Comunione e Fatturazione : il vero Papa è Giuliano I da Ferrara

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Etrusco
00mercoledì 10 febbraio 2010 15:09
Mistero Boffo



A “L’UNITÀ” CREDONO ANCORA CHE IL PONTEFICE SIA BENEDETTO XVI
- AL “FOGLIO” E DALLE PARTI DI COMUNIONE E FATTURAZIONE SONO INVECE TUTTI PERSUASI CHE IL PAPA SI CHIAMI GIULIANO I DA FERRARA
– PIÙ CHE UN PAPA UN CONTROPAPA
CHE SI PERMETTE DI ATTACCARE COSÌ BERTONE:
“ORA SI CERCA DI SILENZIARE ED ESPORRE ALLA GOGNA L’INFORMAZIONE LAICA, LIBERA E AMICA CHE DENUNCIA IL FATTACCIO E NE SPIEGA LE RAGIONI”…




1- LO SPECCHIO DEFORMANTE DEL POTERE...
Filippo Di Giacomo per "l'Unità"


Stare calmi e fare i buoni, consigliava la saggezza del senatore Giulio Andreotti ogni volta che, e Dio solo sa quante volte sia successo dal 1946 in poi, i cattolici impegnati nella vita pubblica si gettavano ciclicamente paiate e paiate di fango. Calmi e buoni, dunque. E senza più bugie, come quella ad esempio che - c'è da scommetterci - verrà usata per far credere che le querelles innescate dal caso Boffo si risolveranno grazie al processo che, il 22 di questo mese, l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia farà a Vittorio Feltri.

Che il direttore de "Il Giornale" sia rimasto il solo a confezionare un quotidiano che ha ancora odore di carta e di inchiostro come le gazzette di un tempo, è cosa nota. Il 28 agosto dell'anno scorso, ha pubblicato una notizia che in tanti conoscevano, e ha dato credito a documenti che in tanti ritenevano provati e probanti.

Di cosa profumano invece le esilaranti certezze di chi, sui media di questi giorni, dal 23 gennaio in poi come puntualmente annota il comunicato vaticano (non è firmato e parla a nome della segreteria di stato, "unica interprete del pensiero e della volontà del Sommo Pontefice", come precisa il diritto canonico) ha ipotizzato una guerra inesistente per fazioni, annunciato il "redde rationem" per il cardinale Bertone, calunniato e dato per esautorato Gianmaria Vian, date per acquisite idiozie sul contenuto dei colloqui dei due cardinali (Ruini e Bagnasco) con il Papa, tirato in ballo dossier e istruttorie affidate al segretario del Pontefice, intimato a Benedetto XVI di provvedere senza indugi a prendere decisioni coerenti con i loro gusti personali? Mettere Vittorio Feltri, magari grazie alla ventilata sanzione disciplinare dell'ordine dei giornalisti, come foglia di fico su questa non eccelsa faccenda sarebbe un'incredibile ipocrisia.


boffoNella nota di ieri, alcuni passaggi ("Soprattutto su molti media italiani. ... Appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili ripetute sui media con una consonanza dawero singolare .... ") permettono di collocare questa vergognosa faida, tutta interna al cattolicesimo italiano, nella prospettiva che l'episcopato italiano faticosamente cerca di tracciare. Cioè all'interno della grande questione che i vescovi stanno ponendo ai credenti - soprattutto a quelli impegnati nella vita pubblica ed ecclesiale - sulla qualità delle persone chiamate ad incarnare progetti politici in cui i cattolici sono coinvolti.


Chiunque abbia memoria degli scritti di analisi politica apparsi negli ultimi due anni, sia su "l'Avvenire" sia su "L'Osservatore Romano", ricorderà che pur nelle differenze degli approcci, l'orizzonte era comune. E che così facendo, hanno concorso, ciascuno a suo modo, ad evitare che i cattolici continuassero a proseguire nell'ormai inutile esercizio dell'assemblaggio elettoralistico delle diversità.

