Preso dalla rete.
Un primo problema riguarda le moto: con l’avvento delle 4 tempi, le cilindrate sono state raddoppiate e con esse c’è stata una crescita esponenziale delle velocità di punta e, di conseguenza, dell’estremizzazione della fase di frenata, cosa che mette in crisi meccanica e freni.
Quando Loris Capirossi riesce a spingere la propria Ducati a 328 kmh uguaglia quello che farebbe Michael Schumacher a bordo della Ferrari con la piccola differenza che il tedesco è a bordo di una monoposto con protezioni laterali, quattro ruote e un impianto frenante da Concorde. Da qui se ne ricava il fatto che o la moto è dotata di freni potenti e affidabili o sono guai in caso di uscita di pista.
Quello che è successo a Kato è proprio questo: il freno a disco destro della sua Honda è esploso proiettandolo contro un muretto. E la velocità? Ovviamente altissima perché i rettilinei di Suzuka sono da F1 e lo schianto è stato soltanto parzialmente attutito dai freni che non si sono rotti a bordo della Honda #74. Per non parlare delle vie di fuga: inesistenti. E vedere Ukawa centrare di testa i materassoni di gomma a tutta velocità non è un bello spettacolo.
Forti critiche, inoltre, vanno fatte ai commissari di pista addetti al soccorso. Come da più fonti è stato fatto notare a Kato, già in arresto cardiocircolatorio, non è stato estratto il casco, non è stato usato un collare cervicale (il pilota soffriva di lussazione tra la prima e la seconda vertebra), non hanno usato, per portarlo via, una tavola spinale ma una comune barella e, quel che è peggio, hanno sollevato il pilota per le braccia e per le gambe senza reggergli le gambe. Quanto basta per aprire una inchiesta e valutare quali e quanti danni siano stati causati al povero Kato al momento del soccorso.