Giro d'Italia 2010

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radcla
00domenica 25 ottobre 2009 02:32
Oggi è stato presentato il Giro che si correrà nel prossimo maggio:

davvero un GRAN BEL GIRO!!! [SM=x44462] [SM=x44462]


Le prime tre tappe, una crono individuale e poi due per velocisti, saranno in Olanda, tra Amsterdam, Utrecht e Middelburg.

Poi un giorno di pausa e si arriva in Italia, dove dal 12 maggio in avanti, una cronosquadre, una cronoscalata, una crono individuale, 5 tappe per gli sprinter, 5 di media difficoltà e 5 giornate di alta montagna!! E per alta montagna si parla di Mortirolo, Gavia, Aprica, Zoncolan, Terminillo [SM=x44486] [SM=x44486] [SM=x44476] [SM=x44476]

Ci sarà anche una tappa con arrivo a L'Aquila. [SM=x44462]

Si chiuderà il 30 Maggio nell'Arena di Verona.

Giro più che affascinante [SM=x44458] , credo che se potrò andrò all'arrivo sul Terminillo (sarà di domenica) e forse a quello de L'Aquila.

Peccato solo che il Sud è stato molto trascurato, a parte rapidi passaggi in Campania e Puglia nient'altro. Le grandi isole neanche toccate.

Qui l'articolo con tutte le tappe e i video che le illustrano una per una: www.gazzetta.it/Speciali/Giroditalia/it/23-10-2009/tradizione-grandi-salite-6017235903...
radcla
00venerdì 7 maggio 2010 19:14
Ormai ci siamo!! Domani si parte!! [SM=x44520]



In Giro per Amsterdam
dove tutto parla di sport


Il percorso della crono di domani tocca luoghi storici per l'Olanda e non solo: dalla piazza che ha visto crescere Gullit e Van Basten alla casa di Knetemann, il corridore che beffò Moser al Mondiale 1978; dal raffinato negozio di scarpe della signora Cruyff alla discoteca diu Kluivert, fino alla suite in cui Berlusconi concluse l'affare Van Basten


AMSTERDAM (Ola), 7 maggio 2010 - La cronometro che inaugura il Giro parte da una piazza che si chiama Museumplein, la grande spianata che unisce i tesori artistici di Amsterdam da Van Gogh al Rijks. I tifosi dell’Ajax la conoscono bene perché nel 1995, quando la squadra centrò gli ultimi grandi successi internazionali (Champions ai danni del Milan, Intercontinentale sui brasiliani del Gremio), la municipalità concesse la piazza ai festeggiamenti popolari, e per ammirare il trionfante volto rubizzo di Louis Van Gaal vennero in 120 mila.


Ruud Gullit e Marco Van Basten ai tempi d'oro. Epa


LA PIAZZA DI GULLIT — A ovest della partenza il luogo più interessante per i cacciatori di memorie sportive è piazza Balboa , non perché sia dedicata a Rocky - che invece ha una statua a Filadelfia - ma in quanto culla calcistica di Ruud Gullit e Frank Rijkaard. Coetanei, i due giocavano assieme già da bambini, ed erano ovviamente le star del quartiere: le loro strade si divisero perché il padre di Ruud, tifoso marcio della seconda squadra cittadina, il Football Club Amsterdam, si rifiutò di portare il figlio all’Ajax, dove invece iniziò a fare sul serio Frank. Papà Gullit scelse piuttosto le giovanili dell’Haarlem, avviando Ruud sul classico percorso alternativo olandese: Fejenoord, Psv Eindhoven e da lì il salto all’estero, nella fattispecie il Milan, dove Rijkaard l’avrebbe raggiunto con un anno di ritardo.


1978: Knetemann batte Moser allo sprint. Epa


LA FURBATA DI KNETMANN — Il grande ciclismo compare sulla mappa a Bloisvantrelongstraat, la zona residenziale in cui ha vissuto sino alla morte Gerrie Knetemann, iridato su strada nel 1978. La storia di quel Mondiale, disputato al Nurburgring, è la storia di una furbata e di una conseguente ingenuità: allo strappo finale di Francesco Moser, campione in carica dopo il trionfo dell’anno prima a San Cristobal, resiste solo l’olandese, che però si rifiuta di collaborare assicurando di trovarsi ai limiti dell’asfissia. Knetemann giura e spergiura che non sta conservando le forze per la volata, e che la medaglia d’argento gli va più che bene; Moser decide di fidarsi - pure lui comincia ad avere le gambe pesanti - ed è un errore che non si perdonerà mai, perché il falso esausto Gerrie scatta ai 150 metri riuscendo a non farsi rimontare. Sarebbe bello riparlarne in questi giorni bevendo una birra sui canali, ma Knetemann non c’è più: nel 2004 a Bergen, non lontano da qui, il suo cuore si è fermato mentre pedalava in allegria con alcuni amici. La morte è sempre uno schifo, ma forse per un ciclista ce ne sono di peggiori.


Johan Cruijff in azione. Ansa


CRUIJFF E LE SCARPE — Tornando in zona percorso, all’angolo fra Kinkerstraat e Costakade c’era una volta l’elegante negozio di scarpe di Danny Koster, la moglie del grande Johan Cruijff. Il luogo vale la citazione perché nel ’69, scandalizzando l’intero Paese, Johan rinuncia a una convocazione in nazionale perché deve recarsi a Firenze ad acquistare una partita di scarpe per il negozio della consorte; gli storici datano a quell’occasione la genesi della difficoltà di rapporti tra Cruijff e la maglia orange, esplosa con la decisione di non partecipare al Mondiale ’78. Oggi Johan è il commissario tecnico della nazionale catalana.

LA DISCOTECA DI KLUIVERT — Uno che con l’Olanda ha fatto comunque meno, ma qui rimane un mito è Patrick Kluivert: ai tempi dell’Ajax il suo secondo lavoro - eseguito con quotidiana (o meglio notturna) serietà - era fare il disc-jockey alla discoteca Raffles. Scelta deviante rispetto al resto della squadra, che dai tempi di Cruijff a quelli di Seedorf e Davids ha sempre frequentato l’Escape. E siamo a metà percorso.

UNA SUITE PER BERLUSCONI — Alle spalle del lungo rettilineo di Weesperstraat, affacciato su un canale, l’hotel Amstel è il più lussuoso della città. Nel 1987 il procuratore di Marco Van Basten, il mitico Apollonius Konijemburg, affitta la suite migliore per la cerimonia della firma del contratto tra il suo assistito e il Milan; un po’ a sorpresa si presenta Silvio Berlusconi, che molto apprezza la bellezza dell’albergo. Strano che poi non l’abbia comprato. Sull’altro lato del canale, ad Amsteldyk, c’è la casa in cui visse Fanny Blankers-Koen, la "mammina volante" che alle Olimpiadi di Londra del ’48 vinse 100, 200, 4x100 e 80 ostacoli. Doverosamente eletta atleta femminile del secolo dalla Iaaf nel 1999, Fanny Koen ha dato uno straordinario impulso all’emancipazione della donna in ambito agonistico, perché all’epoca era impensabile che una madre, anziché ritirarsi dall’attività, tornasse alle gare dopo il parto. Lei non solo lo fece - si dice suscitando l’iniziale ostilità del signor Blankers - ma centrò un poker di medaglie d’oro sin lì riuscito soltanto ad Alvin Kraenzlin nel 1900 e a Jessie Owens nel 1936. Inciso: la giovane Fanny, presente già a Berlino e omaggiata di un autografo dal grande Owens, lo conservò gelosamente anche dopo essere diventata l’atleta più famosa del mondo.


