Davos

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Etrusco
00mercoledì 22 gennaio 2014 15:08
Dagoreport tratto da "the daily beast"

Non molti anni fa, accadeva che un gruppo di persone piuttosto ricche e piuttosto potenti si riunisse ogni anni in cima a una montagna in Svizzera per congratularsi l'una con l'altra, fare network e pubbliche relazioni, divertirsi a party e serate, e discettare del modo migliore per portare ordine e prosperità alla specie umana.

Questo è, o meglio, era, il World economic forum di Davos, che per decenni, da quando è stato fondato nel 1971, con i suoi numerosi panel e sessioni degli argomenti più disparati, ha rappresentato un modello più di disorganizzazione che di organizzazione. Ma che sembrava comunque in grado di "gestire" questioni come il terrorismo, il comunismo e la Guerra fredda.

E invece oggi, quando la piccola città svizzera si appresta ad accogliere 2.500 partecipanti, tra cui oltre 40 capi di Stato, e il forum sembra essere più organizzato che mai, è il mondo che pare essere divenuto ormai ingestibile. E' anche per questo che nessuno, a Davos, a differenza di quanto accadeva anni fa, oserebbe più pensare di essere il padrone dell'universo.

Al punto che la stessa pubblicazione legata all'evento conclude che "il cronico gap tra la ricchezza della popolazione più ricca e di quella più povera" è la vera minaccia alla stabilità che incombe sul prossimo decennio. Sulla stessa linea un recente studio dell'Oxfam, che ha mostrato che soltanto 85 "ricconi" hanno in mano la ricchezza di metà della popolazione.

Martin Wolf del Financial Times, un fedelissimo di Davos, paragona la situazione attuale a quella precedente alla prima Guerra mondiale, esattamente cento anni fa: "Le società complesse contano sulle elite per ottenere cose se non giuste almeno non grottescamente sbagliate" e oggi "le elite devono fare meglio. Se non ce la fanno, la rabbia potrebbe travolgerci tutti quanti".

Proprio nei primi due giorni del World economic forum, a catturare l'attenzione internazionale sarà la conferenza di pace sulla Siria che si è appena aperta a Montreux, sempre in Svizzera e che vedrà faccia a faccia alcuni rappresentanti del regime di Assad e alcuni oppositori. Il segretario di Stato statunitense, John Kerry, dovrebbe recarsi a Davos venerdì per riferire il risultato dell'appuntamento di Montreux. Ma le speranza non sono elevate, e le aspettative sono persino più basse.
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