La Verità sulle dimissioni del Papa

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Etrusco
00giovedì 14 febbraio 2013 13:09

1. GIULIO ANSELMI SCRIVE CIO’ CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE: "IL PAPA HA FALLITO"

2. ‘’INSIEME AGLI ELOGI CORRONO LE CRITICHE IN GRAN PARTE ORIENTATE A INTERPRETARE LA ROTTURA DI RATZINGER COME UNA DRAMMATICA DICHIARAZIONE D’IMPOTENZA’’ 

3. “DI CERTO UN PERICOLOSO INDEBOLIMENTO DELLA FIGURA PAPALE E DELLA SUA MITOLOGIA”

4. COMMENTA UN CARDINALE ITALIANO ULTRA-80enne:
“DICE DI AVER PERDUTO IL VIGOR CORPORIS ET ANIMAE. DEL CORPO LO CAPISCO. MA DELL’ANIMA? PROPRIO IL PAPA?”

5. E NON È UN MISTERO CHE LA PROPOSTA DI UNA FIACCOLATA IL 27 FEBBRAIO SERA, ALLA VIGILIA DELL’ADDIO, FATTA IN VICARIATO AI PARROCI DELLA DIOCESI DI ROMA, ABBIA INCONTRATO MOLTE PERPLESSITÀ. “NON CI SI PUÒ DIMETTERE DA PADRE PERCHÉ I FIGLI NON TI UBBIDISCONO”, È STATO IL BRUSCO COMMENTO DI UN PARROCO DI LUNGO CORSO.

1. SENZA... 
Jena per "la Stampa" - Cosa sarebbe successo se il Papa avesse lanciato il suo j'accuse senza dimettersi?  [SM=x44461]

GIULIO ANSELMIGIULIO ANSELMI

2. IL PICCONE BENEDETTO
Le ceneri del Papa: "Il volto della Chiesa è spesso deturpato da divisioni nel corpo ecclesiale''.


3. IL DITO PUNTATO SUGLI ERRORI DI UN'ERA

Giulio Anselmi per "la Repubblica"
Se papa Ratzinger ieri mattina avesse letto i giornali, anziché limitarsi alla rassegna-stampa della Segreteria che più di una volta gli ha fornito versioni edulcorate della realtà, si sarebbe meravigliato nel cogliere un netto cambiamento: all'elogio corale di martedì per la sua umile rinuncia, rotto solo da un'esplicita accusa di viltà da parte del cardinale arcivescovo di Cracovia, ex segretario di Giovanni Paolo II, e da pochissime altre sibilline prese di distanza, si sono succedute molte considerazioni sulla sua fragilità umana.

papa ratzinger benedetto PAPA RATZINGER BENEDETTO XVI 
Troppe per non rendere chiaro che lo sbigottimento iniziale, malgrado il rispetto, le ovazioni di ieri e la nobiltà delle sue parole sulle rivalità e gli scandali nella Chiesa, è presto scivolato nella critica: la premiata sartoria vaticana, bravissima per ammissione dei suoi membri a tagliare i panni addosso a chiunque, foss'anche il pontefice, ha lavorato di gran lena.
«Dato che aveva paura di cambiare 3 uomini si è dimesso lui» è il filo conduttore di molte conversazioni fatte con un'occhiata allusiva al secondo piano del palazzo apostolico, dove risiede il Cardinale Segretario di Stato, il criticatissimo Bertone.

E non è un mistero che la proposta di una fiaccolata il 27 febbraio sera, alla vigilia dell'addio, fatta in vicariato ai parroci delle prefetture in cui si divide la diocesi di Roma, abbia incontrato molte perplessità. «Non ci si può dimettere da padre perché i figli non ti ubbidiscono», è stato il brusco commento di un parroco di lungo corso.

