L'Italia non ci ha voluto, ora non si vanti dei nostri successi

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Etrusco
00sabato 13 febbraio 2016 19:46
Cervelli in fuga


La ricercatrice gela la Giannini: “L’Italia non ci ha voluto, non si vanti dei nostri successi”



Lo sfogo di una studiosa che ha vinto una borsa da due milioni: svilupperò il mio progetto in Olanda. Nel nostro Paese non esiste meritocrazia



Roberta D’Alessandro e il suo messaggio pubblicato su Facebook




 


«Cara ministra, la prego di non vantarsi dei miei risultati». Inizia così il duro messaggio di Roberta D’Alessandro, ricercatrice italiana che vive e lavora in Olanda, a Stefania Giannini. Un autentico sfogo su Facebook indirizzato alla ministra dell’Istruzione, che aveva esultato per il successo degli italiani al prestigioso bando - da oltre mezzo miliardo - dell’European Research Council.  


 


I MILIONI PERSI  


30 nostri ricercatori (su 302) hanno vinto fino a due milioni di “borsa” a testa. Siamo al terzo posto dietro Inghilterra e Germania, «un’ottima notizia per la ricerca italiana» come evidenziava sui social la ministra. «Ma quei successi non sono affatto italiani e non deve appropriarsene», ha replicato Roberta D’Alessandro. Un vero e proprio atto d’accusa al sistema dell’istruzione italico. Un autentico autogol per la ministra, che i social hanno subito amplificato.  


 


Il messaggio che aveva pubblicato la ministra Giannini su Facebook  





 


LEGGI ANCHE L’italiano all’estero: “Così ho decifrato il segnale che fa la storia”  


 


“L’ITALIA NON CI HA VOLUTO”  


Guardando i dati, infatti, c’è poco da esultare. Come riferisce Uninews24, soltanto 13 ricercatori resteranno in Italia a sviluppare i loro progetti. La maggior parte di loro lo farà all’estero. Cervelli in fuga per scelta o necessità, che da tempo hanno lasciato il nostro Paese per altri lidi, dove la ricerca è più valorizzata. «La mia borsa e quella del collega Francesco Berto sono olandesi, non italiane. L’Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai», continua Roberta D’Alessandro.  


 


Grafico: le nazionalità dei ricercatori vincitori del bando (Fonte: ERC)  





 


LO SFOGO AL VETRIOLO  


Nel suo j’accuse la ricercatrice si toglie più di un sassolino dalla scarpa, denunciando come la meritocrazia, in ambito accademico, non è tenuta in gran conto in Italia: «Vada a chiedere alla vincitrice del concorso per linguistica informatica al Politecnico di Milano (con dottorato in estetica, mentre io lavoravo in Microsoft), quante grant ha ottenuto. Vada a chiedere alle due vincitrici del concorso in linguistica inglese, senza dottorato, alla Statale di Milano, quanti fondi hanno ottenuto. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso di linguistica inglese, specializzata in tedesco, che vinceva il concorso all’Aquila (mentre io lo vincevo a Cambridge, la settimana dopo) quanti fondi ha ottenuto». Ma, ora, Roberta si è presa una bella rivincita.

Fonte: La Stampa, Filippo Femia, 13/2/2016


Arcanna Jones
00sabato 13 febbraio 2016 23:18
Alla fine le università italiane spendono soldi per preparare professionisti che poi scapperanno all'estero e non torneranno mai più.
Tanto vale allora cambiare il sistema universitario per renderlo coerente col destino dei laureandi. Cioè numero chiuso e sfornare solo quelli necessari al sempre più esiguo fabbisogno nazionale, dove il lavoro è sempre meno professionale e dequalificato.
Prendetela come una domanda provocatoria, non converrebbe privatizzare tutte le università?
riccardo60
00domenica 14 febbraio 2016 12:51
Re:
Arcanna Jones, 13/02/2016 23:18:

Alla fine le università italiane spendono soldi per preparare professionisti che poi scapperanno all'estero e non torneranno mai più.
Tanto vale allora cambiare il sistema universitario per renderlo coerente col destino dei laureandi. Cioè numero chiuso e sfornare solo quelli necessari al sempre più esiguo fabbisogno nazionale, dove il lavoro è sempre meno professionale e dequalificato.
Prendetela come una domanda provocatoria, non converrebbe privatizzare tutte le università?




