I documenti segreti del '78

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Etrusco
00giovedì 12 novembre 2009 17:54
"gli Usa volevano dividere il Pci"
- ATTENTI ALLE DATE!
- 23 GENNAIO 1978:

WASHINGTON VALUTA L´IDEA DI "SPACCARE" IL PARTITO COMUNISTA TEMENDO LA PARTECIPAZIONE DI BERLINGUER AL GOVERNO ANDREOTTI.
IDEA CHE POI VIENE SCARTATA
- 16 MARZO 1978:
LE BRIGATE ROSSE RAPISCONO MORO CHE STAVA PREPARANDO IL GOVERNO CON IL PCI.... -


Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"


In tempi che si vorrebbero di trasparenza fa effetto consultare un documento diplomatico di 31 anni fa e ritrovarselo censurato: una pecetta nera, venti parole al massimo. E tanto più colpisce l´immaginazione, questa micro eclissi testuale, in quanto ottenebra quanto accaduto un passaggio decisivo; ma anche perché fa riferimento a qualcosa di segreto, "a covert action", un´operazione segreta ai danni del Pci. Che fu scartata, ma in linea teorica superava la soglia entro cui normalmente scorrono gli eventi di quella turbinosa stagione.


ENRICO BERLINGUER

Tra le carte del Foreign Office che Mario J. Cereghino ha recuperato nell´archivio di Kew Gardens (oggi disponibili presso l´Archivio Casarrubea di Partinico, Palermo, al sito www.casarrubea.wordpress.com ) c´è una nota, ovviamente segreta, che il 23 gennaio del 1978 Michael E. Pike, funzionario dell´ambasciata britannica a Washington, invia al ministero degli Esteri di Sua Maestà.

Il tema è la genesi e il senso del pronunciamento attraverso cui il 12 gennaio 1978 il Dipartimento di Stato ha comunicato che la nuova amministrazione Usa non avrebbe per nulla gradito la partecipazione del Pci di Berlinguer al governo di Giulio Andreotti, proprio in quei giorni entrato in crisi.

Il report conferma l´estrema preoccupazione di Washington e spiega che, lungi dall´essere "premeditato", l´autorevole monito fu emesso soprattutto sulla spinta dei "cupi rapporti" dell´ambasciatore americano a Roma Richard Gardner.

Ma l´aspetto più sorprendente della missiva di Mr Pike arriva al punto 3: «L´idea di mettere in campo un´operazione segreta per spaccare (letteralmente: "to split") il Pci
è stata certamente una delle opzioni prese in considerazione durante gli incontri di alto livello, ai quali Gardner era presente. Ma fonti autorevoli ci hanno comunicato che tale idea è stata scartata. Il Dipartimento di Stato si è espresso contro. E non vi sono prove che altre agenzie governative fossero entusiaste».


Giulio Andreotti

Nel suo libro di memorie, Mission: Italy (Mondadori, 2004), l´ambasciatore Gardner non fa cenno all´eventualità di favorire una scissione del Pci. Racconta, piuttosto, che poco prima della riunione del National Security Council (Nsc) ebbe insieme con il suo amico Brzezinski un breve incontro con Carter. Questi gli confermò la nuova linea che marcava una netta diversità con le "interferenze" del periodo di Kissinger: «Interpretai le sue parole - scrive Gardner - nel senso che bisognava evitare di fare finanziamenti a partiti e tentare manipolazioni di eventi politici». In tale contesto venne dunque esclusa l´ipotesi di qualche "lavoretto" made in Usa per fomentare divisioni nel Pci.

Ora, tutto può essere. Ma chi abbia vissuto quegli anni ricorda come il monolitismo di quel partito, pure tonificato dal centralismo democratico, fosse proprio una delle cause che ne sconsigliavano la partecipazione al governo. Non solo, ma a parte qualche composto dissenso (Longo, peraltro ammalato, e Terracini e una certa freddezza da parte di Cossutta) la politica di Berlinguer non sembrava avere alternative praticabili; né il gruppo dirigente, compresi i futuri miglioristi, appariva diviso.


RICHARD GARDNER

"Etiam nunc regredi possumus", anche ora possiamo tornare indietro, aveva solennemente proclamato l´anno prima il capogruppo Natta, citando Giulio Cesare. Ha scritto Miriam Mafai che il Pci varcò il Rubicone «con una tranquillità e una disinvoltura che alla luce degli avvenimenti successivi appare davvero eccessiva».

Insomma: più che "covert operations" d´oltreoceano è da Mosca, semmai, che Berlinguer poteva temere "misure attive" nel corpo del partito. Secondo il diplomatico britannico il tono di relativa durezza della nota del Dipartimento di Stato si spiega da una parte come un "contentino" che il Nsc ha offerto alla lobby politica italo-americana, nota per il suo anticomunismo; e dall´altra per parare il fianco alla nuova amministrazione dalle critiche della destra repubblicana che già l´accusava di essere «esageratamente compiacente nei confronti dell´avanzata comunista nell´Europa occidentale».

