Re: Re:
Concesso.
Ma a me sembra un giudizio più che oggettivo. D'altronde chedere alla Chiesa Cattolica di cambiare è come chiedere all'aristotelismo di essere competitivo con le moderne teorie cosmologiche. Oggigiorno la Chiesa fa marketing appellandosi alla sicurezza data dalla sua immobilità, secoli e secoli fa faceva proseliti appellandosi al suo dinamismo. Si badi bene, non sto parlando di possesso della Verità (assoluta e con la V maiuscola) quello è un assunto di base sempre presente, ma sto parlando della differenza di prospettiva sociale. Oggi chi guarda alla Chiesa guarda al passato perché si sente rassicurato dalla staticità in un clima in cui tutto si muove (e sembra muoversi per il peggio...). Duemila anni fa chi guadava alla Chiesa ci guardava con una prospettiva totalmente diversa perché era lui il nuovo che avanzava e distruggeva implacabilmente ed inesorabilmente il vecchio. Quindi l'evoluzione c'è stata ma è arrivata (come sempre accade) ai suoi limiti fisiologici.
Condivido l'analisi fatta, tranne la conclusione. Non credo nè che la Chiesa sia arrivata ai limiti fisioligici del cambiamento, nè che ora sia immobile. Si muove solo più lentamente. Oppure, che è la stessa cosa per il principio della relatività dei punti di riferimento, il mondo si muove più velocemente e la Chiesa sembra lenta o addirittura immobile.
Ci si potrebbe a questo punto chiedere, da un punto di vista puramente "ideologico" che senso ha chiedere alla Chiesa di cambiare su alcuni temi (p.es. sacerdozio delle donne, visto che è da quello che sono partito), quando, molto più facilmente, basterebbe abbracciare qualche confessione riformata? Il fatto è che diventare protestante (o altro) in Italia è molto "scomodo" per tutta una serie di motivi... logistici! Inoltre, ed è forse il punto più importante, oggidì il peso pratico dato alle indicazioni della Chiesa ed ai suoi dogmi, anche dalla maggior parte di coloro che si professano cattolici, è molto basso. Difficilmente un cattolico farà protestante perché gli sembra assurdo qualche dogma di cui probabilmente ignora l'esistenza ed il contenuto, di fatto lui è già protestante all'atto pratico quando si fa una religione personale a suo uso e consumo (e nessuno lo manda più al rogo per questo). Diventare protestante gli complicherebbe solo la vita perché dovrebbe sciropparsi parecchi chilometri in più per assistere al servizio domenicale...
Anche io mi chiedo che senso ha chiedere alla Chiesa di cambiare su alcune cose.
Anche se non è escluso che lo faccia (p.es. recentemente un cardinale di non so cosa ha ribadito che il celibato dei sacerdoti non è un dogma ma una regola, credo che lo stesso valga per il sacerdozio femminile ma non ne sono certo), io credo che i tempi debbano essere quelli interni all'organizzazione. Presupponendo, come ho già detto, che la Chiesa non sia immobile.
L'argomentazione sul farsi protestante è molto interessante - e te lo dice uno che si è interessato molto delle altre confessioni cristiane
- soprattutto quello che ho evidenziato.
Ma sai, il problema sta tutto nel fatto che è più facile "dirsi" qualcosa che pensare a cosa vuol dire "essere" qualcosa. Se poi oltre a facile diventa anche utile non c'è più speranza
(p.es. - pensa quanti dicono "io sono comunista"
)
Tutto ciò rende comunque la Chiesa molto potente, perché un soldato indisciplinato è comunque meglio di nessun soldato e questo si ripercuote sui rapporti di forza relativi in Italia.
Concordo. Anche se questa non è una colpa della Chiesa.
Come dice Vittorio Feltri: la Chiesa parla, ma se poi non ci fosse nessuno che la ascolta non avrebbe peso nella politica italiana.