A domanda provocatoria, risposta provocatoria, ma mica tanto,

No, al contrario io azzererei tutti i contributi statali per tutte le scuole e università private,
se vuoi andare in una scuola privata te la paghi di tasca tua interamente,
in fondo è quello che dice la costituzione, ma continuamente aggirata dai soliti furbetti. [SM=g1700002]
Arcanna Jones
00domenica 14 febbraio 2016 13:21
Re: Re:
riccardo60, 14/02/2016 12:51:

io azzererei tutti i contributi statali per tutte le scuole e università private,
se vuoi andare in una scuola privata te la paghi di tasca tua interamente,




Ma si, è la stessa cosa che intendevo dire io col privatizzare tutte le università.
Se sono private è ovvio che si finanziano privatamente senza chiedere aiuto allo Stato.
c'eraunavodka
00domenica 14 febbraio 2016 16:18
Questa vicenda riporta l'attenzione sul nostro sistema della ricerca, fa acqua da tutte le parti.
Da qui vediamo che i cervelli ce li avremmo, ma siccome quando si assegnano quelle poche borse di studio o quei posti per fare ricerca dall'interno delle università (alcuni riconosciute ancora veri centri d'eccellenza mondiale, non so per quanto ancora però) si privilegia sempre i raccomandati, i figli di... anzichè seguire i criteri del merito e dei titoli accademici, ricerche, pubblicazioni.

Alla fine qui in Italia ci si azzuffa per vincere un posto che comunque alla fine riconoscerà uno stipendio di 3 o più volte inferiore a quanto si prenderebbe all'estero, con la differenza che all'estero per vincere quel posto spesso non si deve perder tempo nemmeno a fare concorsi, basta inviare il proprio curriculum e nel giro di poche ore si ha subito la risposta, se positiva segue a breve colloquio e assunzione a lungo termine.
riccardo60
00domenica 14 febbraio 2016 16:52
Re:
c'eraunavodka, 14/02/2016 16:18:

Questa vicenda riporta l'attenzione sul nostro sistema della ricerca, fa acqua da tutte le parti.
Da qui vediamo che i cervelli ce li avremmo, ma siccome quando si assegnano quelle poche borse di studio o quei posti per fare ricerca dall'interno delle università (alcuni riconosciute ancora veri centri d'eccellenza mondiale, non so per quanto ancora però) si privilegia sempre i raccomandati, i figli di... anzichè seguire i criteri del merito e dei titoli accademici, ricerche, pubblicazioni.

Alla fine qui in Italia ci si azzuffa per vincere un posto che comunque alla fine riconoscerà uno stipendio di 3 o più volte inferiore a quanto si prenderebbe all'estero, con la differenza che all'estero per vincere quel posto spesso non si deve perder tempo nemmeno a fare concorsi, basta inviare il proprio curriculum e nel giro di poche ore si ha subito la risposta, se positiva segue a breve colloquio e assunzione a lungo termine.



è di poco fa' questa bella risposta di una ricercatrice alla ministra Giannini che si vantava dei riconoscimenti avuti dai ricercatori italiani.
www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/14/la-giannini-entusiasta-degli-studiosi-italiani-io-non-faccio-parte-della-ricerca-del-mio-paese-che-mi-ha-cacciata/...
riccardo60
00domenica 14 febbraio 2016 16:55
Re: Re: Re:
Arcanna Jones, 14/02/2016 13:21:





Se sono private è ovvio che si finanziano privatamente senza chiedere aiuto allo Stato.




è ovvio che "dovrebbero" vorrai dire, perchè non è cosi, gli aiuti dallo stato li ricevono, altrochè se li ricevono. [SM=x44458]
c'eraunavodka
00domenica 14 febbraio 2016 17:00
Re: Re: Re: Re:
riccardo60, 14/02/2016 16:55:




è ovvio che "dovrebbero" vorrai dire, perchè non è cosi, gli aiuti dallo stato li ricevono, altrochè se li ricevono. [SM=x44458]




