Cresce FLI : nuove adesioni al 3° Polo

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
Etrusco
00giovedì 4 novembre 2010 11:28
Crolla la Casa delle Libertà


"Faccio una premessa:
se siamo usciti dal PdL e abbiamo deciso di dare vita a Futuro e Libertà
è perchè ci siamo lasciati dietro le spalle, personalmente senza remore e senza rancore,
un “partito personale”
dove solo discutere o criticare era considerato un atto di lesa maestà."

Il simbolo di Fini, vi piace? - Presentato il logo del partito del presidente della Camera. Vi convince? VOTATE CLICCANDO QUI

Il simbolo di Fini, vi piace?

- Presentato il logo del partito del presidente della Camera. Vi convince? VOTATE CLICCANDO QUI


Ai finiani sarà proposto un «patto federativo» per arrivare a fine legislatura

Berlusconi riunisce il gotha del PdL
E' la prima volta dopo lo scontro con Fini

Alle 12 la direzione del partito che dovrà definire la nuova road map del Governo e tentare di ricucire con FLI

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi (Emblema)
Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi (Emblema)
ROMA - Mentre il capo del governo è al centro delle nuove polemiche che ruotano attorno ai festini a Villa San Martino, la direzione del partito si riunisce oggi a mezzogiorno al complesso monumentale di Santo Spirito in Saxia (l'incontro potrà essere seguito in diretta su Corriere Tv). Ma più che le vicende personali del premier, attorno a cui hanno sostanzialmente fatto quadrato l'intero partito e gli alleati leghisti, saranno i nodi politici a tenere banco. Quelli legati alla tenuta della maggioranza - ieri altri due parlamentari hanno lasciato il Pdl per aggiungersi ai finiani - e quelli più strettamente legati all'agenda di governo. Si tratta peraltro della prima riunione del parlamentino pidiellino, a sei mesi di distanza da quella che ha di fatto formalizzato la rottura tra Berlusconi e Fini e la conseguente nascita di Futuro e Libertà. I due leader non si parlano da tempo e di fatto interloquiscono solo attraverso i rispettivi sherpa. Tuttavia in mattinata, dopo una freddezza iniziale, hanno avuto un fitto scambio all'Altare della patria, dove hanno partecipato alle celebrazioni per il 4 novembre e per l'Unità d'Italia assieme al presidente Napolitano. Le agenzie di stampa raccontano di una chiacchierata che ha preceduto l'arrivo del capo dello Stato intervallata anche da qualche sorriso.

RITOCCHI AL DISCORSO - Il Cavaliere ha convocato nella tarda serata di ieri a via del Plebiscito lo stato maggiore del Pdl. Presenti i coordinatori, i capigruppo di Camera e Senato e diversi ministri. La riunione serale ha avuto lo scopo di limare la relazione che il Cavaliere terrà alla Direzione del Pdl. Un discorso definito da molti «di altro profilo» in cui Berlusconi dovrebbe rilanciare l'azione del governo a partire dai cinque punti del programma su cui l'esecutivo ha ottenuto la fiducia in parlamento circa un mese fa. La relazione dovrebbe trasformarsi in un documento da approvare in una riunione successiva (si parla di una nuova direzione tra 15 giorni) ed il testo sarà la base su cui avviare la fase dei congressi locali.

Prove di disgelo?

Prove di disgelo?    Prove di disgelo?    Prove di disgelo?    Prove di disgelo?    Prove di disgelo?    Prove di disgelo?    Prove di disgelo?

I RAPPORTI CON FLI - La questione di fondo, tuttavia, sarà quella dei rapporti con i finiani, che hanno sempre ribadito di voler sostenere fino all'ultimo l'esecutivo fintanto che questo porterà avanti il programma presentato agli elettori nel 2008 (ovvero, fino a che non si proporranno provvedimenti come il Lodo Alfano che non faceva parte del 'atto elettorale). Pertanto, sulla road map che Berlusconi indicherà per il proseguimento della legislatura, incentrata sui cinque punti su cui già aveva ottenuto la fiducia in Parlamento, non ci dovrebbero essere problemi. Al Cavaliere, però, non sembra bastare un generico impegno sui cinque punti e vorrebbe poter contare su un appoggio più incondizionato, come ai tempi dell'alleanza Fi-An nella Casa delle Libertà.

IL «PATTO FEDERATIVO» - Per questo, secondo alcune anticipazioni, Berlusconi sarebbe intenzionato a proporre a Fli un «patto federativo» che sancisca il riavvicinamento tra i due partiti. Il capo del Pdl ha convocato a tale proposito ieri pomeriggio il senatore Andrea Augello, uno dei «pontieri» fra il premier e il presidente della Camera, per presentargli il progetto. Resta da vedere come sarà accolta in casa fininana, visto che un'analoga proposta avanzata da Fli dopo Mirabello era stata respinta al mittente dal Pdl.

 

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
04 novembre 2010

KuntaKinte77
00giovedì 4 novembre 2010 11:38
PdL sta morendo



magari... con tutti i ladri e truffaldini che ne fanno parte. [SM=x44452]
Ma vale anche per D'Alema e soci [SM=x44461]

Ovviamente salvando quei pochi che ci credono sul serio... anche se bisognerebbe internarli e arrestare coloro che hanno agito per circonvenzione di incapace [SM=x44458]
Etrusco
00giovedì 4 novembre 2010 11:50
PdL sta morendo
KuntaKinte77, 04/11/2010 11.38:




magari... con tutti i ladri e truffaldini che ne fanno parte. [SM=x44452]
Ma vale anche per D'Alema e soci [SM=x44461]

Ovviamente salvando quei pochi che ci credono sul serio... anche se bisognerebbe internarli e arrestare coloro che hanno agito per circonvenzione di incapace [SM=x44458]




Ho 2 cari amici che ci stanno dentro, ci credono davvero, ma spesso non riescono ad avere una visione lucida e distaccata della situazione,
a meno che essondo "esposti", non possano far a meno di atteggiarsi in quel modo: in un partito così troppo autocratico è comprensibile la paura di possibili ritorsioni, demansionamenti, etc. [SM=x44464]



Tornando a FLI:



Una riflessione sul simbolo
di Adriano Falanga


L’avevamo atteso a lungo. In rete erano giorni che giravano diverse proposte. In molti si erano divertiti e appassionati nel suggerire o indovinare quello che sarebbe stato il simbolo di Futuro e Libertà. Il “nostro” simbolo.
L’attesa è finita oggi, 2 novembre, quando in rete è stato ufficializzato il simbolo ufficiale. Azzurro e (una novità questa) verde. In alto una scritta grande, FINI, e sotto Futuro e Libertà.
L’ammettiamo, a noi popolo della rete il nome FLI sarebbe bastato. Ci piaceva, ci chiamavamo già i “fiellini”, ma anche finiani. Perché vedete, tra Fini e finiani c’è differenza. Il primo esprime chiaramente il nome del leader, il secondo esprime un movimento culturale e socio politico ispirato al Presidente Fini.

Tornando al simbolo, il colore verde sinceramente si presta a critiche, ma tutto sommato è passabile in quanto si richiama all’ambiente, alla speranza e perché no, al tricolore. Tricolore che comunque è contenuto in forma stilizzata. Forme morbide, a me il simbolo piace.
Ma il piacermi non significa condividere del tutto. Diciamocelo, del resto è da ingenui non averlo previsto, il nome Fini risuona di personalizzazione stile Idv o PDL. Non ci piace.
Non ci piace perché abbiamo sempre sostenuto che un partito è l’unione di persone eterogenee che condividono un progetto e si riconoscono in valori e idee condivise. Un partito è un movimento di popolo, trasversale e variegato.
Il “nostro” partito nasce dalla condivisione di un progetto, quale FLI, che vede la proposta di un centrodestra moderno, democratico, liberale ed europeista.
Il nostro leader è espressione della sua base, del suo partito e non più (come nel pdl) il partito è espressione del solo leader.
Chissà, può sembrare strano che chi ha studiato il simbolo non ci abbia pensato, sinceramente le critiche sul nome al suo interno neanche mi han sorpreso più di tanto.
Allora penso “ma il nome è passabile qualora si fosse sotto elezioni”….. Ecco, qualora si fosse sotto elezioni. Perugia, amici miei, è appena Sabato!!