Rijkaard al Milan con il suo allenatore Arrigo Sacchi


L'INTIMO DI RIJKAARD — Dal sacro si torna al profano nel punto in cui il percorso ripassa accanto alla partenza, perché su Vanbaerlestraat c’è il negozio di biancheria intima che un tempo apparteneva a Rijkaard. La storia è divertente perché ne hanno riso tutti, compreso Frank che però a un certo punto s’è rotto, e l’ha venduto: non dimentichiamo che il terzo olandese del grande Milan, spirito affabile e piacevole se ce n’è uno, al momento del congedo dal Barcellona s’è visto regalare dagli affezionati giornalisti catalani una maglietta con la scritta "You’ll never smoke alone", parodia dell’inno del Liverpool ma anche di certe trasognate (e irresistibili) conferenze stampa del nostro amico.

CASA VAN BASTEN — Più seria invece è la segnalazione di Sofialan, dove Cruijff (quando non è a Barcellona) e Van Basten hanno le loro abitazioni a 200 metri di distanza. Logico che il primo raccomandi il secondo per il Milan... Sulla diagonale che porta all’arrivo, Olympiawag, c’è la casa in cui ha vissuto Rinus Michels, l’uomo che ha inventato il calcio totale. La crono si conclude davanti allo stadio che nel 1928 ospitò le Olimpiadi. Dovendo scegliere un personaggio di quell’edizione ci piace ricordare David George Brownlow Cecil Burghley marchese di Exeter, il nobile inglese campione dei 400 ostacoli; incurante di un mondo rigidamente diviso allora in classi sociali, fu il primo a portare in trionfo il vincitore della maratona, un algerino operaio alla Renault di nome Mohammed Bouguerra El Ouafi. Altra classe.

di Paolo Condò per GAZZETTA.IT
bernacca1
00sabato 8 maggio 2010 11:58
Speriamo che la classifica non sia sconvolta da casi di doping.
radcla
00sabato 8 maggio 2010 19:43
Re:
bernacca1, 08/05/2010 11.58:

Speriamo che la classifica non sia sconvolta da casi di doping.




Speriamo davvero! [SM=x44458]

Intanto oggi un bell'antipasto con la breve cronometro ad Amsterdam, vinta, come da previsioni dal solito Wiggins, prima maglia rosa del Giro 2010.

Qualcuno ha preso, nei pochi km nel centro di Amsterdam, già dei forti distacchi in classifica, ma con le tante tappe di montagna che ci saranno quest'anno, dove voleranno minuti a raffica, non sarà difficile recuperarli.
L'antipasto olandese continuerà anche domani e lunedì, poi trasferimento in aereo e si riparte in Italia, con una crono a squadre.

Purtroppo domenica prossima non credo che potrò essere all'arrivo in cima al Terminillo, come avevo pensato in un primo momento. Mia figlia ha una festa e, alla fine l'ha spuntata lei [SM=x44464]
bernacca1
00martedì 11 maggio 2010 13:53
Hanno fatto più danni queste tappe olandesi con il vento che certe tappe dove magari il gruppo viaggia a 55 tutto unito.
radcla
00giovedì 13 maggio 2010 03:30
Re:
bernacca1, 11/05/2010 13.53:

Hanno fatto più danni queste tappe olandesi con il vento che certe tappe dove magari il gruppo viaggia a 55 tutto unito.



Ovvio che le cadute non le si augura a nessuno, e nelle tre tappe olandesi ce ne sono state fin troppe, non solo a causa del vento, ma anche di restringimenti o errori dei ciclisti.

Oggi si è ripartiti in Italia, con una crono a squadre che, personalmente, non è il massimo di quanto mi piace vedere, però, condizioni atmosferiche a parte, che al tirar delle somme credo non abbiano avvantaggiato o svantaggiato nessuno, hanno fatto vedere alcune squadre che sono decisamente candidate alla vittoria finale.
La Liquigas su tutte. Ma saranno le grandi montagne dell'ultima settimana a dare la sentenza, sebbene oggi abbiamo la quarta maglia rosa in quattro tappe, e questa volta, apperna rientrati in Italia, è sulle spalle di un grande giovane italiano, Vincenzo Nibali, seguito a pochi secondi da Ivan Basso.
Come ho scritto sopra, le grandi montagne probabilmente scriveranno nuove classifiche, però i distacchi, dopo due tappe di pianura per velocisti, e due crono (una individuale e una a squadre) iniziano ad essere pesanti, soprattutto per Evans, Sastre e Cunego.

Peronalmente, dal tour dello scorso anno, quando arrivò la notizia della positività di Di Luca (che mi ha deluso molto), le mie simpatie si sono spostate proprio su Nibali, oltre che sul ciclismo in generale. Spero che un giovane in ascesa come lui, arrivato al giro all'ultimo momento, senza aver fatto una preparazione specifica, sappia come correre senza aiuti artificiali.
Un'altra delusione, dopo Di Luca, Riccò, Sella, sarebbe dura da digerire per il mio stomaco.
Anche Basso ha sbagliato in passato, ma voglio credere che ora sia tornato a correre pulito (idem Vinokourov). Se così è, lo sta facendo bene.
Mi sarebbe piaciuto vedere anche i fratelli Schleck, Contador o Cancellara, ma vabbè, li ammirerò in atre competizioni (Cancellara già l'ho ammirato in questa primavera, Sanremo ma non solo).

