rufusexc
00lunedì 3 ottobre 2022 15:41
Io pensavo che con il buffet la dignità umana fosse arrivata al limite, se la batteva con le file ai casting pe Uomini e Donne.
Ma poi è arrivato il giapponese all you can eat, che in italiano più o meno vuol dire: assenza del concetto di vergogna.
Il ristorante giapponese è sempre di proprietà dei cinesi, come tutto del resto.
In genere si chiama qualcosa tipo XI LIN, o XIU CHAN o XIAO MING che però vuol dire sempre e comunque: La città della primavera.
Ho rinunciato a capire la sintassi cinese.
Entri ed è tutto un “plego s’accomodi”.
L’arredamento è bellissimo, un blocco unico de plastica a forma de mogano intagliato e quadri ninja.
Sembra na mostra della Playmobil.
Arriva il cameriere.
Quelli del pranzo sono cinesi, stanno qua da 10 anni ma non parlano italiano manco un po’, probabilmente sanno che a breve saremo noi a dovesse imparà il cinese.
Quelli della cena spesso sono i figli dei cinesi, quelli nati qui, le seconde generazioni, costretti dai genitori a stare lì, parlano più romano de te, e c’hanno l’espressione de uno che ha preso 4 a latino e non je va de studià pe l’interrogazione de recupero.
Ti portano il menu, un catalogo fotografico de cadaveri marini e polpette improbabili, con sopra delle parole sconosciute tipo: RIVIOLI, SPIGHETI, INVALTINO.
E lì capisci perchè ci hanno messo le foto. Perchè quello che c’è scritto è più complicato de na canzone de Carmen Consoli.
Le prime volte sei confuso perché l’unica parola giapponese che hai detto in vita tua fino a quel momento è Doraemon.
L’ultima volta che c’hai avuto a che fa col Giappone è quando t’hanno regalato er tamagochi , che dopo du giorni è morto.
L’unica cosa che sai scrive in giapponese è bukkake ma non lo puoi dire a nessuno per molte ovvie ragioni.
Guardi il menù e dentro ogni parola ce stanno 15 vocali e tre k (come bukkake, appunto)
Quando arriva il cameriere, ti vergogni talmente tanto di sbagliare la pronuncia che glielo indichi col dito, come quando suoni la pianola alle medie.
Poi invece c’è l’amico tuo, quello che sa le lingue, che vola tra un uramaki e un futomaki saltellando da un nighiri a un dragonroll umiliando tutto il tavolo.
Poi ce stanno i ristoranti più crudeli, quelli che te mettono il foglietto co la penna che non scrive e l’ordine te lo devi fa da solo.
Devi mettere il numero del piatto per il numero delle quantità sistemato in colonna, ma nessuno se decide mai, lo cancelli diciotto volte: “43x16, no per 4, no per 31, ma guarda che so sei pezzi a porzione, allora famo 11x34, poi 23 x2, a regà guardate che è troppa roba, ma che io non ho pranzato, ce l’hai messi quelli col mango? Vai aggiungi 12x26...”
Io ho visto ingegneri nucleari mettersi a piangere disperati di fronte a quei foglietti.
Nel frattempo non te ne accorgi ma hai ordinato 70 portate, e arrivano tutte insieme, su delle ciavatte de legno usate e te le mettono tutte insieme sul tavolo.
Quando hanno finito non vedi più quello davanti, dopo un quarto d’ora non te ricordi manco co chi sei andato a cena, ti senti solo e cominci a fa amicizia co quello der tavolo vicino, che è talmente vicino che ve state a divide la sedia, so nati amori così.
N’amico mio ce s’è sposato, j’è nata na figlia e l’hanno chiamata Alga, per dire.
Appena arrivano tutti i piatti: BOOM! L’alzheimer.
Nessuno se ricorda che cazzo ha preso:
“allora qui c’è gamberi e philadelphia de chi è?
cetriolo e philadelphia?
anguilla e philadelphia?
solo philadelphia?”
Ma ai giapponesi je la regalano la philadelphia?
Per fortuna alla fine c’è sempre quello che urla: A regà magnano tutti tutto!
E gli altri, alla vichinga: UH-UH-UH!
E si comincia, tu te senti karate kid: metti il wasabi, togli il wasabi, metti il wasabi, togli il wasabi.
Per chi non lo sapesse, il wasabi è na mousse de dentifricio col napalm. Na sorta de Pearl Harbor intestinale.
Tutti cominciano a dì: “Buono questo, buono, mmmh buonissimo, hai sentito che buono...”
Ma buono cosa? Buono cosa, che te stai a magna un chilo de pesce a 5 €, come minimo l’hanno pescato nei gabinetti de chernobyl e l’hanno portato qui pattinandoci sopra, buono cosa?
Quel pesce è surgelato da talmente tanto tempo che una volta m’hanno portato na specie de pesce che s’è estinta nel paleozoico, buono cosa?
Co sti all you can eat so diventati tutti esperti de pesce.
Gente che fino al giorno prima campava de mcdonald e menù pizza , improvvisamente s’è ritrovata a mangiare na quantità de salmone vergognosa.
L’anno scorso me so magnato talmente tanto salmone che l’orsi del canada m’hanno fatto socio onorario.
I pescatori norvegesi c’hanno la foto mia sul timone, co scritto “Vai piano, ma pesca de brutto”.
Gli allevatori de salmone m’hanno premiato tre volte con l’antibiotico d’oro.
Si perché ai salmoni je danno talmente tanti antibiotici che se vai ar giapponese co n’ascesso ar molare esci che non c’hai più niente, manco er molare.
M’hanno detto che co tutto er salmone scrauso che me so magnato non m’ammalo più fino al 2070, se lo magno altre du volte comincio a brillà de notte, divento fosforescente.
Arriva il momento che a mangiare non ce la fai più, ma il pesce che è rimasto nel piatto nel frattempo s’è accoppiato e s’è moltiplicato: orge de nighiri che fanno nasce altri nighiri.
Dove te giri te giri nighiri, dove te giri nighiri te giri nighiri dove nighiri nighiri te giri... pesce dappertutto!
È lì che arriva il cameriere cinese e sorridendo, cattivo come un samurai coi calcoli renali, ti dice: “Eh se no mangi paghi tutto eh!”
Ed è lì che tu pensi: Moltaccitua!
Tu lo sai che se dovessi davvero pagà quello che te sei magnato te dovresti vende l’organi de tutti i parenti fino al terzo grado e te mancherebbe comunque un somma che equivale al pil della svezia e allora inizi di nascosto a infilare il sushi in ogni borsa o borsello che hai a disposizione, che da quel momento in poi puzzerà di anguilla. Per sempre.
Quando esci sei talmente pieno che al fantasma del natale futuro non je risulti.
Sudi salsa de soia e giuri, giuri, che al giapponese non ci andrai mai più, ma in cuor tuo sai, d’esse più falso de na promessa elettorale.