Genova, travolti dalla piena

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Etrusco
00venerdì 4 novembre 2011 16:31
la bimba con la felpa di Hello Kitty

TRA LE VITTIME FORSE DUE BAMBINI

Genova, 6 morti travolti dalla piena. L'appello: «Andate ai piani alti»

Almeno 3 i dispersi. Attesa l'ondata di piena del Bisignano. Esondati anche i torrenti Fereggiano e Sturla


GENOVA - È emergenza a Genova dove dalle prime ore della mattinata si sta abbattendo un violento nubifragio. Salgono a cinque le vittime del nubifragio a Genova. Lo riferiscono fonti dei vigili del fuoco. Al momento i dispersi sarebbero almeno 3. Mentre 2 feriti gravi sono stati trasportati d'urgenza all'ospedale San Martino. Tra i feriti ci sarebbe anche un bambino, trasportato al Gaslini. Al momento è questo il provvisorio bilancio del nubifragio che si sta abbattendo su Genova. Una donna ha perso la vita in via Ferreggiano, travolta dalla piena: è rimasta schiacciata da due auto e i vigili del fuoco hanno estratto la donna da sotto le macchine. Un'altra donna e due bambini sono stati visti sparire nell'acqua nel quartiere Brignole: i loro corpi sono stati ripescati poco fa. Si tratta di una donna albanese di 28 anni e due bambini di uno e dieci anni, presumibilmente i suoi figli. I pompieri, dopo aver salvato decine di persone, stanno ora provvedendo alla chiusura del gas e dell'elettricità in tutta la zona. Infatti le acque del Fereggiano hanno strappato la conduttura del gas e nella zona si avverte un acre odore di gas.

ONDATA DI PIENA - Una nuova ondata di piena del torrente Bisagno si abbatterà fra 15 minuti a Genova sulla zona di Marassi e San Fruttuoso. Lo hanno comunicato attraverso altoparlanti i vigili del fuoco e i vigili urbani. La città è paralizzata è in alcune aree totalmente impraticabile. Sono al lavoro anche le unità cinofile, per cercare dispersi.

ESONDAZIONI - Esondati anche i torrenti Bisagno e Sturla, allagata la zona antistante alla questura, i quartieri Foce, San Fruttoso e San Martino, inagibile corso Torino e corso Sardegna, dove sono state chiuse le scuole e i bambini portati a piani superiori. La zona della stazione Brignole è allagata con l'acqua che arriva fino alla cintola all'imbocco di via XX Settembre. Nella stazione di Brignole è stato predisposto un treno come rifugio di emergenza perché la zona attorno alla stazione è allagata. Chiusa la sopraelevata che attraversa il capoluogo ligure. Attivati i volontari della Protezione Civile, in arrivo colonne mobili da Lombardia e Piemonte. Secondo quanto spiega il Comune di Genova, risultano frane in zona Bavari, e San Desiderio, due frazioni nell'entroterra genovese, dove la situazione è critica per le forti piogge e l'esondazione di fiumi e torrenti. Le istituzioni rinnovano l'appello ai cittadini: «Da ponte Fleming fino alla Foce, chiudere tutti i negozi e locali ai pian terreno e interrati. La gente salga ai piani alti». Un video postato da YouReporter rende bene l'idea della tragica situazione (Guarda)

 
SALVO PER MIRACOLO - Un uomo è stato salvato per miracolo prima che l'ondata di piena travolgesse la sua auto. «Non so come ho fatto a salvarmi, ringrazio due ragazzi che hanno sfondato il parabrezza e mi hanno aiutato a uscire». Giovanni De Pellegrini, ex linotipista del quotidiano «Il Lavoro» di Genova è scampato all'onda di piena che ha invaso il sottopasso di via Canevari, a fianco della stazione Brignole, a Genova. «Avevo appena imboccato il tunnel verso monte. Fatti pochi metri l'auto si è bloccata nell'acqua. Non riuscivo più a uscire. Due ragazzi con un crick hanno sfondato il mio parabrezza e mi hanno fatto uscire». Pochi attimi dopo la piena ha scaraventato la sua Honda fuori dal tunnel decine di metri più a valle, dove sono ammassate altre auto portate dal Bisagno esondato.

