L'entroterra romagnolo

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Etrusco
00mercoledì 26 settembre 2012 15:46
San Leo, Gradara e altri borchi antichi

Santarcangelo di Romagna, San Leo, Gradara: alla scoperta di antichi borghi nell’entroterra romagnolo

Non molto lontano dai lustrini della riviera per eccellenza si nascondono gioielli dalla bellezza entusiasmante,
piccoli borghi che abbracciano il viaggiatore e lo accompagnano lungo le loro strette viuzze.

Uno scorcio tipico dellle colline nell'entroterra romagnolo

 

 

Un vicolo nel centro di San Leo, con il suo intricato contorno di pietre e verde

Un vico nel centro di San Leo, con il suo intricato contorno di pietre e verde

Santarcangelo è un labirinto appollaiato su un dolce colle segnato da numerose vie e scalinate che portano alla vetta; dalla parte alta del paese la visuale a 360 gradi sui dintorni è assolutamente da cartolina. Le colline accompagnano lo sguardo verso il monte Titano, nel territorio sammarinese, mentre la strada si snoda lenta e morbida verso la rocca di San Leo.
Per il Festival del teatro di strada 2011 sono state disposte in fila indiana 150 sedie provenienti dai vari teatri italiani lungo la piazza di Santarcangelo di Romagna. Grazie alla imprevedibile serie di colori e stili, si crea un’immagine quasi da street-art, come a segnalare la particolarità del cuore pulsante della Romagna verace, quella vissuta, lontana dal turismo di massa delle discoteche, delle spiagge, dei bagni.
Il territorio collinare ha contribuito a far sviluppare una cultura del cibo straordinaria, su tutto naturalmente le piadine, che hanno un non so che di divino da queste parti, come se fosse stata donata a questa gente un’abilità ultraterrena nella loro preparazione.

La Rocca di San Leo, in una veduta dalle colline che scendono verso Novafeltria

La Rocca di San Leo, in una veduta dalle colline che scendono verso Novafeltria

L’accesso alla parte antica di San Leo si ha da una strada ad una sola corsia, per metà scavata nella pietra e per metà a strapiombo nel vuoto, gira attorno alla roccia su cui poggia il delizioso borgo. Preferisco lasciare l’auto appena si trova un parcheggio, ho la sensazione di poter rovinare la vecchia strada di pietra che contraddistingue il centro storico. Molto in alto si staglia la fortificazione, mentre la parte più in basso è occupata da case e chiese antiche, in uno stile romanico molto austero e severo, a parte qualche angolo a lieve carattere rinascimentale, comunque sempre ed esclusivamente pietra vissuta. In fondo all’abitato un parco curatissimo lascia spazio allo sguardo di chi cerca un po’ di relax, o di chi, attratto dalla curiosità, cerca di identificare i numerosi paesini che punteggiano un panorama da cartolina di tanti anni fa. Da lì lo sguardo si perde su colline, calanchi, boschi e valli spettacolari. La strada che scende dalla rocca porta verso Gradara ed è costellata di vecchie cascine e qualche agriturismo.

La salita che dalle mura di Gradara porta verso la rocca

La salita che dalle mura di Gradara porta verso la rocca

Gradara è un minuscolo paesino sviluppatosi attorno ad una torre settecentesca. Dall’alto il castello domina l’altura e fa da sede alla pinacoteca comunale, il paese è delimitato da una ben conservata fortificazione del 1300 che protegge le abitazioni ed è caratterizzato da ripidissime vie che ospitano negozi di souvenir e piccoli ristoranti. Il minuscolo centro storico è una straordinaria testimonianza del medioevo; peculiarità di rara bellezza è il colore rosso del cotto da cui ogni costruzione è composta.  Il tutto è ben attrezzato e curato anche se pecca un po’ nel carisma, come se le botteghe lungo le strade fossero finte, quasi surreali. Nonostante questo, la straordinaria conservazione del luogo ne fa un autentico gioiello, e tutto è come se fosse ideato per riempire le sfere di vetro, acqua e neve che i bambini si divertono a scuotere.

Igor Bortoluzzi

Foto: © Igor Bortoluzzi – Tempovissuto

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