Donna oggetto

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pasquale.60
00lunedì 10 agosto 2009 15:43
La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
Di tutta questa disgustosa faccenda del premier "utilizzatore finale" di prostitute (o escort o veline, chiamatele come ve pare) una cosa mi meraviglia: le donne ne parlano poco e in fondo non sono offese dal modo in cui il premier e molti italiani parlano delle donne. Forse le donne pensano che sia giusto emanciparsi sposando un uomo ricco, come consigliava berlusconi in TV, oppure proporre la propria bellezza e il proprio corpo per fare soldi o almeno carriera? Le donne degli anni settanta avrebbero messo l'assedio a palazzo chigi per quest'atteggiamento mentale di chi dovrebbe, al contrario, trasmettere valori positivi al paese. Oggi no: le donne tacciono, se escludiamo alcune donne dell'azione cattolica che si spaventano al peccaminoso pensiero del sesso! E' così cambiata la cultura del nostro paese?
Ieri sera, nella trasmissione Tv Alle falde del Kilimangiaro, era ospite di Licia Colò una bella signora libanese, che con una rivista si propone l'emancipazione della donna nei paesi arabi. Ebbene, alla domanda della Colò, "Cosa pensa della donna occidentale?", la signora libanese ha risposto in sostanza: "Molte donne occidentali accettano di essere carne per l'uomo occidentale, come le donne arabe o islamiche accettano a volte di indossare il burka per accontentare i loro uomini. Non c'è molta differenza!". Questa affermazione mi ha fatto pensare: molte donne italiane accettano di essere un oggetto, cercando il proprio avvenire nell'avvenenza della propria carne (finché dura). E se volete saperne di più su questo disvalore, vedetevi quel film disgustoso trasmesso da mediaset un paio di giorni fa: "Vita smeralda"! E' il manifesto politico di chi considera la donna solo uno strumento di soddisfazione sessuale. Pagando, s'intende!
E se qualche ragazza ancora crede nei vecchi valori dell'emancipazione femminile e decide di andare a manifestare da qualche parte, mi chiami: vengo anch'io.
clara.clandestina
00lunedì 10 agosto 2009 16:03
Quoto tutto, ma proprio tutto... [SM=x44471]
Arsenio Lupin
00lunedì 10 agosto 2009 16:14
Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
pasquale.60, 10/08/2009 15.43:

E se qualche ragazza ancora crede nei vecchi valori dell'emancipazione femminile e decide di andare a manifestare da qualche parte, mi chiami: vengo anch'io.



Tutte le scuse sono buone per fare il lumacone: il solito italiano! [SM=x44457]
jennyn
00lunedì 10 agosto 2009 21:31
Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
pasquale.60, 10/08/2009 15.43:

Di tutta questa disgustosa faccenda del premier "utilizzatore finale" di prostitute (o escort o veline, chiamatele come ve pare) una cosa mi meraviglia: le donne ne parlano poco e in fondo non sono offese dal modo in cui il premier e molti italiani parlano delle donne. Forse le donne pensano che sia giusto emanciparsi sposando un uomo ricco, come consigliava berlusconi in TV, oppure proporre la propria bellezza e il proprio corpo per fare soldi o almeno carriera? Le donne degli anni settanta avrebbero messo l'assedio a palazzo chigi per quest'atteggiamento mentale di chi dovrebbe, al contrario, trasmettere valori positivi al paese. Oggi no: le donne tacciono, se escludiamo alcune donne dell'azione cattolica che si spaventano al peccaminoso pensiero del sesso! E' così cambiata la cultura del nostro paese?
Ieri sera, nella trasmissione Tv Alle falde del Kilimangiaro, era ospite di Licia Colò una bella signora libanese, che con una rivista si propone l'emancipazione della donna nei paesi arabi. Ebbene, alla domanda della Colò, "Cosa pensa della donna occidentale?", la signora libanese ha risposto in sostanza: "Molte donne occidentali accettano di essere carne per l'uomo occidentale, come le donne arabe o islamiche accettano a volte di indossare il burka per accontentare i loro uomini. Non c'è molta differenza!". Questa affermazione mi ha fatto pensare: molte donne italiane accettano di essere un oggetto, cercando il proprio avvenire nell'avvenenza della propria carne (finché dura). E se volete saperne di più su questo disvalore, vedetevi quel film disgustoso trasmesso da mediaset un paio di giorni fa: "Vita smeralda"! E' il manifesto politico di chi considera la donna solo uno strumento di soddisfazione sessuale. Pagando, s'intende!
E se qualche ragazza ancora crede nei vecchi valori dell'emancipazione femminile e decide di andare a manifestare da qualche parte, mi chiami: vengo anch'io.




