Israele attacca navi ONG (missione umanitaria)

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Etrusco
00lunedì 31 maggio 2010 10:51
19 morti, 30 feriti
Proteste in Turchia, attacco al consolato di Tel Aviv a Istanbul
Israele attacca flottiglia di navi Ong diretta a Gaza, almeno 19 morti e 30 feriti
Le imbarcazioni volevano forzare il blocco nella zona: assalto per impossessarsi dei natanti finito nel sangue


Assalto israeliano contro una flottiglia di navi appartenenti ad organizzazioni non governative in rotta verso Gaza nel tentativo di forzare il blocco imposto da Tel Aviv nella zona. Secondo alcuni canali televisivi israeliani e fonti dello stesso esercito israeliano almeno 19 attivisti filo-palestinesi che erano a bordo sono morti, mentre diversi altri, almeno una trentina, sarebbero rimasti feriti. Secondo i media israeliani le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di impossessarsi delle navi, ma l'assalto è finito nel sangue.

FARNESINA - La Farnesina sta verificando se, nell'assalto israeliano siano stati coinvolti anche gli italiani che erano sul convoglio di navi. Lo si apprende da fonti diplomatiche che hanno sottolineato che l'ambasciata e il consolato italiani sono in stretto contatto con le autorità israeliane.

CHI C'ERA A BORDO - Le navi di Freedom Flotilla portavano più di 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse (tra cui almeno 5 italiani) e volevano consegnare 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione di Gaza.
A bordo anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle elettriche e 5 parlamentari
(di Irlanda, Italia, Svezia, Norvegia e Bulgaria) oltre a esponenti di ong, associazioni e semplici cittadini filo-palestinesi intenzionati a forzare il blocco di aiuti umanitari a Gaza. L'obiettivo della spedizione, salpata giovedì dalla Turchia, era rompere l'assedio a Gaza e introdurre materiale. Le autorità israeliane avevano minacciato di utilizzare la forza se i militanti avessero tentato di avvicinarsi alle coste della Striscia di Gaza.



La flottiglia di 6 imbarcazioni che portava aiuti umanitari alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza è stata intercettata dalla Marina militare israeliana a circa 70 miglia nautiche (130 km) dalla terraferma, in acque internazionali.


L'ASSALTO - Poco prima delle immagini mostrate dalla tv israeliana, il canale televisivo del movimento islamico Hamas aveva parlato di diversi feriti e aveva mostrato le immagini di membri di un commando scesi da un elicottero e di persone sdraiate sul ponte della nave. Una portavoce di Free Gaza Movement, una delle organizzazioni che ha organizzato il convoglio umanitario, ha detto che almeno due persone a bordo della nave turca sono state uccise, e una trentina ferite. Il pronto soccorso israeliano, Zaka, ha riferito che sette persone sono state ricoverate in un ospedale ad Haifa, la principale base navale israeliana, e una è in serie condizioni. Secondo l'esercito israeliano i militari di Tel Aviv sarebbero stati oggetto di un attacco da parte di armi da fuoco dalle persone presenti sulle navi. «Durante l'intercettazione - sottolinea un comunicato militare israeliano - i dimostranti a bordo hanno attaccato il personale navale dell'Idf con armi da fuoco e armi leggere, incluso coltelli e bastoni. Inoltre una delle armi usate era stata strappata a un soldato dell'Idf. I dimostranti avevano chiaramente preparato le proprie armi in anticipo per questo specifico scopo. Come risultato di questa attività violenta e pericolosa per la vita le forze navali hanno usato strumenti antisommossa, incluso armi da fuoco». Negli scontri secondo l'esercito israeliano più di 10 attivisti sarebbero morti, mentre almeno 4 militari sarebbero rimasti feriti.

PROTESTE IN TURCHIA - Alcune delle navi attaccate battevano bandiera turca. L'attacco israeliano ha così generato una protesta ad Istanbul dove manifestanti hanno lanciato pietre contro il consolato tentando di fare irruzione. Situazione critica anche ad Ankara, dove, oltre all’ambasciata, una folla inferocita si è piazzata anche davanti all’abitazione privata dell’ambasciatore di Tel Aviv ad Ankara Gabby Levy. Israele avrebbe quindi chiesto ai suoi concittadini di lasciare immediatamente la Turchia. Lo riferisce la tv panaraba al-Arabiya.

RAMMARICO DEL GOVERNO - Un ministro israeliano ha espresso il proprio «rammarico per tutte le vittime» dell'assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza.

TENSIONE IN ISRAELE - Intanto la polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta nelle zona del Wadi Ara (60 chilometri a nord di Tel Aviv), dopo che nella città di Um el-Fahem si era sparsa la voce - finora non confermata - che nell'attacco della marina israeliana alla flotta di attivisti filo-palestinesi diretti a Gaza sia stato ferito dai militari lo sceicco Raed Sallah, leader del Movimento islamico nel Nord di Israele, che vive a Um el-Fahem. La radio militare aggiunge che i vertici della polizia israeliana hanno condotto stamane una seduta di emergenza e che continuano a seguire da vicino l'evolversi della situazione nella popolazione araba.

GRECIA - Il ministero degli Esteri greco ha attivato l'Unità di crisi. Della flottiglia per Gaza, facevano parte due unità battenti bandiera ellenica, il cargo «Libertà del Mediterraneo» e la passeggeri «Sfendoni», a bordo delle quali si trovavano cittadini greci e palestinesi. Atene ha indicato di non avere finora notizie ufficiali su quanto accaduto e sulla sorte dei propri concittadini. Secondo attivisti greci a bordo delle unità, citati dalla radio Skai, gli israeliani avrebbero dato l'arrembaggio con elicotteri e gommoni ed avrebbero fatto uso di «proiettili veri».

Fonte: Corriere della Sera
31 maggio 2010
piperitapatty
00lunedì 31 maggio 2010 11:46
io avrei un'idea per dove mettere il rammarico del governo.

veramente una mossa astuta, bravi israeliani [SM=x44459] [SM=x44459]


[SM=x44465] [SM=x44465] [SM=x44465] [SM=x44465]
orckrist
00lunedì 31 maggio 2010 13:17

[mode ironico ON]

E per forza, non avevano scelta... il mondo è pieno zeppo di antisemiti.

[mode ironico OFF]


paperino73
00lunedì 31 maggio 2010 14:59
La storiografia contemporanea ci vuole dipingere il fatto come la nave di buoni attivisti pacifisti che portano aiuti umanitari alla popolazione sofferente di Gaza, picchiati e uccisi dai militari Israeliani.
Me ne faccio una ragione, parlare del conflitto M.O. senza schemi ideologici è purtroppo diventato impossibile.
Restano aperte alcune questioni: perchè di 6 navi, 5 sono state intercettate e hanno ceduto il controllo senza reazione ? Perchè i soldati che hanno intercettato la Marmata sono arrivati allo scontro fisico ?
Lungi da me assolvere l'operato dei militari israeliani, spesso brutali.
Ma la mia intelligenza non mi fa accettare a scatola chiusa le ricostruzioni di cui in apertura del post.
binariomorto
00lunedì 31 maggio 2010 21:29
Re:
piperitapatty, 31/05/2010 11.46:

io avrei un'idea per dove mettere il rammarico del governo.

veramente una mossa astuta, bravi israeliani [SM=x44459] [SM=x44459]


[SM=x44465] [SM=x44465] [SM=x44465] [SM=x44465]





Questa volta l' hanno fatta grossa.
piperitapatty
00lunedì 31 maggio 2010 22:18
Re:
paperino73, 31/05/2010 14.59:

La storiografia contemporanea ci vuole dipingere il fatto come la nave di buoni attivisti pacifisti che portano aiuti umanitari alla popolazione sofferente di Gaza, picchiati e uccisi dai militari Israeliani.
Me ne faccio una ragione, parlare del conflitto M.O. senza schemi ideologici è purtroppo diventato impossibile.
Restano aperte alcune questioni: perchè di 6 navi, 5 sono state intercettate e hanno ceduto il controllo senza reazione ? Perchè i soldati che hanno intercettato la Marmata sono arrivati allo scontro fisico ?
Lungi da me assolvere l'operato dei militari israeliani, spesso brutali.
Ma la mia intelligenza non mi fa accettare a scatola chiusa le ricostruzioni di cui in apertura del post.