Comunque applausi per la quarta maglia rosa in quattro tappe, e tutte maglie rose importanti, da Wiggins al campione del mondo Evans, e poi Vinokourov e oggi finalmente VIncenzo Nibali!! [SM=x44520]


askylino
00giovedì 13 maggio 2010 17:20
Ma insomma feci fatica ad abituarmi,dopo la scomparsa del mitico Adriano DeZan,alla voce di Auro Bulbarelli,ora ne spunta un altra...e no!!! [SM=x44493]
radcla
00giovedì 13 maggio 2010 21:24
Re:
askylino, 13/05/2010 17.20:

Ma insomma feci fatica ad abituarmi,dopo la scomparsa del mitico Adriano DeZan,alla voce di Auro Bulbarelli,ora ne spunta un altra...e no!!! [SM=x44493]



Ci sono state una serie di "promozioni". Auro Bulbarelli, sponsorizzato dalla Lega Nord, è passato a compiti di direzione. È al giro, in cabina regia, ed è fra gli autori dei vari programmi che seguono il Giro.
Il suo posto alla cronaca è stato preso da Pancani, che gli anni scorsi faceva le cronache dalla moto. Alessandra Di Stefano, che era al traguardo a fare le interviste ai protagonisti, ora conduce il "Processo alla tappa" e direi che lo conduce in maniera ottima.
Non so perché sulle varie moto non ci sia più Paolo Bettini ma Savoldelli. E' bravo anche il bergamasco ma Bettini per me era oltre una spanna sopra.
radcla
00giovedì 13 maggio 2010 21:24
Re:
askylino, 13/05/2010 17.20:

Ma insomma feci fatica ad abituarmi,dopo la scomparsa del mitico Adriano DeZan,alla voce di Auro Bulbarelli,ora ne spunta un altra...e no!!! [SM=x44493]



Ci sono state una serie di "promozioni". Auro Bulbarelli, sponsorizzato dalla Lega Nord, è passato a compiti di direzione. È al giro, in cabina regia, ed è fra gli autori dei vari programmi che seguono il Giro.
Il suo posto alla cronaca è stato preso da Pancani, che gli anni scorsi faceva le cronache dalla moto. Alessandra Di Stefano, che era al traguardo a fare le interviste ai protagonisti, ora conduce il "Processo alla tappa" e direi che lo conduce in maniera ottima.
Non so perché sulle varie moto non ci sia più Paolo Bettini ma Savoldelli. E' bravo anche il bergamasco ma Bettini per me era oltre una spanna sopra.
b side
00venerdì 14 maggio 2010 00:07
Domani il Giro arriva dalle mie parti [SM=x44518]

Arrivo sul viale Colombo di Marina di Carrara dopo aver

affrontato a circa 10 km dall'arrivo il duro strappo di

Bedizzano dove penso che i pochi velocisti rimasti ci

lasceranno le " penne "...

Sperando nn piova come oggi si potra' ammirare lo spettacolo

delle Cave di marmo

[/IMG]




Sabato poi partenza da Piazza Alberica a Carrara... [SM=x44520]
radcla
00venerdì 14 maggio 2010 01:52
Re:
b side, 14/05/2010 0.07:

Domani il Giro arriva dalle mie parti [SM=x44518]

Arrivo sul viale Colombo di Marina di Carrara dopo aver

affrontato a circa 10 km dall'arrivo il duro strappo di

Bedizzano dove penso che i pochi velocisti rimasti ci

lasceranno le " penne "...

Sperando nn piova come oggi si potra' ammirare lo spettacolo

delle Cave di marmo

Sabato poi partenza da Piazza Alberica a Carrara... [SM=x44520]



Non credo proprio che quello strappo faccia selezione. [SM=x44461] Domani è tappa per velocisti, e conto molto su Petacchi, che in qualche modo si trova nella sua terra (è spezzino).
sbandieratore-solitario
00venerdì 14 maggio 2010 12:29
Ma cosa sono andati in Olanda a fare ?
Il giro d'Italia in Olanda ?
Questa me la devono spiegare.

Perchè già che ci siamo non facciamo un giro d'Italia in Nuova Zelanda, già che ci siamo ?

Oppure una tappa con le biciclette con al posto delle ruote dei tochetti di legno, con la catena che fa girare delle pale, e gli si fa fare una traversata del Pacifico ?

Poi pretendono anche che sto li a seguire il giro ... io ho piantato li il giorno che hanno preso in trappola Pantani.
askylino
00venerdì 14 maggio 2010 14:34
Re:
sbandieratore-solitario, 14/05/2010 12.29:

Ma cosa sono andati in Olanda a fare ?
Il giro d'Italia in Olanda ?
Questa me la devono spiegare.

Perchè già che ci siamo non facciamo un giro d'Italia in Nuova Zelanda, già che ci siamo ?

Oppure una tappa con le biciclette con al posto delle ruote dei tochetti di legno, con la catena che fa girare delle pale, e gli si fa fare una traversata del Pacifico ?

Poi pretendono anche che sto li a seguire il giro ... io ho piantato li il giorno che hanno preso in trappola Pantani.



azzo!!!!ben detto...non si può fare un giro all'estero quando ci sono regioni in Italia(vedi Sicilia e Sardegna)che non vengono considerate. [SM=x44490]
Proprio ieri seguendo il processo alla tappa sentivo il commento di un noto giornalista il quale era incazzato con le squadre straniere in quanto snobbando il giro hanno mandato in Italia ciclisti di medio spessore cautelandosi i cosidetti campioni per il tour.Organizzatori del giro svegliatevi,diceva inoltre il giornalista,riferendosi allo scarso interesse che hanno i team stranieri in Italia.
radcla
00sabato 15 maggio 2010 20:23
Re:
sbandieratore-solitario, 14/05/2010 12.29:

Ma cosa sono andati in Olanda a fare ?
Il giro d'Italia in Olanda ?
Questa me la devono spiegare.

Perchè già che ci siamo non facciamo un giro d'Italia in Nuova Zelanda, già che ci siamo ?

Oppure una tappa con le biciclette con al posto delle ruote dei tochetti di legno, con la catena che fa girare delle pale, e gli si fa fare una traversata del Pacifico ?

Poi pretendono anche che sto li a seguire il giro ... io ho piantato li il giorno che hanno preso in trappola Pantani.




La tua era battuta sulla Nuova Zelanda, ma l'anno prossimo, o tra due (non ricordo esattamente), il Giro d'Italia partirà da Washington! [SM=x44466] Non sto scherzando, l'ho sentito in una intervista agli organizzatori (Zomegnan della Gazzetta dello Sport).
Comunque queste cose accadono da tempo, e non solo per il Giro d'Italia, ma anche il Tour de France, che quest'anno partirà anche esso dall'Olanda (da Rotterdam).
Penso che i morivi principali siano il business, la promozione all'estero di una manifestazione (e dei suoi sponsor). A volte, come qualche anno fa, il Giro partì dal Belgio, ma era per ricordare le vittime, quasi tutte italiane, della tragedia di Marcinelle.

