erano ancora riusciti a scoprire chi fossero i suoi nemici.
In coda, il magistrato aveva aggiunto poche, esplosive righe aprendo un altro, delicatissimo fronte: «Mi riservo, perché non ho al momento raccolto adeguata documentazione, di esporre prossimamente alcuni episodi che potrei definire intimidatori o comunque di pressing del mio operato giurisdizionale, ad opera di soggetti aventi un ruolo istituzionale: episodi verosimilmente connessi all’indagine concernente la scalata Unipol a Bnl».
A chi si riferiva la Forleo?
Il magistrato aveva confidato ad alcune persone, anche colleghi, il tentativo di ammorbidimento da parte del
«soggetto istituzionale» e ora il Giornale è in grado di specificare:
qualcuno, probabilmente un uomo di legge, tentò nei mesi scorsi di far finire su un binario morto quelle telefonate che riguardavano, oltre a D’Alema, altri due big dei Ds: Piero Fassino e Nicola Latorre.
In effetti, il gip aveva davanti a sé una possibile via di fuga: di quelle conversazioni non esistevano i brogliacci ma solo audiocassette mai trascritte.
Clementina Forleo tirò dritta per la sua strada: nominò un perito che sbobinò tutte quelle chiamate - relative a tre parlamentari dei Ds e ad altrettanti di Forza Italia - e infine quei dialoghi sono diventati pubblici.
Compreso il brano in cui il numero uno di Unipol Giovanni Consorte dice a D’Alema a proposito della scalata a Bnl: «Massimo, noi ce la mettiamo tutta». E il ministro degli Esteri replica: «Facci sognare, vai».
Ora la Forleo sta scrivendo questa nuova denuncia, sempre in un clima di tensione.
Sabato, a Pescara al termine della cerimonia in cui le è stato conferito il premio Borsellino, si è rifiutata di salire sull’auto blindata dei carabinieri e ha comunicato all’Arma la sua decisione:
«Non voglio più la scorta, tanto non mi tutelate».
Ieri, di ritorno a Milano, la Forleo ha trovato ad attenderla all’aeroporto di Linate i militari. E ancora una volta non ha accettato il passaggio. A casa c’è andata con suo marito.
3 - FORLEO: CONTINUERO' A PARLARE FINCHE' UN EDITTO NON ME LO IMPEDIRA'…
(Adnkronos) - "Finche’ non ci sara’ un editto che stabilisca quali magistrati possono parlare e quali non possono, quando possono o non possono farlo, sempre al di la’ della riservatezza sulle questioni legate agli atti d’ufficio, io riterro’ di parlare, come fanno gli altri miei colleghi, assumendomi tutte mie responsabilita’. Ci sono molti magistrati indipendenti che vogliono far sentire la loro voce". Lo ha affermato Clementina Forleo, il gip di Milano criticato da piu’ parti per le sue prese di posizione, a quanto riporta oggi il "Corriere della Sera".
4 - MANCINO (CSM): STUPEFATTO DA CHI VIOLA RISERBO CHE AMAREZZA LA GIUSTIZIA SHOW…
(Adnkronos) - Aveva deciso di cucirsi la bocca per "dare il buon esempio".
Martedi’ aveva apprezzato le parole di Napolitano che invitava tutti, giudici compresi, alla riservatezza e aveva raccomandato anche ai suoi colleghi di essere "sordi e muti".
Quindi silenzio, anche dopo la trasmissione tv ’Annozero’ con i magistrati Clementina Forleo e Luigi De Magistris.
Poi il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, si e’ accorto, non senza "molta amarezza", che i magistrati continuavano a parlare lo stesso, incuranti di qualsiasi appello.
Ha taciuto ancora per 48 ore, poi ha deciso di raccontare in un’intervista a "La Repubblica" le sue preoccupazioni. Perche’, afferma, "chi dovrebbe essere tenuto al riserbo non vi si attiene".
(Nicola Mancino con Antonio Maccanico - Foto U.Pizzi)
"Nel ruolo di componente della sezione disciplinare, ancor piu’ che in quello di presidente, -dice Mancino- devo mantenermi fuori della mischia, leggere e ascoltare per quanto possibile tutto di tutti, ma non prendere parte a favore di nessuno. Non e’ facile capire come si possa conservare una siffatta neutralita’, ma la ’grazia di Stato’ aiuta. Io questa grazia la avverto, anche perche’ l’ho potuta vivere piu’ di una volta". Riguardo la Forleo e De Magistris e la loro partecipazione ad un’altra puntata di ’Annozero’, Mancino afferma ancora: "Personalmente posso solo richiamare l’articolo 6 del codice deontologico dei magistrati, che recita: ’Nei contatti con la stampa e con gli altri mezzi di comunicazione il magistrato non sollecita la pubblicita’ di notizie attinenti alla propria attivita’ di ufficio’. Altro non desidero dire. E nel particolare non desidero entrare".
Per Mancino, inoltre, bisognerebbe "portare la disciplinare fuori dal Consiglio Superiore della Magistratura" e nella sezione "potrebbero andare ex presidenti della Consulta o della Cassazione". Il vicepresidente del Csm, infine, interviene anche sul sistema elettorale: "Dico da sempre si’ al sistema elettorale tedesco, purche’ sia puro, senza premio e con sbarramento".
Dagospia 29 Ottobre 2007
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