L'abolizione delle province è finita in soffitta

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paperino73
00martedì 21 ottobre 2008 15:21

di M. Ruschioni


Le promesse elettorali sono come le foglie d’autunno. Basta un soffio di vento e spariscono, spazzate via, lontano dall’albero dal quale erano cadute e dalla vista di tutti. Così è stato per un punto del programma elettorale: l’abolizione delle province. Si diceva che fossero troppe, si elencavano i costi eccessivi, si argomentava della loro inutilità. Il vento dell’abolizione di questi enti, in tutta in Italia se ne contano centonove, ha gonfiato le vele dell’antipolitica per interi mesi e riempito la bocca di tutti i politici.

Rizzo e Stella nel loro libro, Grillo nel suo blog, Veltroni e Berlusconi dai rispettivi palchi: tutti erano della stessa opinione. Non è una cosa da poco se consideriamo che siamo in Italia, paese dove se si è in cinque a discutere escono fuori sei opinioni differenti. Ed ora, ad appena sei mesi dalle elezioni, tutto tace. Magari nelle segrete stanze di Palazzo Chigi qualche costituzionalista starà lavorando ad un disegno per semplificare il tutto, penserà qualche persona in buona fede. Non è così. Purtroppo dell’abolizione delle provincie non rimangono che le tante parole spese in campagna elettorale. Anche il sito aboliamoleprovincie è fermo, l’ultimo aggiornamento è del 10 settembre, il blog di Beppe Grillo ha tolto l’argomento dall’home page.

Tutti, in un modo o nell’altro, se ne sono dimenticati. Perché nessun membro dell’esecutivo ne parla più? Semplice: l’abolizione delle province non rientra nel programma del governo. Il concetto, che provocherà mal di pancia agli elettori, è stato espresso direttamente da Roberto Maroni, che di questo governo è ministro degli interni, intervenendo ai lavori dell'Assemblea Generale delle Province d'Italia. Le Province sono utili, servono per meglio amministrare i contesti locali, il succo del suo intervento. Nessuno dei maggiori quotidiani nazionali ha dato peso alle parole del ministro leghista. Ma è chiaro che il discorso sulle province è stato bloccato è per non creare acredine con la Lega. Per il partito di Bossi quegli enti rappresentano bacini elettorali non indifferenti. Nei consigli provinciali del nord la bandiera verde ha il suo peso.

Sentite Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma: “In Consiglio dei ministri questo argomento non è mai stato discusso, anzi noto che su questo punto c’è un sano conservatorismo, l’argomento mi sembra sia stata messo in soffitta e temo che ci rimarrà per un bel po’”. Ma Rotondi cosa pensa dell’abolizione delle province italiane? “Sono favorevole alla abolizione e più in generale alla cancellazione di tutti gli enti inutili, la vera rivoluzione – ha aggiunto Rotondi – sarebbe ridurre di un terzo le regioni, ma per fare una cosa del genere servirebbe un riassetto costituzionale più complesso”. Se oggi si volesse iniziare un serio percorso per la cancellazione delle province le linee guida per le opportune modifiche costituzionali sarebbero già tracciate.

Addirittura un progetto sarebbe già arrivato sul tavolo del ministro Sacconi, composto da leggi ordinarie di facile attuazione e realizzato dal costituzionalista Achille Chiappetti, professore ordinario di diritto pubblico all’università La Sapienza di Roma, che assicura, “ basterebbero pochi mesi e le competenze delle province verrebbero assegnate ai comuni e alle regioni”. Insomma se ci fosse una seria volontà politica si potrebbe procedere. Mancando questa le centonove province italiane continuano a partorire presidenti con tutto il codazzo di assessori, consiglieri, auto di servizio, uffici stampa e spese varie. E qui si apre un altro capitolo: quanto costano le province?

Secondo una indagine Eurispes l’ammontare complessivo sarebbe di dieci miliardi di euro.“Ma solo una minima parte di questa cifra è destinata a spese politiche”, spiega Giuseppe Vegas, sottosegretario all’Economia, secondo il quale, “in linea di principio anche io sono favorevole alla soppressione di questi enti, ma è necessario sottolineare che se non ci fossero più le cariche politiche il risparmio si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro, abolire le province non significa quindi risparmiare dieci miliardi di euro”. Le altre spese continuerebbero ad esserci, ma cinquecento milioni di euro sarebbe pur sempre un risparmio considerevole visti i tempi. Ma anche Vegas è costretto ad ammettere che l’argomento non è mai stato affrontato onde evitare attriti con la Lega. Insomma le province non si toccano, sono utili e guai a parlarne male. Nessuno quindi faccia dello spirito sulla neonata provincia di Carbonia Iglesias, che comprende lo spicchio sud occidentale della Sardegna. C’è da chiedersi, visto che questi enti sono tanto utili, come abbiano fatto i ventitre comuni di quell’area a rimanere orfani del gonfalone provinciale fino ad oggi.



fonte: l'occidentale.it


[SM=x44520]

Mi faccio serio.
Comincio a temere, molto fortemente, che il federalismo non sia altro che una ridistribuzione (se non un aumento) dei centri di spesa. Con buona pace di chi si preoccupa per il debito pubblico.

E intanto il reddito delle famiglie continua ad essere eroso dal carovita.

