Giovanna Melandri, ministro dello Sport e dei giovani
"La tempesta sul pallone è un danno per l'dentità nazionale"
"Regole nuove e trasparenti
per ridare onore al calcio"
di CORRADO SANNUCCI
ROMA - Giovanna Melandri non ha ancora affisso il poster di quando Maddaloni dopo Sydney la prese in braccio dopo la medaglia d'oro nel judo.
Non è vero che stanno in sole tre stanze, sono almeno sei e da oggi il corpus del Ministero dello sport e delle politiche giovanili sale a 12 persone.
Queste le forze per governare sport e gioventù, senza neanche il portafoglio.
"E' vero, siamo senza risorse ma non senza idee.
Veniamo da cinque anni di decreti spalmadebiti e di definanziamento dello sport nelle scuole.
C'è stato sicuramente un ritardo della politica a capire la dimensione sociale ed economica dello sport.
L'istituzione del Ministero dello sport è l'occasione per voltare pagina.
Vogliamo essere una sede di coordinamento e indirizzo dei soggetti preposti a fare politica dello sport, dove possano incontrarsi Coni, gli enti di promozione, la scuola, il ministero della salute e le Regioni. Per definire gli obiettivi e decidere chi deve fare cosa.
E tra qualche mese con questi soggetti lanceremo gli Stati Generali dello Sport".
Arrivare mentre crolla il sistema del calcio però in un certo senso è un vantaggio.
"E' molto il lavoro che ci attende.
Il sistema deve cambiare e darsi nuove regole, non certo continuare con le vecchie come vuole Berlusconi.
Il bambino di un mio amico gli ha detto: 'papà, dimmi che non è vero'.
Un giorno gli diremo, sì era vero ma poi abbiamo cambiato pagina e abbiamo scritto regole nuove.
Così combatteremo lo sconcerto di milioni di tifosi italiani.
C'è una ferita profonda che va sanata. E' il momento di restituire onore, dignità e trasparenza al calcio".
C'è già chi vuole perdonare...
"La giustizia ordinaria e quella sportiva accertino prima di tutto la verità e le responsabilità".
E dopo solo facce nuove?
"Ma già è così. I vecchi sono andati via è ora c'è il Commissario straordinario.
Ho grande fiducia in Guido Rossi, l'uomo delle regole: poi al suo fianco arriverà l'opera del legislatore".
Il governo è davvero sensibile a questi temi, specialmente quando il Ministro dello sport dovrà chiedere soldi?
"La crisi etica del calcio è stata un punto chiaro nel discorso di Prodi al Senato.
Questa tempesta è stata soprattutto un danno all'identità nazionale, alla credibilità del paese, del quale il calcio è uno specchio. E a me non importa gestire le risorse, se lo fa chi opera con noi e sotto le nostre sollecitazioni".
Da dove partirete per risistemare il calcio?
"Per esempio dalla relazione della Commissione parlamentare del 2004. Un documento bipartisan nel quale c'era già scritto tutto e che è stato ignorato. Già in quel documento il tema della terzietà dei giudici e degli arbitri era fondamentale. Inoltre mi incontrerò domani con il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, sul tema della negoziazione collettiva o individuale dei diritti sportivi. E' solo una delle priorità, ma certo un punto fondamentale. Su questo siamo già al lavoro".
Chissà che facce allegre al Coni, nel rivedere il ministro dell'odiata riforma.
"Ma la parola d'ordine è oggi è 'insieme'. Si apre una nuova stagione e il mondo dello sport ha dimostrato in varie occasioni di possedere capacità di autorigenerazione. Faremo il tagliando all'intero quadro normativo, se serve anche alla mia riforma. Va superato l'impianto dello sport italiano che è fermo al '42, persino la mia riforma era all'interno di quell'impianto".
Una nuova riforma Melandri?
"La prima era nata sotto l'emergenza del doping, ora siamo di nuovo in emergenza. Vogliamo una nuova strategia per la pratica sportiva diffusa, pensiamo alle decine di migliaia di società dilettantistiche che fanno sport con grandi difficoltà. Vogliamo soprattutto rilanciare lo sport nelle scuole, dopo gli anni con la Moratti che voleva ridurre a una l'ora di attività fisica. E poi colmare un buco, l'assenza di attività di avviamento alla motricità nella scuola primaria. E poi serve anche una nuova politica degli stadi e degli impianti che devono essere flessibili".
Ritiene che il Coni vada commissariato per mancata vigilanza sul calcio?
"Non è il momento di sparare sul Coni. Lo ripeto: abbiamo bisogno di costruire insieme un nuovo governo dello sport".
Con l'istituzione di un Ministero dello sport sembra che la politica prenda il potere sugli sportivi che temono per la propria autonomia.
"Rivoltiamo la questione: via tutta la politica dal Coni. Ci sono state luci e ombre su questo punto. E' lo stesso problema della Rai. Siamo noi i difensori dell'autonomia dello sport".
Il futuro è di un Ministero che si occupa dello sport sociale e il Coni che fa la preparazione olimpica?
"Ho le mie idee, ma ad un nuovo ordinamento dello sport voglio che ci arriviamo tutti insieme e in pieno accordo".
Lo sport è solo metà del nuovo ministero.
"Userò la stessa impostazione anche nelle politiche giovanili. Faremo gioco di squadra con i ministeri del Lavoro, della Ricerca, della Giustizia, per individuare anche qui gli obiettivi. Veniamo dal vuoto assoluto del precedente governo, questo è un paese che non ama i giovani. Vogliamo attenuare il precariato, rendere 'bancabilì anche i lavoratori atipici, sostenere l'impresa e la creatività dei giovani. La parola chiave è 'sbloccare', gli ordini professionali, per esempio, svecchiare la pubblica amministrazione, aiutare i ragazzi ad andarsene da casa, con mutui agevolati, e non passare più per mammoni. Vogliamo esserci, tutti i giorni, accanto ai giovani. Voglio incontrare presto i ragazzi di Locri, per non dimenticare queste esperienze di frontiera".
Il Ministero dello sport appoggia in maniera convinta l'Europeo 2012?
"Appoggiamo soprattutto la candidatura di Roma 2016".
(23 maggio 2006) La Repubblica