Comunque, quando si parte da così lontano, generalmente si fanno 2-3 tappe sul posto, e poi trasferimento in aereo in Italia, da dove si riparte pedalando sulle nostre terre, con eventuali piccoli sconfinamenti quando si è nell'arco alpino.
radcla
00domenica 16 maggio 2010 00:21
Oggi davvero una gran bella tappa, dura, combattuta, con sorprese ed imprese che hanno sconvolto la classifica generale.
Si è usato molto, nei commenti in tv e negli articoli di stampa che ho letto, il termine "ciclismo eroico di altri tempi". A mio parere la citazione è proprio fuori luogo.
E' vero che i ciclisti sono arrivati dopo aver fatto buona parte degli ultimi 30 km finali sul terreno sterrato della campagna senese, irriconoscibili in quanto erano tutti una maschera di fango, complice anche la pioggia ed il fondo bagnato, ma rispetto agli altri tempi, oggi hanno le radioline e ricevono indicazioni dalle ammiraglie dei direttori sportivi delle varie squadre.
In "altri tempi" chi era davanti non avrebbe saputo che la maglia rosa, ed assieme a lei buona parte della sua squadra, era incappata in una caduta. Le radioline che hanno oggi, invece, hanno fatto sapere a tutti dell'incidente, e un vecchio volpone kazako dopo aver fatto finta di attendere cavallerescamente, dopo poco si è subito prodotto in un attacco a testa bassa. [SM=x44465]
Anche nel calcio dei miliardi, quando un calciatore è a terra si fermano, qualcuno butta la palla in fallo laterale. Oggi è stato fatto l'esatto opposto. Si è approfittato della disgrazia altrui, tra l'altro casuale, la maglia rosa si è trovato davanti un altro ciclista caduto prima di lui e non ha potuto fare a meno di cadere anche essa e i compagni di squadra che l'accompagnavano.

Comunque grande prestazione del campione del mondo Cadel Evans, che ha vinto questa tappa difficilissima, anche grazie ai suoi gloriosi trascorsi in mountain bike (dove ha vinto titoli mondiali, forse anche medaglie olimpiche). Grande anche il nostro Damiano Cunego, che non si è perso in quel finale terribile e grande anche Scarponi, coli che è caduto e che è stato seguito poi da da Nibali, Basso, Agnoli (insomma la parte migliore della Liquigas).
Meno grande la Liquigas stessa, che sebbene coinvolta nella caduta, è stata frenata dalle radioline e dalle indicazioni che ricevevano dal loro direttore sportivo.
Prima rallenta Basso per attendere Nibali, poi rallenta Nibali per attendere Basso.
E' forse giunto il momento che in casa Liquigas si dia libertà di azione ai due capitani, finora molto leali tra di loro (non certo come Contador e Armstrong allo scorso tour). Altrimenti si rischia di tarpare le ali a uno dei due, e forse Nibali, in questo momento, è colui che sta più in forma, oltre a rappresentare il futuro del ciclismo italiano.

Domani altra gran bella tappa, la prima con un vero arrivo in salita, sul Monte Terminillo.
Credo sarà un bello spettacolo e forse riceveremo qualche indicazione in più sullo stato dei migliori, degli uomini di classifica.
Non vedremo certamente chi vincerà il Giro, considerate tutte le montagne della terza settimana, ma forse capiremo chi non lo vincerà, oltre a Sastre, che già oggi ha ceduto parecchio e solo un'impresa mitica potrebbe riportarlo in classifica.

radcla
00domenica 16 maggio 2010 00:25
Vi amiamo da impazzire



C'è anche un rammarico in questa giornata di Montalcino. Se il tempo non fosse stato così fosco, avremmo anche potuto ammirare il panorama intorno allo splendido borgo senese. Ma forse senza quella pioggia, quella foschia, quel vento lancinante, e senza il fango che ha ricoperto di sé gli splendidi protagonisti di questa tappa, non staremmo parlando di uno dei giorni più belli che il ciclismo abbia vissuto da qualche anno in qua.

Una tappa da Mucchio selvaggio di Peckinpah, in cui un manipolo di antieroi va incontro al suo destino infame senza batter ciglio. In cui nei 30 km finali succede di tutto, in cui una maglia rosa giovane ed entusiasta non arriva neanche allo sterrato che già cade e vede diventare ancora più cupe le nubi incombenti sul plotone destinato a uno sparpaglìo memorabile. Una tappa in cui i primi della classe (classe in senso sportivo, tecnico, agonistico, tattico) non temono di tuffarcisi, in quel fango scivoloso su cui basterebbe un niente per gettare all'aria mesi di preparazione e propositi di finire il Giro al meglio.

Una tappa in cui Vinokourov non aspetta lo sterrato per muoversi, e in cui trova in Evans un rivale splendido e tenace, pronto a rilanciare la sfida insieme all'andatura; una tappa in cui Damiano Cunego si ritrova di colpo al livello dei migliori, e diosaquanto migliaia di tifosi aspettino momenti di questo tipo, col veronese all'altezza delle attese. E in cui Scarponi è il primo a cadere e il primo a mettersi a inseguire, tutto solo negli ultimi 30 km, e bravissimo a non mollare mai, limitando al massimo il danno e procedendo di rimonta superando un paio di decine di colleghi almeno sulla via per Montalcino.

Una tappa in cui Nibali aspetta Basso e che quindi dice che forse le gerarchie in casa Liquigas sono più definite di quanto non si pensi; ma in cui nel finale Vincenzino non si trattiene quando può piazzare lo scatto conclusivo. Una tappa in cui Sastre va all'aria e in cui il fango che ricopre tutti, dal primo all'ultimo, resterà impresso nei ricordi di chi ha visto e non dimenticherà.

Una tappa in cui il migliore, alla fine, è proprio quello che quest'anno è ufficialmente migliore (lo dice quella maglia iridata), Cadel Evans; in cui il Giro, pur venendo da 6 giorni già ricchi di cose e casi, può dire a se stesso di essersi rilanciato nei suoi temi più appassionanti. Nella sfida tra quelli che ora sono lassù in classifica; in quella di coloro i quali inseguono ma hanno tutte le possibilità di rientrare in gioco (la coppia Liquigas su tutti).

Una tappa, una giornata, di cui avevamo francamente bisogno. Noi, il ciclismo che rinasce ogni volta nelle situazioni più estreme, i corridori che sono abituati al fango metaforico e quindi cosa vogliamo che si spaventino di quello delle strade bianche/marroni del senese? In fondo è solo acqua e terra. Vita e materia. Quel che noi siamo, e i ciclisti come noi. Uomini. Antieroi, sempre. O piccoli eroi, qualche volta.

Marco Grassi per Cicloweb.it

radcla
00domenica 16 maggio 2010 00:26
radcla
00domenica 16 maggio 2010 00:27
radcla
00domenica 16 maggio 2010 00:28
radcla
00domenica 23 maggio 2010 02:56
Gente, purtroppo io in questi giorni non ho il tempo necessario per aggiornarvi, ma per chi è appassionato di ciclismo, e di corse a tappe nello specifico, questo è uno dei più bei Giri d'Italia degli ultimi anni, ogni tappa una sorpresa!!
Oggi, domenica, vi invito a seguire la tappa da Mestre fino alla cima del Monte Zoncolan (la salita più dura d'europa). Prima dello Zoncolan ci saranno diverse altre salite e discese, e con una classifica molto incerta, dove i capitani sono quasi tutti costretti a recuperare 5 - 6 minuti, e ache più per altri, ne vedremo di belle.

Intanto oggi, sabato, abbiamo visto una grandissima impresa di Nibali, che ha attacato in salita sul Monte grappa, portandosi dietro alri tre grandi come Evans, Scarponi e basso, e poi fare il vuoto in discesa.