il fatto è che a prescindere da cosa sia accaduto veramente, a prescindere dal fatto che potessero esserci persone non proprio cristalline su quella nave, contano le conseguenze dell'atto.
o pensi che si possa andare a spiegare alla turchi o alla siria il perchè siano state attaccate delle navi. il tempismo è pessimo, ci sono stati 19 morti e israele farà molta molta fatica a tenere a freno una situazione già incandescente. forse qualche altro modo per risolvere la situazione c'era, che non il solito mostrare i muscoli [SM=x44464]
sul fatto che prendere una parte o l'altra sia cosa praticamente impossibile in quel ginepraio, concordo perfettamente. ciò non toglie che le conseguenze dell'attacco di israele sia stata una grandissima cazzata, per i morti e a livello politico.
Etrusco
00lunedì 31 maggio 2010 23:19
piperitapatty, 31/05/2010 22.18:


...contano le conseguenze dell'atto.
o pensi che si possa andare a spiegare alla turchi o alla siria il perchè siano state attaccate delle navi. il tempismo è pessimo, ci sono stati 19 morti e israele farà molta molta fatica a tenere a freno una situazione già incandescente. forse qualche altro modo per risolvere la situazione c'era, ...



Tra l'altro l'attacco è stato fatto in acque internazionali
e fin qui, checchè ne dica Paperino73, c'è poco da aspettarsi smentite o rettifiche visto che tutte le fonti delle notizie date finora provengono da fonti israeliane.
Ora il Governo israeliano dovrà render conto alla comunità internazionale.

Un'osservazione politica:
dagli anni '90 a questa parte la politica israeliana si è dimostrata a dir poco fallimentare se il risultato è quello di aver perso l'unico alleato che aveva in Medio Oriente (la Turchia) ed aver compromesso i rapporti con gli Usa (dove è sempre più forte un reciproco clima di sfiducia).
E non è da escludere che adesso venga meno anche il blocco navale su Gaza (che è all'origine di questa strage).

Intanto son già divampate vivaci manifestazioni in tutto il mondo.
Trovo molto significativa quest'immagine dove a Londra si vedono persino gli ebrei scesi in piazza a protestare contro quest'ennesimo bagno di sangue:
Londra


Madrid


Roma


Milano


Napoli

Etrusco
00martedì 1 giugno 2010 10:11
Un'altra riflessione sul gesto scellerato ed autolesionistico di Israele:
ma se loro stanno chiedendo di vivere in pace, cercando di raggiungere un delicatissimo equilibrio geopolitico,
perchè mandano i reparti speciali d'assalto contro questi presunti pacifisti, in acque internazionali, che erano pure diretti a Gaza e non verso territori israeliani?

E poi la situazione è molto complicata: ci sarebbe da discutere anche sull'isolamento che viene imposto ad un paese estero (che a dirla tutta sta aspettando da anni il riconoscimento internazionale di stato sovrano senza cui si vede negare da Israele il legittimo controllo del suo stesso spazio aereo, acque territoriali e frontiere terrestri!).
paperino73
00martedì 1 giugno 2010 14:51
Re: Re:
piperitapatty, 31/05/2010 22.18:

il fatto è che a prescindere da cosa sia accaduto veramente, a prescindere dal fatto che potessero esserci persone non proprio cristalline su quella nave, contano le conseguenze dell'atto.
o pensi che si possa andare a spiegare alla turchi o alla siria il perchè siano state attaccate delle navi. il tempismo è pessimo, ci sono stati 19 morti e israele farà molta molta fatica a tenere a freno una situazione già incandescente. forse qualche altro modo per risolvere la situazione c'era, che non il solito mostrare i muscoli [SM=x44464]
sul fatto che prendere una parte o l'altra sia cosa praticamente impossibile in quel ginepraio, concordo perfettamente. ciò non toglie che le conseguenze dell'attacco di israele sia stata una grandissima cazzata, per i morti e a livello politico.




Non sto giustificando l'operato dei soldati israeliani.
Dico solo che se su 6 navi, solamente in 1 c'è stato lo scontro, lo scontro è l'eccezione non la regola.
E la colpa dello scontro non è ascrivibile solamente all'intervento dei militari, probabilmente.
Per il resto concordo che a livello di immagine israele ne esca male; ma, come ha detto ieri la Livni, in Israele si deve scegliere tra due mali, mai tra un bene ed un male. E dal loro punto di vista era più importante dimostrare che a Gaza non può entrare nulla se non controllato da loro.
Si può discutere sulla liceità di queste affermazioni, ovvio, ma senza queste premesse, senza dire che i soldati arrivati sulla Marmata sono stati aggrediti, cosa non successa sulle altri navi, riempire le pagine dei giornali di titoli "assaltata la nave dei pacifisti", beh ... mi sembra una modalità un po' faziosa di raccontare i fatti.
allora ci vuole chi prova a rimettere equilibrio agli eventi [SM=x44452]
Etrusco
00martedì 1 giugno 2010 15:36
paperino73, 01/06/2010 14.51:


... se su 6 navi, solamente in 1 c'è stato lo scontro, lo scontro è l'eccezione non la regola.
E la colpa dello scontro non è ascrivibile solamente all'intervento dei militari, probabilmente.
Per il resto concordo che a livello di immagine israele ne esca male;... a Gaza non può entrare nulla se non controllato da loro.
Si può discutere sulla liceità di queste affermazioni, ovvio, ma senza queste premesse, senza dire che i soldati arrivati sulla Marmata sono stati aggrediti, cosa non successa sulle altri navi, riempire le pagine dei giornali di titoli "assaltata la nave dei pacifisti", beh ... mi sembra una modalità un po' faziosa di raccontare i fatti.
allora ci vuole chi prova a rimettere equilibrio agli eventi [SM=x44452]




Mah, qua ci sarebbero 19 morti ammazzati e 30 feriti
e mi fa un po' senso concentrare l'attenzione su come ne esce l'"immagine" di Israele [SM=x44467]

Forse non è chiaro che le notizie fino a questa mattina provenivano esclusivamente da fonti israeliane?
Ora iniziano ad arrivare anche le testimonianze di alcuni pacifisti e sembra che le cose siano andate un po' diversamente da come i commenti a quei filmati volevano dare ad intendere.

Ma i fatti incontrovertibili quali sono?
Chi è morto?
Sono vere le testimonianze secondo cui "i soldati hanno iniziato a sparare a casaccio sulla nave"?

Quanto a faziosità preoccupati per Il Giornale di un noto editore:

[SM=x44506]

[SM=x44463]

Arjuna
00martedì 1 giugno 2010 15:59

Comunque sia andata io sono convinto che:

1) Non sapremo MAI tutta la verità;
Magari a bordo di quelle navi c'erano dei missili, chi può dirlo?
O magari i servizi segreti israeliani avevano ricevuto una soffiata falsa, chissà?

2) Israele si sta inimicando buona parte della comunità internazionale, in apparenza;
In pratica ci sono troppi interessi in gioco perchè l'ONU faccia qualcosa di più che una condanna formale.
Etrusco
00martedì 1 giugno 2010 16:09
Re:
Arjuna, 01/06/2010 15.59:


Comunque sia andata io sono convinto che:

1) Non sapremo MAI tutta la verità;
Magari a bordo di quelle navi c'erano dei missili, chi può dirlo?
O magari i servizi segreti israeliani avevano ricevuto una soffiata falsa, chissà?

2) Israele si sta inimicando buona parte della comunità internazionale, in apparenza;
In pratica ci sono troppi interessi in gioco perchè l'ONU faccia qualcosa di più che una condanna formale.