A parte l'ovazione che lo ha accolto ieri mattina nella sala Nervi, dov'era andato per la penultima udienza generale, e gli applausi ai riti delle Ceneri, sintomo di solidarietà umana e del diffuso fastidio da parte della base cattolica per gli uomini della Curia "nemici" del Papa, non c'è stato gran dispendio di carità per un uomo che ha perduto 10 Kg in 6 mesi. «È stanco dentro», commenta un cardinale italiano ultra-ottantenne, che ha servito da capo Congregazione 3 papi a partire da Paolo VI. E conclude quasi sussurrando: «Lo aveva detto lui stesso di aver perduto il vigor corporis et animae. Del corpo lo capisco anch'io che ho circa la sua età. Ma dell'anima? Proprio il papa?» [SM=x44467]

PAPA RATZINGERPAPA RATZINGER

Questo è il centro delle riflessioni. E delle critiche, in gran parte orientate a interpretare la rottura di Ratzinger come una drammatica dichiarazione d'impotenza. Anche se non mancano canonisti che ne lodano la coerenza e il realismo: nella Chiesa, dicono, comanda il Pontefice; se non ne ha la forza, soccorre la Collegialità; e si apre il Conclave.

Altri interrogativi riguardano i tempi della scelta.

Alcuni parlano di riflessioni durate un anno, un vescovo piemontese emerito aveva annunciato il ritiro come imminente già all'inizio dello scorso dicembre, altri sostengono che a precipitare l'addio siano state le recenti difficoltà incontrate da Benedetto XVI nella gestione del caso Mahoney, l'ex arcivescovo di Los Angeles rimosso per aver protetto i preti pedofili e attorno al quale fa muro parte dell'episcopato americano.

papa ratzingerPAPA RATZINGER

Di certo il Papa ha avuto il tempo necessario per garantire chi gli sta vicino, per ruolo o per affetto. Prima ha rincuorato con una serie di attestazioni di stima il cardinale Bertone, sotto attacco per le vicende Ior e Vatileaks, inviso alla fazione "diplomatica" della Curia e a lungo incline a costruirsi un ruolo da vice-papa. Poi ha nominato prefetto della Casa pontificia e arcivescovo il segretario George, garantendogli il futuro.

BENEDETTO XVI RATZINGER jpegBENEDETTO XVI RATZINGER JPEG

Infine c'è stata una curiosa infornata di Cardinali, che non ha affatto bilanciato in senso extra-europeo le nomine "bertoniane" del passato, ha lasciato senza porpora i titolari di arcidiocesi storiche come Venezia o importantissime come Rio de Janeiro e il prefetto di una congregazione come la Dottrina della Fede, ma ha elevato l'americano Harley, già prefetto della Casa pontificia, proprio quello che gli aveva raccomandato il maggiordomo poi rivelatosi infedele.

Quando si è mosso, Ratzinger lo ha fatto certamente per il bene della Chiesa. Ma è teologo troppo fine ed esperto, oltre che uomo di curia, per non aver capito quanto fosse deflagrante e quanto insidiose potessero rivelarsi le conseguenze della sua decisione: la più grande rivoluzione dal Concilio Vaticano II, si dice, di certo un pericoloso indebolimento della figura papale e della mitologia che la circonda.

PAPA RATZINGER BENEDETTO XVIPAPA RATZINGER BENEDETTO XVI

Oggi per i grandi prelati la parola d'ordine è sdrammatizzare, cercando di fare apparire normale lo squarciarsi del velo del Tempio. Sono molti a spiegare l'abdicazione col carattere del teologo bavarese che, già da cardinale, si era dimesso per le resistenze incontrate nel suo tentativo di processare l'allora arcivescovo di Vienna.
Ma al tempo c'era Wojtyla. E non apparivano nemmeno immaginabili i fantasmi alimentati da una realtà nuovissima e inquieta: la sede pre-vacante.

BENEDETTO XVIJOSEPH RATZINGER PAPA BENEDETTO XVIBENEDETTO XVIBENEDETTO XVI RATZINGER jpeg
Etrusco
00giovedì 14 febbraio 2013 13:11

LE DIMISSIONI DI RATZINGER NASCONO IL 17 DICEMBRE 2012: 
E’ QUANDO I 3 CARDINALI DELLA COMMISSIONE SUI “CORVI” (HERRANZ, TOMKO E DE GIORGI) GLI CONSEGNANO L’ULTIMA PARTE DEL DOSSIERONE SU “VATILEAKS”
- LEGGENDO IL RAPPORTO, DAVANTI A TUTTE LE MANOVRE DI POTERE DELLE PORPORE E IL MARCIO DELLA CURIA, BENEDETTO XVI CONFIDA AL FRATELLO GEORG L’INTENZIONE GETTARE LA MITRIA…

Lancio stampa di "Panorama"

papa ratzinger benedettoPAPA RATZINGER BENEDETTO XVI PAPA 

È il 17 dicembre 2012. Il Papa ha appena ricevuto il presidente palestinese Abu Mazen. Negli uffici del Pontefice, da un altro ingresso, entrano tre cardinali, i membri della commissione d'inchiesta su Vatileaks: portano la seconda parte del rapporto sulle indagini.