Fonte: Generazione Italia
Etrusco
00giovedì 11 novembre 2010 00:59


Futuro e Libertà al 9,2%. Scende ancora il PdL
di Gianmario Mariniello

Dopo la Convention di Perugia
c’era da aspettarselo. Un evento straordinario, con una partecipazione inimmaginabile solo qualche mese fa. E così Futuro e Libertà spicca il volo e raggiunge il suo massimo storico: a quota 9,2% è il 4° partito d’Italia.
Lo rivela il consueto Osservatorio realizzato da Crespi Ricerche
in esclusiva per Generazione Italia, che evidenzia anche la pessima performance del Popolo della Libertà, che raggiunge invece il suo minimo storico, a quota 26%.
Malissimo il PD, che scende al 23%
, perdono (pochi) colpi anche la Lega, IDV e UDC. In crescita solo il movimento di Nichi Vendola, a quota 5,7%.
Scende la quota di indecisi (36%), mentre è stabile il gradimento del Premier, distante comunque sempre 2 punti dal Governo, che scende a quota 39%.
Aumenta invece il gradimento per Fini, numero uno al 43%, seguito – con 10 punti di distacco – da Bersani, Vendola e Casini.

Scarica il Sondaggio completo

[SM=g1700002]
sperminator
00giovedì 11 novembre 2010 08:13
come ha giustamente detto travaglio [SM=x44476] nel suo imperdibile " passaparola " di lunedi' scorso, sarebbe bene che i cosiddetti " futuristi " facessero un serio controllo nei confronti di chi bussa alla loro porta [SM=x44498]
Etrusco
00venerdì 12 novembre 2010 10:10
NEWS:
dall'ultimo sondaggio Demòpolis Futuro e Libertà si attesta sul 12% in Sicilia [SM=x44466]
ed oltre l'8% nelle altre regioni italiane
[SM=x44515]

La prima preoccupazione che m'è venuta in mente è che ora molti berluschini, fiutando la nave che affonda, si precipiteranno ad abbandonarla rivalutando quel che fino a pochi gg. fa snobbavano o denigravano... [SM=x44461]
paperino73
00venerdì 12 novembre 2010 10:29
L'Italia e i sondaggi

Senza bisogno di andare troppo indietro coi ricordi (dagli exit poll sbagliati che hanno generato l'idea che gli italiani votano a destra ma non lo dichiarano ai sondaggisti, alle risate per i "sondaggi americani" di Berlusconi del 2006 che alla fine sono stati gli unici a predire il recupero della CDL sul centrosinistra) basta leggere i sondaggi degli ultimi giorni per capire come anche questi, probabilmente siano numeri usati per tornaconto immediato.

I numeri sopra riportati da Etrusco danno FLI al 9,2%.
Nella puntata di Ballarò del 9/11 un sondaggio dava FLI al 7,7%
A Porta a Porta l'8/11 FLI invece era dato al 6%
Sempre l'8/11, ma al tg di La7, FLI era al 5,4%
Se poi passiamo ai giornali avversi, su Libero del 6/11 FLI era al 3,5%


Quanto vale davvero FLI ? Mi sa che alla fine, come sempre, conteranno solo i voti che verranno raccolti in cabina elettorale.
E visto come tira il vento in parlamento, il dubbio sarà presto sciolto.
Etrusco
00venerdì 19 novembre 2010 08:29

Le intenzioni di voto a breve termine. Ma non emerge alcuna maggioranza certa

Premier in calo, il centrosinistra avanza

I dati dell'ultimo sondaggio Demos: diminuisce la popolarità di Berlusconi, sale quella di Vendola

ROMA - Crollo di popolarità del Premier Silvio Berlusconi al 32% con Nichi Vendola che guida la classifica di popolarità fra i leader politici (48%);
sorpasso alla Camera da parte di un centrosinistra (alleanza Pd-Idv-Sel) al 40,2% su un centrodestra orfano di Fini, ovvero solo PdL-Lega, al 37,3%, con un eventuale nuovo terzo Polo FLI-UDC-API-MPA al 16%. Sono alcuni dei dati di un sondaggio condotto dalla società Demos per l’ «Atlante politico» di Ilvo Diamanti, pubblicato da Repubblica. Una rilevazione demoscopica condotta nel mese di novembre sulle intenzioni di voto in caso di voto anticipato ravvicinato, da cui però, in caso di elezioni ancora con l’attuale sistema elettorale, emergerebbe che nessuna coalizione riuscirebbe ad ottenere la maggioranza dei seggi.

LE INTENZIONI DI VOTO - Nelle intenzioni di voto per la Camera, il PD arretra ulteriormente (24,8%), ma beneficia della crescita dei consensi per i potenziali alleati: l’IdV (6,8%) e, soprattutto, SEL (6,6%).

Continua la progressione di FLI: 8,1%, mentre l’UDC è al 6,7%.

Ai minimi storici le preferenze per il PdL (26.3%). La Lega è data al 10,4%. Mentre tutti gli altri partiti, se alle elezioni soli non supererebbero la soglia del 4%, seppure il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo la sfiorerebbe, fermandosi al 3,6%. Dal sondaggio, emerge anche la maggioranza degli elettori gradisce poco ’soluzioni di palazzo’ ad una eventuale crisi di Governo ma ancora meno dover tornare di nuovo alle urne, con forte rischio di aumento dell’astensionismo in questo caso. E, a dispetto delle loro stesse indicazioni di voto, per il 50% degli intervistati «Berlusconi vincerebbe ancora» in caso di elezioni a breve, mentre solo il 34% ritiene possibile una vittoria del centrosinistra.

LA POPOLARITA' DEI LEADER - Ma il trend, nel confronto con le precedenti rivelazioni dello stesso istituto è netto:

il CentroSinistra cresce mentre la popolarità di Berlusconi cala fortemente.

Prima di lui -a lungo in testa- oggi oltre al capoclassifica Vendola, risultano graditi un Tremonti in fortissima crescita di popolarità (45,8%), Bersani (40,8%), Pier Ferdinando Casini (39,4%), Gianfranco Fini (38,6%), Beppe Grillo (35,9%), Antonio di Pietro (35,1%). E alle spalle del Premier Berlusconi (32,4%) si trova solo, fra i nomi proposti, quello di Umberto Bossi (30,6%).

(Fonte: Apcom)


Fonte: Corriere della Sera - 18 novembre 2010

Secondo altri sondaggi il 3° Polo si attesterebbe su percentuali superiori al 20% [SM=x44466]
Arjuna
00venerdì 19 novembre 2010 14:27
Fini apre al Berlusconi bis

ROMA - Il videomessaggio di Gianfranco Fini arriva a metà pomeriggio. Il presidente della Camera e leader di Fli si rivolge al suo popolo, a quello che a Perugia gli ha tributato una standing ovation quando ha chiesto a Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni. Questa volta però, nei cinque minuti di intervento on line, la parola «dimissioni» Fini non la pronuncia mai: «Nel grave momento che stiamo attraversando serve la massima responsabilità in primis da parte di chi ha l'onore e l'onere di governare e deve onorare questo impegno attraverso l'agenda di governo.

Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà», dice il presidente della Camera. Parole che qualcuno interpreta come una «frenata», tant'è che poco dopo dai suoi uffici a Montecitorio rilancia una «interpretazione autentica». L'invito alla responsabilità vale per tutti, anche per Fli, ma anzitutto – sostiene Fini – «per il premier, per quel che farà fino al 13 dicembre e per quel che dirà in Parlamento in quell'occasione».
Una dichiarazioni criptica. Fini da una parte rilancia le sue parole d'ordine sulla nuova destra legalitaria e liberale contenute nel manifesto presentato a Bastia Umbra e sul quale conta di raccogliere entro metà gennaio «100mila» firme, dall'altro però, con quell'appello alla «responsabilità», «all'agenda di governo» sembra voler riaprire all'ipotesi di un Berlusconi bis.

Un'ipotesi che invece nei giorni scorsi era stata scartata. Che cosa è cambiato? Silvio Berlusconi è convinto di avere i numeri per superare la fiducia anche alla Camera, nonostante Fli. Forse non arriverà alla maggioranza assoluta, a quota 316, ma grazie a qualche «provvidenziale assenza», che abbasserebbe il quorum, e alla campagna acquisti nel gruppo misto (oggi verrà annunciato il passaggio del libdem Maurizio Grassano) il premier potrebbe riuscire a sfangarla. Almeno così andavano sostenendo ieri i berluscones.
Ma a questo punto entra in scena Umberto Bossi. Anche il leader della Lega è convinto che «Berlusconi ce la farà» ma per il Senatur non cambia niente: «Stringi, stringi è sempre meglio andare a votare. Con le elezioni ci pensa il popolo a raddrizzare il governo». Non è la prima volta che Bossi lo dice. Ma il fatto che si pronunci in modo così drastico certo non aiuta il Cavaliere. Il partito del non voto, resta infatti molto forte. Chi sceglie di cambiare casacca lo fa in molti casi proprio per garantirsi il proseguimento della legislatura. Perché Bossi allora insiste? La Lega teme di venir risucchiata nel logoramento del governo e avverte tutti, in primis il Cavaliere, che non è disponibile a farvisi trascinare.

Berlusconi però ora vuole anzitutto rialzare la testa. L'intervento sul web di Fini viene letto come un segnale di «chiara debolezza». Gaetano Quagliariello (vicecapogruppo vicario del Pdl all Senato) lo definisce «un atto di resipiscenza» prodotto dalla consapevolezza che «non sarebbe stato così facile buttare giù Berlusconi». Quanto alla risposta del premier, Osvaldo Napoli manda a dire a Fli che non c'è bisogno di aspettare il 14 dicembre per sapere «cosa farà o dirà il premier»: o c'è una fiducia piena e convinta o c'è il voto. Ottenere la fiducia sarebbe per Berlusconi però una salutare boccata d'ossigeno. A Montecitorio il pallottoliere impazza. I finiani si mostrano compatti. Anche l'ala più moderata guidata da Pasquale Viespoli e Silvano Moffa respinge la prospettiva di divisioni interne. «Molto dipenderà da quel che succede nel frattempo», spiega Viespoli, riecheggiando le parole pronunciate poco prima da Fini. In altre termini, se Berlusconi giocherà al muro contro muro anche le colombe faranno quadrato attorno al presidente della Camera.
La tensione è alta. In molti si guardano in cagnesco e fioccano accuse di tradimento. Alessandra Mussolini ha perfino fotografato con il cellulare Mara Carfagna, per immortalare il suo colloquio con il capogruppo finiano Bocchino. «Vergognati, vergognati», ha detto la deputata pdl al ministro delle Pari opportunità.
In tutto questo c'è un dato che non bisogna sottovalutare. Fli la mozione di sfiducia non l'ha ancora presentata. «C'è tempo fino al 14 dicembre e concerteremo con Fli, Mpa e Api il da farsi», replica il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, pronto comunque a votare la mozione già presentata da Pd e Idv: «Francamente per un partito di opposizione non è un grande imbarazzo». Fini invece non può permetterselo.

Fonte
Etrusco
00mercoledì 24 novembre 2010 18:03


FLI all’8,5%.
Crescono le estreme: Lega, Idv e Vendola

di Gianmario Mariniello

Si stabilizza sempre di più il dato di Futuro e Libertà: come ormai tutti i pricipali Istituti di Ricerca, anche il nostro Osservatorio – realizzato in esclusiva per Generazione Italia da Crespi Ricerche – assegna a FLI una percentuale di tutto rispetto: l’8,5%.
Una rilevazione che tende a confermare il positivo trend post Perugia.

Stabili Popolo della Libertà e Partito Democratico, rispettivamente al 26 e al 23 per cento, con un distacco di tre punti, il minimo storico dalle elezioni del 2008.
Boom invece per Sinistra Ecologia e Libertà che guadagna quasi un punto in una settimana e sfiora quota 7%: il partito di Nichi Vendola è al 6,9%,
seguito a stretto giro dall’Italia dei Valori, a quota 6,4%. In leggero aumento anche la Lega Nord (12,8) e l’Udc di Casini (6,5). In calo il movimento di Beppe Grillo.
Indecisi sempre 1° partito, con il 36%.

Perde 2 punti Silvio Berlusconi, il cui gradimento scende a quota 35%, a meno 3 dal Governo. Il Premier meno gradito dell’Esecutivo è un dato che si conferma da qualche settimana. Mentre tra i leader sempre in testa Gianfranco Fini, con il 43%, seguito da Bersani (36), Vendola (35), Casini (33).

Scarica il Sondaggio (LINK)

Fonte

[SM=g1700002]


NEWS:
intanto, in quete ore, un altro Coordinatore nazionale della Giovane Italia, Francesco Pasquali, lascia il PdL. [SM=g1470351]
Etrusco
00venerdì 26 novembre 2010 13:32
NEWS FfMagazine
Altro che Fli: a pensarci, i "valori" e il "programma" sono stati traditi da altri...
Ma chi sono i veri traditori?
di Federico Brusadelli

Che per polemizzare con il “nemico” sul Giornale di famiglia si tirino fuori Cesare Lombroso, la numerologia, gli anagrammi, le cravatte e i chewing-gum, passi.
Roba un po’ triste, ma pazienza. Si potrebbe rispondere calando sul tavolo i tacchi e il cerone, i capelli posticci e i vulcani finti, ma non è il caso. Non è politica.
Se però, sempre per polemizzare con il “nemico” questa volta a livello politico
(e per dare il “la” alla campagna elettorale) esponenti di primo piano del partito di maggioranza tirano fuori, con toni accesi e accenti da melodramma, le solite accuse ritrite di ingratitudine e di “tradimento”, allora lì è il caso di rispondere. Anzi, di ragionarci su.

I futuristi hanno “consumato un tradimento”, dunque. E allora viene naturale domandarsi: tradimento di cosa?
Tradimento “della destra”, risponde qualcuno.
Dei “valori”. Del “programma”. Del “patto con gli elettori”. Parole buone per qualche spot elettorale, per qualche slogan, per qualche cartellone. Ma ci vuole poco a declinarlo, a “svelarlo”, questo tradimento. Ci vuole poco a osservare i fatti oltre la propaganda, e a darsi qualche risposta.

Perché uno si chiede: è tradimento del “patto con gli elettori”, invocare il rispetto dell’unità nazionale, dei suoi simboli, delle sue istituzioni?

Salvare l’inno da chi vorrebbe gettarlo nel dimenticatoio?
Difendere la bandiera da chi vorrebbe destinarla a meno nobili scopi?
È tradimento del “programma”, non chiudere gli occhi davanti a una scuola pubblica che diventa tempio padano?
Opporsi a leggi che imbavagliano l’informazione?
A “processi brevi” che rischierebbero di seminare nel paese ingiustizie e impunità?
È tradimento dei “valori” (anche e soprattutto cristiani, in questo caso) dire di no alle ronde, ai medici spia e ai presidi spia?
Chiedere di coniugare la fermezza con la solidarietà e l’integrazione?


E quali “valori” si tradiscono, parlando di legalità e di rispetto delle regole?
Ricordando che gli “eroi” sono Falcone e Borsellino, non certo Mangano?