Ma stai dicendo sul serio!? [SM=x44466]
Le navi erano già state ispezionate poco prima della partenza dalle autorità turche [SM=x44498]
e comunque sapendo benissimo che sarebbero poi state ricontrollate minuziosamente anche dai militari israeliani,
quei pacifisti avrebbero dovuto esser folli per caricare a bordo addirittura missili.

NB la Turchia, finora, era l'unico alleato rimasto in MO.

Ma non è che la propaganda di Feltri sta già facendo qualche effetto? [SM=x44467]
Arjuna
00martedì 1 giugno 2010 18:39
Re: Re:
Etrusco, 01/06/2010 16.09:


Ma stai dicendo sul serio!? [SM=x44466]
Le navi erano già state ispezionate poco prima della partenza dalle autorità turche [SM=x44498]
e comunque sapendo benissimo che sarebbero poi state ricontrollate minuziosamente anche dai militari israeliani,
quei pacifisti avrebbero dovuto esser folli per caricare a bordo addirittura missili.

NB la Turchia, finora, era l'unico alleato rimasto in MO.

Ma non è che la propaganda di Feltri sta già facendo qualche effetto? [SM=x44467]



Ero nel puro campo delle ipotesi, potevano essere missili, potevano essere provette di vaiolo nascoste in una scatola di carne, poteva essere qualunque cosa.
Come poteva non esserci nulla.
Il punto è che queste navi hanno forzato un blocco navale, i militari erano autorizzati ad usare la forza. Che abbiano esagerato è possibilissimo.
Tuttavia ci sono un bel po' di cose che non mi tornano per considerare il tutto come un semplice "attacco immotivato dei cattivi israeliani".
E' tutto troppo semplicistico...

Infatti cominciano ad esserci dei dubbi...





E poi c'è un'altra cosa che mi stupisce.
Di aiuti umanitari a Gaza ne arrivano a tonnellate, anche dallo stesso Israele, perchè questa flottiglia era diversa?

Insomma, ci sono tante piccole cose che mi fanno dubitare sul reale svolgimento dell'incidente.



P.S.
A me di quello che scrive Feltri non me ne frega nulla, manco avevo letto il Giornale. [SM=x44461]
Etrusco
00martedì 1 giugno 2010 19:00
Arjuna, 01/06/2010 18.39:



...
Il punto è che queste navi hanno forzato un blocco navale, i militari erano autorizzati ad usare la forza. Che abbiano esagerato è possibilissimo....




Forse dovremmo informarci meglio anzichè nuotere nel mare magno delle ipotesi, che dici?

Comunque, da quel poco che sappiamo
tutta la vicenda si è svolta in acque internazionali,
pertanto non avevano l'autorità necessaria per effettuare né un blocco né un arrembaggio

né a salire a bordo senza prima aver chiesto l'autorizzazione al capitano della nave (che lo poteva dare solo dopo essersi assicurato che non ci sarebbe stato alcun tipo di pericolo né per chi saliva a bordo, né per i passeggeri).

Forse inizierei a dare per certo che abbiano "esagerato" visto che di morti ne hanno fatti più di uno
e a quanto pare, sparando alla cieca.


NB i deputati tedeschi, tra i passeggeri sequestrati, hanno già iniziato a denunciare violenze inaudite da parte dei militari israeliani.

NB2 nemmeno l'opinione pubblica israeliana si è bevuta la versione data dall'esercito. Forse c'è qualcosa che non va. Forse Sarcozy non ha tutti i torti nel pretendere un'inchiesta seria per accertare il tutto.
Etrusco
00martedì 1 giugno 2010 20:24
LA STAMPA ISRAELIANA ACCUSA
E I militari israeliani ammettono di aver clamorosamente sbagliato
, l’altra notte, nel caotico e drammatico assalto alla nave TURCA

Errori nella fase d'intelligence,
errori nell'equipaggiamento dei soldati, soprattutto errori tattici.
I militari israeliani ammettono di aver clamorosamente sbagliato
, l'altra notte, nel caotico e drammatico approdo sulla nave che portava aiuti umanitari sulla rotta verso Gaza.
Nonostante il governo israeliano difenda i suoi soldati di fronte all'indignazione internazionale e alle recriminazioni interne - i giornali di Tel Aviv parlano apertamente di "fiasco" - si fa fatica a non rievocare il calo di fiducia subìto dopo il ritiro delle truppe dal Libano nel 2006.

Il ministro della Difesa, Ehud Barak ha assicurato che aprirà un'inchiesta su quanto è avvenuto, pur insistendo nel dire che sono stati gli attivisti pro-palestinesi a provocare l'esito sanguinoso dell'operazione. Il comportamento del commando della marina israeliana viene così attribuito al fallimento nel lavoro di intelligence.

"Non ci aspettavamo una resistenza così tenace dal gruppo di attivisti, dal momento che ci era stato detto che avremmo avuto a che fare con organizzazioni umanitarie", hanno affermato alcuni militari che facevano parte del commando, e che hanno ottenuto uno speciale permesso per essere intervistati dalla radio delle forze armate. "Ci siamo trovati di fronte una situazione diversa da quella che ci aspettavamo, abbiamo affrontato un comportamento inappropriato degli attivisti".

Sebbene la polizia israeliana tenga "in quarantena" le persone fermate a bordo della Mavi Marmara per impedire la diffusione delle loro testimonianze, un video realizzato da uno dei passeggeri mostra come due marines vengano bastonati e accoltellati.
I militari israeliani hanno anche realizzato delle riprese nelle quali si vedono sei soldati assaltati da una trentina di attivisti.

Jason Alderwick, esperto di guerra navale del London's International Institute for Strategy Studies,
ha affermato che i marines israeliani avrebbero dovuto disporre di navi più efficienti.
"Il successo di una missione ha a che fare con la pianificazione e con l'intelligence che la precede. Azioni di questo genere erano già state compiute. Questa volta non sono stati abbastanza duri, abbastanza veloci, né in numero sufficiente per stabilire il totale controllo della situazione".

Font: La Repubblica, 01-06-2010

[SM=x44515]
Etrusco
00mercoledì 2 giugno 2010 00:59
AscoltaASCOLTA

L'Egitto riapre i valichi per Gaza, scontro tra gerusalemme e l'Onu

Erdogan: "Israele deve essere punito"
Usa: «Situazione a Gaza inaccettabile»

Nato: "Liberare subito civili e navi coinvolte."

 La Santa Sede: "Occupazione, ingiustizia politica contro palestinesi"

Hillary Clinton (Reuters)
Hillary Clinton (Reuters)
- La situazione a Gaza è «insostenibile e inaccettabile, non può andare avanti». Sono parole dure quelle pronunciate dal segretario di Stato americano Hillary Clinton che ribadisce la preoccupazione per la situazione umanitaria nella regione all'indomani del raid israeliano contro le navi della "Freedom Flotilla" che dovevano portare aiuti umanitari ai palestinesi della Striscia: «Va rispettata l'esigenza israeliana di sicurezza tanto quanto le richieste palestinesi di assistenza umanitaria e l'accesso regolare ai mezzi di ricostruzione» spiega. La Clinton ha poi difeso la risposta prudente degli Stati Uniti al blitz facendo appello alla necessità di «reazioni attente e ponderate» di fronte a una situazione difficile e ha aggiunto che Washington appoggia l'ipotesi di un'inchiesta israeliana sull'attacco, a patto che sia «immediata, imparziale, trasparente e credibile».

BERLUSCONI - In serata anche il premier Berlusconi ha chiesto con una nota che «la dinamica dei fatti sia oggetto di un'inchiesta completa e imparziale, come già richiesto dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite». Berlusconi si dice «profondamente preoccupato per la vicenda al largo di Gaza, che ha causato numerose vittime civili. Alle loro famiglie esprimiamo le nostre condoglianze. Il governo è in attività per seguire la sorte dei nostri connazionali, per i quali abbiamo già chiesto un immediato ritorno a casa. Auspichiamo che venga evitata ogni azione suscettibile di innalzare ulteriormente la tensione e compromettere il dialogo e invitiamo Israele a dare un deciso segnale per la soluzione della situazione umanitaria a Gaza».