Emozioni a non finire in questo giro!! [SM=x44462]
Etrusco
00domenica 23 maggio 2010 10:44
Re: Re:
askylino, 14/05/2010 14.34:



azzo!!!!ben detto...non si può fare un giro all'estero quando ci sono regioni in Italia(vedi Sicilia e Sardegna)che non vengono considerate. [SM=x44490]
Proprio ieri seguendo il processo alla tappa sentivo il commento di un noto giornalista il quale era incazzato con le squadre straniere in quanto snobbando il giro hanno mandato in Italia ciclisti di medio spessore cautelandosi i cosidetti campioni per il tour.Organizzatori del giro svegliatevi,diceva inoltre il giornalista,riferendosi allo scarso interesse che hanno i team stranieri in Italia.




Oppure avranno paura di bruciarseli per una questione di controlli antidoping? [SM=x44466]

Comunque grazie a Radcla [SM=x44462] per tutti gli aggiornamenti
e per aiutarci a capire quanto possano esserci anche altri Sport, oltre al calcio, per chi ama il vero spirito sportivo, fatto di tanti sacrifici oltre che di gioco di squadra... [SM=x44461]


Volevo sottolineare l'impresa di un giovane romagnolo: Manuel Belletti alla 13^tappa [SM=x44459] [SM=x44509]




Etrusco
00domenica 23 maggio 2010 10:47

Giro d'Italia: a Belletti, paesano di Pantani, la 13^ tappa

Bella vittoria del corridore di Cesena, nel giorno della dedica all'indimenticabile "pirata"

21/05/2010 - 22:22

Eppure i nostri padri ci ammonivano: "Nemo propheta in patria". Per fortuna che non li ha ascoltati il romagnolo Manuel Belletti, giovane alfiere della Colnago-Csf, che, così, ha vinto la 13° tappa del Giro d’Italia, la Porto Recanati-Cesenatico, di 223 km, davanti alla sua gente, proveniente dalla stessa città che ha dato i natali a Marco Pantani, a cui era "dedicata" la frazione odierna.

Ma vediamo la "cronaca" di un percorso che si prestava a una fuga da lontano... e così è stato. Sono scappati in 17 e il gruppo li ha "lasciati andare". Solo il russo Vladimir Karpets ha provato a reagire, trovandosi solo "a galla" tra il plotoncino dei fuggitivi ed il gruppo stesso.

Poi, sul Barbotto, i fuggitivi si sgranano, con lo stesso Belletti e Henderson perdono qualche metro, ma riuscendo a rientrare in discesa. Karpets, nel mentre, continua a guadagnare secondi sul gruppo della maglia rosa, transitando sul Gpm con oltre 1' di vantaggio, senza che i suoi 2 compagni della Katusha, presenti nella fuga, lo aspettino. Comunque arriverà alla fine con 2’24’’ su Porte.

All'ultimo chilometro scatta Craig Lewis, con Belletti che lo "cura" e, al momento giusto, anticipa Henderson e va a prendersi la tappa, in lacrime per la gioia.

Richie Porte resta in maglia rosa, mentre si ritira Pozzovivo.

Domani, 22 maggio, il Giro punta in alto, alla montagna, con la 14° tappa, da Ferrara ad Asolo, di 201 km.

radcla
00lunedì 24 maggio 2010 00:50
Re:
Etrusco, 23/05/2010 10.47:

Giro d'Italia: a Belletti, paesano di Pantani, la 13^ tappa

Bella vittoria del corridore di Cesena, nel giorno della dedica all'indimenticabile "pirata"

21/05/2010 - 22:22

Eppure i nostri padri ci ammonivano: "Nemo propheta in patria". Per fortuna che non li ha ascoltati il romagnolo Manuel Belletti, giovane alfiere della Colnago-Csf, che, così, ha vinto la 13° tappa del Giro d’Italia, la Porto Recanati-Cesenatico, di 223 km, davanti alla sua gente, proveniente dalla stessa città che ha dato i natali a Marco Pantani, a cui era "dedicata" la frazione odierna.

Ma vediamo la "cronaca" di un percorso che si prestava a una fuga da lontano... e così è stato. Sono scappati in 17 e il gruppo li ha "lasciati andare". Solo il russo Vladimir Karpets ha provato a reagire, trovandosi solo "a galla" tra il plotoncino dei fuggitivi ed il gruppo stesso.

Poi, sul Barbotto, i fuggitivi si sgranano, con lo stesso Belletti e Henderson perdono qualche metro, ma riuscendo a rientrare in discesa. Karpets, nel mentre, continua a guadagnare secondi sul gruppo della maglia rosa, transitando sul Gpm con oltre 1' di vantaggio, senza che i suoi 2 compagni della Katusha, presenti nella fuga, lo aspettino. Comunque arriverà alla fine con 2’24’’ su Porte.

All'ultimo chilometro scatta Craig Lewis, con Belletti che lo "cura" e, al momento giusto, anticipa Henderson e va a prendersi la tappa, in lacrime per la gioia.

Richie Porte resta in maglia rosa, mentre si ritira Pozzovivo.

Domani, 22 maggio, il Giro punta in alto, alla montagna, con la 14° tappa, da Ferrara ad Asolo, di 201 km.





L'impresa di Manuel Belletti è stata davvero emozionante, per mille motivi, ad iniziare dal fatto che Manuel è giovane e questa è stata la sua prima vittoria in carriera, per poi finire a tutto ciò che di particolare aveva quella tappa.
La commozione di Manuel è stata anche la mia, mentre lo vedevo trionfare in tv. [SM=x44458]
radcla
00lunedì 24 maggio 2010 01:02
Oggi si è corsa la mitica tappa Mestre - Monte Zoncolan

Cerco, con l'aiuto degli scritti degli esperti, di illustrarvela e poi raccontarvela.
E' stato un vero spettacolo!!

GiroNotes 2010 - 15a tappa: Mestre - Monte Zoncolan

Lo Zoncolan fa paura solo a pronunciarlo specie se il suo nome è accostato a quello di Ovaro, località da cui inizia il versante più duro della salita carnica: sono "solo" 10 km ma la metà di essi hanno una pendenza media (!) del 15% e questo basta e avanza per far capire la durezza. A differenza degli anni scorsi, però, prima dello Zoncolan avremo anche altre salite molto impegnative come Sella Chianzutan, Passo Duron (tratti al 18%) e Sella Valcalda: ci sono tutte le premesse per una tappa spettacolare, si entra nella parte decisiva del Giro e non si può più giocare a nascondino.
Le tattiche di squadra non conteranno molto nel finale di tappa e ognuno dovrà salire con il suo ritmo cercando di terminare il calvario nel minor tempo possibile. Ci sarebbe anche spazio per una fuga da lontano, magari con Simoni che conosce meglio di chiunque altro quest'arrivo o Garzelli che ieri ha perso un quarto d'ora proprio per avere il via libera per azioni dalla lunga distanza.