[SM=x44504]
FerrariDaytona
00martedì 21 ottobre 2008 15:25
era prevedibile: come si può togliere seggio sotto al culo e posti di lavoro a così tanti parassiti inutili?
il tobas
00martedì 21 ottobre 2008 15:56
Re:
paperino73, 21/10/2008 15.21:


di M. Ruschioni


Le promesse elettorali sono come le foglie d’autunno. Basta un soffio di vento e spariscono, spazzate via, lontano dall’albero dal quale erano cadute e dalla vista di tutti. Così è stato per un punto del programma elettorale: l’abolizione delle province. Si diceva che fossero troppe, si elencavano i costi eccessivi, si argomentava della loro inutilità. Il vento dell’abolizione di questi enti, in tutta in Italia se ne contano centonove, ha gonfiato le vele dell’antipolitica per interi mesi e riempito la bocca di tutti i politici.

Rizzo e Stella nel loro libro, Grillo nel suo blog, Veltroni e Berlusconi dai rispettivi palchi: tutti erano della stessa opinione. Non è una cosa da poco se consideriamo che siamo in Italia, paese dove se si è in cinque a discutere escono fuori sei opinioni differenti. Ed ora, ad appena sei mesi dalle elezioni, tutto tace. Magari nelle segrete stanze di Palazzo Chigi qualche costituzionalista starà lavorando ad un disegno per semplificare il tutto, penserà qualche persona in buona fede. Non è così. Purtroppo dell’abolizione delle provincie non rimangono che le tante parole spese in campagna elettorale. Anche il sito aboliamoleprovincie è fermo, l’ultimo aggiornamento è del 10 settembre, il blog di Beppe Grillo ha tolto l’argomento dall’home page.

Tutti, in un modo o nell’altro, se ne sono dimenticati. Perché nessun membro dell’esecutivo ne parla più? Semplice: l’abolizione delle province non rientra nel programma del governo. Il concetto, che provocherà mal di pancia agli elettori, è stato espresso direttamente da Roberto Maroni, che di questo governo è ministro degli interni, intervenendo ai lavori dell'Assemblea Generale delle Province d'Italia. Le Province sono utili, servono per meglio amministrare i contesti locali, il succo del suo intervento. Nessuno dei maggiori quotidiani nazionali ha dato peso alle parole del ministro leghista. Ma è chiaro che il discorso sulle province è stato bloccato è per non creare acredine con la Lega. Per il partito di Bossi quegli enti rappresentano bacini elettorali non indifferenti. Nei consigli provinciali del nord la bandiera verde ha il suo peso.

Sentite Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma: “In Consiglio dei ministri questo argomento non è mai stato discusso, anzi noto che su questo punto c’è un sano conservatorismo, l’argomento mi sembra sia stata messo in soffitta e temo che ci rimarrà per un bel po’”. Ma Rotondi cosa pensa dell’abolizione delle province italiane? “Sono favorevole alla abolizione e più in generale alla cancellazione di tutti gli enti inutili, la vera rivoluzione – ha aggiunto Rotondi – sarebbe ridurre di un terzo le regioni, ma per fare una cosa del genere servirebbe un riassetto costituzionale più complesso”. Se oggi si volesse iniziare un serio percorso per la cancellazione delle province le linee guida per le opportune modifiche costituzionali sarebbero già tracciate.

Addirittura un progetto sarebbe già arrivato sul tavolo del ministro Sacconi, composto da leggi ordinarie di facile attuazione e realizzato dal costituzionalista Achille Chiappetti, professore ordinario di diritto pubblico all’università La Sapienza di Roma, che assicura, “ basterebbero pochi mesi e le competenze delle province verrebbero assegnate ai comuni e alle regioni”. Insomma se ci fosse una seria volontà politica si potrebbe procedere. Mancando questa le centonove province italiane continuano a partorire presidenti con tutto il codazzo di assessori, consiglieri, auto di servizio, uffici stampa e spese varie. E qui si apre un altro capitolo: quanto costano le province?

Secondo una indagine Eurispes l’ammontare complessivo sarebbe di dieci miliardi di euro.“Ma solo una minima parte di questa cifra è destinata a spese politiche”, spiega Giuseppe Vegas, sottosegretario all’Economia, secondo il quale, “in linea di principio anche io sono favorevole alla soppressione di questi enti, ma è necessario sottolineare che se non ci fossero più le cariche politiche il risparmio si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro, abolire le province non significa quindi risparmiare dieci miliardi di euro”. Le altre spese continuerebbero ad esserci, ma cinquecento milioni di euro sarebbe pur sempre un risparmio considerevole visti i tempi. Ma anche Vegas è costretto ad ammettere che l’argomento non è mai stato affrontato onde evitare attriti con la Lega. Insomma le province non si toccano, sono utili e guai a parlarne male. Nessuno quindi faccia dello spirito sulla neonata provincia di Carbonia Iglesias, che comprende lo spicchio sud occidentale della Sardegna. C’è da chiedersi, visto che questi enti sono tanto utili, come abbiano fatto i ventitre comuni di quell’area a rimanere orfani del gonfalone provinciale fino ad oggi.



fonte: l'occidentale.it


[SM=x44520]

Mi faccio serio.
Comincio a temere, molto fortemente, che il federalismo non sia altro che una ridistribuzione (se non un aumento) dei centri di spesa. Con buona pace di chi si preoccupa per il debito pubblico.

E intanto il reddito delle famiglie continua ad essere eroso dal carovita.

[SM=x44504]



Meglio tardi che mai.

Tu la testa ce l'hai, è che non ti applichi.
paperino73
00martedì 21 ottobre 2008 16:02
il tobas, 21/10/2008 15.56:


Meglio tardi che mai.

Tu la testa ce l'hai, è che non ti applichi.




