Il virus della spagnola è ricostruibile.Solo il bioterrorismo frena gli scienziati

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texdionis
00domenica 8 febbraio 2004 00:57
Il virus della spagnola [SM=x44497] potrebbe essere ricostruito in laboratorio, ma nessuno lo fa. Troppi rischi per i ricercatori costretti a maneggiarlo, troppa paura che il virus possa fuggire anche da centri di altissima sicurezza, e persino l'ombra del bioterrorismo che include, nel suo armamentario, anche questo microrganismo.
L'agente della spagnola fa ancora paura: nel 1918 uccise circa 25 milioni di persone ed è uno dei più letali mai conosciuti. I ricercatori gli hanno dato la caccia per anni, andando anche a scavare al Polo Nord per recuperarne i resti nei cadaveri conservati nel ghiaccio perenne.Ora il materiale genetico per ricreare il virus esiste, ma i rischi potrebbero essere troppo elevati rispetto ai benefici. Eppure la ricostruzione del virus potrebbe fornire molte informazioni sul perché si è rivelato così letale e così aggressivo anche per le persone più giovani, e, forse, potrebbe aiutare a capire se e come le epidemie che colpiscono gli animali, come l'attuale influenza dei polli, possono raggiungere l'uomo. Del resto il virus della spagnola è molto più simile ai virus aviari che a quelli umani. A sollevare questi problemi di «ingegneria virale» è Charles Penn, ricercatore inglese che per anni ha studiato i virus dell'influenza e i farmaci anti-influenzali per un'industria multinazionale e che ora è direttore delle ricerche alla Health protection agency di Porton Down, in Inghilterra.

Il contesto è quello di una conferenza internazionale dedicata alle implicazioni etiche della ricerca sulle armi biologiche e sulla prevenzione del bioterrorismo, organizzata a Bruxelles dalla Commissione Europea e coordinata dall'italiano Emilio Mordini, del Centre for Science, society and citizenship di Roma. «La storia della scienza insegna — ha sottolineato Penn. — Nel 1979 a Sverdlovsk, in Russia, un ceppo particolarmente virulento di antrace, studiato come arma, era fuggito da un laboratorio militare, uccidendo alcune decine di persone. Situazioni analoghe si sono ripetute anche in contesti non militari: per due volte, negli anni ’70, il virus del vaiolo ha infettato dei ricercatori in Inghilterra; nel 2000, negli Usa è stata la volta del batterio della meningite letale. L'ultimo esempio è quello della Sars che ha fatto due vittime fra chi la stava studiando».

Così nessuno decide di promuovere certa ricerca su un virus come quello della spagnola e nessuno è in grado di garantirne la sicurezza. Ma c'è di più. «All'inizio del 2002, — ricorda Emilio Mordini — in un incontro promosso dalla National Academy of Sciences americana, le più importanti riviste scientifiche internazionali hanno deciso di autocensurarsi e di limitarela pubblicazione di informazioni che potessero essere sfruttate dai terroristi». Nessuno è ritornato su questa decisione. Anzi. Quando nel 2002 alcuni ricercatori americani hanno ricostruito in laboratorio il virus della poliomielite partendo da materiale inerte, e hanno pubblicato i loro dati, sono stati criticati. Viceversa quando un gruppo di ricercatori australiani, studiando un sistema contraccettivo nei topi per combattere la peste, ne hanno invece provocato la morte, hanno chiesto di non pubblicare i dettagli tecnici del metodo. E' così che il timore del bioterrorismo sta condizionando la libera circolazione delle idee nel campo scientifico.
Asgeir Mickelson
00domenica 8 febbraio 2004 01:13
Nei laboratori di tutto il mondo ci sono migliaia di virus vecchi e nuovi, su cui gli scienziati stanno conducendo ricerche di ogni tipo.

Un pò come le sostanze usate per le armi.
Peppinox
00domenica 8 febbraio 2004 09:25
Anche il virus del vaiolo al momento esiste solo in laboratorio, dove viene conservato caso mai per poter rifare il vaccino se dovesse "ritornare"...
A me queste notizie però danno i brividi perché se penso a cosa ci sarà in quei laboratori...[SM=x44497] [SM=x44497] [SM=x44497]
Zalmoxis
00domenica 8 febbraio 2004 14:34
[SM=x44463] [SM=x44497] [SM=x44463]
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