Monte Zoncolan




Situato nella Carnia a 1750 mt s.l.m, il Monte Zoncolan è sicuramente tra le salite più dure d’Europa ma solo nel 2003, grazie all’impegno di Enzo Cainero, la carovana rosa ha scalato per la prima volta le sue impervie rampe, affrontandole dal versante di Sutrio. L’altro versante, che inizia da Ovaro, fu invece sperimentato nel 2007.
In entrambe le occasioni si impose Gilberto Simoni. La prima volta staccò di oltre mezzo minuto Garzelli, Casagrande, Popovich e Pantani, autore di una delle sue ultime grandi prestazioni. Nel 2007 Gibo invece arrivò insieme al compagno Piepoli staccando di una manciata di secondi il giovanissimo Andy Schleck. La maglia rosa Di Luca amministrò intelligentemente il vantaggio in classifica perdendo in cima allo Zoncolan solo 31”.
Quest’anno si affronta di nuovo il versante di Ovaro, quello più duro.
radcla
00lunedì 24 maggio 2010 01:22
Giro 2010: Il ritorno di Ivan il Terribile - Basso, l'ascesa, la caduta, la risurrezione



Lo chiamano kaiser lo Zoncolan. Imperatore tra le salite d'Italia e d'Europa, porta dell'Inferno come recita uno striscione diventato ormai consueto all'inizio di quella strada infinita verso il cielo. Kaiser come era soprannominato Jan Ullrich, che se solo avesse voluto ben più di un impero avrebbe instaurato in giro per il mondo. E kaiser avrebbe dovuto essere anche il vincitore di quest'oggi. Magari Gilberto Simoni, col sogno, la voglia di confermarsi dominatore incontrastato di questa salita già conquistata due volte e che gli ha reso comunque l'omaggio che merita un sovrano degno, giunto al tempo della resa. Molto più semplicemente il kaiser avrebbe dovuto esser colui che questo Giro lo vuol vincere sul serio. E forse non poteva essere che lui, chi sovrano del Giro lo era diventato prima che il corso degli eventi prendesse un'altra piega. È tornato Ivan Basso, con quella grinta, quella capacità di lasciarsi tutti dietro come nei giorni belli, distruggendo la resistenza di avversari che i propri distacchi li contavano in minuti.

Non appare neppure un caso che questa vittoria sia venuta quest'oggi, perchè quando i presupposti per la giornata da ricordare ci sono tutti non si può fallire, il trono aspetta per ritrovare il sovrano ferito in battaglia e che pazientemente ha curato le sue ferite. Piegato ma non ucciso dal destino ed ora tornato là, dato che quello che non uccide fortifica. Il sovrano, il Kaiser o semplicemente Ivan il Terribile che torna a prendersi il suo regno lì, nel tripudio di folla straordinario dello Zoncolan, a ricordarci senza che ce ne fosse bisogno quanto la bellezza dellla passione, del sostegno e del tifo genuino del ciclismo non siano secondi a nessuno, proprio come il Basso di quest'oggi, secondo a nessuno. A proposito di passione e di tifo poi non era neppure facile l'ulteriore impresa, che solo i grandi, gli eletti ad imporre la propria legge, sono in grado di realizzare: riportare (o cercar di riportare) l'attenzione su di sè di un intero popolo, riprendendosi le prime pagine dei giornali. Non sappiamo ancora se Ivan quest'oggi è riuscito anche in questo ma se non altro, in un Paese inevitabilmente distratto anche dai tripudi nerazzurri, ha tenuto a ricordare che si sta correndo anche un Giro d'Italia, la festa di popolo per eccellenza e che di fronte ad una squadra di calcio capace di vincer tutto nello stesso anno (sembra tornare il tema del kaiser anche qui), passa quasi mediaticamente in secondo piano (con tanta comprensione per il buon Nibali, che forse ha avuto la colpa di far la sua impresa proprio ieri).

Probabilmente era destino che la disputa si risolvesse tra Basso ed Evans. Tra il vecchio sovrano che risale la strada della gloria e l'aspirante sovrano che il suo regno iridato l'ha già conquistato, a neppure troppa distanza dai confini italici e deciso a conquistare l'Italia intera. Gli otto chilometri o poco meno che restavano al traguardo e soprattutto un'erta assassina e affilata come una lama, al 22%, era solo l'avvio della disputa reale. Tanti pretendenti, poi ancora meno, poi il duello finale finchè non ne resta soltanto uno. Seduto Basso a forzare, in piedi sui pedali Evans a ricordare il biker che era, più serio, lui che col buon umore convive, Scarponi, a chiedersi quanto ancora proseguirà la lotta. Era lotta tra imperatori, di cavalieri piagati dagli scontri ed altri fieri nella loro volontà di non subir l'onta della sconfitta, non lì dove le pendenze della strada creano una cappa ovattata in grado di celar qualsiasi voce, urlo, proveniente da pochi metri. Se la devono giocar loro questa disputa e così Scarponi, quasi in ossequioso rispetto, si defila ai meno sei. E' il momento di Basso ed Evans, di giochi di sguardi, di magliette semi-aperte per contrastar le temperature gradevoli finalmente vissute da questo Giro, di andatura tremendamente efficace e mulinante da seduti opposta a quella ciondolante da scalatore vero. Si è voltato Basso, invitando anche eloquentemente alla battaglia il suo degno rivale, di andar soli un pò più su dove si sarebbe consumato lo scontro decisivo. Una prima stilettata ai cinque chilometri e mezzo, per veder se Evans accusava il colpo. Niente, si va avanti. Si prosegue ai meno 3,8 dall'arrivo. Un istante. Ivan da seduto si alza per una decina di metri, piazza la botta. Evans si siede, china il capo sconfitto. Mancano ancora più di tre chilometri e mezzo ma passa una vita davanti. Immagini che passano davanti a Evans, in cerca disperata di pendenze più dolci dove rianimarsi ma che non gli consegneranno quel trono che svanisce davanti a lui e alla progressione di Basso. Tante immagini che hanno iniziato a passare davanti ad Ivan, a cominciare da quella maglia iridata indosso al suo avversario. La prima maglia che lo fece diventar grande a Valkenburg nel 1998, da Under 23. La maglia di un ragazzo salito in cima al suo mondo, un reuccio che il mondo, quello delle grandi corse a tappe e forse non solo, lo voleva conquistar davvero. Anni di gavetta, un passo per volta, ad imparar dalle sconfitte che fanno pur parte del percorso di chi un giorno vuol diventare leader. Ivan che un kaiser sulla sua strada l'ha trovato, cominciando ad osservarlo fin da quando una maglia bianca testimoniava che risiedeva in lui la meglio gioventù. Quell'Ivan Basso che sognava di opporsi a un padrone americano, che aveva fatto delle strade di Francia la sua terra di conquista e che, nei suoi duelli in grado di fargli conquistare il rispetto del sovrano ancora al suo posto, tanto da raccoglierne quasi l'ideale investitura. Prima che con Armstrong però il destino si doveva provare a scrivere sulla madrepatria, domando lo Stelvio e tutti i molossi che via via si frapponevano. Il Colle di Tenda si piegò, lo Stelvio e il Colle delle Finestre restarono in piedi maestosi e rinviarono i propositi all'anno successivo. Quando Ivan era più sicuro di sè, condottiero con al servizio compagni in grado a loro volta di regnar per conto loro (Sastre per dirne uno), capace di fermare il tempo, anzi di demolirlo quando ci si doveva lottar contro prima che la salita facesse da giudice supremo. Ivan il Terribile che faceva quel che voleva, che i suoi minuti, marchiati quasi alla maniera di Zorro e della sua spada, li distribuiva in doppia cifra, mulinando a più non posso, asfissiando chiunque volesse provare a contrastarlo. L'Italia era conquistata, restava la Francia. E tale restò, quando l'Operacion Puerto intervenì a cambiare il corso degli eventi. Il guerriero ferito, costretto all'esilio forzato, con la reputazione da ricostruire, a testa bassa, con il volto del pentimento da esibire d'ora in avanti invece di corone luccicanti.