Sono un inguaribile ottimista.
Confido sempre nella bontà del prossimo.


OT
battute a parte, sai quante volte me lo hanno detto ai tempi del liceo [SM=x44458]
/OT
il tobas
00martedì 21 ottobre 2008 16:03
Re:
paperino73, 21/10/2008 16.02:




Sono un inguaribile ottimista.
Confido sempre nella bontà del prossimo.


OT
battute a parte, sai quante volte me lo hanno detto ai tempi del liceo [SM=x44458]
/OT



era la frase classica che durante il periodico colloquio i professori ripetevano ai genitori
radcla
00martedì 21 ottobre 2008 16:09
Re: Re:
il tobas, 21/10/2008 16.03:



era la frase classica che durante il periodico colloquio i professori ripetevano ai genitori




[SM=x44458] [SM=x44458] [SM=x44458]



Per le province, negli ultimi anni (sotto governi di entrambi gli schieramenti) ne sono nate tante nuove.
Ora si vogliono abolire .... ma un poco di coerenza? [SM=x44463]
Arjuna
00martedì 21 ottobre 2008 16:14

Ma qualcuno ha seriamente pensato che potessero ridurre le province?

E poi dove li metti i raccomandati politici locali?
il tobas
00martedì 21 ottobre 2008 16:14
Re: Re: Re:
radcla, 21/10/2008 16.09:




[SM=x44458] [SM=x44458] [SM=x44458]



Per le province, negli ultimi anni (sotto governi di entrambi gli schieramenti) ne sono nate tante nuove.
Ora si vogliono abolire .... ma un poco di coerenza? [SM=x44463]




Non è questone di coerenza.
Se non fossero stati sputtanati da Report o da Stella e Rizzo e altri mai nessuno avrebbe proposto di abolire le province.

E' la classica manovra populista-elettorale, come le minchiate di Brunetta, le riforme di Bersani, etc.
Arjuna
00giovedì 4 giugno 2009 16:16
Province al contrattacco: «Abolizione capitolo chiuso, riforma dopo le elezioni»

Le Province si sentono fuori pericolo ormai dopo la difesa che ne ha fatto il ministro Tremonti mercoledì scorso a "Porta a porta", quantificando in soli 200-300 milioni il risparmio effettivo che si avrebbe dalla loro abolizione. «Tremonti ha dato un elemento di verità che speriamo conclusivo e ha messo qualche paletto serio rispetto a questa sceneggiata», ha detto il presidente dell'Unione province italiane, Fabio Melilli, presentando uno studio del Censis sulle iniziative lanciate contro la crisi da nove Province (tutte rigorosamente fuori della battaglia elettorale).

«Le Province sono state le prime a reagire alla crisi e il loro intervento si è distinto, oltre che per rapidità, anche per intensità e condivisione sul territorio», ha spiegato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita. Adesso le Province passano all'attacco, forti anche della pressoché invalicabile tutela costituzionale. «Se vogliamo evitare le polemiche strumentali, dobbiamo lanciare alcune proposte capaci di imporsi dopo le elezioni nella discussione sull'attuazione del federalismo», ha detto Maria Teresa Armosino, ex sottosegretario all'Economia e ora presidente della Provincia di Asti.

Dall'Upi le proposte sono: attuazione immediata del codice delle autonomie, disponibilità a rivedere le circoscrizioni provinciali (al fine di razionalizzare le 110 province attuali), eliminazione drastica di tutti gli enti e gli organismi intermedi fra Province e Comuni e fra Province e Regioni.

Inevitabile anche la richiesta di una riduzione dei rigori del patto di stabilità: per le sole nove province esaminate a fondo dal Censis a fronte di 466 milioni di investimenti pronti, se ne possono attivare (e pagare) solo per 298 milioni.
28 maggio 2009

Da il sole 24 ore



Questo nonostante un sondaggio dica che l'85% dei votanti sia a favore dell'abolizione

piperitapatty
00giovedì 4 giugno 2009 16:20
Re: Province al contrattacco: «Abolizione capitolo chiuso, riforma dopo le elezioni»
Arjuna, 04/06/2009 16.16:


Le Province si sentono fuori pericolo ormai dopo la difesa che ne ha fatto il ministro Tremonti mercoledì scorso a "Porta a porta", quantificando in soli 200-300 milioni il risparmio effettivo che si avrebbe dalla loro abolizione. «Tremonti ha dato un elemento di verità che speriamo conclusivo e ha messo qualche paletto serio rispetto a questa sceneggiata», ha detto il presidente dell'Unione province italiane, Fabio Melilli, presentando uno studio del Censis sulle iniziative lanciate contro la crisi da nove Province (tutte rigorosamente fuori della battaglia elettorale).

«Le Province sono state le prime a reagire alla crisi e il loro intervento si è distinto, oltre che per rapidità, anche per intensità e condivisione sul territorio», ha spiegato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita. Adesso le Province passano all'attacco, forti anche della pressoché invalicabile tutela costituzionale. «Se vogliamo evitare le polemiche strumentali, dobbiamo lanciare alcune proposte capaci di imporsi dopo le elezioni nella discussione sull'attuazione del federalismo», ha detto Maria Teresa Armosino, ex sottosegretario all'Economia e ora presidente della Provincia di Asti.

Dall'Upi le proposte sono: attuazione immediata del codice delle autonomie, disponibilità a rivedere le circoscrizioni provinciali (al fine di razionalizzare le 110 province attuali), eliminazione drastica di tutti gli enti e gli organismi intermedi fra Province e Comuni e fra Province e Regioni.