Forse per questo, chi ha fomentato la contrapposizione fra cattolici perché si colpissero l'un l'altro, sapeva molto bene cosa avrebbe generato. Come insegna Pascal, per un credente in tutte le vicende della storia, e anche della cronaca più scadente come quella di questi giorni, è possibile trovare «abbastanza luce per credere, abbastanza buio per dubitare».

Come dire che le vicende attuali possono servire a prendere finalmente atto che esiste uno specchio, pedissequamente osservato dai giornali e dalle forze politiche, nel quale la vita pubblica del nostro Paese ama riflettersi pensando di avere davanti un'immagine reale. Ed è un'immagine, carica di soldi e di potere, che ricade sulle spalle delle Chiese con un peso già da anni insostenibile.

Lo specchio vero, ecclesiologicamente parlando, invece è altrove, ed è lì che le parole importanti che la Chiesa italiana sta immettendo (mentre a Roma si spettegolava del niente, i vescovi italiani ",stavano con gli operai in lotta e le imprese a rischio di fallimento) affinché tutti prendano atto dei problemi quotidiani in una rappresentazione oggettiva e condivisa della vita del nostro Paese.

Perché continuare ad accusare Feltri ed altri non meglio identificati "nemici della Chiesa" di tutte le miserie di questi giorni, significherebbe dimenticarsi che il peggior esempio, contro una serie impressionante di diritti negati a persone incolpevoli, è stato dato proprio da chi di questi diritti, ama farsi paladino. Magari, come i farisei di un tempo, solo per scaricare il peso sulle spalle altrui...


2 - VIAN CE LE SUONA CON UNA SMENTITA SQUILLANTE E MOLTO TARDIVA. NE PRENDIAMO ATTO. COSÌ...
Giuliano Ferrara per il "Foglio"


La segreteria di stato vaticana ha smentito ieri, dopo 17 giorni, le ricostruzioni dei giornali attorno al "caso Boffo", partendo dall'articolo del Foglio del 23 gennaio. "E' falso - si legge in un comunicato - che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore dell'Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire". Ed "è falso che il direttore de L'Osservatore Romano abbia dato - o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo - informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate".

La segreteria di stato spiega che "tutto si basa su convinzioni non fondate" e, insieme, dice che "anche Benedetto XVI, che è sempre stato informato, deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi" e "rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori". Poco dopo anche la conferenza episcopale italiana è intervenuta a fianco della segreteria di stato sulla vicenda. Nel suo comunicato, meno assertivo, chiede "di evitare che il bene della chiesa sia compromesso da notizie e ricostruzioni che hanno dato vita a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede".

La mattinata di ieri è stata particolarmente convulsa. Il comunicato di smentita è stato redatto direttamente dagli uomini di Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, e non dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che però in serata lo ha commentato così: "Si eliminano le ombre gettate sul lavoro della segreteria di stato e sul governo della chiesa". Il comunicato è stato anche pubblicato sull'Osservatore Romano, preceduto da un'aggiunta nella quale si dice autorevolmente che il Papa lo "ha approvato" e ne "ha ordinato la pubblicazione". (redaz)


Il 23 gennaio il Foglio diede notizia del vivo disappunto manifestato al Papa dal cardinal Ruini nel corso di un'udienza concessagli nei primi giorni del mese. Oggetto del disappunto, accolto da una attenta preoccupazione del Papa e dalla sua dichiarata intenzione di appurare lo stato delle cose e decidere di conseguenza, erano le pressioni, anche di parte vaticana, che avevano avvalorato mesi prima la liquidazione del direttore di Avvenire, Dino Boffo.

Le dimissioni di Boffo furono indotte dalla pubblicazione nel Giornale di Feltri di un documento calunnioso e falso, redatto nel più tipico stile dei regimi di polizia degli anni Trenta. Nell'articolo del Foglio, che ripubblichiamo, si sosteneva che il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, si era lasciato usare da ambienti laici e postfemministi, mostrando una "spregiudicata ingenuità", e si indicava nell'informazione vaticana del Corriere della Sera lo specchio di questo improprio narcisismo curiale.

