Intelligenza Emozionale

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Etrusco
00sabato 29 settembre 2012 14:22
Il concetto di intelligenza emozionale è stato recentmente discusso da interessanti correnti psicologiche che, partendo da basi neurobiologiche, vogliono porre le premesse per una qualità della vita migliore.
Tali correnti si basano sulla suddivisione del cervello in due parti: quella più interna (cervello limbico) che controlla le emozioni e l'equilibrio fisiologico e quella più esterna (cervello corticale, neurocorteccia) che controlla le facoltà razionali. L'equilibrio fra queste due parti è quella che D. Goleman (nella foto) ha definito intelligenza emozionale. Fin qui nulla da eccepire. Sull'entusiasmo di queste scoperte, alcune correnti di pensiero propongono che l'intelligenza emozionale possa essere correlata con il successo nella vita del soggetto, successo inteso esistenzialmente.
In realtà non fanno altro che ripetere l'errore di Freud: studiare casi limite e supporre validi per tutti le scoperte fatte nel risolvere i casi studiati. Si chiama errore di allargamento del campione.
Comprendiamolo con una semplicissima analogia. Un cardiologo stila delle regole di comportamento per un suo paziente affetto da un grave scompenso cardiaco:
  • nessuna attività sportiva
  • astensioni da attività lavorative troppo impegnative fisicamente e/o mentalmente (stress)
  • abolizione del fumo
  • alimentazione equilibrata e controllata ecc.
Notiamo come alcuni consigli possano essere validi anche per un soggetto sano (per esempio abolizione del fumo), mentre i primi sicuramente no: renderebbero un soggetto sano poco più di un vegetale. Sono sicuramente compatibili con una vita sana, ma a che prezzo?
Allo stesso modo, le correnti emozionali sembrano ottenere significativi successi nello studio di casi limite, cioè patologici. Se il soggetto valuta negativamente una situazione oggettivamente positiva perché la sua ragione soffoca le sue emozioni che la giudicherebbero positiva (esempio classico l'inibizione sessuale) oppure se le sue emozioni vanno in corto circuito e prendono il sopravvento (esempio classico l'attacco di panico) ecco che lo stato emozionale è negativo perché manca l'armonia fra le due componenti cerebrali. Sono questi i casi (soffocamento razionale e cortocircuito emozionale) in cui le teorie emozionali raggiungono i risultati migliori, ma si tratta spesso di casi patologici, non di persone che vivono i "problemi della quotidianità".
Goleman D. Goleman

Le correnti emozionali non si occupano minimamente di costruire la situazione ottimale entro cui l'equilibrio emozione/ragione possa essere positivo al massimo. Così facendo, trascurano una gran parte della realtà e finiscono per essere utili in un numero limitato di casi, quelli in cui sopravvivere è già una conquista!
Per capire come sia riduttiva (o meglio, accademica, di chi non vede che una realtà "teorica") la posizione delle correnti emozionali basta pensare ad alcuni casi:
  • Maria, figlia di un piccolo spacciatore e di una prostituta.
  • Giovanni, con una moglie che lo ha sposato solo per una sicurezza economica e che ora lo tradisce in continuazione e dalla quale non può divorziare perché perderebbe gran parte di quel poco che ha.
  • Mario, che ha perso il lavoro e non ne trova uno nuovo.
  • Luigi, che ha una figlia anoressica e un'altra che non lo può sopportare.
Casi limite? Non poi così limite come si potrebbe credere. Pensiamo all'ultimo caso e ai dissapori fra genitori e figli: pensare che a un genitore basti trovare l'armonia interna per non "sentire" i problemi con i figli (che magari dipendono dai figli e non dall'educazione loro impartita) è pura teoria che di fatto toglie ogni umanità all'uomo. Diventa perciò un insulto a chi soffre veramente pensare che basti "meditare" o fare esercizi di respirazione per trovare l'armonia dentro di sé. Forse può servire a far calare una saracinesca fra noi e i problemi (una sorta di anestesia), ma non certo a darci una vita felice.
È per questo che le teorie emozionali non funzionano più di tanto percentualmente nella popolazione, gran parte della quale le vede come un gioco per intellettuali.
Se il soggetto ha un buon potere logico e dati esterni ottimi e l'ambiente è favorevole alla sua vita, l'equilibrio emozione-ragione lo porta a stati emozionali positivi e quindi l'integrale della felicità è positivo. Ma ciò non deve illudere perché percentualmente si verifica in rari casi, per esempio quello dei "guru", personaggi che hanno una vita positiva con la sola ricerca del "dentro di sé" semplicemente perché hanno la fortuna di avere casualmente i tre sopraccitati fattori dalla loro parte.
Per la maggioranza della popolazione non è così. E allora cosa ottengono le teorie emozionali? Disinteressandosi del "fuori di sé", al massimo fanno giungere il soggetto in uno stato neutro, di serenità (cosa importante per un malato psichico, ma non certo sufficiente per chi vuole vivere al massimo; come era importante per il cardiologo prolungare la vita del cardiopatico).
Del resto le recenti correnti neurobiologiche che spingono l'intelligenza emozionale non sono altro che la traduzione scientifica di molte discipline orientali che hanno come scopo la serenità piuttosto che la felicità. Dallo yoga alla meditazione, allo zen queste discipline insegnano a fronteggiare i problemi, a gestire le frustrazioni derivanti da situazioni negative che spesso si sono create perché il soggetto ha uno scarso potere logico e ha pessimi dati esterni.
La conseguenza è che se il soggetto vive continuamente di problemi, al massimo l'integrale della felicità ha valore zero: il soggetto sopravvive, ma non vive! In altri termini, chi vive perennemente in situazioni critiche, stressanti ecc. al più controlla le emozioni negative, ma certo non ne ha di positive!
È per questi motivi che il successo di correnti psicologiche emozionali, discipline orientali ecc. è massimo nei soggetti con seri problemi psicologici (la serenità è un grosso successo) o in soggetti che hanno una vita già abbastanza fortunata e si accontentano di vivere con i problemi di tutti, fronteggiandoli (invece che eliminandoli) alla meglio.
Ulteriori approfondimenti nell'articolo Guarire.

Per approfondire: Migliora la tua intelligenza, Cap. 3
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