Purtroppo si, perchè i vari governi di turno cedono sempre ai ricatti pre-elettorali, quando devono andare a chiedere voti alle organizzazioni che gestiscono queste scuole ed anche università private, molte sono gestite dai religiosi cattolici che in cambio dell'appoggio politico chiedono incentivi in varie forme: bonus per l'iscrizione alle scuole private, sgravi fiscali e tanto altro... [SM=x44464]
Ci cadde Prodi, c'è caduto Berlusconi e ci cadrà anche Renzi, ci possiamo scommettere.
Aggredire il declino
00domenica 14 febbraio 2016 18:32
Anzichè buttare i soldi per comprare prima e mantenere poi il mega "Air Force Renzi"
quanti ricercatori si potevano stabilizzare e farli così rimanere a lavorare per la Patria che li ha istruiti?

E quanti altri evitando di regalare soldi alle coop rosse? o per il salvataggio delle banche amiche? Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria e tanto altro?
Quak150
00lunedì 15 febbraio 2016 14:25
Re:
Aggredire il declino, 2/14/2016 6:32 PM:

Anzichè buttare i soldi per comprare prima e mantenere poi il mega "Air Force Renzi"
quanti ricercatori si potevano stabilizzare e farli così rimanere a lavorare per la Patria che li ha istruiti?

E quanti altri evitando di regalare soldi alle coop rosse? o per il salvataggio delle banche amiche? Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria e tanto altro?



In primis.
Et in secundis, ho iniziato a suo tempo in un'universita' pubblica ( [SM=x44465] anche se rinomata) e ho finito in una privata. Privata=pagata profumatamente dagli iscritti. NESSUN contributo statale. E lo dico per certo.
Non c'e' paragone.

pliskiss
00lunedì 15 febbraio 2016 15:15
Volevo iscrivermi all'Università ma da come ne parlate non mi iscrivo più. [SM=x44458]
Arcanna Jones
00lunedì 15 febbraio 2016 16:15
Re:
pliskiss, 15/02/2016 15:15:

Volevo iscrivermi all'Università ma da come ne parlate non mi iscrivo più. [SM=x44458]




A quale indirizzo stavi pensando?
Arcanna Jones
00lunedì 15 febbraio 2016 17:37


1. “L’ITALIA NON MI HA VOLUTO E ADESSO VUOLE PRENDERSI I MIEI MERITI?”
PARLA LA RICERCATRICE EMIGRATA ROBERTA D’ALESSANDRO, CHE HA MESSO A TACERE LA MINISTRA GIANNINI

2. “IN ITALIA HO PERSO TANTI CONCORSI NONOSTANTE FOSSI PIU’ QUALIFICATA DEL VINCITORE, IN OLANDA A 33 ANNI SONO DIVENTATA DOCENTE ORDINARIO.
QUANDO HO SENTITO LA FRASE ORGOGLIOSA DEL MINISTRO SUI ‘RICERCATORI ITALIANI’ MI È SALITA LA RABBIA”. E 30MILA 'LIKE'

3. LAUREA A L’AQUILA E DOTTORATO IN GERMANIA, POI CAMBRIDGE E CANADA. HA LAVORATO PER MICROSOFT E GOOGLE MA AI CONCORSI IN ITALIA ARRIVAVA SEMPRE 2°


Etrusco
00martedì 16 febbraio 2016 11:58
Quak150
00martedì 16 febbraio 2016 16:25
Non posso che convenire su tutto...

Di me si ricordano solo quando c'e' da votare il sindaco... e mi mandano volantini pubblicitari pure quassu'... [SM=x44463]
Etrusco
00martedì 16 febbraio 2016 16:39
Re:
Quak150, 16/02/2016 16:25:

Non posso che convenire su tutto...

Di me si ricordano solo quando c'e' da votare il sindaco... e mi mandano volantini pubblicitari pure quassu'... [SM=x44463]




Ma anche a te? Nonostante non abbia più la residenza anche a me ogni volta mi chiamano addirittura sul cellulare... per chiedere il voto mio e/o dei miei parenti... [SM=x44465]


Comunque, tornando al Min.Giannini, sembra abbia risposto:

La cerimonia di laurea degli studenti dell’università di Bologna in piazza Maggiore, il 18 giugno 2012. - Martino Lombezzi, Contrasto
La cerimonia di laurea degli studenti dell’università di Bologna in piazza Maggiore, il 18 giugno 2012. (Martino Lombezzi, Contrasto)
  • 16 Feb 2016 13.33

L’università italiana espelle le menti migliori e non c’è da vantarsi

E alla fine ha risposto, la ministra Stefania Giannini. Ha risposto a quella ricercatrice, Roberta D’Alessandro, che aveva intimato alla ministra “di non vantarsi dei miei risultati”. Infatti Giannini alcuni giorni prima aveva esultato per il fatto che nell’assegnazione di fondi di ricerca europei l’Italia, con trenta vincitori, si fosse piazzata terza, dietro la Germania e il Regno Unito.