A che pro andare avanti con allenamenti-massacro? A far su e giù dal Cuvignone, simulando chissà quali tappe, immaginando di trovarsi in chissà quale vetta? Ad apparir un Rocky Balboa nella silenziosa attesa dei giorni che contano? Il motivo c'era ma prima c'era da ricominciare a testa bassa, il regno doveva aspettare. Il tempo dell'umiltà e della riconquista di gradi e sostegno doveva necessariamente venir prima. Una piccola contea per cominciare (il Giro del Trentino) ma poi nei regni testa alta ma appena sufficiente a far vedere che era lì, che alla lotta di successione si poteva assistere ma non partecipare attivamente, magari col compiacimento di chi da quel momento in poi l'avrebbe voluto sempre lì, guerriero di seconda linea incapace di riprendersi un regno, di quelli a cui far vivere pochi giorni di gloria per tornar in una dimensione opaca, quasi anonima.

Può accettare una condizione simile chi è stato sovrano? Dubitiamo, fortemente dubitiamo e ora neppure traggono in inganno le settimane in disparte, con gli altri già in prima linea a combattere e lui ad affilar le armi, in attesa di usarle al momento opportuno. Ed intanto scudieri sempre più fidi, altri guerrieri da lanciare all'attacco, compreso il futuro erede alla successione a trovarsi lì sulla strada, a ridar fiducia al sovrano che vuol tornare alla caccia del suo regno. L'umiltà di Agnoli e Szmyd, a cui vanno riconoscenza e rispetto; l'esuberanza giovanile di Kiserlovski, da esporre per procurar pericolo ad altre truppe; l'intesa diabolica con Nibali, gettato all'avanguardia col coraggio di chi sa di poter esser pronto a colpire al momento opportuno. A confondere le idee, a far credere che il sovrano neppure questa volta magari tornerà. E che intanto si fa beffe dei suoi avversari, all'alba della nuova battaglia.

Tante immagini, una miriade ne sono passate davanti allo splendido Ivan Basso di oggi, tornato a vincere alla sua maniera, con gli avversari lasciati a minuti, dilaniati dal ritmo infernale della sua pedalata. Uno solo è giunto alla meta, nel tripudio della folla che il suo tributo non lo fa mancare mai, quali che siano stati o che siano gli eventi. Il pomeriggio va verso la conclusione col sole ancora alto, nitido ad illuminare il ghigno rabbioso di Basso, che torna a vincere una tappa dopo quattro anni. Il pugno nell'aria che sostituisce le braccia al cielo, a testimoniar un successo voluto come non mai. Avevamo lasciato un sovrano che alla gloria del regno appena conquistato abbinava la gioia ben più immensa della nascita di un figlio, l'erede magari sognato, che sul traguardo dell'Aprica mostrava orgoglioso la foto del suo Santiago. Ritroviamo l'uomo tornare sovrano. Kaiser Ivan sul Kaiser Zoncolan e la storia che ricomincia da capo. L'Aprica l'attende anche quest'anno e tra pochi giorni sapremo cosa succederà. E pazienza se la dignità di Arroyo e Porte, splendidi protagonisti in questo Giro folle, ancor si frappone al riconoscimento del primato. Quest'oggi Basso è tornato, ha vinto, ha staccato tutti facendo il vuoto. E' tornato Kaiser e Kaiser vuol restare.

Vivian Ghianni per Cicloweb.it
radcla
00lunedì 24 maggio 2010 01:28
Giro d'Italia 2010: Ivan ora vede la maglia rosa - Arroyo ormai è a tiro