APPELLO - «Bisogna che si eviti di andare vicino ai ponti o ai torrenti, di dormire ai primi piani e in zone che possono essere facilmente inondabili». È l'appello dell'assessore alla Protezione civile della Regione Liguria, Renata Briano, che invita i cittadini «a mettersi sicurezza, in caso di pericolo, andando verso l'alto» e di «evitare il più possibile di girare con la macchina, se non per motivi di stretta necessità». Sul sito del Comune di Genova si ammette che la situazione è «gravissima» e si indica il numero verde 800-177797 per ulteriori informazioni. Inoltre si raccomanda la «massima prudenza» e si esortano i cittadini a «non uscire di casa, salire ai piani alti degli edifici, chiudere negozi e non prendere la macchina per nessun motivo».

FAMIGLIA SUL TETTO - Allagamenti a Nervi e a Camogli, dove i tombini sono bloccati e non riescono più a ricevere. Decine le chiamate ai vigili del fuoco e alla polizia municipale, che ha chiuso l'Aurelia a Genova Quarto, all'altezza di via 5 Maggio. La pioggia, fortissima, non accenna a diminuire. I vigili del fuoco sono intervenuti con gommoni e sommozzatori per evacuare alcune persone da negozi e magazzini del pianterreno. A Quarto una famiglia è stata costretta a rifugiarsi sul tetto della propria casa, in via Romana di Quarto, per mettersi al riparo dall' esondazione dei torrenti. L'elicottero dei vigili del fuoco si è alzato in volo per cercare di recuperarli, ma al momento la pioggia e il forte vento rendono le operazioni di soccorso estremamente difficili.

Nubifragio a Genova:

Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova    Nubifragio a Genova

CHIUSA LA STAZIONE BRIGNOLE E L'AUTOSTRADA - Ferrovie dello Stato, su richiesta della Prefettura di Genova, ha chiuso la stazione allagata di Genova Brignole. I viaggiatori che si trovavano nella stazione sono stati trasferiti con un treno speciale alla stazione di Genova Principe da dove potranno proseguire i loro viaggi. Tutte le linee sono aperte, anche se si registrano ritardi e limitazioni. Il tratto tra Brignole e Quarto, chiuso alle 12.50, è stato riaperto cinquanta minuti dopo su un solo binario. Società Autostrade sconsiglia di viaggiare verso Genova. Venerdì mattina, alle 12,50, è stato chiuso il tratto dell'A12 Genova-Sestri Levante compreso tra l'allacciamento con l'A7 e Genova Nervi in direzione di Livorno e in direzione opposta tra Genova Est e Genova Nervi. Ai veicoli provenienti da Genova e diretti verso sud si consiglia come alternativa di percorrere l'A7 in direzione nord, prendere l'A21 verso Piacenza ed immettersi in A1 verso sud. Agli utenti provenienti da sud e diretti verso Genova si consiglia il percorso inverso (A1, A21, A7).

STADIO ALLAGATO - Mancano ancora due giorni, ma è a rischio rinvio l'anticipo di domenica alle 12.30 in programma al «Ferraris» tra Genoa e Inter. Il nubifragio che si è abbattuto sul capoluogo ligure ha coinvolto anche l'impianto visto che il torrente Bisagno, che si trova proprio davanti allo stadio, è straripato, con circa un metro e mezzo d'acqua sul campo di Marassi.

IN PROVINCIA - Due scuole materne sono state evacuate a Recco e, per prudenza - come confermato dall'amministrazione comunale - i bambini sono stati trasferiti in una vicina media. I Vigili del fuoco sono impegnati in interventi per l'allagamento di alcuni garage e negozi nel centro di Recco. Secondo il sensore del centro meteo dell'Arpal che si trova sul monte di Portofino, venerdì mattina in quattro ore sono caduti 40 millimetri di acqua. Intanto viene monitorato il livello del torrente Recco che nelle ultime ore ha alzato molto il proprio livello.