E si infanga il “patto con gli elettori”, chiedendo sobrietà e decoro?
E la “laicità positiva” quale punto del programma mette in discussione?

Pretendere che si investa sull’istruzione e sulla ricerca, significa tradire “la destra”?

No, forse i traditori sono altri.
Forse a tradire i “valori” è chi ha deciso di appaltare la storia della destra italiana alla sottocultura leghista.
E chi contestualizza le bestemmie e lancia accuse di “moralismo”

(magari dopo aver partecipato a moderne crociate proprio in nome di valori etici e, spesso, di una malintesa “moralità”).

Forse a tradire il “programma” è chi ha concentrato ogni singola energia politica a risolvere questioni che in quel programma non erano nemmeno accennate.

Forse a tradire il “patto con gli elettori” è chi ha cacciato in 2 ore dal partito una delle anime che l’avevano costruito
, imbastendo poi una pietosa compravendita di parlamentari, un “auto-ribaltone” fallito, degno del peggior teatrino della politica.

Insomma, sarebbe utile al PdL, prima ancora che al paese, mettere da parte un’argomentazione debole e non credibile.
Un’argomentazione che rischia di trasformarsi in un boomerang.
Perché chi la lancia contribuisce, involontariamente, a chiarire agli italiani quali siano i veri “valori” su cui si misura il tradimento o la fedeltà.
Anzi, l'unico “valore”. Perché è uno solo: il dottor Berlusconi.

Fonte: Fare Futuro Web Magazine - 17 novembre 2010

[SM=x44515]
Etrusco
00venerdì 26 novembre 2010 15:47
Per dover di cronaca,
o per ascoltare tutte le campane di destra:



COMUNICATO STAMPA SUI VALORI DI DESTRA LETTI DA GIANFRANCO FINI
pubblicata da Destra Razionale il giorno martedì 16 novembre 2010 alle ore 14.51

"Molto bella la trasmisisone "Vieni via con Me".
Qualcosa di nuovo che parla senza urlare. Che colpisce senza fare chiasso.
Ho visto il Presidente dela Camera Fini leggere i valori di Destra e credo che ci si possa riconoscere anche se qualche aggiunta mi sembra doverosa.
Senza alcuna presunzione o pretesa credo che siano valori di Destra anche la Tradizione; l'Indentità Nazionale; la Famiglia naturale; l'Occidente e l'Europa e non l'Eurabia;
i diritti oltre ai doveri; la dignità del lavoratore; il Sociale
nell'accezione più speicfica ed ampia come stella polare.
Valori che non è possibile scordare se si è di Destra."


E' quanto dichiara Maurizio Guarino Presidente dell'Ass. Pol. Cult. Indipendente "Destra Razionale - Sapere Aude"

[SM=x44515]
Etrusco
00lunedì 29 novembre 2010 19:59

Il PD supera nuovamente il PdL, parola di Alessandra Ghisleri

  A quanto pare, lo riferisce Dagospia, l’ultimo sondaggio commissionato da Silvio alla sua amata Alessandra Ghisleri, titolare di Euromedia Research, darebbe questi risultati:

il PdL, in questo istante, starebbe al 22,3% (contro il 24,5% rilevato 3 settimane fa);

il Pd, invece, al 23%.

Dunque il fatto che Berlusconi minacci il voto, un giorno sì e l’altro pure, è solo un bluff.

Ha una paura fottuta delle urne.



Share and Enjoy:
  • Facebook
  • Twitter
Arjuna
00martedì 30 novembre 2010 13:14

Quante volte i sondaggi si sono dimostrati esatti? [SM=x44473]
Etrusco
00martedì 30 novembre 2010 15:18
Re:
Arjuna, 30/11/2010 13.14:


Quante volte i sondaggi si sono dimostrati esatti? [SM=x44473]




Mai (anche se Gasparri ancora non ha capito il concetto di "margine d'errore" [SM=x44452] )
però è sempre stato il PdL a sbandierare i sondaggi di Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) come oro colato!
ora che invece evidenziano un grave calo
è esilarante vedere che ci si attacchi all'inesattezza tipica di ogni sondaggio
[SM=x44455]

E comunque i sondaggi commissionati da Sua Emittenza
in genere lo davano sempre qualche punto più avvantaggiato
rispetto agli altri sondaggi [SM=x44451]

[SM=g1700002]
Arjuna
00martedì 30 novembre 2010 16:56

Meglio riderci sopra. [SM=x44452]

Personalmente ho sempre trovato ridicolo sbandierare i sondaggi. [SM=x44464]
Etrusco
00giovedì 2 dicembre 2010 20:13

FLI all’8,2%. E Berlusconi sempre più giù

di Gianmario Mariniello

Futuro e Libertà stabile sopra quota 8%:

l’ultima rilevazione fornita da Crespi Ricerche in esclusiva per Generazione Italia vede FLI all’8,2%.

Popolo della Libertà al 26,3%, PD fermo al 23%. In calo la Lega, che scende al 12,2%.

Salgono invece Udc (6,7%), Sinistra Ecologia e Libertà (7,2%) e Italia dei Valori (6,7%).  Indecisi sempre primo partito, con il 36%.

Il gradimento di Berlusconi scende al 34%, distante 3 punti da quello del Governo, che scende a quota 37%.

Tra i leader politici guida sempre Gianfranco Fini (44%), seguito da Bersani, Vendola (entrambi al 36%) e Casini (34%).

Quasi l’80% degli elettori di FLI vuole la sfiducia di Berlusconi, a fronte del 55,5% del campione totale. Solo l’8,3% del campione di FLI vuole che venga votata la fiducia al Premier.

E poi c’è la questione della Riforma Universitaria.

Per il 31,9% degli elettori, il ddl Gelmini “ha molti limiti, ma ha introdotto delle interessanti novità e dei miglioramenti”, mentre per il 28,6% si tratta di “una buona riforma, speriamo che venga applicata”. Poi ci sono i contrari: per il 30,8% degli italiani “è una pessima riforma, peggiora la situazione nelle università”. Non sa/non risponde l’8,7% del campione.
Gli italiani guardano con simpatia, invece, le proteste degli studenti: per il 50,7% sono “legittime, testimoniano un più ampio disagio dei nostri giovani”, mentre il 23,4% degli italiani ritiene le manifestazioni di questi giorni “pretestuose, i ragazzi devono pensare a studiare”. Alto, infine, il numero degli indecisi riguardo la riforma: 25,9%.

Etrusco
00venerdì 3 dicembre 2010 15:20
UNA GIORNATA PARTICOLARE

Giornate come quella di ieri vanno segnate. Sono successe tante cose ed è un...a delle occasioni nelle quali la cronaca diventa anche commento.
 Ma andiamo per ordine :

1) Fini salva Berlusconi a divinis rendendo chiara la partita che sta giocando.
A lui interessa partecipare alla guerra di successione nel Pdl contro il generale Tremonti e ha vinto il primo round. Il Premier ha fatto sapere dai suoi emissari che il Centrodestra ha 3 e non 2 gambe. I Finiani fanno diventare eterno il Lodo Alfano, salvano Lunardi, ma mettono ancora paletti sulla riforma della giustizia, come dire “o stai ai patti o salta tutto”. E’ la strategia dei ricatti incrociati nella quale Berlusconi sembra il più debole e il più interessato a venire a patti. Sono attese, nei prossimi giorni, le mosse della Lega e di Tremonti che non vogliono la coabitazione una e trina.

2) Massimo Cacciari chiarisce il Montezemolo pensiero. Lui ha intenzione di fare una lista civica (tipo Forza Italia per intenderci) che rappresenta il fulcro del 3° (o del 2°) Polo. Casini, Fini, amici vicini e lontani (Pisanu, Fioroni, Veltroni) e il PD sono membri aggiunti e quindi subordinati al progetto. Il riavvicinamento di Fini si spiega anche con questo. E non è detto che tra un po’ non lo segua anche Casini

3) Intanto la macelleria sociale va avanti. In un silenzio assordante ieri è passato l’Arbitrato. Salvo che per il licenziamento. Per la serie “meglio che non si sappia in giro”.