Le responsabilità eventuali del segretario di stato, Tarcisio Bertone, non erano tirate in ballo neanche indirettamente, sebbene il collegamento funzionale dell'Osservatore e del primo ministro del Papa sia del tutto ovvio.

Il cardinal Ruini smentì il giorno dopo di aver rivelato il contenuto di un suo incontro con il Pontefice, e noi, come sempre facciamo, doverosamente riportammo la smentita. Dopo sette giorni, il 30 gennaio, Vittorio Feltri confermava però la nostra ricostruzione del "caso Boffo" con un'intervista esplicita, che ripubblichiamo (i due articoli "dellos candalo" in seconda pagina). E poi incontrava personalmente il dottor Boffo, domandandogli maliziosamente (circostanza mai smentita): "Perché Vian ce l'ha tanto con lei? Perché Bertone ce l'ha tanto con lei?".


Questi i fatti,
per quanto ci riguarda. Di Gendarmerie, plichi postali e altri molti e notevoli dettagli pettegoli, sui quali si intrattiene un inusuale e febbrile comunicato della segreteria di stato vaticana, associandoli addirittura a un giudizio finale di "deplorazione" attribuito a Benedetto XVI, non ci siamo occupati che di striscio, riferendo le altrui cronache con il beneficio di inventario.

Nell'interpretazione dei fatti ci siamo comportati con la consueta libertà di tono e, pur contrari alla pena di morte, abbiamo sarcasticamente ipotizzato che nel giro di qualche tempo la Santa Sede avrebbe provveduto a "decapitare" il professor Vian, sostituendolo con un giornalista o funzionario che sia meno incline alle chiacchiere di portineria (4 febbraio).

E giusto ieri (9 febbraio) cercavamo di spiegare le ragioni non banali, non solo di potere, del conflitto che ha opposto l'autorevole e prepotente segretario di stato all'autorevole e resistente vertice della Conferenza episcopale. Dalla violenza verbale inconcludente del comunicato ufficiale, scritto dal professor Vian dopo ben 17 giorni di esitazione, si evince che, oltre ad avvalorare la cacciata di uno stimato giornalista cattolico, delegittimandolo con un'intervista piazzata sul Corriere tra la "velina" delatoria e le dimissioni, ora si cerca di silenziare ed esporre alla gogna l'informazione laica, libera e amica che denuncia il fattaccio e ne spiega le ragioni.


Un'ultima notazione.
Che il professor Vian attribuisca al Foglio, dicasi al Foglio, l'intenzione di nuocere al Papa, a Benedetto XVI, a Joseph Ratzinger, dimostra che la più totale mancanza di senso dell'umorismo è il complemento essenziale di ogni umana vanità.

3- FELTRI: PUBBLICATA UNA NOTIZIA VERA IL RESTO È ROMANZO...
Da "la Repubblica"


«Non conosco né Bertone né Vian. "Il Giornale" ha pubblicato una notizia vera, la condanna di Boffo per molestie, il resto non conta». È stata la prima reazione di Vittorio Feltri dopo il comunicato del Vaticano.

«La notizia - dice ancora - non l'ho appresa al bar, nè al club della bocciofila, ma dal club della Chiesa, che è piuttosto rispettato, con molta gente e la fonte era assolutamente istituzionale e attendibile. Non ho appreso la notizia da un passante e comunque, anche se così fosse stato, la notizia è stata verificata e si è rivelata esatta. In ogni caso non conosco Bertone, non conosco Vian, non conosco nessuno della segreteria vaticana».



Fonti:
Filippo Di Giacomo per "l'Unità"
Giuliano Ferrara per il "Foglio"
Da "la Repubblica"
[10-02-2010]

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