Redazione Online
04 novembre 2011 16:11© RIPRODUZIONE RISERVATA
Etrusco
00sabato 5 novembre 2011 12:00

Genova - L’alluvione

La bimba con la felpa Hello Kitty intrappolata nell'acqua

Nella strada delle sei vittime. Le donne sono annegate
per prendere a scuola figli e fratelli

GENOVA - Questo fagotto avvolto in una giacca dei vigili del fuoco che passa di mano in mano era una bambina che si chiamava Janissa. Bennardo Sanfilippo lo pesca dall’acqua nera con una mano, appoggiandosi alla ringhiera, sperando che sia una bambola. Lui è una guardia penitenziaria, stava portando un detenuto al Pronto soccorso quando ha saputo. Sta scavando a mani nude, si è buttato qui dentro per cercare sua moglie Angela, e ancora non sa che anche lei è in questo sottoscala diventato pozzo, una tomba d’acqua che ha inghiottito sei esseri umani, a cento metri dal centro di Genova. La guarda, non sa cosa fare. Comincia a cullarla, la tiene tra le braccia, «svegliati belin, svegliati ti prego». Un pompiere gliela prende con delicatezza, e intanto piange, la copre con il suo giaccone, ma non sa a chi darla, Janissa viene deposta sul marciapiede dall’altro lato della strada. Ha la faccia gonfia di chi è morto annegato, indossava una felpa rosa di Hello Kitty, tra un mese avrebbe compiuto il suo primo anno di vita.

Sono le 14.45 di un venerdì assurdo, il cielo sopra Genova è un mantello nero, questa maledetta pioggia non smette mai di cadere e si impasta alle lacrime di tutti noi che assistiamo impotenti a queste operazioni di soccorso, che fin dall’inizio appaiono vane. Tempo niente e speranza zero, solo disperazione e un lento allinearsi di corpi senza vita sul selciato coperto di fango, all’inizio non ci sono neppure le lenzuola bianche per ricoprire questi poveri resti. Alla fine ne contiamo sei, tutte donne. Sei mamme e mogli, figlie e sorelle, che tornavano a casa, che stavano con i loro bambini, che erano andate a prenderli a scuola, per proteggerli dal temporale.

Sono morte in maniera orribile, schiacciate o annegate in un androne diventato trappola, vittime di uno tsunami di città del quale in parecchi saranno chiamati a rendere conto. Il Rio Fereggiano è un torrentello dimenticato, uno dei tanti affluenti del temuto Bisagno, neppure il più grande di una città percorsa nelle fondamenta da cento diversi rigagnoli sempre pronti a tracimare, e lo scorso 29 giugno c’era stata la festa per la sua messa in sicurezza, dopo la demolizione delle vecchie case costruite nell’alveo. Certo, pioveva forte, le bocchette dell’autostrada riversavano acqua a valle. Ma era pur sempre un acquazzone, un temporale violento di quelli che non ti costringono neppure a fermare l’auto. Era altrove, alle Cinque Terre, dove ieri non è successo nulla, che ci si aspettava un’altra giornata terribile.

Fereggiano, la via della tragedia:

Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia    Fereggiano, la via della tragedia

E invece all’altezza di largo Merlo, appena sotto il quartiere Quezzi, il torrente ha sfondato nel punto dove la copertura è più vecchia, venne fatta prima della Grande guerra. Dal fondo di via Fereggiano all’ora di pranzo hanno visto il bordo scuro dell’onda, davvero come fosse uno tsunami. Juri Djala non sapeva di averla alle spalle. Ha fermato il suo Doblò verde davanti al bar Barbosio, dicendo alla cognata Shpresa di aspettare in auto con le bimbe, questione di un minuto, vado a prendere gli attrezzi nella ditta. È un basso in piazza Galileo Ferraris, una piccola azienda edile che gestisce con il fratello Florian, il papà delle bambine. «Le ho lasciate per una stupida cassetta degli attrezzi, e quando mi sono girato non c’era più niente» dice adesso, mentre trema e si strazia la faccia con le unghie.