Inevitabile anche la richiesta di una riduzione dei rigori del patto di stabilità: per le sole nove province esaminate a fondo dal Censis a fronte di 466 milioni di investimenti pronti, se ne possono attivare (e pagare) solo per 298 milioni.
28 maggio 2009

Da il sole 24 ore



Questo nonostante un sondaggio dica che l'85% dei votanti sia a favore dell'abolizione




bene, allora sarà il caso di farne qualche altra. magari in sardegna che ce ne sono poche.
che poi la provincia che competenze ha? a parte viabilità e qualche autorizzazione allo scarico?
il resto è demandato praticamente tutto ai comuni [SM=x44464]
paperino73
00martedì 8 giugno 2010 17:21

da corriere.it


... province sì ... province no ... mi fa venire voglia di riascoltare quel vecchio motivetto che tanto bene descrive l'Italia


[SM=x44517]

Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi;
tanta voglia di ricominciare abusiva.

Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate;
il visagista delle dive e' truccatissimo.

Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto:

Italia si' Italia no Italia bum, la strage impunita.
Puoi dir di si' puoi dir di no, ma questa e' la vita.
Prepariamoci un caffe', non rechiamoci al caffe' : c'e' un commando che ci aspetta per assassinarci un po'.
Commando si' commando no, commando omicida.
Commando pam commando papapapapam, ma se c'e' la partita
il commando non ci sta e allo stadio se ne va,
sventolando il bandierone non piu' sangue scorrera' ;
infetto si' ? Infetto no? Quintali di plasma.
Primario si' primario dai, primario fantasma,
io fantasma non saro' e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti diro'
"fi fi fi fi fi fi fi fi ti devo una pinza, fi fi fi fi fi fi fi fi, ce l ' ho nella panza".

Viva il crogiuolo di pinze. Viva il crogiuolo di panze.
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande cosi'.

Italia si' Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi.
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo; un totale di due pizze e l'Italia e' questa qua.

Fufafifi' fufafifi' Italia evviva.
Italia perfetta, perepepe' nanananai.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo:
in totale molto pizzo, ma l ' Italia non ci sta.
Italia si' Italia no, Italia si'
ue', Italia no,ue' ue' ue' ue' ue'.

Perche' la terra dei cachi e' la terra dei cachi. No.
il tobas
00martedì 8 giugno 2010 17:29
quello che temo, visti i precedenti italici, è che aboliscano le province e creino un un qualcosa di nuovo con altro nome che le ricalchi.
Arjuna
00martedì 8 giugno 2010 18:10

Ci crederò quando le vedrò abolite... [SM=x44465]
bekerovka
00mercoledì 9 giugno 2010 02:22
radcla
00mercoledì 9 giugno 2010 02:42
A me sembra che la maggioranza stia rinnegando se stessa.
Correggetemi se sbaglio, vi prego, ma rispetto a quando io andavo a scuola, e fino a circa una 15ina di anni fa, le provincie erano sempre le stesse.
Poi iniziarono a moltiplicarsi, vennero fuori Lodi, Lecco, Biella, Verbania, Crotone, Cesena, Rimini, Vibo Valentia, tutte molto limitrofe alle provincie originali anche se ignoro il numero di abitanti.
Però non si può creare una provincia, per esempio a Lodi, quando è ad uno sputo da Milano ed uno da Piacenza. Indipendentemente dagli abitanti che comprende. Eventualmente si creano uffici provinciali distaccati, per le varie pratiche burocratiche, non una nuova provincia!!
Ora, quando non è passato neanche un ventennio, si fa marcia indietro, il governo rinnega ciò che aveva fatto.

Ed ho una vaga sensazione (spero che io sia smentito) che i tagli principali saranno sotto il Po, dove la densità di abitanti è assai minore rispetto al nord e dove le distanze, in termini stradali o ferroviari, sono molto maggiori rispetto alle pianure del nord.
D'altronde il nano è ostaggio della Lega, e quindi non gli sarà semplice fare tagli sopra il Po.
paperino73
00mercoledì 9 giugno 2010 09:22
radcla, 09/06/2010 2.42:

A me sembra che la maggioranza stia rinnegando se stessa.
Correggetemi se sbaglio, vi prego, ma rispetto a quando io andavo a scuola, e fino a circa una 15ina di anni fa, le provincie erano sempre le stesse.
Poi iniziarono a moltiplicarsi, vennero fuori Lodi, Lecco, Biella, Verbania, Crotone, Cesena, Rimini, Vibo Valentia, tutte molto limitrofe alle provincie originali anche se ignoro il numero di abitanti.
Però non si può creare una provincia, per esempio a Lodi, quando è ad uno sputo da Milano ed uno da Piacenza. Indipendentemente dagli abitanti che comprende. Eventualmente si creano uffici provinciali distaccati, per le varie pratiche burocratiche, non una nuova provincia!!
Ora, quando non è passato neanche un ventennio, si fa marcia indietro, il governo rinnega ciò che aveva fatto.

Ed ho una vaga sensazione (spero che io sia smentito) che i tagli principali saranno sotto il Po, dove la densità di abitanti è assai minore rispetto al nord e dove le distanze, in termini stradali o ferroviari, sono molto maggiori rispetto alle pianure del nord.
D'altronde il nano è ostaggio della Lega, e quindi non gli sarà semplice fare tagli sopra il Po.




Per quanto riguarda la nascita delle province, alcune (tipo quelle sarde) sono del 2001, per cui non ne farei tanto una questione di schieramente politico (gli interessi locali dei politici sono squisitamente bipartisan).