«PUNIRE ISRAELE» - Durissima la reazione della Turchia, secondo cui Israele deve essere punito. Gli scontri si sono infatti verificati solo su una delle sei imbarcazioni, la Marmara, battente bandiera turca. «Il comportamento di Israele deve essere assolutamente punito» tuona da Ankara il premier Tayyip Erdogan, condannando il raid e l'uccisione di quattro connazionali. «Psicologicamente per noi è come l'11 Settembre» ha aggiunto il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu prima di incontrare a Washington Hillary Clinton.

Davudoglu ha detto che Israele «crede di essere al di sopra di qualsiasi legge» e paragonato l'attacco a quello dei pirati al largo della Somalia.

RELAZIONI MILITARI - La minaccia di Ankara è forte: rottura delle relazioni militari ed economiche tra i due Paesi. «Nulla sarà più come prima nelle relazioni tra il nostro Paese e Israele - ha aggiunto Erdogan -. È tempo per la comunità internazionale di dire basta e l'Onu non deve fermarsi davanti a una risoluzione che condanna Israele ma deve appoggiarla. Oggi è l'inizio di una nuova era: non volteremo più le spalle ai palestinesi». Israele e la Turchia hanno da oltre dieci anni una forte alleanza militare ed economica: nel 2009 il volume dell'interscambio è stato di 2,5 miliardi di dollari per la maggior parte dovuto all'industria militare. I due Paesi collaborano anche a livello energetico: in particolare hanno approntato studi di fattibilità per la costruzione del condotto Medstream per il trasporto di gas naturale, petrolio e acqua. Secondo quanto ha riferito il ministro dell'Energia, però questi legami potrebbero presto essere rivisti: «Abbiamo esaminato le dimensioni della nostra cooperazione energetica con Israele. È possibile che una decisione strategica venga presa dal primo ministro».

SANTA SEDE - Anche dal Vaticano arriva una dura presa di posizione, pur senza riferimenti diretti all'attacco alla flottiglia. Nell'Instrumentum laboris, il documento di base del prossimo Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente che il Papa presenterà ufficialmente il 6 giugno a Cipro (anticipato dall'agenzia Ansa), l'occupazione israeliana viene definita «un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi». Il testo, 40 pagine frutto di un lavoro collettivo di questi ultimi mesi, affronta la difficile situazione dei cristiani nella regione, stretti tra un «estremismo islamico» che minaccia tutti, compresi i musulmani, e i conflitti regionali, con l'irrisolta questione palestinese sullo sfondo. «L'occupazione israeliana dei territori Palestinesi - si legge nel testo preparatorio dell'assemblea vaticana per il Medio Oriente - rende difficile la vita quotidiana per la libertà di movimento, l'economia e la vita sociale e religiosa (accesso ai Luoghi Santi, condizionato da permessi militari accordati agli uni e rifiutati agli altri, per ragioni di sicurezza). Inoltre, alcuni gruppi fondamentalisti cristiani giustificano, basandosi sulle Sacre Scritture, l'ingiustizia politica imposta ai palestinesi, il che rende ancor più delicata la posizione dei cristiani arabi».

NATO: «LIBERARE CIVILI» - Si fa pressante anche le richiesta di rilasciare gli attivisti arrestati. Una dura presa di posizione arriva dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che chiede a Israele di liberare immediatamente i civili (circa 700) e le navi coinvolte nel blitz, unendosi agli appelli delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea per «un'inchiesta imparziale, credibile e trasparente sull’accaduto». Parigi esige «la liberazione immediata» dei nove francesi detenuti. Anche il ministro Frattini, pur confermando «l'amicizia dell'Italia verso lo Stato d'Israele», ha condannato «l'inaccettabile uccisione di civili» e chiesto l'immediata liberazione dei sei italiani. Londra ha fatto invece sapere che sono una quarantina i britannici detenuti. L'Egitto ha aperto i valichi con la Striscia di Gaza, chiusi da quando Hamas aveva assunto il controllo delle forze di sicurezza del territorio nel 2007, per consentire il passaggio degli aiuti umanitari e sanitari. È stata autorizzata anche l'accoglienza dei palestinesi malati o feriti che vogliono farsi curare in Egitto. Nessuna durata è stata precisata, ma solitamente le aperture di Rafah, fra l’Egitto e Gaza, sono limitate a pochi giorni al mese.

LO SCONTRO - Intanto è scontro tra l'Onu e Israele. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che è rimasto riunito per oltre dodici ore, ha condannato gli atti sfociati nella perdita di vite umane durante l'operazione israeliana contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi. Ha quindi chiesto un'inchiesta «rapida, imparziale, credibile e trasparente» e il rilascio degli attivisti e delle imbarcazioni. Una ricostruzione fatta dal Guardian avanza l'inquietante ipotesi del sabotaggio: due navi degli attivisti, la Challenger I e la Challenger II, hanno riportato dei danni nello stesso momento e allo stesso modo. Secondo il quotidiano inglese le imbarcazioni potrebbero essere state danneggiate da militari israeliani.

ISRAELE: «CONDANNA IPOCRITA» - Israele, sebbene non citato direttamente nella dichiarazione dell'Onu, ha replicato definendo «ipocrita» la condanna del Consiglio di sicurezza. Per il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, la dichiarazione è stata «precipitosa e non ha lasciato un tempo i riflessione per considerare tutti i fatti». Si è trattato, ha aggiunto, di «un riflesso condizionato basato unicamente su certe immagini televisive e su una certa dose di ipocrisia, non sulla conoscenza dei fatti». Palmor ha anche spiegato che finora è stato difficile dare un nome ai nove morti nel blitz israeliano sulle navi perché gli altri attivisti si rifiutano di identificarli.

IL COMPROMESSO - I rappresentanti dei Paesi membri del Consiglio Onu sono rimasti riuniti per oltre 12 ore prima di arrivare a una conclusione, frutto di una lunga e difficile mediazione. Distanti le posizioni della Turchia, assolutamente intransigente, e Stati Uniti, tradizionali alleati di Israele e orientati verso un documento più morbido. Grazie agli Usa, infatti, nella risoluzione non è apparsa alcuna condanna esplicita dell’assalto condotto dalla marina dello Stato ebraico. Nel corso della riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza, il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha ribadito la sua condanna all’incidente, chiedendo che sia svolta una inchiesta per fare luce sui fatti. Il capo della diplomazia turca ha detto che Israele ha «perso ogni legittimità internazionale, commettendo un grave crimine in spregio a tutti i valori che abbiamo giurato di difendere dopo la creazione delle Nazioni Unite». La dichiarazione è stata approvata all’unanimità.

INSOSTENIBILE SITUAZIONE A GAZA - Il Consiglio Onu «sottolinea che la situazione a Gaza non è sostenibile» e ribadisce l’importanza di un’attuazione piena delle sue risoluzioni 1850 e 1860. Quest’ultima, che risale all’8 gennaio 2009, chiede che «siano forniti e distribuiti aiuti umanitari senza alcun ostacolo». Infine, «il Consiglio esprime il suo sostegno ai negoziati indiretti» tra israeliani e palestinesi sotto l’egida degli Stati Uniti, «ed esprime la sua preoccupazione per il fatto che questo incidente si verifica proprio mentre queste discussioni sono in corso». Il documento si conclude con l'esortazione che le parti in causa diano «prova di moderazione ed evitino ogni atto unilaterale e di provocazione».

LE PROTESTE NEL MONDO - Non si fermano nel mondo le manifestazioni di protesta per l'attacco israeliano alla spedizione pro-Palestina. A Roma un centinaio di persone si sono riunite davanti all'ambasciata israeliana al grido di "Libera Palestina", "Boicotta Israele", "Assassini". Tra le sigle presenti Cobas e Sinistra critica. A Parigi 150 persone si sono radunate davanti al ministero degli Esteri srotolando un'immensa bandiera palestinese e gridando "No al blocco di Gaza", "Siamo tutti palestinesi". A Istanbul centinaia di tassisti si sono radunati davanti al consolato israeliano suonando a lungo i clacson in segno di protesta. Migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza in Grecia, ad Atene e Salonicco.