4) Il nuovo Procuratore della Corte dei Conti dice che la corruzione dilaga nell’indifferenza generale.

5) Il Piemonte resta a Cota e , amaramente, non mi dispiace. Il Pd la deve smettere di voler vincere le elezioni con i cavilli giuridici (prima le liste, adesso le modalità di voto) o con i voti che non ha (ah se Grillo non si fosse presentato). Le elezioni si vincono ottenendo più consensi dell’avversario. E per fare questo ci vuole una linea “acqua azzurra, acqua chiara”. Ce l’abbiamo?

6) La giornata ha certificato la solitudine del Pd la cui neutralità su tutto lo sta lentamente consumando e rendendo inutile. Ma è condannato a non scegliere, pena la sua rottura. Occorrerà decidersi per non finire nelle vasche di acido della politica.

7) La Francia combatte. Sciopera da giorni, ma nessuno si sogna di dare degli estremisti ai sindacati. Qui alla FIOM è toccato per una sola manifestazione senza sciopero. Quello che succede nel portone accanto mette in evidenza le assurde norme sullo sciopero che abbiamo in Italia. Tra esenzioni, servizi pubblici essenziali, preavvisi, norme contro l’interruzione di pubblico servizio e quanto fa restrizione, nel nostro paese una battaglia come quella francese è impensabile, non per volontà, ma per legge. Ma naturalmente non solo nessuno dice niente, anzi chi dice qualcosa dà dei pazzi alle oo.ss. transalpine, per ammonire quelle italiane “non ci pensate nemmeno!”.

Speriamo che domani vada meglio. Ma la domanda è sempre la stessa. Ma per chi?

Etrusco
00sabato 4 dicembre 2010 20:21
IN CASO DI VOTO DI SFIDUCIA,
OLTRE A PISANU, ANCHE SCAJOLA CON ANTONIO MARTINO è PRONTO A PASSARE SULL’ALTRA SPONDA


Rumors sempre più insistenti in piazza Montecitorio
giurano sulla smania che ha catturato ultimamente il redivivo Sciaboletta Scajola.
Gli "addetti ai lavori" assicurano di vari incontri recenti dell'ex ministro dello Sviluppo (di casa sua, zona Colosseo) con Fini e Casini.

Dopodiché il boss dell'aeroporto di Imperia, due giorni fa, ha teso una trappola alla Prestigiacomo con la bocciatura di Michele Corradino, capogabinetto della bella Stefy, candidato all'agenzia nucleare.

Ora, con la dentiera avvelenata per essere stato scaricato brutalmente dai berluscones all'indomani dello scandalo della "cricca" Balducci-Anemone, Scajola trama la rivincita. E Fini e Casini e compagnia sono ben contenti di allargare le file al Ministro dimissionario.

D'altra parte un eventuale esecutivo post-Silvio di salute pubblica ha bisogno di strappare qualche truppa targata PdL.
Tanto per evitare l'accusa di far arrivare al potere solo coloro che hanno perduto all'elezioni...

4 Dicembre 2010 - LINK
Etrusco
00lunedì 6 dicembre 2010 12:15
In questi ultimi gg. si cavalca un po' troppo il tradimento, abusandone e stravolgendone il significato politico.
Ma se Giancarlo Paglia - deputato finiano e, soprattutto, medaglia d'oro al valore militare - è, secondo "Libero", un "traditore", mi trovate una parola - che però non sia volgare e offfensiva - per definire Maurizio Belpietro?

Aspetto fiducioso le vostre opinioni e risposte, soprattutto da Paperino. [SM=x44450]
Arjuna
00lunedì 6 dicembre 2010 12:28

Ovviamente da un lato sono "traditori", dall'altro sono "folgorati sulla via per Damasco". [SM=x44464]

Personalmente sono molto annoiato, da che esista la politica esistono le "banderuole". [SM=x44513] [SM=x44514]
Arjuna
00lunedì 13 dicembre 2010 10:03
Fini, attacco finale contro Berlusconi
"Dopo la fiducia noi all'opposizione"


«Il premier non vuole governare ma solo proteggersi dai processi
L'inchiesta sulla compravendita? Grave parlare di un'ingerenza»
Il Pdl: ormai parla come Di Pietro
Casini: «Silvio eviti conte inutili»

ROMA
Lo scontro è pesante da mesi ma, se possibile, nella domenica di vigilia del confronto in Parlamento, la distanza tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini appare definitivamente incolmabile. Il presidente della Camera, accompagnato da Italo Bocchino, va in televisione da Lucia Annunziata a dire la sua. E sono parole che pesano come pietre, al di là del risultato di martedì perchè se il governo «dovesse salvarsi con un pareggio o un voto in più sarà ugualmente in crisi. Tirerà a campare» e lo farà solo perchè «vuole rimanere a palazzo Chigi» finché c’è «il legittimo impedimento» per lui è «fondamentale restarci».

Piuttosto nell’interesse del Paese, dice Fini come in mattinata aveva già ribadito Pier Ferdinando Casini, il premier dovrebbe dimettersi «altrimenti dal giorno dopo, saremo alla paralisi con un governo che vegeta». E con Fli formalmente all’opposizione: da mercoledì mattina, qualunque sia l’esito del voto del 14, «saremo a tutti gli effetti un movimento politico di opposizione», anche se sempre «nell’ambito del centrodestra».

Se prevarrà la sfiducia (Fini ne è convinto), allora per il presidente della Camera la strada maestra: «Un nuovo governo di centrodestra». Magari guidato da Giulio Tremonti: «È il ministro cardine dell’attuale esecutivo ed è chiaro che sarebbe un nuovo governo di centrodestra, ma io non ne faccio una questione relativa al nome ne faccio una questione relativa al programma». La replica arriva da Fabrizio Cicchitto: «Se cadesse il governo Berlusconi non ci sarebbe alcuna possibilità o spazio per un altro governo di centrodestra presieduto da chissà chi».

«Io non ho la sfera di cristallo ma Berlusconi non avrà la fiducia», afferma Fini ma, sollecitato da Annunziata, accetta una scommessa: quella di dimettersi da presidente della Camera se la fiducia dovesse passare con 10 voti in più. Che Silvio Berlusconi possa prendere la fiducia per «dieci voti non ci crede nemmeno chi crede a Babbo Natale, nemmeno mia figlia Carolina... Io non credo a Babbo Natale... E visto che non ci credo, accetto la scommessa».

Quanto a trattative sul filo di lana, Fini stoppa così ogni ipotesi: ormai da qualche tempo c’è una «doppia personalità che caratterizza Berlusconi» e per questo ormai non «possiamo più fidarci delle sue parole». Fini è convinto che in Parlamento «Berlusconi dirà tutto quello che ci vogliamo sentir dire, farà un discorso tutto latte miele, ma noi non ci fidiamo più», perchè il «pomeriggio fa un discorso di apertura, salvo insultarci la mattina». Per questo, ribadisce, l’iniziativa della colombe è stata «tardiva».

«Le parole -prosegue Fini- se le porta il vento. Qualunque cosa dirà saranno impegni verbali. Discorso diverso sarebbe stato se qualche giorno fa si fosse passati dalle buone intenzioni ai fatti». Quindi avverte quanti stanno valutando di votare la fiducia che quel voto equivarrà ad aprire la strada al voto anticipato perchè questo «è il disegno di Berlusconi». Infine,sulla presunta compravendita di parlamentari, per Fini è stato «gravissimo» che esponenti del Pdl abbiano considerato come un’ingerenza l’apertura di un’indagine da parte della Procura di Roma.