Invece noto che dopo aver promesso l'abolizione delle Province, aver ritirato l'idea che non piaceva alla Lega (che come gli altri partiti deve sistemare molte persone negli enti pubblici locali), aver difeso la negazione dell'idea (cfrt Fini che chiede a Berlusconi dove sono finite le promesse elettorali, e Silvio che risponde "dalle province si risparmia poco"), oggi gira il vento, si parla di tagli e sacrifici, e torna di moda parlare di soppressione delle province.
Solo di alcune, ovviamente.
Solo parlare, ovviamente.
Etrusco
00mercoledì 9 giugno 2010 09:39
Re:
radcla, 09/06/2010 2.42:

A me sembra che la maggioranza stia rinnegando se stessa.... (ndr. le province) iniziarono a moltiplicarsi, vennero fuori Lodi, Lecco, Biella, Verbania, Crotone, Cesena, Rimini, Vibo Valentia, tutte molto limitrofe alle provincie originali anche se ignoro il numero di abitanti.
Però non si può creare una provincia, per esempio a Lodi, quando è ad uno sputo da Milano ed uno da Piacenza. Indipendentemente dagli abitanti che comprende. Eventualmente si creano uffici provinciali distaccati, per le varie pratiche burocratiche, non una nuova provincia!!
Ora, quando non è passato neanche un ventennio, si fa marcia indietro, il governo rinnega ciò che aveva fatto.

Ed ho una vaga sensazione (spero che io sia smentito) che i tagli principali saranno sotto il Po,...
D'altronde il nano è ostaggio della Lega, e quindi non gli sarà semplice fare tagli sopra il Po.



Certamente il proliferare delle nuove microprovince è più deleterio che utile, ma tu quale soluzione riterresti meglio praticabile ed efficace nel medio termine?

paperino73, 09/06/2010 9.22:


...noto che dopo aver promesso l'abolizione delle Province, aver ritirato l'idea che non piaceva alla Lega (che come gli altri partiti deve sistemare molte persone negli enti pubblici locali), aver difeso la negazione dell'idea (cfrt Fini che chiede a Berlusconi dove sono finite le promesse elettorali, e Silvio che risponde "dalle province si risparmia poco"), oggi gira il vento, si parla di tagli e sacrifici, e torna di moda parlare di soppressione delle province.
Solo di alcune, ovviamente.
Solo parlare, ovviamente.



Stessa domanda
ed in più, secondo te, quanto credi che si possa risparmiare dal taglio delle province?
Quali pro? Quali contro?

PS tempo fa in un dibattito tv ci fu un deciso scontro tra Todini e Tremonti e anche altri esponenti del PdL sono arroccati su visioni discordanti su questo argomento.

Arjuna
00mercoledì 9 giugno 2010 10:35

Personalmente io ritengo le province, tutte le province, assolutamente inutili.

Io sarei per l'abolizione di tutte le province ed il trasferimento delle competenze alle regioni.
paperino73
00mercoledì 9 giugno 2010 11:30
Arjuna, 09/06/2010 10.35:


Personalmente io ritengo le province, tutte le province, assolutamente inutili.

Io sarei per l'abolizione di tutte le province ed il trasferimento delle competenze alle regioni.




condivido.
ovviamente da questo dovrebbe seguire un ridimensionamento del personale a carico delle regioni (soprattutto di quelle che non possono pagarselo, ma se lo prendono per ragioni di clientelismo), e una soppressione di enti ed apparati parastatali in capo alle province stesse.
il risparmi ci sarebbe e sarebbe soprattutto continuativo nel tempo ...

PS - alla fine ho scoperto che le province sotto i 200.000 abitanti dovrebbero essere solo 4, perchè altre 4 essendo montane dovrebbero continuare ad esistere ....
il tobas
00mercoledì 9 giugno 2010 14:42
Ma io credo che con il taglio delle province, certi ufici sul terriotorio continuerebbero ad esistere solo sotto altro padrone.

Chi dovrebbe restare a piedi dovrebbero essere giunte, consigli provinciali e tutti coloro che lavorano per loro (segretarie, autisti etc).
Arjuna
00mercoledì 9 giugno 2010 17:16
Re:
il tobas, 09/06/2010 14.42:

Ma io credo che con il taglio delle province, certi ufici sul terriotorio continuerebbero ad esistere solo sotto altro padrone.

Chi dovrebbe restare a piedi dovrebbero essere giunte, consigli provinciali e tutti coloro che lavorano per loro (segretarie, autisti etc).



Parlando di sprechi e di clientelismi mi sa che si colpisce, più o meno intensamente, il 100% degli enti pubblici. [SM=x44465]
ElveNKinG161
00giovedì 10 giugno 2010 00:23
Re:
paperino73, 09/06/2010 11.30:




condivido.
ovviamente da questo dovrebbe seguire un ridimensionamento del personale a carico delle regioni (soprattutto di quelle che non possono pagarselo, ma se lo prendono per ragioni di clientelismo), e una soppressione di enti ed apparati parastatali in capo alle province stesse.
il risparmi ci sarebbe e sarebbe soprattutto continuativo nel tempo ...

PS - alla fine ho scoperto che le province sotto i 200.000 abitanti dovrebbero essere solo 4, perchè altre 4 essendo montane dovrebbero continuare ad esistere ....




