Gli archivi della comunità ebraica romana

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Zalmoxis
00domenica 15 febbraio 2004 08:15













Città del Vaticano, 12 gen


E' stato presentato stamattina nella sede di Famiglia Cristiana un libro ("Prima dell'alba") che non mancherà di sollevare polemiche per le rivelazioni riguardanti una delle pagine più tristi della storia recente di Roma. La razzia al ghetto, il 16 ottobre 1943, avrebbe potuto essere meno devastante e tanti ebrei si sarebbero sicuramente salvati se il Presidente della Comunità romana, Ugo Foà, avesse seguito il consiglio dell'allora rabbino Capo, Israel Zolli (poi convertitosi al cattolicesimo dopo la guerra) che lo implorava di distruggere gli schedari aggiornati dei contribuenti della Comunità.

Erano i giorni immediatamente dopo l'8 settembre 1943. Di lì a poco oltre duemila persone sarebbero state deportate nei campi di concentramento ma i due "uomini rappresentativi dell'ebraismo italiano erano distanti l'uno dall'altro" e non avevano una medesima percezione del pericolo imminente. L'autore di queste frasi è il rabbino Zolli che negli anni '50 ha trascritto ciò che avvenne in quegli anni. Il dattiloscritto pubblicato nel 1954 in America, non era mai stato tradotto in Italia.

Zolli (1881-1956) in un durissimo j'accuse ricorda come "il presidente della Comunità tenesse "all'autonomia, all'indipendenza della Comunità locale, dal potere centrale. Quest'ultimo -scrive- doveva restare centrale, senza tendere a diventare accentratore. Tanto meno doveva prevalere l'opinione del Rabbino il quale in fondo con tutto il titolo pomposo di eccellentissimo non è che un impiegato pagato. Egli può pensare, può proporre, e null'altro". Al contrario del Presidente che "dispone".

Zolli da sue informazioni ha ben chiaro il pericolo e l'aria cambiata dopo l'8 settembre. Convinto "che bisognasse darsi da fare a favore della popolazione ebraica" si scontra con Foà sicuro "che non si dovesse far nulla". A Foà suggerì così di non lasciare incustodite le cartelle con gli indirizzi aggiornati dei contribuenti e seguire l'esempio della direzione delle scuole medie ebraiche romane che aveva già distrutto il proprio archivio. "Due o tre impiegati possono trascrivere in un'ora gli indirizzi in un quaderno da depositare silenziosamente presso un notaio ariano di fiducia" disse Zolli a Foà. "Sentivo che la mancata risposta di distruggere le schede con gli indirizzi aggiornati era qualcosa di grave assai". Esistevano presso il comune e presso il Viminale altri archivi, sebbene non aggiornati e non completi. "Ormai i poliziotti andavano ogni notte a bussare alle porte in cerca di ebrei".

L'episodio in seguito, con la liberazione di Roma da parte degli Alleati, fu negato dallo stesso Foà che, nel luglio 1944, in una lettera dava sostanzialmente del bugiardo a Zolli, negando di aver mai ricevuto da parte sua alcuna proposta. "Nessuna domanda Ella mi fece per illustrare un suo progetto inteso a scongiurare il pericolo che incombeva sui nostri correligionari da parte dei tedeschi". Ma il rabbino Zolli, secondo quanto si legge, non solo implorò di distruggere gli schedari e di chiudere il Tempio. Capì che la raccolta dell'oro richiesta dai tedeschi per liberare gli ostaggi non avrebbe portato ad alcunchè. Per questo aggiunse: se "per una ragione qualsiasi dovessero essere prelevati degli ostaggi io vorrei figurare come capo lista volontario".

Zolli si attivò per aiutare a mettere assieme i 50 chilogrammi d'oro recandosi personalmente in Vaticano a parlare col Papa e chiedergli un prestito di 15 chilogrammi d'oro.

Finita la guerra il rabbino si convertì al cattolicesimo prendendo il nome di Eugenio in onore di Pio XII. Il percorso spirituale che lo portò ad abiurare la sua fede per abbracciare quella cristiana è complesso e viene raccontato nelle memorie. In più punti egli afferma di non aver rinnegato nulla del suo passato ma soltanto di aver portato a compimento un percorso che dall'Antico Testamento porta a Cristo. Lo stesso percorso che è stato di Edith Stein, la filosofa allieva di Husserl, morta in un campo di concentramento, suora carmelitana.


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