A Fini che si dimetterà se la fiducia dovesse passare con 10 voti in più ribatte così Ignazio La Russa: «Ma che c’entra? Chi ha mai parlato di 10 voti in più... Io non faccio nè numeri nè scommesse, ma se Fini vuole fare una scommessa, e che se la perde si dimette da presidente della Camera, la faccia su fiducia sì o fiducia no». E Cicchitto: «L’asticella indicata da Lucia Annunziata e fatta propria da Fini è francamente cosi elevata da risultare ridicola».

Per Sandro Bondi «l’intervista rilasciata da Fini tradisca un evidente nervosismo e una ancor più evidente debolezza politica». Mentre per Altero Matteoli «la tesi di Fini secondo cui Berlusconi utilizzerebbe la fiducia delle Camere per andare alle elezioni anticipate è fuorviante. Se Berlusconi avesse voluto il voto avrebbe scelto un percorso diverso».

Fini dall’Annunziata ha anche parlato di Pier Ferdinando Casini sgombrando il campo dall’ipotesi che possa «tornare sotto l’ombrello di Berlusconi». Lui, osserva, «ha fatto un enorme sforzo e ha vinto un’enorme scommessa quando è tornato in Parlamento contro il Pd e contro il blocco Pdl-Lega, quindi contro di me allora. Ma Casini può svendere mai la sua recente storia politica e tornare sotto l’ombrello politico dal quale è uscito due anni fa prima di altri, soltanto perchè il 14 Berlusconi è rimasto appeso ad un voto?».

Come Fini anche Casini torna a chiedere a Berlusconi di dimettersi. «Ha ancora qualche ora per capire dove vuole andare a parare. Se capisce che l’unica cosa seria è andare a dimettersi evitando una ridicola conta, non sarebbe una prova di debolezza, ma una prova di forza, di responsabilità e dignità. Non si tira a campare mentre il Paese va a fondo», dice Casini.

Del resto, questo consiglio Casini ricorda di averlo dato mesi fa a Berlusconi: «Forse si è pentito di non averlo fatto 6 mesi fa. A quest’ora sarebbe ancora il dominus della politica italiana». Invece, sottolinea il leader centrista, il premier si dedica a «un esibizionismo muscolare, dicendo che avrà la fiducia a Senato e Camera, che serve solo a logorare l’Italia e a logorarsi ancora di più anche lui». Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, «le dichiarazioni di Fini dimostrano che la stagione disastrosa del governo Berlusconi è oramai praticamente esaurita».

«È evidente che la soluzione non c’è -prosegue Bersani- Testimonia ancora una volta che così non si può andare avanti, che la soluzione non c’è, nè nel perimetro scompaginato del centrodestra, nè in nuove improbabili elezioni. Rimane solo, conclude il segretario del Pd, quel che ha detto ieri la piazza di San Giovanni: da martedì bisogna fare un primo passo verso una situazione nuova che ci lasci finalmente alle spalle una stagione disastrosa e ormai palesemente esaurita».

Fonte
Etrusco
00mercoledì 15 dicembre 2010 23:44

FLI all’8%. Il gradimento di Fini al 47%

di Gianmario Mariniello

Stabile Futuro e Libertà. Nonostante tutto e tutti, il partito di Fini non scende sotto l’8%. Lo rileva l’Osservatorio realizzato in esclusiva per Generazione Italia da Crespi Ricerche, che con questa pubblicazione termina il lavoro con noi. A tal proposito desideriamo salutare Luigi Crespi e il suo staff per l’eccellente lavoro di questi mesi, che ci ha accompagnato in questa avventura di Generazione Italia con il suo preziosissimo Osservatorio, sempre foriero di interessanti chiavi di lettura.
Tornando ai numeri, il Pdl è stabile al 27%, seguito dal Pd al23,5. Seguono Lega (in calo all’11,7%), Fli, Sinistra ecologia e Libertà (boom al 7,8), Udc (in crescita al 7%) e Di Pietro (crollato al 5,5%).
In rialzo le quotazioni di Berlusconi, il cui gradimento si ferma a quota 36, un punto in meno del Governo. Tra i leader sfonda Gianfranco Fini, con un gradimento record a quota 47%, seguito da Bersani a 38, che stacca Nichi Vendola di due lunghezze e Pierferdinando Casini di tre.
Per quanto riguarda l’attualità politica, la fiducia di Governo costituisce un’importante vittoria che rilancia Berlusconi e il suo Governo per il 45,4% degli italiani. Mentre si tratta di una “vittoria momentanea” per il 36,8%.
Mentre Gianfranco Fini è ritenuto dalla maggioranza assoluta degli italiani (50,6%) un leader politico coerente che non deve dimettersi dalla Presidenza della Camera (per il 56,3% degli intervistati).

Scarica il sondaggio

Arjuna
00giovedì 16 dicembre 2010 11:07
Pronte dieci poltrone per allettare i finiani

Tra le «posizioni libere» due ministeri e numerosi posti da sottosegretario
FRANCESCO GRIGNETTI

ROMA
Dice Berlusconi: «Abbiamo diversi posti liberi nel governo e quindi possiamo rinforzare la squadra, ma non offriamo posti per convincere qualcuno: se vi sarà la disponibilità di altri gruppi parlamentari a partecipare al nostro progetto offriremo loro la possibilità di lavorare con noi anche in ruoli di governo». E si apre la totonomina. Chi potrebbe essere tentato e perché. Ma cominciamo con il delineare l’offerta. A divenire ministri non si guadagna solo in status, un gran ruolo alle cerimonie pubbliche, un posto in evidenza nel Cerimoniale di Stato, macchine con autista, valletti in livrea che ti aprono la porta dell’ufficio, volo di Stato a ogni esigenza, gente che si scappella al passaggio, le convocazioni a Palazzo Chigi per partecipare alle riunioni del Consiglio dei ministri, ma anche un piccolo gruzzolo aggiuntivo a ogni fine mese (si legge sul sito della Funzione pubblica: a un ministro viene attribuita una retribuzione mensile lorda pari a € 3.746,98 per 13 mensilità; percepisce, inoltre un’indennità parlamentare a carico del Parlamento di € 11.703,64 lorde per 12 mensilità). E poi vuoi mettere il potere... La Costituzione cita per diciassette volte la parola «ministri», questo solo per dire quanto conti entrare nell’Esecutivo nell’elaborazione della politica nazionale.

Articolo 92: «Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri». Il Parlamento ti può abbattere con una mozione di sfiducia individuale, ma perfino a quel punto è questione di coscienza. E soltanto per i ministri c’è addirittura un tribunale speciale in ogni distretto di corte d’appello, detto appunto Tribunale dei ministri, composto da tre magistrati sorteggiati. «Noi abbiamo diversi posti liberi nel governo, perché sono usciti quelli che si sono uniti a Fini e quindi possiamo rafforzare la squadra in vista del lavoro che abbiamo di fronte», dice ancora il Cavaliere. E in effetti di posti del genere ce ne sono vacanti tanti. Un paio gli incarichi più prestigiosi: ci sono da riassegnare le poltrone che furono di Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie, e di Aldo Brancher, addetto all’Attuazione del Federalismo. Saranno pure ministeri senza portafoglio, ma intanto la carica c’è.

E poi ci sono le poltrone libere anche di alcuni viceministri, un gradino appena più leggeri nel ruolo: i posti che furono di Adolfo Urso, al ministero dello Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero; di Paolo Romani, Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni; di Giuseppe Vegas, Economia e Finanze. Infine, non disprezzabili, ci sono in palio almeno cinque poltrone da sottosegretario: quelle che furono di Nicola Cosentino (Economia), Roberto Menia (Ambiente), Antonio Buonfiglio (Agricoltura), Giuseppe Maria Reina (Infrastrutture) e Guido Bertolaso (presidenza del Consiglio, addetto alla Protezione civile). Per questi ultimi si coniò il termine di «sottogoverno». In effetti il peso di un sottosegretario è ben meno pesante di quello di un ministro. Lo si capisce già dalle dotazioni: meno persone nello staff, nessun addetto stampa, ufficio importante ma meno prestigioso, e retribuzione mensile lorda pari ad € 3.112,95 per 13 mensilità. Naturalmente da aggiungere all’indennità parlamentare di cui sopra. Ma attenzione, i posti di governo a cui Berlusconi accenna non portano solo dentro l’Esecutivo.