Aggiungo che, a quanto ne so, nemmeno le province confinanti con stati esteri dovrebbero essere toccate da questo ridimensionamento. Gorizia conta meno di 150.000 abitanti ad esempio.
radcla
00giovedì 10 giugno 2010 00:38
Re: Re:
ElveNKinG161, 10/06/2010 0.23:




Aggiungo che, a quanto ne so, nemmeno le province confinanti con stati esteri dovrebbero essere toccate da questo ridimensionamento. Gorizia conta meno di 150.000 abitanti ad esempio.




ma c'è ancora, a Gorizia, quella rete alta circa un metro e mezzo, che segna il confine e che passava di fronte alla stazione ferroviaria di Nova Gorica? Io me la ricordo quando il confine era con la Jugoslavia e non con la Slovenia ... quanti anni e quante cose sono accadute nel frattempo ...
Arjuna
00venerdì 11 giugno 2010 11:39
Salta il taglio delle mini-province L'opposizione: "Un balletto ridicolo"

Soppresso l’articolo della carta delle autonomie che prevedeva la cancellazione di quattro enti
ROMA

Dietrofront di maggioranza e governo sul taglio delle “mini-province” ventilato in manovra e poi entrato nel ddl sulla Carta delle Autonomie ma con una serie di “paletti” per cui la “tagliola”, alla fine, ne avrebbe colpite solo quattro. L’impatto dell’intervento, si spiega dal governo, sarebbe stato dunque minimo, di qui la decisione di stralciare la misura con un emendamento soppressivo del relatore al provvedimento, Donato Bruno (Pdl). Ieri anche il leader della Lega Umberto Bossi aveva in osservato che di fatto l’intervento non serviva a niente.

Ma l’opposizione ha gioco facile ad attaccare un balletto definito quantomeno «ridicolo». Mentre i finiani preannunciano un emendamento alla manovra per la soppressione di quelle sotto i 400mila abitanti con il vice capogruppo del Pdl alla Camera, Italo Bocchino, che sottolinea che sulla vicenda «il Pdl non ha fatto una bella figura».

Intanto, in ogni caso, stappa una bottiglia il sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio del Pdl («la nostra volontà è stata ascoltata») e festeggia anche il collega di partito vicepresidente della regione Piemonte, Roberto Rosso, per il salvataggio in corner di Vercelli («grazie per la sensibilità dimostrata»). Così come il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione che parla di una «scelta molto saggia».

Il taglio entrato e poi uscito dal Codice delle Autonomie avrebbe avuto effetto solo su queste due province, insieme a quelle di Vibo Valentia e Isernia. Rispetto all’ipotesi uscita dalla manovra, infatti, la soglia minima per una provincia era stata abbassata da 250mila a 200mila abitanti. Non solo, province come Rieti o Biella, erano state “graziate” perchè per quelle a prevalente conformazione montana il tetto veniva abbassato a 150 mila abitanti.

A conti fatti, come spiega il sottosegretario alle Riforme Aldo Brancher «il relatore, dai calcoli sulla normativa vigente si è reso conto che il taglio si sarebbe ridotto a un numero molto ristretto di province per cui, di fatto, non aveva un forte significato mantenere questa norma».

Di qui L’emendamento di Bruno, con il quale dal ddl è stato stralciato l’intero articolo 14 riguardante, appunto, il riordino delle province. «Vicenda ridicola», dice il capogruppo del Pd in commissione Affari Costituzionali alla Camera, Gianclaudio Bressa, eppure conclusasi bene visto che «a nostro avviso il taglio delle province fatto in questo modo lede l’articolo 133 della Costituzione».

«È dimostrato che era un bluff», concorda il centrista Amedeo Ciccanti. «Anche il taglio delle mini-province - attacca il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi - si conclude, com’era prevedibile, nell’ennesima buffonata». Bruno si è riservato, in ogni caso, un’ulteriore riflessione sulla questione in vista dell’Aula dove il testo approderà lunedì prossimo e dato che, come spiega il sottosegretario all’Interno Michelino Davico, «ci sono anche altri nodi da sciogliere». Tra questi quello della possibilità prevista nel testo per un presidente di Regione di affiancarsi, per le funzioni istituzionali, un magistrato ordinario, amministrativo o contabile o un avvocato dello Stato collocato fuori ruolo sulla quale, vista la carenza di organico nella magistratura, la commissione Giustizia della Camera ha posto un “paletto”. Lunedì il testo sarà all’esame della Camera per la discussione generale.

Fonte

Ecco, avevo pochi dubbi... [SM=x44463]
uepino
00mercoledì 6 luglio 2011 08:02

Respinta la proposta dell'Italia dei Valori a causa dell'astensione del Partito democratico. Il terzo Polo aveva votato a favore. Il leader Idv: "Comportamento patetico". Bersani: "Abbiamo nostre proposte, no a tirate demagogiche". E la Lega rilancia: "Aboliamo i prefetti"


Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro
ROMA - L'aula della Camera ha detto no alla proposta di legge presentata dall'Idv sulla soppressione delle province. Contro la richiesta si è espressa la maggioranza, anche se 43 deputati Pdl si sono astenuti. A favore, oltre all'Idv, si è schierato il Terzo polo. A suscitare polemiche è stata però l'astensione del partito Democartico, che ha impedito l'approvazione del provvedimento.

