Le aziende che ti guardano nel cervello

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Arjuna
00mercoledì 14 dicembre 2005 17:56
All'inizio fu la tessera fedeltà: un rettangolo di plastica che ha consegnato abitudini di consumo, preferenze e vizi di milioni di consumatori nelle mani delle aziende della grande distribuzione.
Grazie allo studio di questi dati, supermercati e operatori del mass market possono mettere a punto offerte e promozioni sempre più vicine ai gusti del pubblico e sempre più irresistibili.
Ora consulenti e esperti di marketing si sono però spinti ben oltre. Non contenti di aver violato la nostra privacy sbirciando nelle nostre borse della spesa, hanno deciso di guardare direttamente dentro le nostre teste.
Dentro il consumatore.
Nasce così il neuromarketing, una disciplina a metà strada tra l'economia e la medicina, che si avvale delle tecniche della risonanza magnetica per immagini per verificare l'effetto di spot e campagne pubblicitarie sul cervello dei destinatari.
Grazie a questa tecnologia, fino a oggi utilizzata esclusivamente per scopi diagnostici, gli uomini marketing delle grandi multinazionali sono in grado di vedere le reazioni del cervello del consumatore quando viene esposto a determinati stimoli.
Si evidenziano così i processi decisionali che portano a preferire la Coca alla Pepsi o che spingono ad acquistare una Ford invece di una Fiat.
Alcune case cinematografiche hanno recentemente utilizzato il neuromarketing per verificare gli effetti di alcuni trailer sul sistema emotivo degli spettatori, e scegliere quello con l'impatto più forte.
Secondo quanto riportato da David Wahlberg sul quotidiano Atlanta Journal Constitution e da alcune associazioni di consumatori statunitensi, tra le aziende che utilizzano abitualmente il neuromarketing ci sarebbero Ford, Coca-Cola, Delta Airlines, Daimler-Chrysler. Più molte altre meno note in Italia.
Marketing senza limiti? Queste stesse associazioni di consumatori hanno recentemente inviato una lettera al Senato degli Stati Uniti in cui chiedono una regolamentazione sull'utilizzo del neuromarketing.

Cosa succederebbe se questi studi riuscissero a mettere a nudo i meccanismi decisionali che, per esempio, portano a votare un candidato piuttosto che un altro? Il Grande Fratello immaginato da Orwell non sarebbe così lontano... [SM=x44497]
Peppinox
00venerdì 16 dicembre 2005 22:13

Nel mio cervello non ho trovato nemmeno io nulla sinora...cosa vuoi che possano scoprire gli altri... [SM=x44467]
Arjuna
00venerdì 16 dicembre 2005 22:49
Magari trovano cose di cui ignoravi l'esistenza. [SM=x44452]
Peppinox
00sabato 17 dicembre 2005 18:50
Re:

Scritto da: Arjuna 16/12/2005 22.49
Magari trovano cose di cui ignoravi l'esistenza. [SM=x44452]



"La risposta è dentro di te...ma è quella sbagliata" parola di Quelo! [SM=x44456]
texdionis
00sabato 17 dicembre 2005 21:56
tutto ciò è alquanto inquietante [SM=x44467]
Arjuna
00domenica 18 dicembre 2005 14:03
Pur di vendere le aziende ti entrano, letteralmente, nel cervello.
Asgeir Mickelson
00domenica 18 dicembre 2005 22:21
Re:

Scritto da: Peppinox 16/12/2005 22.13

Nel mio cervello non ho trovato nemmeno io nulla sinora...cosa vuoi che possano scoprire gli altri... [SM=x44467]

[SM=x44457]
alexosit
00martedì 27 dicembre 2005 01:34
Re:

Scritto da: Arjuna 14/12/2005 17.56
All'inizio fu la tessera fedeltà: un rettangolo di plastica che ha consegnato abitudini di consumo, preferenze e vizi di milioni di consumatori nelle mani delle aziende della grande distribuzione.
Grazie allo studio di questi dati, supermercati e operatori del mass market possono mettere a punto offerte e promozioni sempre più vicine ai gusti del pubblico e sempre più irresistibili.
Ora consulenti e esperti di marketing si sono però spinti ben oltre. Non contenti di aver violato la nostra privacy sbirciando nelle nostre borse della spesa, hanno deciso di guardare direttamente dentro le nostre teste.
Dentro il consumatore.
Nasce così il neuromarketing, una disciplina a metà strada tra l'economia e la medicina, che si avvale delle tecniche della risonanza magnetica per immagini per verificare l'effetto di spot e campagne pubblicitarie sul cervello dei destinatari.
Grazie a questa tecnologia, fino a oggi utilizzata esclusivamente per scopi diagnostici, gli uomini marketing delle grandi multinazionali sono in grado di vedere le reazioni del cervello del consumatore quando viene esposto a determinati stimoli.
Si evidenziano così i processi decisionali che portano a preferire la Coca alla Pepsi o che spingono ad acquistare una Ford invece di una Fiat.
Alcune case cinematografiche hanno recentemente utilizzato il neuromarketing per verificare gli effetti di alcuni trailer sul sistema emotivo degli spettatori, e scegliere quello con l'impatto più forte.
Secondo quanto riportato da David Wahlberg sul quotidiano Atlanta Journal Constitution e da alcune associazioni di consumatori statunitensi, tra le aziende che utilizzano abitualmente il neuromarketing ci sarebbero Ford, Coca-Cola, Delta Airlines, Daimler-Chrysler. Più molte altre meno note in Italia.
Marketing senza limiti? Queste stesse associazioni di consumatori hanno recentemente inviato una lettera al Senato degli Stati Uniti in cui chiedono una regolamentazione sull'utilizzo del neuromarketing.

Cosa succederebbe se questi studi riuscissero a mettere a nudo i meccanismi decisionali che, per esempio, portano a votare un candidato piuttosto che un altro? Il Grande Fratello immaginato da Orwell non sarebbe così lontano... [SM=x44497]



....beh non è che si vota un presidente del consiglio piuttosto che un altro , come se si trattasse di scegliere tra la coca e la pepsi.....anzi sai che ti dico... che forse sarebbe un bene per la democrazia , anzi MAGARI !!!!! Per la prima volta ogni atomo del popolo potrebbe far sapere cosa pensa e cosa vorrebbe ai vertici decisionali.....
Arjuna
00martedì 27 dicembre 2005 10:44
Re: Re:

Scritto da: alexosit 27/12/2005 1.34
....beh non è che si vota un presidente del consiglio piuttosto che un altro , come se si trattasse di scegliere tra la coca e la pepsi.....



Il punto è "Cosa ti porta a decidere per un candidato anzichè per l'altro?", se questi meccanismi inconsci del cervello venissero decifrati sarebbe più facile convincere le masse.
alexosit
00martedì 27 dicembre 2005 19:52
Re: Re: Re:

Scritto da: Arjuna 27/12/2005 10.44


Il punto è "Cosa ti porta a decidere per un candidato anzichè per l'altro?", se questi meccanismi inconsci del cervello venissero decifrati sarebbe più facile convincere le masse.



scusa.... è molto più facile chiedermi perchè voto Gino piuttosto che michele .... se sono un operaio incristito marxista anticapitalista scomunicato....c'è bisogno di un marchingegno infernale per capire che voterò a sinistra ?
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