Peccato, ricordava D’Alessandro, che lavora all’università di Leida nei Paesi Bassi, che ben 17 dei trenta vincitori realizzeranno i loro progetti all’estero, lontano dalle università italiane, perché “l’Italia non ci ha voluto”.

E cos’ha da rispondere Giannini? Alle telecamere di Sky dichiara che “ogni forma di polemica è inutile e sterile, particolarmente quando si parla di risultati brillanti della comunità scientifica nazionale”. Subito dopo si autosmentisce allegramente: “Ricordo anche che poi alla fine i ricercatori, gli studiosi, gli scienziati non sono italiani, tedeschi, francesi o americani, sono membri di una comunità che per definizione è internazionale”.

I dati nudi e crudi

Quindi bando alle polemiche, soprattutto quelle “sterili”, e pacche sulle spalle alla comunità scientifica nazionale che consegue risultati brillanti anche se “alla fine” e “per definizione” non esiste affatto.

O è confusa la ministra o vuole confondere le idee a chi la ascolta. Intanto rimane un suo segreto il perché trovi sterile ricordare il fatto che la ricercatrice di Leida abbia perso diversi concorsi in Italia contro candidati meno qualificati ma meglio inseriti nei contesti universitari.

La particolarità italiana sta altrove: esporta cervelli, ma non ne importa

Invece di chiudere la discussione con generici proclami sulla bravura italiana (quando conviene), trincerandosi allo stesso tempo dietro la proclamata internazionalità del mondo della ricerca (ed evitando così di affrontare le peculiarità non sempre virtuose del sistema italiano) bene avrebbe fatto la ministra ad accettare il confronto sui dati nudi e crudi.

È vero: alcuni ricercatori italiani hanno vinto fondi di ricerca con trenta progetti. L’università italiana, se non altro, si conferma come luogo di formazione che sa esprimere molte eccellenze. Il dato non stupisce più di tanto. Ormai l’Italia esporta fior di scienziati in tutto il mondo. In sé non sarebbe preoccupante: anche migliaia di tedeschi, inglesi e francesi vanno a fare ricerca e a insegnare in università estere.

La particolarità italiana sta altrove: esporta cervelli, ma non ne importa. Infatti nessun ricercatore straniero, vincitore del bando europeo, verrà nel Belpaese a realizzare il suo progetto. La comunità scientifica sarà pure internazionale, ma l’università italiana è ermeticamente chiusa, si è dotata di forti respingenti verso “intrusioni” esterne. I modelli di carriera al suo interno sono ben noti da decenni, fino al livello del familismo puro (con un rettore, per esempio, che si trovava affiancato nella sua stessa facoltà da moglie, figlio, figlia e genero, trovando il tutto perfettamente normale). È un sistema impermeabile per chi non ha gli agganci giusti, sia italiano o straniero.

Poi sarà pure vero che “alla fine” la comunità scientifica è internazionale. Ma per la competitività di un sistema-paese diventa sempre più cruciale quanta di quella comunità sia ospitata, con università e centri di ricerca di eccellenza, in quello stesso paese. L’Italia non attrae né studenti né scienziati dall’estero, e allo stesso tempo espelle molti dei suo ricercatori migliori dal sistema universitario, facendo in modo che spesso e volentieri la “comunità scientifica internazionale” si formi oltrefrontiera. E pagandone il prezzo due volte: spende per la formazione di migliaia di ricercatori, ma lascia che siano altri paesi a raccoglierne i frutti.