Di Pietro: "Tradimento generalizzato". Una posizione che ha scatenato le ire di Antonio di Pietro: "Oggi si e' verificato un tradimento generalizzato degli impegni e dei programmi elettorali fatti da destra a sinistra", ha spiegato il leader dell'Italia dei valori rispondendo ai cronisti. "Hanno fatto a gara nel far sognare gli italiani durante la campagna elettorale, sarebbe stato il primo passo per eliminare gli sprechi della casta e ridurre i costi della provincia", ha ricordato. Non solo. "Dell'abolizione delle Province si parla dal 1960", ha detto, "ma c'è stato un comportamento patetico anche nella nostra coalizione, qualcuno ha chiesto l'ennesimo rinvio per riflettere". La verità, ha aggiunto, "è che c'è solo un'enorme distanza tra la chiacchiera elettorale e i fatti istituzionali. C'è una maggioranza trasversale che possiamo chiamare 'maggioranza della casta', tipica da Prima Repubblica". In questo, ha insistito, "spiace che la Lega che parla tanto di sprechi e costi della politica poi è in prima fila quando

si tratta di sistemare le cadreghine locali".

Bersani: "No a tirate demagogiche". Pronta la replica del segretario del Pd Pier Luigi Bersani "Noi abbiamo le nostre proposte, non ci facciano tirate demagogiche", ha detto l'ex ministro dello Sviluppo Economico. "La nostra proposta è di ridurre e accorpare le Province perchè bisogna anche dire come si fa perché alcune cose nelle Province sono inutili e altre utili come ad esempio il fatto che si occupino dei permessi per l'urbanistica".

Le divisioni nel partito. Secondo indiscrezioni però l'astensione finale sarebbe il frutto di un difficile compromesso tra diverse anime del partito. La decisione sarebbe giunta dopo una assemblea di oltre quattro ore svoltasi nel primo pomeriggio alla Camera. Una riunione che avrebbe visto alcuni democratici opporsi all'astensione. Tra questi, l'ex segretario Walter Veltroni, intervenuto in assemblea sottolineando che sarebbe stato "un errore per il pd votare con Pdl e Lega" e spiegando il rischio di dare un brutto messaggio agli elettori, proprio in un momento in cui "dovremmo dare un segnale al paese sui costi della politica".

Raisi (Fli): "Asse conservatrice Pd, Pdl, Lega". Compatto il Terzo Polo nel condannare il comportamento del partito democratico. "'Mi dispiace molto che il Pd abbia perso l'occasione di fare una cosa saggia e di mandare il governo in minoranza", ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, conversando con i cronisti in Transatlantico. "Avremmo dato un segnale", ha sottolineato, "e non sarebbe stato un peccato di lesa maestà suddividere le competenze delle Province tra Comuni e Regioni". Più duro il suo alleato di Futuro e Libertà Enzo Raisi: "Ancora una volta l'asse conservatrice del Paese, Pd, PdL e Lega ha bocciato in Aula la norma che prevedeva l'abolizione delle Province, questo a dimostrazione che, al di là dei programmi demagogici, quando si tratta di posti di potere da conservare forze teoricamente distinte e distanti si ritrovano unite".

Reguzzoni (Lega): "Abolire i prefetti" In difesa delle Province è intervenuto anche il capogruppo del Carroccio a Montecitorio Marco Reguzzoni, spiegando che si tratta di enti eletti dal popolo a differenza dei prefetti, definiti "la longa manus del centro". "Mi chiedo - ha detto Reguzzoni - perché si parla tanto di abolizione delle Province e nessuno fa notare che andrebbero soppressi i prefetti". L'esponente leghista ha quindi rilanciato: "Torniamo in aula, magari a fine settembre-primi di ottobre, con una nostra legge che ridisegni non solo le Province ma tutti gli enti collegati".


(05 luglio 2011) Fonte: Repubblica

[SM=x44504]
Avadoro
00mercoledì 6 luglio 2011 09:37
Re:
uepino, 06/07/2011 08.02:


Respinta la proposta dell'Italia dei Valori a causa dell'astensione del Partito democratico. Il terzo Polo aveva votato a favore. Il leader Idv: "Comportamento patetico". Bersani: "Abbiamo nostre proposte, no a tirate demagogiche". E la Lega rilancia: "Aboliamo i prefetti"


I

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Abolire le Province, come qualunque altro ente locale, è una cazzata immane.

Un conto è evitare le assurdità che sono state fatte in Sardegna, dove grazie allo statuto speciale sono state raddoppiate le Province creando delle giurisdizioni provinciali come quella dell'Ogliastra con 58.000 abitanti (quanto il quartiere Gallaratese a Milano o San Giovanni Teduccio a Napoli), un conto è abolire tutte le provincie come mossa puramente demagogica.

Il conto, infatti, lo pagherebbero i cittadini in termini di disagi e disservizi: qualche mese fa sembrava essere stata approvata una norma che avrebbe abolito le Provincie sotto i 220.000 abitanti (perché 220 e non 200? Perché così si salvavano Prato e Asti, che hanno padrini politici di rilievo).
Ebbene, a parte che le regioni a statuto speciale sarebbero state esentate dalla norma e quindi le mitiche nuove province sarde di Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia e Porto Torres sarebbero continuate a esistere, sarebbe stata abolita, ad esempio la Provincia di Sondrio.
Basta riflettere un attimo per capire però che oltre al numero di abitanti c'è anche la geografia e che con un eventuale trasferimento dei comuni sondriesi su Bergamo o (più probabilmente) su Lecco, un abitante di Livigno avrebbe dovuto affrontare un viaggio di oltre 200 km (sola andata) per andare in Provincia a prendere un documento.
La geografia dice invece che tra Pescara e Chieti ci sono 18 km, tra Pisa e Livorno poco più di 20 e tra Forlì e Ravenna circa 30.
D'altro canto, Monza è a 12 km da Milano ma per la densità abitativa e produttiva del suo circondario con il connesso carico di esigenze e problemi, è stato opportuno staccarla dalla Provincia di Milano, provincia quest'ultima che probabilmente andrebbe abolita, insieme a quelle di Roma, Napoli e Torino, per creare le famose "aeree metropolitane" di cui si parla da vent'anni.