 

 

Fonte: Corriere della Sera, 01 giugno 2010

radcla
00mercoledì 2 giugno 2010 02:20
Credo sia giunto il momento di far rispettare, con la forza o meno, le varie risoluzioni ONU che indicano alla parte sionista di Israele di rispettare confini e trattati internazionali.
Saddam, per molto meno, è stato impiccato e il suo paese occupato militarmente dagli USA, che ora tentano di uscirne senza sapere come farlo a testa alta (forse il Vietnam gli ha insegnato qualcosa).

Sull'assalto alle navi non c'è che da spendere "due" parole: terroristi chi li ha fatti.

Che il futuro possa vedere un popolo palestinese libero, come libero lo è quello israeliano, e soprattutto riunito e non diviso tra Gaza e la Cisgiordania.

E' comunque ovvio che al momento, chi deve fare più di un passo indietro sia Isreaele: ne ha fatti troppi in avanti dal 1948 ad oggi. Che si torni ai confini originari, e poi si tratti. Altrimenti non vi sarà mai la possibilità di dialogo con chi occupa le terre altrui o che militarmente fa il bello e il cattivo tempo sulle teste del popolo occupato, e che gli nega ogni accesso alle fonti energetiche, gli nega l'accesso al lavoro, lascia vivere i palestinesi in condizione di terzo mondo.
L'esatta teoria dei sionisti, che la maggioranza del popolo ebreo è stufa di seguire, perché la pace è il desiderio comune dei due popoli, però poi, in un modo o nell'altro, i sionisti hanno sempre la meglio, grazie anche a propagande stile berlusconiano-bossista, che illudono la gente.
piperitapatty
00mercoledì 2 giugno 2010 23:11
Re:
radcla, 02/06/2010 2.20:

Credo sia giunto il momento di far rispettare, con la forza o meno, le varie risoluzioni ONU che indicano alla parte sionista di Israele di rispettare confini e trattati internazionali.
Saddam, per molto meno, è stato impiccato e il suo paese occupato militarmente dagli USA, che ora tentano di uscirne senza sapere come farlo a testa alta (forse il Vietnam gli ha insegnato qualcosa).

Sull'assalto alle navi non c'è che da spendere "due" parole: terroristi chi li ha fatti.

Che il futuro possa vedere un popolo palestinese libero, come libero lo è quello israeliano, e soprattutto riunito e non diviso tra Gaza e la Cisgiordania.

E' comunque ovvio che al momento, chi deve fare più di un passo indietro sia Isreaele: ne ha fatti troppi in avanti dal 1948 ad oggi. Che si torni ai confini originari, e poi si tratti. Altrimenti non vi sarà mai la possibilità di dialogo con chi occupa le terre altrui o che militarmente fa il bello e il cattivo tempo sulle teste del popolo occupato, e che gli nega ogni accesso alle fonti energetiche, gli nega l'accesso al lavoro, lascia vivere i palestinesi in condizione di terzo mondo.
L'esatta teoria dei sionisti, che la maggioranza del popolo ebreo è stufa di seguire, perché la pace è il desiderio comune dei due popoli, però poi, in un modo o nell'altro, i sionisti hanno sempre la meglio, grazie anche a propagande stile berlusconiano-bossista, che illudono la gente.



non concordo su due cose
1) che si debba agire con la forza contro israele.
2) che israele sia uno stato libero. sì certo che lo è, ma da quando è nato ha sempre vissuto con sud del libano, siria, iran e in passato egitto con il fiato sul collo. insomma io non vorrei essere un israeliano [SM=x44466] spero che si capisca cosa voglio dire, non vorrei che ci si attaccasse alle singole parole.

detto questo concordo su tutto il resto, sul fatto che sia stata un'aggressione e che di sicuro non è stata una mossa politicamente astuta. senza considerare che non è stata nemmeno sostenuta dall'opinione pubblica, che probabilmente ne avrà anche le scatole piene di dover andare a teatro con la maschera antigas.
lo stato palestinese è la prima cosa, così come il rispetto dei confini degli insediamenti.

onore anche all'italia che vota contro l'inchiesta internazionale [SM=x44459]
che poi ste inchieste onu contano come il due di picche a briscola, ma no! nemmeno quello facciam fare.
ma va frattina va [SM=x44465]
Arsenio Lupin
00giovedì 3 giugno 2010 11:46
Re: Re:
piperitapatty, 02/06/2010 23.11:



onore anche all'italia che vota contro l'inchiesta internazionale [SM=x44459]
che poi ste inchieste onu contano come il due di picche a briscola, ma no! nemmeno quello facciam fare.
ma va frattina va [SM=x44465]



La cosa non mi sorprende più di tanto. Da quando la politica estera è condotta dalla coppia Berlusconi-Frattini mi sembrano chiare tre cose:
1 - in politica estera siamo dei senza palle
2 - dobbiamo essere sempre e comunque filo-israeliani, per scelta ideologica ed a prescindere da qualsiasi valutazione dei fatti
3 - dobbiamo essere sempre docilmente proni agli USA.

Ciò premesso quante probabilità c'erano che l'Italia votasse a favore di una risoluzione contraria ad Israele, e per la quale gli USA votavano contro?
Arjuna
00giovedì 3 giugno 2010 12:20
Israele libera tutti gli attivisti fermati Netanyahu: "Terroristi, non pacifisti"

Frattini: «Sono grato a Tel Aviv»
GERUSALEMME

Tutti a casa, tranne i morti. Ci sono voluti due giorni di tempo e lo spettro dell’isolamento, ma alla fine Israele si è inchinato alle pressioni internazionali e ha deciso di chiudere la partita dei rimpatri in poche ore: con il rilascio dei circa 600 attivisti stranieri detenuti fin dal sanguinoso blitz di lunedì contro la flottiglia filo-palestinese in navigazione verso la Striscia di Gaza, italiani compresi. «Particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta», si è detto il ministro degli Esteri Frattini.

Blitz sul quale, dopo le critiche del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, pesa da oggi anche il voto con cui a Ginevra il Consiglio dei diritti dell’Uomo ha approvato a maggioranza - con i "no" di Stati Uniti e Italia - il progetto di una missione d’indagine internazionale sull’accaduto. Ma che il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, è tornato a difendere stasera dagli schermi della tv, additando la flottiglia come un covo di «terroristi, non una Love Boat», accusando il mondo di «ipocrisia» e rivendicando ancora una volta il diritto di Israele di garantire la propria sicurezza costi quel che costi.

Ciononostante, l’operazione dei rilasci è stata completata a spron battuto, dopo il via libera deciso ieri dal gabinetto ristretto di Gerusalemme in una seduta di emergenza convocata dallo stesso Netanyahu a tarda sera. Seduta durante la quale si è stabilito di lasciar partire subito, senza formalità o controlli ulteriori, tutti gli stranieri fermati: inclusi coloro che in un primo momento avevano rischiato di finire sotto processo per la reazione violenta all’abbordaggio della Marmara, la nave ’ammiraglià turca del convoglio di aiuti. Fin dalla notte il centro di detenzione temporanea di Beer Sheva (nel Neghev) ha cominciato a svuotarsi. A metà mattina, è toccato anche ai sei italiani - Giuseppe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faraggi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin -, provati, ma incolumi, e avviati sotto scorta con decine di altri compagni di detenzione verso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Ad attenderli, sei voli speciali con prima destinazione Turchia: allestiti per il trasbordo dei reduci, dei feriti trasportabili (gli altri, un paio su oltre 40, restano negli ospedali israeliani) e, per ultimi, anche dei corpi dei 9 morti, caduti sotto il fuoco dei commando.