Fonte
Quak150
00martedì 16 febbraio 2016 17:16

La particolarità italiana sta altrove: esporta cervelli, ma non ne importa


Infatti, l'Italia e' troppo presa ad importare un'altra tipologia di residenti, diametralmente opposta a quella che esporta.
Etrusco
00martedì 16 febbraio 2016 18:35
Re:
Quak150, 16/02/2016 17:16:


La particolarità italiana sta altrove: esporta cervelli, ma non ne importa


Infatti, l'Italia e' troppo presa ad importare un'altra tipologia di residenti, diametralmente opposta a quella che esporta.



Se i politici riuscissero a concepire un sistema capace di fruttare denaro ad eventuali cooperative interessate nel rientro dei cervelli dall'estero o per agevolare la ricerca di alto livello, allora si che vedresti rifiorire in Italia le arti, le scienze e la ricerca, come ai tempi del Rinascimento.

Ma per ora i migranti rimane il business più facile: arrivano con picchi di migliaia al giorno, mentre di cervelli ne potranno rientrare 1000 in un intero anno,
inoltre i migranti li puoi far entrare senza limiti, un posto dove sistemarli si trova sempre, invece i ricercatori hanno posti limitati, non tutti gli atenei hanno posti liberi, né fondi per pagarli almeno 35€ al giorno come i migranti:
poi mettici lo spirito d'accoglienza cattolica, tra l'altro quest'anno il Papa ha inaugurato il Giubileo intestandolo proprio in onore della Misericordia... [SM=x44464]
pliskiss
00martedì 16 febbraio 2016 22:54
Re: Re:
Arcanna Jones, 15/02/2016 16:15:




A quale indirizzo stavi pensando?



Corso Vittorio Emanuele, 12 interno 2 [SM=x44452]
Freedom's promoter
00mercoledì 17 febbraio 2016 00:19
Re:
Quak150, 16/02/2016 17:16:


La particolarità italiana sta altrove: esporta cervelli, ma non ne importa


Infatti, l'Italia e' troppo presa ad importare un'altra tipologia di residenti, diametralmente opposta a quella che esporta.




Pure in questo è peggiorata la sinistra italiana, almeno una volta nelle università per ogni raccomandato si lasciava vincere un concorso a chi se lo meritava davvero,
adesso invece fanno posto solo per i figli di
e nel giro di pochi anni ci ritroveremo con tutte capre a insegnare e fare ricerca, poi scapperanno tutti all'estero anche per altri motivi...
pliskiss
00mercoledì 17 febbraio 2016 23:46
Mio parere, semplice, se l'Italia non offre prospettive chi ci riesce và all'estero, se io fossi un giovane che ha studiato con buona capacità della lingua straniera mi butterei dentro pure io, oramai non è più una questione politica chi ha colpa chi non ha colpa, il discorso è che siamo arrivati allo scatafascio, Germania,Inghilterra,Francia? Pure li' hanno problemi con chi è li' da generazioni, di conseguenza la cerchia si restringe, lo studio è importante però a volte bisogna abbassare la cresta e prendere quello che c'è, anche se vai ad asfaltare le strade la tua cultura rimane, devi solo aspettare e sbatterti che arrivino tempi migliori.
Un problema però? Chi asfalta le strade è maggior parte gente di colore, quindi manchiamo pure di parcheggio.
Si salvi chi può.
Darius.81
00lunedì 9 maggio 2016 19:11
Boh. leggo tanti commenti a sproposito.
Innanzitutto di raccomandati in 10 anni non ne ho mai conosciuto tranne uno, che era fra l'altro un amministrativo e non un ricercatore.
Il problema, anzi i problemi, sono sostanzialmente questi:

- non c'è collaborazione fra università ed impresa, se non in modo estremamente farraginoso. Ne consegue che, salvo situazioni particolari per strutture già ampiamente rodate, non c'è interesse a collaborare perchè l'università è cara e meno snella di una struttura privata (ma è anche ovvio, visto che non deve fare solo consulenza).

- questo porta ad avere tutto poggiato su finanziamenti pubblici e bandi, con percentuali di successo che oscillano fra il 5 e il 10% (per capirsi: 100 progetti presentati, da 5 a 10 finanziati. Gli altri 90-95 totalmente a bocca asciutta e, di conseguenza, niente fondi per pagare questo 90% di ricercatori che magari sono anche ottimi... ma se non ci sono soldi, non premi l'eccellenza... fai una lotteria)
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