Sono circa 70mila le prostitute che lavorano in Italia e di queste duemila sono minorenni: finiscono sulla strada a 7 anni. I numeri di questa ricerca sono stati resi noti dall'Osservatorio dell'Asl di Rimini. Secondo i dati raccolti, poco meno della metà delle "lucciole" sono immigrate e provengono da Nigeria (59%), Albania (14,1%) ed ex Jugoslavia (10%). Il 94,2% sono donne, mente il resto transessuali e travestiti.
A preoccupare, però, è soprattutto il crescente numero di baby prostitute. Lo sfruttamento sessuale per i minori italiani avviene prevalentemente in casa, mentre i piccoli stranieri, maschi e femmine, sono costretti a prostituirsi in strada o in locali. La novità di questo fenomeno è che
i minorenni sono pronti a vendersi occasionalmente per concedersi dei piccoli lussi. Un altro fatto che emerge da questa ricerca, realizzata, esaminando le coste di Marche ed Emilia Romagna e le province di Milano, Venezia, Roma, Napoli, Bari e Palermo, è che spesso oltre alla prostituzione controllata da vere e proprie organizzazioni criminali, c'è quella gestita tra le mura di casa. Secondo le indagini, l'iniziazione avviene per lo più in famiglia con violenze fisiche e psicologiche. La prostituzione vera e propria comincerebbe poi con la vendita del bambino, un inganno o un rapimento frequente soprattutto nei Paesi dell'Est Europa.
A peggiorare la situazione è il fatto che i numeri sono in continua crescita.
Tante ragazze, infatti, preferiscono una vita che le consenta di guadagnare anche 20mila euro al mese piuttosto che la legalità di una vita normale ma ben meno agiata. Forse anche per questo il giro della prostituzione produce un fatturato annuo dai 16 ai 26 miliardi di euro.
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