Nomine di peso sono in vista e anch’esse concorrono alla politica nazionale. Come altro definire infatti i posti in scadenza del consiglio di amministrazione di Eni, Enel, Poste e Terna (la società che controlla la rete elettrica)? Poltrone da stipendi importanti, nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro, oltre a un ruolo immenso nella definizione di politiche industriali, definizione di budget, assunzioni di personale. «Sono un’imprenditrice, non miss Cepu». A parlare è Catia Polidori la «colomba finiana» che insieme a Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini ha garantito la sopravvivenza del governo per soli tre voti. La deputata umbra non si sente una «traditrice» e respinge al mittente le accuse di aver dato il suo sostegno a Silvio Berlusconi per difendere gli interessi della sua azienda, il Cepu: «Conosco Polidori, il proprietario del Cepu, perchè siamo nati e viviamo nello stesso paesino di 32 abitanti, ma non c’entro nulla con il suo gruppo».

Fonte
Etrusco
00martedì 21 dicembre 2010 16:14

Viespoli: «Non l'ho colta, ma se l'ha detta davvero era una battuta fuori luogo»

Berlusconi show al Quirinale. A Fli:
«Non c'è una c.... di ragione per votarvi!»

Prima il sonno. Poi scambi di battute e gag con Rutelli e Mentana. E a Minzolini: «Ci sentiamo domani mattina»


Berlusconi nel suo momento di assopimento al Colle (Lapresse)
Berlusconi nel suo momento di assopimento al Colle (Lapresse)
  Berlusconi: «Non c'è una cazzo di ragione per votarvi». A margine dei saluti di Natale tra le più alte cariche dello Stato al Quirinale, Berlusconi si è presentato in grande forma. Poco prima, durante la cerimonia protocollare, era stato pizzicato dai fotografi durante un momento di assopimento.

Poi, al momento del rinfresco, ha recuperato la sua verve ed è stato protagonista di diversi siparietti nella sala dei rinfreschi.

Non tutti coloro che ne sono stati coinvolti hanno apprezzato. Ad esempio il capogruppo FLI al Senato, Pasquale Viespoli, che si era avvicinato per salutarlo, liquidato appunto con quella frase un po' sprezzante: «Non c'è una cazzo di ragione per votarvi».

Viespoli, interpellato poi dai giornalisti, ha minimizzato: «Non ho sentito». Il Presidente dei senatori finiani ha spiegato ai giornalisti di non aver colto la battuta di Berlusconi su FLI.

«Se l'ha detta - ha però aggiunto -, è una battuta fuori posto e fuori luogo, soprattutto alla luce del profilo e dello stile dell'intervento pronunciato poco prima da Napolitano».







Il Premier assopito durante la Cerimonia protocollare al Quirinale tra le alte cariche dello Stato:

Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale    Il premier assopito al Quirinale

LA GAG CON RUTELLI - Mentre il leader dell'Api, Francesco Rutelli, raggiungeva il salone dei rinfreschi, il Cavaliere lo ha afferrato ai lati: «Mi si inchina il Terzo Polo». «Addirittura alle spalle», ha replicato ridendo Rutelli e Berlusconi ha precisato: «No, ai fianchi». In mattinata Rutelli al Senato era stato vittima "incolpevole" di una gaffe. Aveva frainteso la parola «buonista» pronunciata dal leghista Bricolo nei confronti di un magistrato con «comunista» (Guarda il video)

IL BACIO A PISANU - Nel corso del rinfresco Berlusconi ed il presidente della Camera Gianfranco Fini non si sono salutati mentre il Premier si è fermato a parlare con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il presidente del Senato Renato Schifani. Più tardi il Premier si è appartato per parlare più di 5 minuti con il senatore FLI Mario Baldassarri. L'unico uomo che ha baciato è Beppe Pisanu a cui ha detto: «Dobbiamo parlarci, ma per più di tre minuti».

GLI ELOGI A MENTANA - Ha poi dedicato le proprie attenzioni a diversi esponenti dell'informazione tv. Ha parlato con il presidente della Rai, Paolo Garimberti, e con il direttore del Tg2 Mario Orfeo. Ha anche salutato con calore Enrico Mentana: «L'ho sempre saputo - gli ha detto complimentandosi per i successi del suo telegiornale su La7 - che eri il più bravo». Si è poi appartato da solo per qualche minuto prima anche con il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che ha salutato così: «Ci sentiamo al telefono domani mattina, ti chiamo».

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
20 dicembre 2010
(ultima modifica: 21 dicembre 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA




[SM=x44463] [SM=x44463]
[SM=x44463] [SM=x44463]
[SM=x44463]

Arjuna
00giovedì 23 dicembre 2010 17:37
Fini gela la Lega: "Inammissibile un dibattito sulle mie dimissioni"

Il presidente della Camera:
"A rischio il ruolo di terzietà"

ROMA
Il dibattito sulle funzioni del presidente della Camera e sulle sue possibili dimissioni, chiesto ieri dalla Lega, è «inammissibile» perchè «è evidente come da ciò deriverebbe un condizionamento nello svolgimento dei compiti attribuiti al Presidente d'Assemblea, con conseguente inevitabile affievolimento del suo ruolo di terzietà». Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, risponde alla lettera che ieri gli aveva inviato il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni.

Fini fa notare che «sulla base dei consolidati principi, di rango costituzionale e regolamentare, che informano l'ordinamento parlamentare e della univoca prassi applicativa, il ruolo del Presidente d'Assemblea riveste carattere eminentemente neutrale e di garanzia, nonchè di rappresentanza dell'Istituzione nel suo complesso e, come tale, esso deve essere esercitato in posizione di piena autonomia e di indipendenza». Prosegue Fini: «Si tratta di funzioni che, come implicano l'inammissibilità di strumenti volti ad esprimere la sfiducia nei confronti del Presidente d'Assemblea o a chiederne comunque le dimissioni, rendono del pari inammissibile lo svolgimento di dibattiti in sede parlamentare aventi ad oggetto l'esercizio delle funzioni presidenziali: è evidente infatti come da ciò deriverebbe un condizionamento nello svolgimento dei compiti attribuiti al Presidente d'Assemblea, con conseguente inevitabile affievolimento del suo ruolo di terzietà».

Dunque, «alla luce di quanto sopra illustrato, non ritengo di poter derogare a tali consolidati principi, anche nella considerazione che essi sono posti a garanzia non già di chi pro tempore ricopre la carica ma dell'Istituzione nel suo complesso e del ruolo che, in tale ambito, è chiamato ad assolvere il Presidente». Peraltro, conclude Fini, «ove si intenda promuovere un dibattito in termini generali sul ruolo e sulle funzioni del Presidente d'Assemblea parlamentare nel nostro ordinamento, anche al fine di intervenire sui richiamati principi di ordine costituzionale e regolamentare, ciò può senz'altro aver luogo, attivando gli specifici strumenti previsti a tale scopo: in particolare attraverso la presentazione di apposite iniziative di riforma costituzionale o di modifica al Regolamento, il cui esame è rimesso alle sedi competenti. Per tutte queste considerazioni, non posso accedere alla sua richiesta».

