Il governo: avanti coi tagli ai Comuni

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Arjuna
00venerdì 11 dicembre 2009 10:37
Municipi al verde: niente moratoria sulla sforbiciata alle poltrone.
E in qualche città si parte a marzo
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
«E’ vero, il governo ha deciso di restituirci gran parte dei fondi, ma da quando Prodi iniziò a tagliare l’Ici, nel 2007, ho quasi mille residenti in più». Loretta Lambertini, classe 1961, è sindaco di Granarolo, noto ai più per essere la patria del latte emiliano. Nel suo Comune, diecimilacento persone raccolte venti chilometri a nord-est di Bologna, i servizi sono buoni e la qualità della vita è alta. Ma chi ha scelto di viverci - perlopiù giovani in fuga dalla periferia - chiede i migliori servizi possibili: asili, piscine, biblioteche. Loretta veste la fascia di sindaco e nella borsa ha una maglietta: «Non sono uno spreco». Ieri era a Roma per protestare con 500 colleghi contro la Finanziaria.

Di tutte le nuove spese inserite nella manovra - circa nove miliardi di euro - quella per gli ottomila Comuni è l’unica strutturale: oltre alla restituzione del gettito perso finora, dall’anno prossimo riavranno 760 milioni, i tre quarti delle minori entrate. Come contropartita, Giulio Tremonti e Roberto Calderoli hanno però imposto l’antipasto della Carta delle autonomie: taglio del 20% ai consiglieri, tetto agli assessori, abolizione di direttori generali, difensori civici e circoscrizioni nei grandi Comuni.

Non solo tagli insostenibili - lo ammettono loro stessi - ma ai sindaci non piace l’idea di essere gli unici a pagare dazio alla riduzione dei costi della politica. Solo loro e non anche le Regioni, che dal nuovo Patto sanitario avrebbero ottenuto più del previsto. Lo fa intendere il sindaco di Milano: «Non possiamo che essere preoccupati per una manovra che taglia i costi a noi e non ad altri», dice Letizia Moratti, già irritata di suo per i 600 milioni ottenuti da Roma per ripianare il cronico deficit della capitale.

Mille Comuni dovranno attrezzarsi ai tagli delle poltrone entro pochi mesi: a marzo, con le Regionali, si vota fra gli altri il rinnovo dei consigli di Venezia, Mantova, Pavia, Lodi, Macerata. Ieri, durante un incontro a Palazzo Chigi con Gianni Letta e Calderoli, i vertici dell’Anci, Sergio Chiamparino e Osvaldo Napoli, hanno chiesto un ritocco all’insù delle risorse (almeno un centinaio di milioni) e il congelamento dei tagli a circoscrizioni e direttori generali. Il ministro della Semplificazione non è intenzionato a desistere, almeno fino a quando non sarà aperto il tavolo della riforma.

«Questa è una cura della patologia della democrazia», dirà in serata Calderoli di fronte all’Assemblea delle Province. «Non mi sento di sostenere che 130mila consiglieri e 36mila assessori debbano essere la necessaria rappresentatività del territorio». Di qui la decisione di Chiamparino di «rompere tutti i rapporti istituzionali» fino a nuovo ordine.

Del resto, dopo aver raggiunto un difficile equilibrio con il maxiemendamento approvato in Commissione, rimettere mano a quelle norme per il governo significherebbe riaprire una trattativa dentro e fuori la maggioranza su tutto il testo della Finanziaria in discussione in aula alla Camera. «Non si può più cambiare nulla», dice il relatore Pdl, Massimo Corsaro. L’opposizione - Pd, Idv e Udc - per non lasciare alla maggioranza l’alibi di chiedere la fiducia contro i suoi emendamenti, ieri ha ridotto ancora il numero delle proposte: saranno meno di 50. «La verità è che il ciclo di Berlusconi sta tramontando e questo crea tensioni al loro interno», sostiene il leader Pd Pierluigi Bersani.

«Lo prova il fatto - aggiunge il deputato Pierpaolo Baretta - che Lega e Pdl non hanno ancora ritirato tutti gli emendamenti al disegno di legge Bilancio», il provvedimento che accompagna la Finanziaria.

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