Funerale del Capitalismo anglosassone

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Etrusco
00mercoledì 16 dicembre 2009 16:35
"Wall Street: la stangata"


Foto di Franco Cavassi per Dagospia

A MILANO GUIDO ROSSI, PONZELLINI, MICHELI CELEBRANO IL FUNERALE DEL CAPITALISMO

- IL LIBRO DI CUNEO-TAMBURINI "LA STANGATA" SCATENA LA VERVE DI
PARA-PONZELLINI:
- "LE PRIVATIZZAZIONI SONO STATE FATTE LAVANDOSI LE MANI MENTRE SI FACEVA LA PIPÌ"
- ROSSI:
“LA FINANZA CONTA PIÙ DELL’INDUSTRIA CHE INVECE PRODUCE RICCHEZZA VERA"
- FRANCESCO MICHELI è CATASTROFICO:
"ATTENTI! IN ITALIA SIAMO MOLTO VICINI ALL’ESPLOSIONE DELLO SCANDALO DELLE PERIZIE IMMOBILIARI,
IN CUI SONO STATE FATTE VALUTAZIONI ERGA OMNES CHE FANNO INORRIDIRE COME CERTI PRODOTTI FINANZIARI" AVVELENATI”



Eran 150 potenti e aspiranti al potere,
Lor Signori insardinati nella caldissima sala Indro Montanelli, al primo piano del Circolo della Stampa.
Nel parterre, avvistati e schedati dall'obiettivo di Cavassi: la mitologica Madonnina di Milano, la boccoluta Noris Morano, Riccardo Monti (l'amministratore delegato del Boston consulting group), il banchiere Pier Domenico Gallo (ex Meliorbanca nonché ex direttore generale del Nuovo Banco Ambrosiano).

Ancora: Claudio Calabi (uscito dal Sole 24 Ore per Risanamento ex Zunino), il sostituto procuratore Luigi Orsi, Mario Artali (ex amministratore delegato della Sme ora al gruppo Sigma Tau e vicepresidente della Banca popolare di Milano), Gian Piero Gallisai di Banca Esperia, la moglie di Guido Rossi (avvocato, è lei che organizza al meglio il suo studio), Fabio Lorenzo Satin (grande vecchio del private equità, è l'artefice tra l'altro della operazione Marazzi, quella delle piastrelle),.

Non è finita: il fratellone di CDB Franco De Benedetti, l'avvocato Giuseppe Lombardi, Umberto Di Capua (in passato presidente della Abb Italia, sposo della Marinella, la dama più cotonata della Lombardia), l'avvocato penalista Francesco Arata, il pr Vittorio Moccagatta.

L'introduzione è stata dell'editore bellinbusto Alessandro Dalai, capataz di Baldini & Castoldi. Il primo intervento del finanziere Francesco Micheli, che Tamburini (direttore dell'agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor nonché autore del libro insieme a Ganfilippo Cuneo, imprenditore e consulente, per 22 anni al vertice della Mc Kinsey) ha presentato ricordando come 18 anni fa, sempre al Circolo della stampa, aveva presentato il suo primo libro, "Un siciliano a Milano", pubblicato dalla Longanesi, biografia non autorizzata di Enrico Cuccia.


Un amarcord subito ripreso da Micheli che, proseguendo nell'amarcord, ha definito il libro come un gesto "coraggioso" per quei tempi.
Poi è entrato nel merito del volume "Wall Street: la stangata" in un intervento che in sala ha destato molto interesse soprattutto in 3 passaggi chiave:
1) l'affermazione che si è di nuovo formata una bolla finanziaria enorme,
2) che essa ha gli stessi responsabili di quella scoppiata nel luglio 2007
(e qui un riferimento esplicito è toccato alla banca d'affari Goldman Sachs),
3) che "in Italia siamo molto vicini all'esplosione dello scandalo delle perizie immobiliari, in cui sono state fatte valutazioni erga omnes che fanno inorridire come certi prodotti finanziari avvelenati".


