Kato resta fra la vita e la morte

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Asgeir Mickelson
00martedì 8 aprile 2003 18:00
TOKYO, 7 aprile 2003 - Daijiro Kato è sempre in coma e continua a lottare fra la vita e la morte. Il pilota giapponese, caduto domenica al terzo giro del GP del Giappone, prova inaugurale del motomondiale nella MotoGP, ha riportato gravi ferite alla testa, al collo e al petto ed è sempre in condizioni critiche: “E' ancora in coma - ha comunicato uno degli organizzatori del GP - non ci sono stati cambiamenti durante la notte. E' continuamente sottoposto ai trattamenti, ma non ha ripreso conoscenza”.Kato, subito dopo il violento impatto a circa 200 km orari, era stato trasferito in elicottero in ospedale nel reparto di terapia intensiva. Il cuore batteva ancora, ma le sue condizioni erano apparse subito gravissime. Sposato e padre di due bambine, è stato vegliato dalla famiglia insieme allo staff della Honda e ad alcuni organizzatori del GP. L'incidente ha sconvolto tutto l'ambiente del motomondiale. Valentino Rossi, ieri vincitore della corsa, ha promesso di scrivere una formale lettera di protesta contro la pericolosità della pista di Suzuka dove sabato si era infortunato anche Marco Melandri riportando la frattura del femore e della caviglia della gamba sinistra. Ancora non chiara la dinamica dell'incidente. Tohru Ukawa si trovava dietro al connazionale al momento della caduta e racconta: “Mi è sembrato si sia toccato con qualche altro concorrente, la moto si è intraversata ed è decollata in aria”.
Nortek
00martedì 8 aprile 2003 22:46
Preso dalla rete.
Un primo problema riguarda le moto: con l’avvento delle 4 tempi, le cilindrate sono state raddoppiate e con esse c’è stata una crescita esponenziale delle velocità di punta e, di conseguenza, dell’estremizzazione della fase di frenata, cosa che mette in crisi meccanica e freni.

Quando Loris Capirossi riesce a spingere la propria Ducati a 328 kmh uguaglia quello che farebbe Michael Schumacher a bordo della Ferrari con la piccola differenza che il tedesco è a bordo di una monoposto con protezioni laterali, quattro ruote e un impianto frenante da Concorde. Da qui se ne ricava il fatto che o la moto è dotata di freni potenti e affidabili o sono guai in caso di uscita di pista.

Quello che è successo a Kato è proprio questo: il freno a disco destro della sua Honda è esploso proiettandolo contro un muretto. E la velocità? Ovviamente altissima perché i rettilinei di Suzuka sono da F1 e lo schianto è stato soltanto parzialmente attutito dai freni che non si sono rotti a bordo della Honda #74. Per non parlare delle vie di fuga: inesistenti. E vedere Ukawa centrare di testa i materassoni di gomma a tutta velocità non è un bello spettacolo.

Forti critiche, inoltre, vanno fatte ai commissari di pista addetti al soccorso. Come da più fonti è stato fatto notare a Kato, già in arresto cardiocircolatorio, non è stato estratto il casco, non è stato usato un collare cervicale (il pilota soffriva di lussazione tra la prima e la seconda vertebra), non hanno usato, per portarlo via, una tavola spinale ma una comune barella e, quel che è peggio, hanno sollevato il pilota per le braccia e per le gambe senza reggergli le gambe. Quanto basta per aprire una inchiesta e valutare quali e quanti danni siano stati causati al povero Kato al momento del soccorso.
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