Fonte
Etrusco
00sabato 1 gennaio 2011 16:38
Etrusco
00sabato 1 gennaio 2011 23:48
Etrusco
00mercoledì 5 gennaio 2011 18:11
Il Corsivo

Il Corsivo   Rss  

Lo scopo di FLi? Andare verso la nuova politica, senza bandiere strumentali

Abbandonate ogni ideologia,
voi che entrate...

di Filippo Rossi "Abbandonate ogni ideologia voi che entrate": questo dovrebbe esserci scritto, a chiare lettere, sull'immaginaria porta d'ingresso del movimento d'idee che ha portato alla svolta politica di Gianfranco Fini. Abbandonate, anche, ogni interpretazione della politica con strumenti intellettuali del secolo scorso. E ancora: abbandonate la speranza di trovare una nuova appartenenza, nuovi dogmi, una nuova identità.

Perché in realtà la porta che state attraversando non è d'ingresso ma di uscita.
Non "porta" a una vecchia sezione di partito con i suoi simboli, i suoi manifesti, i suoi libri, ma sulla strada, sulla piazza, là dove la vita scorre senza vincoli, senza certezze, senza ordini superiori. Là dove trovate una patria vera, di differenze e condivisione, e non quella retorica degli ultimi squilli di tromba di una politica morta e sepolta. Incartapecorita. Abbandonate ogni ideologia voi che uscite verso la nuova politica, allora. Una politica figlia legittima della caduta di tutti i muri, nata dall'atto d'amore tra le nuove generazioni e la rivoluzione online.
Una politica che ha il coraggio di gettare le insegne di battaglia, che si toglie le divise, che abbandona ogni pretesa egemonica e totalizzante. Che rinuncia alla propaganda. Una politica che sa parlare a tutti i cittadini e non solo a una piccola parte, che non issa bandiere strumentali, che non fa della croce un simbolo di partito e della laicità uno strumento d'incomprensione.
Che non ha un elettorato di riferimento perché deve rendere conto a tutti gli italiani.
I luoghi della nuova politica sono tridimensionali, policromatici, non trovano limiti nella dicotomia destra-sinistra. Non hanno confini. Perché  la politica nuova esalta la complessità come vero e unico strumento di decisione.
Accettare la sfida, questa sfida, oltrepassare questa porta significa abbandonare i porti sicuri, rinunciare a una parte di sé, a una parte di un privatissimo noi, rinunciare alla coperta di Linus identitaria per navigare finalmente in mare aperto. E capire che una politica davvero sana non prende decisioni in funzione di un presunto dogma, qualsiasi esso sia, ma sempre e solo in funzione della realtà.

5 gennaio 2011  
 
INVIA AD UN AMICO | STAMPA | ARCHIVIO   Ffwebmagazine
Etrusco
00venerdì 14 gennaio 2011 20:43
NEWS FfMagazine

NEWS FfMagazine Rss


Servirebbe però un libro per spiegare le categorie del presente

Ecco, Fini ha detto
qualcosa di Destra...

di Annalisa Terranova

Dopo tante, e inutili, scorribande dialettiche sul Fini “compagno”, sul Fini spostato a sinistra, sul Fini immemore della destra, sul Fini che dovrebbe dire qualcosa di destra, sul Fini che fa rotta al centro eccetera eccetera, la domanda gliel’ha posta Claudio Tito nell’intervista di ieri su Repubblica: «Lei si sente un uomo di destra o di centro?». Risposta di Fini: «I valori restano quelli di destra. Servirebbe però un libro per spiegare cosa si intende nel 2011 per destra, centro o sinistra. Sono categorie del secolo scorso. Se poi per destra si intendesse il prevalere della finanza sull’economia reale, allora non sarei di destra... altri ci si riconoscerebbero più facilmente».

Insomma una presa di distanza da chi identifica l’essere di destra con la supremazia dell’economia sulla politica.
Una rottura netta con la linea di pensiero che traccia un dicrimine tra i proprietari da una parte e i poveracci dall’altra, che intravede nella ricchezza uno status symbol, e che dipinge la controparte come una massa di nullatenenti invidiosi della dichiarazione dei redditi di chi si trova in cima alla scala sociale. In questa visione, in cui per fortuna Fini non si riconosce, il comunismo non va bene perché è attentato alla proprietà privata e la libertà si accosta spericolatamente allo spirito d’impresa che va salvaguardato da lacci e lacciuoli e che in sostanza va “assolutizzato” anche a spese del superiore bene comune. Bene questa destra, quella che ci si ostina a chimare “destra” e che ha sempre avuto un’infima dignità culturale, appartiene addirittura all’Ottocento più che al Novecento, è un tentativo di nobilitare con un’infarinatura pseudoideologica le ambizioni del capitalismo. Se si recide ogni legame con essa la cosa non può certo ascriversi nell’elenco dei tradimenti ideologici, anzi.

Si tratta di un guizzo salutare verso orizzonti più liberi e più degni, che traggono alimento dalle ramificazioni spirituali che vanno oltre un piatto e inconsapevole individualismo. C’è poi il discorso sul superamento delle etichette. Non è una novità (nel Msi se ne discuteva fin dalla fine degli anni Settanta) e occorrerebbe semmai chiedersi se l’uso di logore appartanenze non sia diventato ormai un fattore strumentale, la cifra reale della distanza tra la politica e società sempre più complesse, tra un linguaggio datato e incapace di proprietà connotative e il linguaggio che scaturisce dal basso, dai veri bisogni, dalla vita normale. E andrebbe anche chiarito, una volta per tutte, che Fini non da oggi mostra un certo disagio nell’uso di categorie del secolo scorso.

Già negli anni Novanta, per esempio, proponeva un altro tipo di dualismo per superare la coppia oppositiva destra-sinistra, quello tra innovazione e conservazione, laddove con la scelta di collocare la sua nuova formazione nel pantheon ideale del futurismo ha optato per un’ulteriore dicotomia, che si gioca sul contrasto tra chi è ancorato al passato e chi vuole anticipare il domani, condizionandolo. In questa rinnovata dialettica chi si oppone al “futurismo” si pone, anche a livello semantico, nel terreno della nostalgia, del passatismo, della convenzione, dell’immobilismo. Un terreno, è appena il caso di sottolinearlo, in cui le vecchie etichette saltano e non sono più in grado di identificare nulla e nessuno. Un terreno sgombro da pregiudizi dove possono ritrovarsi storie politiche differenti e distanti ma unite dall’attenzione al futuro da costruire insieme.

Fuori da questa dimensione, dove la dialettica si sperimenta sulle cose da fare e non sugli “elenchi” fideistici, la politica non rimanda a identità reali ma a un vuoto fatto di slogan e di propaganda dove prosperano le pulsioni di un confuso populismo, che non riconosce articolazioni con cui confrontarsi ma solo “popoli” fittizi cui regalare l’illusione del benessere. Ciò che Fini mette a nudo con la sua risposta è la pigrizia della politica a imboccare la via d’uscita da categorie rassicuranti anche se il rischio è di fare di quelle stesse categorie un uso improprio, anacronistico e strumentale. L’idea di un superamento di destra e sinistra ha sempre fatto parte, del resto, dell’anima più avanguardista dello stesso Novecento: come non ricordare che Pierre Drieu La Rochelle, per esempio, rimpiangeva l’aristorazia dell’Ancièn régime ma al tempo stesso era attirato dalla sinistra perché solo lì riconosceva il «disordine» causato da «un capitalismo che non aveva più alcuna virtù»?

Fuori dalle metafore e dalle citazioni, tuttavia, è il caso di azzerare una volta per tutte la nostalgia delle facile etichette ma non senza denunciare che l’agglomerato di interessi e di sottoculture che oggi si richiamano alla destra non rimandano a un insieme di valori ma a un sistema di potere. E i sistemi di potere si giustificano se sono utili. Quando sopravvivono a se stessi andrebbero almeno liberati dal velo aureolato dell’ortodossia. In questi frangenti, gli eretici sono indispensabili, da qualunque famiglia politica provengano. E una destra che si rispetti, di questi tempi, non può che essere eretica.

Pubblicato sul Secolo del 13 gennaio 2010
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:49.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com