Sono perfettamente d'accordo con te!

Mi sono chiesta come mai nessuno è ancora sceso davandi palazzo Grazioli a protestare?
Nemmeno i movimenti delle femministe?
Niente? Nessuno? [SM=x44472]
Perchè? [SM=x44472]
jennyn
00lunedì 10 agosto 2009 21:31
Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
Arsenio Lupin, 10/08/2009 16.14:



Tutte le scuse sono buone per fare il lumacone: il solito italiano! [SM=x44457]




[SM=x44456]
Colonnello Kilgore
00lunedì 10 agosto 2009 21:43
Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
jennyn, 10/08/2009 21.31:




Sono perfettamente d'accordo con te!

Mi sono chiesta come mai nessuno è ancora sceso davandi palazzo Grazioli a protestare?
Nemmeno i movimenti delle femministe?
Niente? Nessuno? [SM=x44472]
Perchè? [SM=x44472]




Perché fa comodo anche a loro.

Meritocrazia? Bravura? Studio? Anni di fatiche? Ma perché farlo, se in 30 minuti puoi risolvere tutto? [SM=x44452]
il tobas
00lunedì 10 agosto 2009 21:54
Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
jennyn, 10/08/2009 21.31:




Sono perfettamente d'accordo con te!

Mi sono chiesta come mai nessuno è ancora sceso davandi palazzo Grazioli a protestare?
Nemmeno i movimenti delle femministe?
Niente? Nessuno? [SM=x44472]
Perchè? [SM=x44472]




Il femminismo di questi tempi è così demodè......
+tag+
00martedì 11 agosto 2009 09:46
Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
pasquale.60, 10/08/2009 15.43:

Di tutta questa disgustosa faccenda del premier "utilizzatore finale" di prostitute (o escort o veline, chiamatele come ve pare) una cosa mi meraviglia: le donne ne parlano poco e in fondo non sono offese dal modo in cui il premier e molti italiani parlano delle donne. Forse le donne pensano che sia giusto emanciparsi sposando un uomo ricco, come consigliava berlusconi in TV, oppure proporre la propria bellezza e il proprio corpo per fare soldi o almeno carriera? Le donne degli anni settanta avrebbero messo l'assedio a palazzo chigi per quest'atteggiamento mentale di chi dovrebbe, al contrario, trasmettere valori positivi al paese. Oggi no: le donne tacciono, se escludiamo alcune donne dell'azione cattolica che si spaventano al peccaminoso pensiero del sesso! E' così cambiata la cultura del nostro paese?
Ieri sera, nella trasmissione Tv Alle falde del Kilimangiaro, era ospite di Licia Colò una bella signora libanese, che con una rivista si propone l'emancipazione della donna nei paesi arabi. Ebbene, alla domanda della Colò, "Cosa pensa della donna occidentale?", la signora libanese ha risposto in sostanza: "Molte donne occidentali accettano di essere carne per l'uomo occidentale, come le donne arabe o islamiche accettano a volte di indossare il burka per accontentare i loro uomini. Non c'è molta differenza!". Questa affermazione mi ha fatto pensare: molte donne italiane accettano di essere un oggetto, cercando il proprio avvenire nell'avvenenza della propria carne (finché dura). E se volete saperne di più su questo disvalore, vedetevi quel film disgustoso trasmesso da mediaset un paio di giorni fa: "Vita smeralda"! E' il manifesto politico di chi considera la donna solo uno strumento di soddisfazione sessuale. Pagando, s'intende!
E se qualche ragazza ancora crede nei vecchi valori dell'emancipazione femminile e decide di andare a manifestare da qualche parte, mi chiami: vengo anch'io.


Parole sante.....anzi, direi saggiamente vere!! [SM=x44460]
pasquale.60
00martedì 11 agosto 2009 11:12
Emancipazione femminile
L'emancipazione femminile è soltanto demodé come dice Tobas oppure la maggioranza delle donne (giovani), come dice il colonnello K., ritiene semplicemente che è più comoda la scorciatoia di un mestiere che è vecchio come il mondo ma ha assunto oggi forme nuove e più rispettabili?
Il movimento femminista, che sostenne le battaglie per il divorzio e la possibilità di aborto in alcuni casi drammatici, non c'è più per ragioni anagrafiche. Le femministe d'allora hanno circa settant'anni e si godono la vecchiaia. Sono le nuove generazioni che mancano all'appello: quelle cresciute nella cultura mediaset.
Bisogna che le donne innanzitutto, ma anche gli uomini di buona volontà, si mettano a fare il lavoro della formichina, in un ambiente culturale sfavorevole e unidimensionale, per recuperare il valore dell'emancipazione femminile, che non è far soldi o apparire in tv o andare a feste con mandrilloni miliardari o sposare un calciatore, ma affermare la propria intelligenza e la propria personalità: doti che non spariscono in vecchiaia: anzi!
Coraggio ragazze, coraggio Clara, coraggio Jennyn, cominciate a parlarne in giro... non resterete sole.
cannonball
00martedì 11 agosto 2009 16:46
Re: Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
Colonnello Kilgore, 10/08/2009 21.43:




Perché fa comodo anche a loro.

Meritocrazia? Bravura? Studio? Anni di fatiche? Ma perché farlo, se in 30 minuti puoi risolvere tutto? [SM=x44452]




ma non tutte le ragazze possono illudersi che con un semplice pompino si possa spalancare la porta di un ministero come per Gelmini e Carfagna.
I posti sono pochi e si rischia di far la fine di Patrizia D'Addario,
di buttar via la propria dignità e rimanere con un pugno di mosche [SM=x44463]
pasquale.60
00venerdì 14 agosto 2009 13:11
Le donne, dove sono?
jennyn, 10/08/2009 21.31:




Mi sono chiesta come mai nessuno è ancora sceso davandi palazzo Grazioli a protestare?
Nemmeno i movimenti delle femministe?
Niente? Nessuno? [SM=x44472]
Perchè? [SM=x44472]



Da L'UNITA', 14 agosto.
L'ora di rompere il silenzio: se le donne ritrovano la voce
Da «Indovina dove sono», la domanda di una ragazza che telefona contenta alla madre dal bagno attiguo alla camera da letto del presidente del Consiglio, è partita la catena: e voi dove siete? Dove sono gli italiani, dove sono le donne?, si chiedeva l’altro ieri Nadia Urbinati, docente di Teoria politica, mentre ci parlava di «democrazia docile e apatica». Le ha risposto Lidia Ravera: «La nostra rivoluzione è stata interrotta. Riportiamo i corpi in piazza, contiamoci per contare».

Di rivoluzione interrotta parla oggi Simona Argentieri, psicoanalista: «I diritti sono ereditati ma non ereditari». Arrivano in dote alle nuove generazioni ma facilmente si possono perdere. Nelle pagine di Forum Paola Concia, deputata, propone di ripartire «dalla forza di quel che si è conquistato in questi anni, come ci hanno mostrato gli operai dell’Innse». Centinaia di lettori e lettrici hanno scritto e partecipato ai blog dell’Unità. Vi proponiamo uno spaccato delle lettere.

Moltissimi di loro mettono in relazione la forza della classe operaia («gli eroi dell’Innse») e la debolezza di chi non riesce ad esprimere la propria rabbia, il proprio dissenso. Ribellarsi fa bene, abbiamo titolato in prima pagina pensando ad entrambi: a chi lo fa e a chi non osa.

Adesso. Perchè le cose cambiano, intanto. Presto sarà tardi. La «recrudescenza stagionale» di violenza e di delitti - donne uccise da uomini - è un segnale che viene dalla cronaca nera, un segnale che naturalmente non parla di follia (follia collettiva? epidemia di follia?) ma di disagio, di incultura, di regresso.

Le pubblicità elettorali che esibiscono tette e culi di titolari anche autorevoli (il seno della cancelliera tedesca, per esempio) sono un segnale che viene dalla politica, dal linguaggio che si usa per farla. L’icona di Berlusconi nell’Erotica Tour che fa impazzire le notti di Ostia (slogan: «Vi aspetto nel lettone di Putin») chiude il dibattito sulla distinzione tra pubblico e privato: quale distinzione? Siamo già allo slang. Il lettone di Putin è in piazza. Ora tocca a noi.
14 agosto 2009


ironman80
00domenica 16 agosto 2009 16:12
Re: Le donne, dove sono?
pasquale.60, 14/08/2009 13.11:


Presto sarà tardi. La «recrudescenza stagionale» di violenza e di delitti - donne uccise da uomini - è un segnale che viene dalla cronaca nera, un segnale che naturalmente non parla di follia (follia collettiva? epidemia di follia?) ma di disagio, di incultura, di regresso.