Il Doblò è stato scaraventato contro il muretto del primo palazzo della via, al civico 2B. Il condominio è recente, doveva essere persino elegante, con il suo giardinetto adesso ridotto a un cumulo di macerie contorte. Shpresa è riuscita a scendere, si è trascinata nell’androne tenendo Janissa in braccio, urlando a Gioia, che aveva 9 anni, di correre, correre dentro. La porta d’ingresso era spalancata, bastava fare la scala a destra, quella che porta al primo piano. Forse ci ha provato, non lo sapremo mai. La corrente le ha scaraventate in basso, otto gradini per scendere nelle cantine. Sono diventate una tomba. Angela Chiaromonte aveva quarant’anni e un figlio di 16, faceva l’infermiera in una casa di riposo. Ha sentito le notizie alla radio, si è preoccupata. Il suo Domenico studia al Cassini, il liceo scientifico del centro città. È salita sulla Punto verde per portare a casa il suo unico figlio, al sicuro. Adesso si trova a percorrere via Fereggiano in salita, va incontro a un muro di tronchi e d’acqua. La sua macchina, raccontano i testimoni, viene trascinata indietro, anche lei si incastra nel muretto del civico 2. Domenico trascina fuori la mamma, vengono travolti, finiscono nel sottoscala.

Francesco Plateroti è l’inquilino del terzo piano, appena tornato a casa dal turno della mattina al distributore di benzina che gestisce con la sua famiglia. Vede tutto. Si precipita giù impugnando l’asta metallica delle tende strappate dal vento al suo balcone. Il sottoscala è ormai un pozzo nero. Domenico annaspa, sta per cedere, si è aggrappato alla ringhiera. Il benzinaio gli porge l’asta, pianta i piedi per resistere al fiume di fango che continua a entrare dalla strada. Domenico si salva. «Mamma, la mia mamma è lì dentro» urla, continua a urlare anche una volta che i soccorritori lo distendono per terra e gli schiacciano i polmoni per fargli tirare fuori il liquame che lo sta soffocando. «Non la vedevo più, non ho potuto fare nient’altro» si dispera Plateroti, i soccorritori lo ringraziano e lui si mette le mani tra i capelli incrostati di fango. Il corpo di Angela verrà ripescato solo a tarda sera.

Dall’altra parte della strada, sotto all’insegna della pizzeria «’O sole mio» qualcuno ha finalmente trovato un telo per coprire il corpo di Serena Costa. Aveva 19 anni, con il suo scooter Honda anche lei era andata a prendere il fratellino a scuola. Viene sbalzata dalla moto all’inizio della via. Il ragazzo scappa verso valle, e si salva. Angela cammina per dieci metri tra i flutti, intontita. Dalla sua finestra, il pensionato Giovanni Maggiolo le urla di togliersi dalla strada, la implora. «Sembrava intontita, si teneva la testa tra le mani, credo che stesse gridando ». Una Punto trascinata dal fango la travolge, la schiaccia contro il muro.

È avvenuto tutto in un fazzoletto, pochi metri quadrati, neppure un isolato. Accanto alla pizzeria ci sono auto contorte e ammassate, le insegne della macelleria latino europea e di Arnuzzo gioielli ci ricordano che non siamo in una valle sperduta. Siamo appena dietro la stazione di Brignole, in una lingua d’asfalto che s’arrampica verso le alture, a due passi dallo stadio di Marassi. Davanti alla palazzina c’è la fermata dell’autobus, «fermata a richiesta Fereggiano-Galileo Ferraris ».