È un rapporto voluminoso, pieno di interviste e interrogatori, dai quali emergono una diffusa resistenza al cambiamento e molti ostacoli alle azioni volte a promuovere la trasparenza chiesta dal Papa.

Inizia quel giorno, secondo la ricostruzione descritta da Panorama nella storia di copertina che il settimanale propone in edicola da domani, giovedì 14 febbraio, il travaglio che ha portato Joseph Ratzinger ad annunciare al mondo la sua intenzione di abdicare a partire dal prossimo 28 febbraio.

Il pontefice esce duramente dall'incontro con i porporati. Trova la forza di parlarne soltanto con suo fratello, Georg. Si confida ammettendo, forse per la prima volta, di avere scoperto un volto della curia vaticana che non aveva mai immaginato. E poco prima di Natale inizia a pensare segretamente alle sue dimissioni. 

Etrusco
00venerdì 15 febbraio 2013 14:30

Dimissioni del Papa, l'ombra
del segretario Bertone

L'analisi di Gianluigi Nuzzi, autore dei saggi Vaticano Spa e di Sua Santità(Chiarelettere)

di Gianluigi Nuzzi

 

«E adesso, chi faranno Papa?», mi chiede il monsignore che mi chiama da uno degli ultimi telefoni pubblici a scheda rimasti nella zona Prati di Roma. È lui che mi annuncia le dimissioni di Ratzinger, con 24 ore di anticipo. Era lui che mi aveva anticipato anche l’arresto di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, accusato di aver fotocopiato alcuni documenti – poi finiti nel mio libro Sua Santità – sulle cordate e i veleni che tormentano questo pontificato. Il monsignore è inquieto, perché anche quei veleni hanno portato il Papa alle dimissioni.

Reuters/Contrasto

Reuters/Contrasto

IL VIRUS DELL’AMBIZIONE
La malattia avrà giocato un suo peso, ma non c’è solo quella. C’è la consapevolezza di non poter arginare una deriva, quella che lui stesso definisce «l’ambizione umana del potere», virus che affligge l’anima e il portafoglio di troppi vescovi e cardinali. 

LO IOR
L’ultimo dossier sulla sua scrivania, fermo da settimane, riguarda l’ennesimo scontro, così lontano dal Vangelo: la partita per la nomina del nuovo presidente dello Ior, la banca del Vaticano. Il consiglio di amministrazione non ha ancora neppure ufficializzato le dimissioni dell’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi – che in cassaforte ha lasciato un memoriale destinato a un amico, un professore e un giornalista del Corriere della Sera, dicendo alla segretaria: «Ho paura di morire; se mi uccidono, mandi questi tre plichi» – ma quelle dimissioni hanno già creato una frattura tra chi le aveva invocate e sollecitate, a cominciare dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, e chi invece difendeva l’opera di pulizia e trasparenza avviata da Gotti Tedeschi, come il cardinale Nicora, persona forse troppo perbene per maneggiare questioni finanziarie tanto delicate. E così al Papa era arrivato, in questi giorni, il dossier sulla successione.

CHI, DOPO GOTTI TEDESCHI?
Il nome del nuovo presidente è una tessera fondamentale nella geometria di potere di Bertone, il cardinale salito da Vercelli all’ombra del Santo Padre, forte di un inossidabile (e per molti osservatori incomprensibile) legame con lui. E così si era ultimamente rafforzata la cordata che vuole le dimissioni di Nicora e di un altro cardinale dal consiglio di amministrazione, in modo da assicurare ai fedelissimi del Segretario di Stato i numeri giusti per scaricare definitivamente Gotti Tedeschi e nominare un nuovo presidente di suo gradimento: suo di Bertone, ovviamente, non del Papa. 

L'articolo completo sul numero di Vanity Fair in edicola da mercoledì 13 febbraio

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(12/02/2013 09:00)
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