Le pubblicità elettorali che esibiscono tette e culi di titolari anche autorevoli sono un segnale che viene dalla politica, dal linguaggio che si usa per farla.
L’icona di Berlusconi nell’Erotica Tour che fa impazzire le notti di Ostia (slogan: «Vi aspetto nel lettone di Putin») chiude il dibattito sulla distinzione tra pubblico e privato: quale distinzione? Siamo già allo slang. Il lettone di Putin è in piazza. Ora tocca a noi.
14 agosto 2009






qui in piazza bisogna scenderci al più presto
perchè col senso dell'etica di questo Pdl stiamo regredendo [SM=x44465]


il tobas
00domenica 16 agosto 2009 16:19
Re: Re: Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
cannonball, 11/08/2009 16.46:




ma non tutte le ragazze possono illudersi che con un semplice pompino si possa spalancare la porta di un ministero come per Gelmini e Carfagna.
I posti sono pochi e si rischia di far la fine di Patrizia D'Addario,
di buttar via la propria dignità e rimanere con un pugno di mosche [SM=x44463]




magari semplice forse no, meglio con l'ingoio..... [SM=x44455]
ironman80
00domenica 16 agosto 2009 17:05
Re: Re: Re: Re: Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
il tobas, 16/08/2009 16.19:




magari semplice forse no, meglio con l'ingoio..... [SM=x44455]




a questo punto mi chiedo se il Ministro Carfagna per le pari opportunità
ha già studiato qualche forma di compensazione per gli uomini che non sono esperti in questa nobile arte del pompino con l'ingoio.
perchè altrimenti rimarrebbero fortemente svantaggiati [SM=x44455]
Arjuna
00mercoledì 19 agosto 2009 12:04
Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
pasquale.60, 10/08/2009 15.43:

Di tutta questa disgustosa faccenda del premier "utilizzatore finale" di prostitute (o escort o veline, chiamatele come ve pare) una cosa mi meraviglia: le donne ne parlano poco e in fondo non sono offese dal modo in cui il premier e molti italiani parlano delle donne. Forse le donne pensano che sia giusto emanciparsi sposando un uomo ricco, come consigliava berlusconi in TV, oppure proporre la propria bellezza e il proprio corpo per fare soldi o almeno carriera? Le donne degli anni settanta avrebbero messo l'assedio a palazzo chigi per quest'atteggiamento mentale di chi dovrebbe, al contrario, trasmettere valori positivi al paese. Oggi no: le donne tacciono, se escludiamo alcune donne dell'azione cattolica che si spaventano al peccaminoso pensiero del sesso! E' così cambiata la cultura del nostro paese?
Ieri sera, nella trasmissione Tv Alle falde del Kilimangiaro, era ospite di Licia Colò una bella signora libanese, che con una rivista si propone l'emancipazione della donna nei paesi arabi. Ebbene, alla domanda della Colò, "Cosa pensa della donna occidentale?", la signora libanese ha risposto in sostanza: "Molte donne occidentali accettano di essere carne per l'uomo occidentale, come le donne arabe o islamiche accettano a volte di indossare il burka per accontentare i loro uomini. Non c'è molta differenza!". Questa affermazione mi ha fatto pensare: molte donne italiane accettano di essere un oggetto, cercando il proprio avvenire nell'avvenenza della propria carne (finché dura). E se volete saperne di più su questo disvalore, vedetevi quel film disgustoso trasmesso da mediaset un paio di giorni fa: "Vita smeralda"! E' il manifesto politico di chi considera la donna solo uno strumento di soddisfazione sessuale. Pagando, s'intende!
E se qualche ragazza ancora crede nei vecchi valori dell'emancipazione femminile e decide di andare a manifestare da qualche parte, mi chiami: vengo anch'io.





Sono sostanzialmente d'accordo con te, purtroppo la donna è spesso svenduta come "carne". [SM=x44471]

Io spero sempre che per ogni ogni ragazza che decide di vendere il proprio corpo per soldi e/o notorietà ce ne siano almeno 10 (la maggioranza silenziosa) che decidano di usare testa e "palle" per avere quello che gli spetta.

Purtroppo checchè se ne dica restiamo una cultura profondamente maschilista. [SM=x44464]
pasquale.60
00venerdì 21 agosto 2009 13:13
Re: La differenza tra il burka e la svendita del proprio corpo
il tobas, 16/08/2009 16.19:




magari semplice forse no, meglio con l'ingoio..... [SM=x44455]