Oltre la porta dell’ingresso, le scale della cantina conducono a una melma acquitrinosa. Sopra la lampada al neon c’è il segno lasciato dall’onda, due metri e mezzo dal pianerottolo. Hanno appena estratto il corpo di un’altra vittima. Si chiamava Evelina Pietranera, gestiva un’edicola all’inizio del quartiere San Fruttuoso. Stava tornando a casa, forse ha visto la porta aperta, ha creduto anche lei che quello fosse il rifugio, la salvezza. I soccorritori cercavano fuori, in strada, sollevando a braccia le auto e i tronchi che ostruivano la strada. Dai balconi del civico 2B la gente urlava. «Sono lì dentro, li abbiamo visti». I sub si sono immersi increduli, non ci credevano che quell’androne potesse essere una tomba che nascondeva cinque corpi. «Sono andato giù con la maschera, non si vedeva niente » racconta Emanuele Gissi, vicecapo dei vigili del fuoco di Genova, il primo a immergersi. «Abbiamo anche pensato a una segnalazione sbagliata, ma continuavano a urlarci che erano proprio lì». Allora hanno chiamato le idrovore. I corpi erano incastrati dai mobili abbandonati nel corridoio della cantina.

Adesso c’è tutto il tempo del mondo, per ammassare le macchine distrutte in piazza Galileo Ferraris, per riempire il taccuino del rimpianto di eroi mancati come Rosario Gioia, operaio disoccupato che si è buttato in quel pozzo e per un attimo soltanto ha stretto una mano di bambina, prima che gli scivolasse via. Per ascoltare racconti come quello di Bruno Murga, che mentre solleva un tronco d’albero dalla sua Panda ridotta a un cartoccio dice che c’era da aspettarselo, il Fereggiano è un rio pazzo che non ha mai sopportato la tombinatura. L’hanno coperto negli anni Sessanta, quelli della grande speculazione, quelli dove è cresciuto il quartiere popolare di Quezzi, grandi casermoni sorti sull’asfalto che nasconde l’alveo del torrente. Ci sarà bisogno di molto tempo per capire le colpe di questa tragedia incredibile.

Ma ora le pale delle gru stanno liberando l’ingresso della palazzina al civico 2B. Sollevano la Panda della signora Angela, schiacciata da un’altra auto e dal muretto crollato. Poi stringono il Doblò, capottato su se stesso, e lo levano in aria. Dall’abitacolo sfondato cade l’ovetto di Janissa, tutti i genitori lo chiamano così, quel sedile al quale allacciano i bambini piccoli per sentirsi più sicuri. C’è attaccato un sonaglio della Chicco, e un ciucciotto azzurro. Cade anche la cartella di Gioia, si sparpaglia a terra un astuccio e un quaderno a quadretti pieno di disegni. Erano due bambine. Sono morte annegate con la loro mamma e altre persone che non conoscevano nell’androne di un palazzo signorile. È successo davvero, in un caldo venerdì di pioggia. A Genova, Italia.


05 novembre 2011 06:54© Corriere della Sera  RIPRODUZIONE RISERVATA

 
Etrusco
00sabato 5 novembre 2011 12:02
Etrusco
00sabato 5 novembre 2011 12:03
Genova, Via Sanfruttuoso
Etrusco
00sabato 5 novembre 2011 12:04
Genova, Via Donghi, dove c'è stata anche una fuga gas
Etrusco
00sabato 5 novembre 2011 12:05
uepino
00lunedì 7 novembre 2011 17:31
È terribile assistere impotenti alla televisione al dramma di Genova che ha coinvolto così tante persone. Ma le parole servono a poco. Vediamo se ci sarà il modo di intervenire per evitare che quello che è successo non possa succedere più in futuro. E' evidente che si è costruito là dove non si doveva costruire, ma forse si possono trovare interventi che scongiurino il ripetersi di questi disastri e di queste tragedie». Lo ha affermato, in una nota il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.


Scusate se mi inc.. [SM=x44493] .zo.
Ma p.... pu.. [SM=x44474] [SM=x44474] [SM=x44474] [SM=x44474] [SM=x44491] [SM=x44491] [SM=x44491] ma ci vuole proprio una faccia da [SM=x44454] per dire certe porcherie.
Chi ha fatto i condoni edilizi? Io forse?
Oppure i condoni li ha fatti la sinistra comunista?


Siamo proprio al delirio [SM=g1700000]
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