Il succo è che non è in periferia che si deve tagliare, ma al centro.
Siamo un Paese malato di centralismo fin dalla sua fondazione, per ossequio a Napoleone III che ci ha aiutato nelle guerre di indipendenza abbiamo infatti copiato la struttura dello stato francese, che è quanto di più lontano ci fosse dalle nostre esigenze.
La Francia è Parigi e campagna ed ha più di mille anni di storia unitaria, noi, come la Germania, siamo un collage di città e regioni storiche e meglio avremmo fatto a darci una struttura federale e decentrata ma abbiamo perso anche l'occasione offerta dalla fine del regime fascista per dare una decisa svolta alla struttura dello Stato.

Su questo (e solo su questo) sono d'accordo con la Lega: tagliamo le prefetture, come già sosteneva il presidente Luigi Einaudi negli anni Cinquanta, enti napoleonici inutili che vanno a sovrapporre indebitamente le proprie competenze a quelle dei sindaci e dei questori.
E via anche i Carabinieri, un "unicum" tutto italiano, un inutile e pernicioso raddoppio delle forze di polizia che non ha eguali al mondo.


fabius039
00mercoledì 6 luglio 2011 20:06
Re: Re:
Avadoro, 7/6/2011 9:37 AM:



Abolire le Province, come qualunque altro ente locale, è una cazzata immane.

Un conto è evitare le assurdità che sono state fatte in Sardegna, dove grazie allo statuto speciale sono state raddoppiate le Province creando delle giurisdizioni provinciali come quella dell'Ogliastra con 58.000 abitanti (quanto il quartiere Gallaratese a Milano o San Giovanni Teduccio a Napoli), un conto è abolire tutte le provincie come mossa puramente demagogica.

Il conto, infatti, lo pagherebbero i cittadini in termini di disagi e disservizi: qualche mese fa sembrava essere stata approvata una norma che avrebbe abolito le Provincie sotto i 220.000 abitanti (perché 220 e non 200? Perché così si salvavano Prato e Asti, che hanno padrini politici di rilievo).
Ebbene, a parte che le regioni a statuto speciale sarebbero state esentate dalla norma e quindi le mitiche nuove province sarde di Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia e Porto Torres sarebbero continuate a esistere, sarebbe stata abolita, ad esempio la Provincia di Sondrio.
Basta riflettere un attimo per capire però che oltre al numero di abitanti c'è anche la geografia e che con un eventuale trasferimento dei comuni sondriesi su Bergamo o (più probabilmente) su Lecco, un abitante di Livigno avrebbe dovuto affrontare un viaggio di oltre 200 km (sola andata) per andare in Provincia a prendere un documento.
La geografia dice invece che tra Pescara e Chieti ci sono 18 km, tra Pisa e Livorno poco più di 20 e tra Forlì e Ravenna circa 30.
D'altro canto, Monza è a 12 km da Milano ma per la densità abitativa e produttiva del suo circondario con il connesso carico di esigenze e problemi, è stato opportuno staccarla dalla Provincia di Milano, provincia quest'ultima che probabilmente andrebbe abolita, insieme a quelle di Roma, Napoli e Torino, per creare le famose "aeree metropolitane" di cui si parla da vent'anni.


Il succo è che non è in periferia che si deve tagliare, ma al centro.
Siamo un Paese malato di centralismo fin dalla sua fondazione, per ossequio a Napoleone III che ci ha aiutato nelle guerre di indipendenza abbiamo infatti copiato la struttura dello stato francese, che è quanto di più lontano ci fosse dalle nostre esigenze.
La Francia è Parigi e campagna ed ha più di mille anni di storia unitaria, noi, come la Germania, siamo un collage di città e regioni storiche e meglio avremmo fatto a darci una struttura federale e decentrata ma abbiamo perso anche l'occasione offerta dalla fine del regime fascista per dare una decisa svolta alla struttura dello Stato.

Su questo (e solo su questo) sono d'accordo con la Lega: tagliamo le prefetture, come già sosteneva il presidente Luigi Einaudi negli anni Cinquanta, enti napoleonici inutili che vanno a sovrapporre indebitamente le proprie competenze a quelle dei sindaci e dei questori.
E via anche i Carabinieri, un "unicum" tutto italiano, un inutile e pernicioso raddoppio delle forze di polizia che non ha eguali al mondo.



Sono sostanzialmente d'accordo. Le provincie che corrispondono ad una realtà storica, geografica e culturale vanno mantenute, magari ridisegnandone i confini. Ed andrebbero identificate non col nome del capoluogo, ma con quello del territorio omogeneo da cui sono costituite.
Quindi ben vengano le provincie della Valtellina, dell'Irpinia, del Salento, della Ciociaria, della Lunigiana, della Brianza, delle Langhe e così via.
Altre non hanno una base storica e culturale, ed andrebbero soppresse o accorpate; dalle 110 attuali ragionevolmente si potrebbe scendere a 80-90.

Partiamo dal territorio, e poi designiamo la sede, non viceversa.

E soprattutto eliminare le sovrapposizioni di competenza, in caso di conflitto sempre meglio decentrare nelle provincie e snellire i compiti delle regioni, che dovrebbero ridursi a semplice coordinamento delle provincie per i temi fondamentali, come la sanità e l'istruzione.
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