certo, come dice tobas, tutto si può ingoiare e vivere felici lo stesso. Ma ne siamo proprio sicuri? Se la donna è ridotta a oggetto, gli uomini stanno davvero meglio? Io penso di no.
Ma se intervengo è solo per segnalare che sull'argomento L'Unità (giornale diretto da una donna: Concita De Gregorio) sta pubblicando una serie di interventi. Vi segnalo quello di Lidia Ravera (13 agosto) nel quale la ravera che partecipò al movimento femminista degli anni Settanta rievoca la reazione delle mamme di allora e scrive tra l'altro:
"...: ve la ricordate la rivolta “da camera” delle nostre madri? Erano donne che avevano vissuto la giovinezza a cavallo della seconda guerra mondiale e che, nell’Italia in rapido sviluppo degli anni sessanta, impigliate nel codice antico dell’esistenza vicaria, stavano maturando un disagio crescente per i ristretti ambiti delle loro vite. Che cosa facevano, mentre le loro figlie scendevano in piazza bruciando le icone della femminilità tradizionale? Si lamentavano. Opponevano un fiero cattivo umore ad un destino che vivevano come immutabile. Era il canto della loro sconfitta, il lamento.
Ci dava ai nervi. Giurammo che noi no, noi non ci saremmo sacrificate. Giurammo che avremmo imposto nuove regole, saremmo state parte attiva, a letto, al lavoro, in casa, in piazza. Lì per lì ci illudemmo di aver vinto. Non era così. La rivoluzione delle donne non è stata né vinta né persa. È stata interrotta.
Interrompere una rivoluzione è pericoloso: non riesci a imporre nuove valori, a radicarli, a estenderli a tutti, come quando vinci. Non vieni travolto dalla restaurazione del vecchio, come quando perdi. Quando lasci una rivoluzione a metà la restaurazione è lenta e strisciante. Incominciano a bombardarti con l’icona della “ragazza tette grandi/ cervello piccolo”, non ci fai caso. Occupa i teleschermi (anche quelli del servizio pubblico) per vent’anni. Spegni la televisione. Diventa protagonista della scena pubblica, corpo in vendita, carriera, oggetto di scambio, trastullo stipendiato di un modello di maschio potente/impotente che era già vecchio quando eri ancora giovane. Ti scansi, spegni l’audio, non vuoi sentire.

Finché ti accorgi che, nel silenzio/assenso generale, si è tornati indietro. Come prima e peggio di prima. Devi di nuovo essere complemento, protesi, utensile del piacere. Madre se proprio ti va, come lato B della carriera. A tua figlia regalerai “Miss Bimbo”, il gioco elettronico che insegna a diventare Velina, Escort o moglie di miliardario. Sei di nuovo povera.

Possiedi, come anticamente i proletari, soltanto il tuo corpo e quello devi far fruttare. E sbrigati: hai meno di 20 anni di tempo. Qualcuno dice che qualche ragazza ha trovato, per lo più all’estero, riconoscimento ai suoi talenti. Qualcun altro rimprovera “le femministe”, queste ormai mansuete streghe in prepensionamento, di tacere. Ma non è vero.

Tutte noi, noi poche, abbiamo, in questi anni, parlato. Sole davanti allo schermo dei nostri computer, come si usa oggi. Abbiamo confezionato tristi arringhe, abbiamo segnalato, puntuali come Cassandre, rischi e degenerazioni. Non è successo niente. Le parole delle donne non pesano un grammo. Per questo bisogna ricominciare daccapo. Portare i nostri corpi in piazza, occupare spazio, farci vedere, farci sentire. Contarci, per ricominciare a contare.


58TINO
00venerdì 21 agosto 2009 14:24
Re: Re: Le donne, dove sono?
ironman80, 16/08/2009 16.12:




qui in piazza bisogna scenderci al più presto
perchè col senso dell'etica di questo Pdl stiamo regredendo [SM=x44465]







Di motivi per scendere in piazza c'è ne sarebbe almeno uno (nuovo) ogni giorno. Come si può ad esempio, in un paese civile, trascurare il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa di opposizione. Qualcuno tra i nostri avi ha dato la vita affinchè avessimo la possibilità di esprimerci liberamente; ed ora la cosa passa nell'indifferenza quasi totale...siamo messi male, credete a me.
jennyn
00venerdì 21 agosto 2009 15:35
Re: Re: Re: Le donne, dove sono?
58TINO, 21/08/2009 14.24:





Di motivi per scendere in piazza c'è ne sarebbe almeno uno (nuovo) ogni giorno. Come si può ad esempio, in un paese civile, trascurare il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa di opposizione. Qualcuno tra i nostri avi ha dato la vita affinchè avessimo la possibilità di esprimerci liberamente; ed ora la cosa passa nell'indifferenza quasi totale...siamo messi male, credete a me.




[SM=x44465]
58TINO
00venerdì 21 agosto 2009 16:09
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