A distanza di un anno Ivan Basso torna a vincere una corsa ma quella di oggi ha davvero il sapore dell'impresa perché ha dominato lo Zoncolan dando una dimostrazione di forza assoluta. L'esultanza contenuta sul traguardo, nonostante i grossi distacchi rifilati a tutti e nonostante non vincesse una tappa in linea dal 2006, ci fa capire quanto sia grande la sua voglia di tornare ad altissimi livelli e di poter lottare di nuovo per vincere il Giro d'Italia: dal suo ritorno dopo la squalifica mai avevamo ammirato un Basso così forte e con la vittoria di oggi il corridore della Liquigas diventa forse il favorito principale della corsa rosa.
Da Mestre, questa mattina, non sono partiti Farrar e McEwen: con il ritiro dell'americano è praticamente certo che la maglia rossa della classifica a punti non verrà vinta da un velocista. L'andatura in gruppo è stata ancora una volta molto sostenuta fin dalle prime pedalate ma al km 18 sono andati via in sei: Pineau e Reda (Quick Step), Le Floch (Bbox), Turpin (Ag2r), Sijmens (Cofidis) e Rodriguez (Androni) hanno toccato un vantaggio massimo di 14'20" dopo circa 80 km.
Questo grosso distacco è rimasto a lungo invariato perché nel gruppo maglia rosa nessuno aveva preso in mano la situazione e la Caisse d'Epargne aveva lasciato fare. In prossimità della prima salita di giornata, la Sella Chianzutan, è salita la Liquigas in testa al plotone e sul Gpm, a 69 km dall'arrivo, il ritardo si era già ridotto a 9'16".
Nel tratto in pianura prima del Passo Duron anche qualche goccia di pioggia ha voluto dare fastidio ai corridori. Nei chilometri che precedevano la salita c'era anche il traguardo volante che è stato vinto da Pineau con il gruppo a 7'08": il francese ha così conquistato otto punti per la classifica della maglia rossa.
Sul Passo Duron è stata ancora una volta la Liquigas, prima con Agnoli, poi con Kiserlovski e Szmyd a fare un grande forcing fin dai primi metri: tanti corridori hanno perso contatto qui e il primo nome di grido a staccarsi è stato Bradley Wiggins mentre chi è andato proprio in crisi è stato lo spagnolo Xavier Tondo. In testa alla corsa, nel frattempo, erano rimasti in cinque (staccato Reda) ed al Gpm il vantaggio di questi battistrada sul gruppo maglia rosa, ridotto a circa 25 unità, era di 4'56".
Nel tratto in discesa rientrano in molti e come prevedibile sulla Sella Valcalda non è successo nulla e la Liquigas ha continuato ad imporre un ritmo abbastanza elevato ma regolare: al Gpm i fuggitivi potevano contare ancora su un vantaggio di 3'39"; ovviamente tutta l'attesa in gruppo era per lo Zoncolan ed è anche comprensibile che nessuno si sia voluto muovere prima della salita finale.
Il gruppo dei migliori è arrivato all'inizio dello Zoncolan con poco meno di tre minuti di ritardo. Tra gli uomini meglio messi in classifica generale Kiserlovski è stato il primo ha patire le pendenze proibitive del "Mostro" proprio mentre a tirare era il suo compagno Szymd. Appena il polacco della Liquigas ha terminato il suo lavoro sono entrati in scena i big ed è stato Scarponi a mettersi in testa con grande decisione: alla ruota del marchigiano sono rimasti solo Basso ed Evans con Cunego, Vinokourov e Nibali a 15" e con la maglia rosa Arroyo poco più indietro.
A 6 km dall'arrivo, proprio quando viene ripreso l'ultimo fuggitivo (Turpin), ha allungato ancora Ivan Basso con Evans a ruota e stavolta Michele Scarponi è costretto ad alzare bandiera bianca preferendo salire del suo passo. Un Basso scatenato ci prova ancora ai meno 5,4 ma Evans, sempre sui pedali, ha ben risposto: a cinque chilometri dal traguardo Scarponi accusava circa 25" dalla coppia di testa, Cunego (in rimonta) e Vinokourov erano a 50" mentre Arroyo perdeva circa 1'25".
L'allungo decisivo Ivan Basso lo porta a 3700 metri dall'arrivo e il varesino ha scavato in poche pedalate un gap di una decina di secondi su un Evans apparso nettamente appesantito nella sua azione. Ai meno tre il ritardo dell'australiano era addirittura di 33", quello di Scarponi di 57", Cunego invece era 1'20", Vinokourov a 1'43", Sastre e Nibali a 2' mentre Arroyo era più indietro a 2'33".
L'assolo di Ivan Basso è stato assolutamente irresistibile anche nei tratti in cui pendenza scendeva sotto al 10% e per gli altri non è rimasto che contare i danni sul traguardo: Evans ha perso 1'19", Scarponi 1'31", Cunego 1'58", Vinokourov 2'25", Sastre 2'44", Nibali 3'07" e Arroyo 3'50". Lo spagnolo della Caisse d'Epargne ha tenuto quindi la maglia rosa ma ha visto praticamente dimezzato il suo margine in classifica dal migliore di quelli che alla vigilia erano i favoriti: Basso, infatti, è risalito in testa posizione a 3'33" da Arroyo.

Sebastiano Cipriani per Cicloweb.it
radcla
00venerdì 28 maggio 2010 01:16
Giro: siamo arrivati alla resa finale dei conti.
Venerdì e sabato tappe di alta montagna, domenica breve cronometro finale!




Arroyo: "Ci aspetta una battaglia"
Evans: "Basso unico avversario"


I leader pensano alla tappa del Mortirolo. La maglia rosa: "La Liquigas-Doimo attaccherà". Basso: "Ci giocheremo tutte le nostre carte". L'australiano marca il varesino


BRESCIA, 27 maggio 2010 - Come eserciti medievali, schierati sul campo, uno di fronte all’altro, in attesa del segnale. Non c’è un solo uomo, ce ne sono otto pronti a difendere la maglia rosa dall’assalto dell’armata verde e blu. "La squadra di Basso attaccherà, Evans farà di tutto per recuperare, ci aspetta una battaglia. Lo sappiamo e siamo pronti a combattere". Le parole di David Arroyo Duran descrivono lo stato d’animo del re che ha già l’elmetto calato sul volto, e come lui gli altri sette compagni della Caisse d’Epargne rimasti in corsa. Avvicinandosi al Mortirolo li vedremo uniti, come un’unica macchia nera e rossa. Salendo sui tornanti che hanno reso grande Pantani il leader resterà solo, o quasi. E in quel corpo a corpo con i pretendenti al trono metterà in gioco il suo regno.

IL riscatto di Greipel — Da Brescia partirà la tappa che tutti attendono per ribaltare il ribaltone del temporale aquilano. A Brescia il dominatore della primavera dello sprint ha ritrovato il filo con la vittoria. "Sono un uomo, non una macchina - ha spiegato Andrè Greipel, vincitore del diciottesimo giorno di gara allo sprint -. Ho preso freddo nella prima parte del Giro e mi sono ammalato, per questo motivo non ero ancora riuscito a fare un sprint come volevo".

Ritmo e controllo — Il freddo e le basse temperature sono lo spauracchio di tanti corridori che tra venerdì e sabato potrebbero incontrare temporali e maltempo. "Ivan in discesa non si staccherà, potete stare tranquilli", dice Vincenzo Nibali, che con il varesino correrà altri due anni con la squadra di Paolo Dal Lago e Paolo Zani. "Più che un attacco da lontano mi aspetto una tattica simile a quella di Grappa e Zoncolan: ritmo alto e controllo della corsa". Basso, a 2’27", sottolinea: "Mi preoccupa il fatto che David abbia una squadra solida, ma so anche che pensare troppo ti consuma e serve a poco. Le forze sono sempre meno dopo tanti giorni di corsa, però c’è una motivazione particolare. Sappiamo quello che dobbiamo fare e giocheremo tutte le carte che abbiamo a disposizione". Chiude Evans, terzo con un ritardo di 4’41": "Nibali è un uomo molto pericoloso, ma è Basso l’avversario...". Allineati e agguerriti, in attesa di affrontarsi a viso aperto.

Antonino Morici per Gazzetta.it
radcla
00venerdì 28 maggio 2010 01:29
Venerdì: Brescia - Aprica, 195 km.




Dettagli salite:





radcla
00venerdì 28 maggio 2010 01:46
Sabato: Bormio - Ponte di Legno - Tonale, 178 Km



Dettagli salite:





radcla
00venerdì 28 maggio 2010 01:54
E senza dimenticare anche le tante discese.

Il miglior discesista, negli uomini di classifica, è senza dubbio Nibali, più che ottimo anche in salita, ma forse la Liquigas punta su Basso e in discesa metterà un freno a Nibali.

Credo che tra venerdì e sabato ci sarà molto da divertirsi, e se dopo queste due tappe le differenza in classifica saranno di pochissimi secondi, la cronometro finale di domenica a Verona, sarà decisiva per le sorti del Giro [SM=x44458]
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