Le avide mani del ministro Romani sulle frequenze delle tv locali

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binariomorto
00venerdì 8 luglio 2011 00:16
Per azzoppare le tv locali
il governo elimina il Tar

Il ministro Romani difende le frequenze Mediaset, azzera le possibilità per i piccoli editori di riavere gli spazi loro sottratti e mette a rischio 2,4 miliardi di euro. Se i soldi previsti nella Finanziaria 2011 non entreranno, Tremonti farà altri tagli alle risorse dei ministeri

Nel partito degli onesti vale una sola regola: uno scudo a me e uno a te. Anche il berlusconiano Paolo Romani, emulando il Capo, s’è fatto inserire una norma ad personam nella manovra di risanamento. L’inventore di Colpo grosso, ora ministro per lo Sviluppo economico, è molto ligio al dovere: deve sbrigare la complicata partita del digitale terrestre, nuove frequenze per i soliti noti (Rai e Mediaset) e meno alle tv locali per darle alle compagnie telefoniche e sostenere Internet mobile incassando 2,4 miliardi di euro attraverso un’asta. L’obiettivo è talmente spregiudicato, e già per questo criticato dai commissari dell’Unione europea, che Romani ha bisogno di un codicillo che lo metta al sicuro dai prevedibili ricorsi al Tribunale amministrativo (Tar) di editori provinciali e regionali, sottoposti a un esproprio “coatto” (è scritto così nel testo).

Non potendo bloccare un diritto di decine e decine di imprenditori locali, il governo cancella il Tar con un paio di righe altamente incostituzionali: “In ragione del preminente interesse nazionale alla sollecita liberazione e assegnazione delle frequenze, l’annullamento di atti e provvedimenti adottati nell’ambito delle procedure non comporta la reintegrazione in forma specifica e l’eventuale risarcimento del danno eventualmente dovuto avviene solo per equivalente”. Traduzione dal burocratese: di fronte a un atto illegittimo il piccolo editore televisivo non potrà riavere la frequenza scippata, ma solo ottenere un risarcimento in denaro. E chi paga? I cittadini. E quanto? Milioni di euro, per adesso incalcolabili.

Il pasticcio di Romani è inevitabile per un governo che, anziché aprire il mercato come richiesto da Bruxelles, deve tutelare il conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi. Il passaggio dall’analogico al digitale ha liberato cinque multiplex, cioè i pacchetti di frequenze utilizzabili per la trasmissione televisiva. I multiplex sono spezzettati in tre gruppi e, attraverso un concorso a punti gestito da una commissione nominata dal medesimo Romani, i migliori saranno letteralmente regalati a Mediaset-Rai e i peggiori verranno contesi tra Telecom Italia Media (La7), forse Sky e chi vorrà partecipare. Per giustificare la dilapidazione di un patrimonio statale, nonostante il progetto di banda larga per Internet, le frequenze per le telecomunicazioni saranno recuperate con 240 milioni di euro piluccando un po’ di qua e un po’ di là tra le televisioni locali e poi verranno vendute a Telecom e alle altre aziende del settore. Il governo ha già impegnato i 2,4 miliardi previsti, per ora virtuali, nella legge Finanziaria 2011. Romani ha una doppia missione: incassare quei soldi promessi al ministro Tremonti e blindare il piano per il digitale terrestre. E allora, ecco, arriva la seconda norma, stavolta ad aziendam: “l’Amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi della polizia postale e delle comunicazioni”. Sulle televisioni locali si abbatterà un tornado, stando alle proteste dei loro esponenti: i canali cambieranno posto sul telecomando, le frequenze verranno sostituite e le reti regionali dovranno rincorrere i telespettatori spaesati. Tremonti si fida così poco di Romani che, per tamponare l’eventuale perdita di 2,4 miliardi in Finanziaria, affila le forbici per un taglio alle risorse dei ministeri. Un bel pastrocchio che danneggia lo Stato e i cittadini, ma protegge Romani e Mediaset. Evviva.

di Giorgio Meletti e Carlo Tecce

Fonte: ilfattoquiotidiano
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