L’identificazione degli uccisi è rimasta coperta a lungo da una cortina di riserbo. Si sa però che sono tutti o quasi tutti cittadini turchi, alcuni dei quali sospettati da Israele di legami con la galassia dell’integralismo internazionale attraverso la chiacchierata IHH, l’ong promotrice della spedizione della Marmara. Ad Ankara, intanto, l’annuncio del rientro degli attivisti non cancella i toni di dura condanna nei confronti d’Israele, ma lascia spazio almeno a un primo auspicio del ministro degli Esteri, Ahmet Davutogu, affinchè «la rabbia ceda il posto alla calma». La ombre su governo e vertici militari israeliani continuano del resto ad aleggiare da più parti. Con le prese di posizioni dell’Onu, le critiche riemergenti (anche di Paesi occidentali tradizionalmente amici) al blocco di Gaza, il danno d’immagine, le polemiche interne. Fedele al pugno di ferro sull’assedio della Striscia di Gaza - giustificato dalla necessità di evitare il passaggio di armi agli integralisti di Hamas - il gabinetto Netanyahu al riguardo resta inflessibile: come il premier ha ribadito oggi, evocando il pericolo che la enclave palestinese, se liberata dalle restrizioni, possa diventare una testa di ponte dell’Iran. Ma intanto deve subire la riapertura del valico di Rafah, con l’Egitto, deciso dal Cairo per venire incontro agli umori della piazza araba dopo l’assalto alla Marmara.

Mentre sulla stampa di casa non cessano di rincorrersi interrogativi sulla gestione dell’operazione. Yedioth Ahronot, il più diffuso giornale del Paese, punta oggi il dito contro gli errori dell’intelligence militare, ma soprattutto contro il fallimentare accentramento del dossier da parte di Netanyahu e del ministro della Difesa, Ehud Barak: leader della destra il primo, capofila dell’appendice laburista di governo il secondo, ma vecchi compagni d’arme nei reparti d’elite del Sayeret Matkal (laddove in anni lontani l’attuale premier fu agli ordini di Barak). Invitato alle dimissioni dalla sparuta minoranza interna al suo partito, Barak in realtà non sembra aver da temere per la poltrona. Ma incontrando oggi in una base vicina a Haifa i commando della marina - quasi a rincuorarli dopo la bufera seguita al blitz - ha colto l’occasione per lanciare un messaggio che suona anche di autodifesa: «Occorre sempre ricordare - ha detto agli uomini rana, dopo averli ringraziati per »la missione compiuta« - che non viviamo in America del Nord nè in Europa occidentale, bensì in Medio Oriente: una regione dove non c’è pietà per i deboli e dove a chi non si difende non viene concessa una seconda opportunità».

Fonte
Etrusco
00giovedì 3 giugno 2010 13:52
Lano: «la violenza che ho visto su quelle navi è stata incredibile»
I pacifisti a Istanbul: «Noi picchiati»
Le vittime: 8 turchi e 1 americano
Accolti da 10mila persone. Gli italiani tornano in giornata: «L'attacco? Sembrava 'Apocalypse now'»


GLI ITALIANI
- I 6 italiani rientrano in giornata: Angela Lano, Giuseppe Fallisi e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin prendono un volo da Istanbul della Turkish Airlines alle 14.45 ora locale, con arrivo a Milano Malpensa alle 16.45. Manuel Zani è arrivato a Fiumicino in mattinata, Marcello Faracci è in volo per Bruxelles. «Sono un po' provati, ma stanno bene» ha detto il viceconsole italiano Emilio Giribone dopo averli accolti a Istanbul.
Il sesto italiano, Manolo Luppichini, è rimasto a Tel Aviv perché privo di passaporto (ma l'ambasciata gli ha fornito un documento sostitutivo). Fallisi ha raccontato che è rimasto coinvolto in una «violenta discussione» con le forze di polizia israeliane: «Un ragazzo di origine palestinese di nome Osama si è messo a discutere con la polizia, sono cominciate a volare parole grosse e qualche sberla, a quel punto Manolo è intervenuto per difenderlo. I poliziotti lo hanno portato via. Quando stavamo per muoverci per l'aeroporto, io ho chiesto che fine avesse fatto Manolo, la polizia mi ha risposto che sarebbe arrivato di lì a poco e invece non l'ho più visto». Lupacchini rientra in Italia nel pomeriggio insieme al sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi.

«SIAMO STATI PICCHIATI» - All'arrivo nell'aeroporto Ataturk i pacifisti hanno raccontato di essere trattati brutalmente. «Siamo stati picchiati, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all'aeroporto di Tel Aviv - ha detto Fallisi -. Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati ci mandavano i medici a visitarci. Siamo stati portati in un carcere in mezzo al deserto, appena finito di costruire: sembrava lo avessero costruito apposta per noi. In prigione non ci sono state violenze, avevamo a disposizione anche una doccia». Manuel Zani, il più giovane tra gli attivisti italiani fermati durante il blitz, ha detto che «l'assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena del film Apocalypse now. Vedere tutti quei soldati bardati, col volto coperto... Avevo paura - continua il videomaker romagnolo - ma per un po' mi sono goduto la scena. Quando abbiano capito che ci stavano per aggredire ci siamo separati in due gruppi. Io sono andato con i giornalisti nella cabina di pilotaggio per cercare di filmare quello che stava succedendo, ma ci hanno sequestrato tutto: ho perso diecimila euro di attrezzature e non so se le recupererò mai. In Israele non ci torno neanche morto, ma voglio tornare in Palestina al più presto».

«VIOLENZA INCREDIBILE» - «Sono anni che mi occupo di Palestina - è la testimonianza della giornalista Angela Lano -, ma la violenza che ho visto su quelle navi è stata incredibile. Ho già chiamato mio marito: ora è molto più tranquillo. Siamo saliti in aereo a Tel Aviv alle 12 e siamo partiti per Istanbul all'1 di notte: sono state 12 ore interminabili. Tra l'altro non avevamo con noi alcun oggetto personale: durante il blitz e al porto di Ashdod ci hanno sequestrato tutto, dicendoci di prendere con noi solo documenti d'identità e medicinali. Nel carcere sono stata in cella con altre tre donne: un'ebrea, una cristiana e una musulmana. C'era una grande armonia tra noi perché avevamo tutte gli stessi obiettivi». La Lano e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin hanno precisato di non aver firmato nulla e che rimpatriano semplicemente in base al decreto di espulsione da parte di Israele. «Sono contento di sapere che la nostra vicenda abbia avuto una grande eco internazionale - ha concluso Fallisi -: almeno il nostro viaggio è servito a qualche cosa, poteva veramente andare a finire peggio». Lo spagnolo Manuel Tapial ha detto di esser stato interrogato per tre ore dal Mossad, il servizio segreto israeliano, e che in tre giorni di fermo ha ricevuto solo un pasto.
Anche due giornalisti australiani hanno denunciato di aver subito abusi. Gli attivisti saranno sottoposti a test medici per verificare i sospetti di intossicazione da parte degli israeliani: la Lano ha confermato lo svolgimento degli esami, per verificare se durante la permanenza in Israele «sia stata fatta ingerire, attraverso le bottiglie d'acqua fornite, qualche sostanza cancerogena».

LO SCEICCO SALAH - Nel tribunale di Ashqelon, nel sud di Israele, si è tenuto il dibattito sulla liberazione di 4 esponenti politici arabi, cittadini di Israele, che erano sulla nave turca Marmara. Fra loro c'è lo sceicco Raed Salah, leader del Movimento islamico in Israele (frazione nord). Ai giornalisti ha detto che il commando che ha compiuto il blitz intendeva eliminarlo, «ma per errore ha colpito una persona che mi assomigliava molto».
Al termine del dibattito il tribunale ha ordinato per tutti cinque giorni di arresti domiciliari e il divieto di andare all'estero per un mese e mezzo. Oltre allo sceicco il provvedimento riguarda: Muhammed Zeidan, presidente del Comitato di supervisione dei cittadini arabi in Israele; lo sceicco Hammad Abu Dabis, leader del Movimento islamico in Israele (frazione sud); Lubna Masarwa, del movimento Free Gaza e dell'Università al-Quds.

