Una volta era il sale, più spesso lo sono prodotti alimentari rari, come i tartufi e il caviale, ma oggi è il semplice burro, in Norvegia, a valere più dell’oro.
In un paese con un Pil per abitante tra i più elevati del pianeta, motivo di vanto per tutti i norvegesi, non c’è più burro, indispensabile per preparare i piatti tradizionali, e condimento base di una dieta, da paese del nord Europa, ricchissima di grassi animali.
I blog, arrivano a parlare addirittura di “tragedia nazionale” e sono tanti i commenti deliranti che la gente comune sta inserendo nei principali social network: «Senza burro, i nostri biscotti nazionali hanno il sapore della sabbia», «Brioches senza burro non sono brioches», «Aiutateci, abbiamo bisogno di burro. Siamo disperati. Siamo norvegesi», «salvateci da una vita da vegani! Donate burro!»
Risate danesi
Oggi c’è da chiedersi se i cittadini di re Harald V, avevano “pianificato” il problema quando hanno deciso, con fare snob, di non legare il loro destino politico ed economico alla Comunità Europea. Perché la soluzione c’è, ed è vicinissima: si chiama Danimarca, il paese portuale, infatti, è tra i principali scali al mondo di prodotti caseari, lì quindi c’è burro in abbondanza.
Mentre il mancato ingresso nell’Ue impone pesanti dazi doganali, i cittadini danesi se la ridono del problema alimentare dei loro vicini: un programma tv di satira è arrivata ad offrire ai vicini affamati la cifra “simbolica” di mille panetti.
Meno latte e maggiore domanda
Secondo il sito “Views and News from Norway” il colpevole di questa situazione è la minor produzione di latte durante l’estate, che è stata molto piovosa, e ha ridotto la qualità del fieno con cui sono state nutrite le mucche e, alla fine della filiera, ha tagliato del 25% la produzione.
Come se non bastasse gli eredi dei vichinghi, accecati dal benessere, hanno aumentato drasticamente il consumo di grassi nella loro dieta, a scapito dei carboidrati, prodotti tradizionalmente più “mediterranei”. Le vendite dei preziosi panetti sono aumentate di colpo del 20% a ottobre e del 30% a novembre, fino a ridurre le scorte. Ma, come in tutte le storie, c’è anche un filone complottista: il colpevole sarebbe la cooperativa che domina il mercato “Tine”, colpevole di “cattiva pianificazione”, che ora lascerà i norvegesi sprovvisti per le feste.
Prezzi alle stelle e mercato parallelo
Grazie all'elevata richiesta, è anche affiorato il mercato nero. Oggi un panetto di burro da 250 grammi arriva a costare anche 10 euro, ben quattro volte tanto, fino a follie web, come siti di vendita online con panetti di mezzo chilo all’asta, arrivati a quota 350 euro.
Non mancano poi episodi da delirio, come venerdì scorso, quando un russo è stato pizzicato alla frontiera con la Svezia con 90 chili di burro di contrabbando. Contava di farci un bel po’ di soldi per rendere più piacevoli le sue feste a scapito degli “incauti” norvegesi che non hanno fatto scorta.
L’ennesima beffa arriva dalla Svezia: loro, nonostante abbiano la stessa dieta ipercalorica, non hanno mancanza di grassi animali perché, fanno sapere le autorità, hanno “programmato prima” il problema e hanno rafforzato le scorte. Un sito locale rassicura: i cittadini della Svezia “possono rilassarsi”, il burro non manca.
Alleggeriti i dazi doganali
La soluzione che si prospetta è, ovviamente, l’importazione, per questo Oslo ha alleggerito i dazi doganali e così sta iniziando a sbarcare sulle coste del nord un prodotto belga, infatti la “Synnove Finden”, diretto concorrente della più grande Tine, si appresta a immettere sugli scaffali frale 260 e le 300 tonnellate dei preziosi panetti. Ai nostri dirimpettai non europeisti possiamo solo consigliare di ridurre i grassi nella loro dieta, e magari iniziare ad apprezzare altri prodotti caseari, come ad esempio la mozzarella di bufala campana.
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