Il documento restituisce il clima della Guerra fredda pure nei suoi aspetti meno prevedibili.
Così si apprende che gli americani erano piuttosto sfiduciati sull´efficacia di quell´avvertimento che invece qui in Italia destò mille infuocate reazioni: lo stesso Moro ne scrisse in un articolo per il Giorno che però non venne mai pubblicato «per motivi di opportunità».


Henry Kissinger

Mr Pike sospetta che molte delle teste d´uovo di Washington ritengano quella presa di posizione un gesto «inutile» o «un segno di disperazione», senza che l´una cosa escluda l´altra. Si chiede: cosa può fare il governo degli Stati Uniti per aiutare Andreotti? E si risponde: «Molto poco». Certo, potrebbe sempre influenzare le decisioni del Fondo Monetario. Ma a parte l´inopportunità di trascinare il Fmi nell´agone, «i risultati potrebbero produrre l´effetto opposto».

A questo punto si ritorna sulla o su una "covert action". Testualmente: «Sembra che anche un´operazione segreta sia da escludere, almeno per il momento». Ma è proprio qui che la missiva è interrotta da quelle due righe rese illeggibili. Quindi prosegue: «Da un punto di vista politico più generale, le difficoltà associate ad azioni di questo genere non hanno bisogno di essere enfatizzate.


Jimmy Carter

Inoltre qualsiasi proposta di operazione segreta dovrebbe essere esaminata da almeno otto commissioni del Congresso degli Stati Uniti. Di conseguenza la possibilità di mantenerla segreta sarebbe minima. Se si verificasse una fuga di notizie, anche in maniera confusa - deduce Pike - le reazioni sarebbero feroci e dannose sia qui che in Italia. Infine da nessuna fonte si evincono pressioni in tal senso sull´amministrazione Carter».

Risultato: «Ci si rende ben conto, anche tra i falchi, che attività di questo genere in un paese membro della Nato producono effetti scarsi, e che possono ritorcersi contro i loro artefici».
La previsione è che tutto continuerà allo stesso modo, e nessuno «ha di meglio da suggerire». Classica conclusione aperta agli sviluppi storici.

Sennonché tra i guai delle cose censurate c´è da mettere nel conto che in questo modo diventa irresistibile immaginare, magari anche a rischio di abbaglio, che cosa si vuol tenere nascosto. E siccome non è che nel 1978 in Italia andò proprio tutto liscio, intanto il documento di Kew Gardens resta agli atti della storia: piccolo grande tassello di un mosaico che prima o poi finirà per manifestarsi nel suo chissà quanto ancora comprensibile significato sacrificale.

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"


[12-11-2009]
orckrist
00venerdì 13 novembre 2009 10:04


Vado un po' a memoria ma mi sembra che qualcosa di questa vicenda fosse già uscito nel 2007 dopo l'apertura di parte degli archivi dell'FBI.



il tobas
00venerdì 13 novembre 2009 10:06
è chiaro da tempo che le brigate rosse non rapirono Moro da sole....
Etrusco
00venerdì 13 novembre 2009 10:46
Re:
il tobas, 13/11/2009 10.06:

è chiaro da tempo che le brigate rosse non rapirono Moro da sole....




In quel periodo, con quel contesto, a molti davano fastidio le idee politiche di Aldo Moro...
che poi è difficile credere che i nostri servizi non sapessero dove fosse detenuto per liberarlo...
il tobas
00venerdì 13 novembre 2009 11:58
Re: Re:
Etrusco, 13/11/2009 10.46:




In quel periodo, con quel contesto, a molti davano fastidio le idee politiche di Aldo Moro...
che poi è difficile credere che i nostri servizi non sapessero dove fosse detenuto per liberarlo...




Non solo.
Quando è venuta fuori Gradoli, hanno cercato sul lago di Bolsena perchè secondo i carabinieri Via Gradoli a Roma non esisteva (non c'era google maps ma il Tuttocittà si).

E poi il modus operandi del rapimento.

I rapitori indossavano divise dell'aviazione civile, strano visto che normalmente si cerca di non dare nell'occhio quando si fanno certe cose.
Unica spiegazione è che i rapitori non si conoscessero tra loro e quindi la divisa fosse un segno di riconoscimento ovvero un'operazione a più mani (collaborazione dei servizi segreti?).
E la lista delle cose strane, che rimandano a corpi militari non convenzionali è lunga.
Etrusco
00venerdì 13 novembre 2009 19:55
si, molte strane cose su cui all'epoca non si volle o potè dare peso.
Ma se i servizi segreti furono informati o al di dentro dell'operazione fin dall'inizio
penso che siano stati quelli straniere,
quelli italiani al limite ne vennero informati solo in un 2° momento... mia sensazione...
Etrusco
00venerdì 13 novembre 2009 20:14
PS forse gli è venuto subito in mente quel Gradoli sul lago di Bolsena
solo perchè, da vecchi ubriaconi, ne conoscevano il tipico vino: l'Aleatico....
oppure perchè avevano paura che facendo un'ampia retata in via Gradoli potesse saltar fuori qualche altarino? ^_^
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