Poi è toccato a Guido Rossi, giurista e professore, che ha sottolineato una caratteristica del libro:
la mancanza di timori reverenziali nei confronti di chiunque,
dalle autorità che non hanno fatto i controlli che dovevano
ai professori che non ne hanno azzeccata una
fino alle agenzie di rating.


Rossi ha sottolineato che
"la rivoluzione finanziaria ha mandato in vacanza la rivoluzione industriale",
sottolineando le incognite che porta con sé il fenomeno in quanto "la finanza conta più dell'industria", cioè di quella economia reale che invece produce ricchezza vera.


Infine, dopo un passaggio in cui Tamburini
ha celebrato i funerali del cosiddetto capitalismo finanziario anglosassone
che, ha ricordato, ha dovuto essere salvato dagli Stati,

ha concluso l'incontro uno spumeggiante Massimo Ponzellini, presidente della Banca popolare di Milano e di Impregilo.


Punto di partenza una sottolineatura:
nel libro un giornalista intervista un consulente ma nessuno dei due sembra appartenere alle rispettive categorie, di cui non traspariva grande considerazione.
L'intervento di Ponzellini è stato ricco di aneddoti e in molti passaggi decisamente trascinante.
Tanto che, in almeno un paio di occasioni, si è visto sfumare il tradizionale aplomb da professore di Guido Rossi, sorpreso in sonore risate.

"E' partito poi uno sterile dibattito - racconta Ponzellini - se era meglio fare prima le liberalizzazioni o le privatizzazioni.
Questa è una domanda molto importante, che mi ricorda molto il problema di quando si fa la pipì: se è meglio lavarsi le mani prima, per igiene nei confronti di questo oggetto che a volte ci dà qualche soddisfazione, o è meglio lavarsele dopo per rispetto alle persone che si incontrano e a cui bisogna stringere la mano.

La risposta drammatica è durante.

E infatti le privatizzazioni sono state fatte lavandosi le mani mentre si faceva la pipì.
E quindi dalle Authority sono state spazzate via le poche persone per bene,
tra cui il professore (Rossi, ndr), e sono state affidate solitamente in gran parte a ex manager o ex controllori delle partecipazioni (statali, ndr) stesse,
che quindi erano animati da odio personale nei confronti dei manager, da assoluto disinteresse per il mercato, che avevano calpestato prima e continuavano a calpestare dopo,
e con un desiderio forsennato di creare una foresta di regole tale da assicurargli alla loro uscita dall'Authority la chiave del labirinto che loro stessi avevano creato."


Ponzellini, tra l'altro, ha ricordato il commiato di Alain Greenspan di fronte ai banchieri centrali europei al termine del mandato alla guida della Federal Riserve americana.
Quella di Greenspan "voleva essere una battuta di spirito, ma si è rivelata una fotografia esatta di ciò che si sarebbe verificato".
Il banchiere Usa, ha raccontato Ponzellini, "spiegò di avere lasciato al suo successore tre buste, una per ogni futura crisi.
Nella prima c'era scritto "Dai la colpa al mercato al mercato" e nella seconda "Dai la colpa al governo". Nella terza, infine, "Prepara tre buste". [SM=x44455]




Calabo & Rossi


Lo scatenato Ponzellini, con affermazioni sul filo del paradosso, ha poi tessuto un elogio sotto molti aspetti coraggioso e politicamente scorretto dell'economia in nero ricordando che, per esempio, senza i conti clandestini in Svizzera sarebbe stato impossibile salvare centinaia di migliaia di ebrei, finanziare la Resistenza in Italia, Lech Walesa in Polonia, i movimenti progressisti che in molti Paesi del mondo hanno lottato conto le dittature.

La parola fine è stata di Cuneo, che ha sottolineato la qualità degli interventi dei relatori, "ognuno portatore di una visione molto specifica e a volte opposta del libro".

Dagospia - 16-12-2009
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