Fonte: Corriere della Sera - 3 giugno 2010

Da altre testimonianze dirette sembra poi che i 19 morti siano stati colpiti alla testa da cecchini, con fucili di precisione...[SM=x44466]
Il fatto che siano stati centrati proprio in testa, anzichè alle gambe, lascia pensare che ci fosse la volontà di uccidere più che di immobilizzare i facinorosi.... [SM=x44464]
Arjuna
00giovedì 3 giugno 2010 15:09
Freedom Flotilla: infuocato il confronto nei social media medio-orientali

TRADUZIONI DI D. GALATI, E. INTRA, B. PARRELLA

Rimane bollente il dibattito e la partecipazione online sulla vicenda della Freedom Flotilla di lunedì mattina. Ecco un'ulteriore panoramica di post, tweet e altri rilanci, di taglio e fronti opposti, ripresi da fonti dell'area medio-orientale.

Gli studenti autori di Life on Bir Zeit Campus (Birzeit è un università in Cisgiordania) si mostrano impotenti davanti all'intervento di Israele:
«Quanto commesso nelle prime ore di oggi è incomprensibile. Non ha nessun senso. È orribile, inutile e brutale. […] La sensazione peggiore è quella di sentirsi desolatamente disperati, sapendo di non poter fare nulla, mentre quelle brave persone sulla flottiglia sono state ferite o uccise o hanno dovuto subire momenti di terrore a causa di uno Stato mentalmente disturbato.»

In un post in arabo intitolato Pirati del Mediterraneo su From Gaza, Ola scrive:
«Per coloro che pensavano che l'era dei pirati fosse finita...
O che rimanesse confinata alla fantasia dei film di Hollywood…
Ripensateci!
Voi, i martiri della Flotta della Libertà...
Gaza voleva accogliervi come vincitori…ma il paradiso vi riceverà come martiri...
Le onde del mare e i gabbiani e il tramonto piangono tutti per voi...»

Sul fronte israeliano, le opinoni appaiono assai variegate, sia tra le testate manstream che nella blogosfera ebrea. Le autorità difendono l'intervento dell''IDF (Israel Defence Forces), come fa Danny Carmon, inviato di Israele presso le Nazioni Unite, mettendo in dubbio alcune questioni centrali:
«Che tipo di attivisti per la pace insistono nello scavalcare l'ONU, la Croce Rossa e altre note organizzazioni internazionali? Che razza di attivisti per la pace si portano dietro coltelli, bastoni e altre armi per attaccare i soldati? La risposta è chiara. NON erano attivisti per la pace!»

Serpeggia però la sensazione generale per cui i terribili esiti dell'operazione lasceranno una macchia indelebile sul futuro del Paese. E diversi netizen non esitano a definirlo il "maggior disastro di pubbliche relazioni" commesso finora da Israele.

Su Facebook, Youval Gazith discute i molti aspetti falliti di quest'operazione:

«Anche l'estrema destra concorda sul fatto che l'operazione è stata un fallimento terribile; un fiasco completo. Il punto principale dell'operazione erano le pubbliche relazioni. Si poteva impedire alle navi di avvicinarsi alla costa, fermarle e poi trascinarle via, senza bisogno dell''intervento dei soldati.
Fallimento dell''Intelligence - dove era il mossad? Non ci si imbarca in un'operazione del genere senza informazioni precise.
Fallimento funzionale - i soldati dell'IDF ne sono usciti picchiati e feriti, 10 persone uccise, ma dai!
Fallimento delle pubbliche relazioni - in un mondo che vive e respira in tempo reale, diffondere materiale alla stampa con 22 ore di ritardo è un'eternità! Una conferenza stampa in ebraico per la stampa straniera è una presa in giro!
Fallimento della leadership - il nostro Primo Ministro non si è neanche disturbato a lasciare un messaggio in diffusione radiotelevisiva. La colpa è condivisa dagli apparati politici e militari...»

Amos Harel e Avi Issacharoff riflettono così:

«Israele sapeva di dover fronteggiare la situazione da una posizione relativamente debole - le foto di soldati armati contro dei dimostranti non vengono mai ricevute bene. La risposta decisa era - cercare di interrompere la trasmissione dalle navi, e allo stesso tempo lasciare che i giornalisti invitati (locali + internazionali) a bordo di una delle navi dell'IDF ne fornissero la cronaca, ma solo dopo aver raggiunto la costa a operazione conclusa. Anche i loro cellulari erano spenti. Il piano è fallito miseramente. Dimostranti e giornalisti sono riusciti a caricare immagini e aggiornamenti su internet. Invece i giornalisti arrivati con le forze armate israeliane lo hanno fatto solo nel tardo pomeriggio. La risposa ufficiale israeliana è arrivata circa cinque ore dopo questi eventi. Il Ministero degli affari esteri è stato esposto in tutta la sua debolezza.»

Manifestazione a New York City, foto sotto CC Oltre che a New York City e in molte città del mondo, si sono avute dimostrazioni di protesta anche nelle università ebree e fuori dai quartieri generali militari a Tel Aviv.

Questi infine recenti messaggi via Twitter dai Paesi arabi dell'area medio-orientale. Queen Noor Al Hussein dalla Giordania scrive:
«È giunta ora per gli israeliani di scegliere tra essere uno stato oppresso che si oppone alle norme internazionali e umanitarie oppure uno stato che vuole impegnarsi per un futuro di pace.»

La regina giordana Rania dice:
«Ogni nave che tenta di rompere il blocco è una Nave della Speranza per il popolo di Gaza.»

E più oltre aggiunge:
«SALUTE – 95% dell'acqua a Gaza è inferiore agli standard dell''OMS, lasciando migliaia di neonati a rischio d'avvelenamento. POVERTA'– 80% della popolazione di Gaza vive al di sotto del livello di povertà; il 95% dell''imprenditoria privata è fallita.»

L'egiziano Abdelrahman è lesto a rispondere alla regina:
«@QueenRania vai a svegliare tuo marito e digli di espellere l''ambasciatore (israeliano).»

E sempre dall'Egitto, Amira Howeidy segnala:
«Smettiamola di paragonare l'esercito di Israele ai pirati somali! Questo è un insulto ai danni dei pirati, che non hanno ucciso nessuno.»

Fonte
piperitapatty
00venerdì 4 giugno 2010 00:19
Re: Re: Re:
Arsenio Lupin, 03/06/2010 11.46:



La cosa non mi sorprende più di tanto. Da quando la politica estera è condotta dalla coppia Berlusconi-Frattini mi sembrano chiare tre cose:
1 - in politica estera siamo dei senza palle
2 - dobbiamo essere sempre e comunque filo-israeliani, per scelta ideologica ed a prescindere da qualsiasi valutazione dei fatti
3 - dobbiamo essere sempre docilmente proni agli USA.

Ciò premesso quante probabilità c'erano che l'Italia votasse a favore di una risoluzione contraria ad Israele, e per la quale gli USA votavano contro?




già [SM=x44465]
ti prego non farmi dire il si stava meglio quando si stava peggio, perchè poi mi viene in mente sigonella e poi frattini. e non smetto più di ridere [SM=x44465]
Etrusco
00venerdì 4 giugno 2010 08:27
Re: Freedom Flotilla: infuocato il confronto nei social media medio-orientali
Arjuna, 03/06/2010 15.09:


TRADUZIONI DI D. GALATI, E. INTRA, B. PARRELLA

Rimane bollente il dibattito e la partecipazione online sulla vicenda della Freedom Flotilla di lunedì mattina. Ecco un'ulteriore panoramica di post, tweet e altri rilanci, di taglio e fronti opposti, ripresi da fonti dell'area medio-orientale.
...
La regina giordana Rania dice:
«Ogni nave che tenta di rompere il blocco è una Nave della Speranza per il popolo di Gaza.»

