Ecco perché osservare un paesaggio naturale induce un senso di tranquillità

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killing zoe
00giovedì 9 giugno 2011 18:05
Arriva una spiegazione scientifica del perché osservare un scena naturale piacevole induce una condizione di tranquillità interiore, mentre essere esposti a una scena di confusione metropolitana mette in uno stato di agitazione. Nel primo caso si genera una connessione tra aree distanti del cervello che lavorano così in sincronia; nel secondo caso l’attività delle varie aree cerebrali si disconnette, e quindi il cervello non riesce a operare in maniera sincronizzata. La spiegazione giunge da una ricerca pubblicata sulla rivista NeuroImage da parte di un gruppo di studio internazionale guidato dal dottor Michael Hunter, dello Sheffield Cognition and Neuroimaging Laboratory (SCANLab) dell’Academic Clinical Psychiatry dell’University of Sheffield's Department of Neuroscience. La ricerca, realizzata utilizzando la tecnica della Risonanza Magnetica funzionale, è stata realizzata su dodici volontari che sono stati esposti a due scenari visivi diversi, una remota spiaggia battuta dalle onde e un’autostrada congestionata dal traffico.

STIMOLAZIONE VISIVA - Il suono, però, era lo stesso, infatti i ricercatori hanno scoperto che questi due scenari visivi così opposti, generano in lontananza una sorta di roooarr continuo assolutamente identico. In tal modo è stato possibile esplorare l’effetto della sola stimolazione visiva, isolata dall’influenza proveniente da quella acustica. La Risonanza magnetica funzionale ha così messo in evidenza che l’esposizione alle scene naturali piacevoli era in grado di generare un aumento di connessione tra la corteccia uditiva e un’area come la corteccia prefrontale mediale che è ritenuta importante per le funzioni di valutazione affettiva e motivazionale e per le decisioni collegate alla socialità. La connessione risultava aumentata anche con altre aree, come la corteccia temporoparietale e il talamo. Al contrario, l’esposizione alle scene dell’autostrada congestionata da macchine e camion, tendeva a interrompere queste connessioni.

AMBIENTE URBANO - Secondo il dottor Michael Hunter, «le persone sperimentano la condizione di tranquillità come uno stato di calma e tendenza alla riflessione, che ha un effetto di ristoro se comparato agli effetti stressanti della condizione di continua attenzione stimolata dalla vita di tutti i giorni. È ben conosciuta l’induzione di sentimenti di tranquillità da parte dell’ambiente naturale, mentre l’ambiente urbano derivante dall’azione umana viene normalmente percepito come non tranquillo. Nella nostra ricerca volevamo capire come lavora il cervello nel momento in cui esperisce un ambiente naturale, misurando così la sua esperienza di tranquillità». I risultati di questo studio dovranno essere tenuti presenti da urbanisti e architetti, che ora sanno con precisione che tipo di effetto l’ambiente urbano e quello naturale possono avere sulle modalità di funzionamento del cervello e sugli stati psicologici e affettivi delle persone. Case, palazzi, spazi pubblici, ospedali e aree ricreative potranno contribuire a generare tranquillità o stati di tensione, a seconda di quanto si terrà conto della benefica azione che l’ambiente naturale ha sull’uomo. Azione della quale, peraltro, non ci si dovrebbe meravigliare, considerato che dall’ambiente naturale l’uomo proviene.

di Danilo di Diodoro
Fonte:http://www.corriere.it/salute/
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