E più oltre aggiunge:
«SALUTE – 95% dell'acqua a Gaza è inferiore agli standard dell''OMS, lasciando migliaia di neonati a rischio d'avvelenamento. POVERTA'– 80% della popolazione di Gaza vive al di sotto del livello di povertà;
il 95% dell''imprenditoria privata è fallita.»


...dall'Egitto, Amira Howeidy segnala:
«Smettiamola di paragonare l'esercito di Israele ai pirati somali! Questo è un insulto ai danni dei pirati, che non hanno ucciso nessuno.»

Fonte



Arj, [SM=x44460] per la carrellata.
Tuttavia questo dibattito fa emergere problematiche molto importanti, seppur ignote a qualche bempensante... [SM=x44464]

paperino73
00venerdì 4 giugno 2010 11:34
radcla, 02/06/2010 2.20:

Credo sia giunto il momento di far rispettare, con la forza o meno, le varie risoluzioni ONU che indicano alla parte sionista di Israele di rispettare confini e trattati internazionali.
Saddam, per molto meno, è stato impiccato e il suo paese occupato militarmente dagli USA, che ora tentano di uscirne senza sapere come farlo a testa alta (forse il Vietnam gli ha insegnato qualcosa).

Sull'assalto alle navi non c'è che da spendere "due" parole: terroristi chi li ha fatti.

Che il futuro possa vedere un popolo palestinese libero, come libero lo è quello israeliano, e soprattutto riunito e non diviso tra Gaza e la Cisgiordania.

E' comunque ovvio che al momento, chi deve fare più di un passo indietro sia Isreaele: ne ha fatti troppi in avanti dal 1948 ad oggi. Che si torni ai confini originari, e poi si tratti. Altrimenti non vi sarà mai la possibilità di dialogo con chi occupa le terre altrui o che militarmente fa il bello e il cattivo tempo sulle teste del popolo occupato, e che gli nega ogni accesso alle fonti energetiche, gli nega l'accesso al lavoro, lascia vivere i palestinesi in condizione di terzo mondo.
L'esatta teoria dei sionisti, che la maggioranza del popolo ebreo è stufa di seguire, perché la pace è il desiderio comune dei due popoli, però poi, in un modo o nell'altro, i sionisti hanno sempre la meglio, grazie anche a propagande stile berlusconiano-bossista, che illudono la gente.



Condivido pienamente che bisogna ridisegnare i confini, creare due stati, lasciare l'autonomia che si merita a quello palestinese.
Concordo un po' meno nella lettura della storia come da una parte il regime cattivo che affama il popolo nemico.
Perchè questa lettura non tiene conto di molti aspetti non secondari:
* che da quando Gaza è stata abbandonata c'è in corso uno scontro tra forze politiche palestinesi (sconfinata anche nella guerra civile);
* che Israele ha dichiarato la fine dell'embargo qualora Hamas e ANP trovino un accordo sulla gestione politica di Gaza Strip;
* che nella conferenza di Annapolis i rappresentanti palestinesi hanno negato di poter accettare Israele come stato ebraico (condizione posta da israele per continuare la road map);
* che Israele fornisce settimanalmente quantità di aiuti sotto forma di carburanti, cibo, medicine; inoltre Gaza è la regione mondiale che ha ricevuto il maggior numero di aiuti finanziari internazionali e nonostante questo la gente normale muore di fame quotidianamente: dove vanno a finire tutti i soldi e gli aiuti ?
* che tra Gaza Strip e Israele esiste formalmente una "guerra" in atto, visto che ogni anno vengono lanciati 10.000 razzi da Gaza in territorio ebraico (e questo continuamente, non solamente come risposta all'invasione del 2008/09);

questi sono i primi punti che mi sono venuti in mente per cercare di fare capire che forse la situazione è un po' più complessa di quello che sembra: perchè la gente "normale" soffre e muore anche in Israele; perchè di associazioni e iniziative per la pace interreligiose ce ne sono tante.
Ma quello che conta di più, purtroppo, è l'atteggiamento degli Stati (compreso Egitto ed altri stati arabi, che di colpe credo che ne abbiano molte, oltre agli immancabili USA), dei governi, dei movimenti politici.
E tra tutti, quello che mi fa più schifo è proprio Hamas, che affama e ammazza la SUA gente per alzare il clima di ostilità e trarne vantaggio politico. Avendo ANCORA come fine dichiarato quello di eliminare Israele.
Etrusco
00venerdì 4 giugno 2010 12:02
Re:
paperino73, 04/06/2010 11.34:


...CUT...
Concordo un po' meno nella lettura della storia come da una parte il regime cattivo che affama il popolo nemico.
...CUT...quello che mi fa più schifo è proprio Hamas, che affama e ammazza la SUA gente per alzare il clima di ostilità e trarne vantaggio politico. ...



Ti avevo già consigliato di informarti meglio sulla "questione dell'acqua"
che sulle altre discussioni hai sempre ignorato e sottovalutato....

Quindi, alla luce degli ultimi riscontri su questa particolare tragedia (Israele, le navi ONG e i 19 presunti pacifisti morti ammazzati),
la cosa che ti fa più schifo è Hamas? [SM=x44466]
[SM=x44467]

piperitapatty
00venerdì 4 giugno 2010 13:45
Re: Re:
Etrusco, 04/06/2010 12.02:



Ti avevo già consigliato di informarti meglio sulla "questione dell'acqua"
che sulle altre discussioni hai sempre ignorato e sottovalutato....

Quindi, alla luce degli ultimi riscontri su questa particolare tragedia (Israele, le navi ONG e i 19 presunti pacifisti morti ammazzati),
la cosa che ti fa più schifo è Hamas? [SM=x44466]
[SM=x44467]





della serie estrapoliamo quel cacchio che ci pare [SM=x44508]
Arjuna
00venerdì 4 giugno 2010 14:19

Quando si parla di Israele e Striscia di Gaza è impossibile non finire nello scontro politico-ideologico.



Io resto dell'idea che, nel caso specifico, c'è stata una reazione esagerata dei militari, probabilmente dovuta ad informazioni sbagliate. Magari si aspettavano dei terroristi armati, invece c'erano delle persone normali. Non giustifico l'aggressione e le uccisioni, sia chiaro, faccio solo ipotesi per capire perchè sia successo quel che è successo.



Su un discorso generale penso che da entrambe le parti:
- ci siano colpe e ragioni;
- ci sia gente che s'ingrassa sulla situazione;
- ci sia gente di buona volontà;
- ci siano fanatici/integralisti;
- ci siano persone che vorrebbero solo vivere in pace;
Però ammetto che la mia conoscenza del problema è troppo limitata per poter dare un giudizio realistico, è una situazione talmente intricata/ingarbugliata che mi spaventa perfino.
piperitapatty
00venerdì 4 giugno 2010 14:37
Re:
Arjuna, 04/06/2010 14.19:


Quando si parla di Israele e Striscia di Gaza è impossibile non finire nello scontro politico-ideologico.



Io resto dell'idea che, nel caso specifico, c'è stata una reazione esagerata dei militari, probabilmente dovuta ad informazioni sbagliate. Magari si aspettavano dei terroristi armati, invece c'erano delle persone normali. Non giustifico l'aggressione e le uccisioni, sia chiaro, faccio solo ipotesi per capire perchè sia successo quel che è successo.



Su un discorso generale penso che da entrambe le parti:
- ci siano colpe e ragioni;
- ci sia gente che s'ingrassa sulla situazione;
- ci sia gente di buona volontà;
- ci siano fanatici/integralisti;
- ci siano persone che vorrebbero solo vivere in pace;
Però ammetto che la mia conoscenza del problema è troppo limitata per poter dare un giudizio realistico, è una situazione talmente intricata/ingarbugliata che mi spaventa perfino.



ti quoto interamente.
io ho sempre ritenuto la situazione talmente complicata e delicata per prendere le parti di uno o dell'altro. poi dipende da che sguardo di insieme si vuole avere. io non sono capace di scegliere chi sono i buoni e chi cattivi, altri evidentemente son più bravi

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