Lettera al segretario di Stato Bertone con la preghiera di far arrivare il messaggio a Ratzinger
Un testo destinato a rimanere segreto, come segreta sarà l'eventuale risposta
E Marrazzo fa mea culpa col Papa
"Mi perdoni per ciò che ho fatto"
di ORAZIO LA ROCCA
E Marrazzo fa mea culpa col Papa "Mi perdoni per ciò che ho fatto"
L'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo
CITTÀ DEL VATICANO - "Santità, mi perdoni per tutto quello che ho fatto...". Si è rivolto direttamente alle alte sfere vaticane, Piero Marrazzo, l'ex presidente della Regione Lazio costretto a dimettersi dopo il coinvolgimento nello scandalo delle trans. E ha deciso di fare mea culpa e implorare il perdono di Dio appellandosi nientemeno che a papa Ratzinger. Ieri, dal Palazzo Apostolico vaticano è filtrata la notizia che nei giorni scorsi sul tavolo del cardinale segretario di Stato della Santa Sede Tarcisio Bertone è arrivata una lettera nella quale Marrazzo "implora il perdono del Santo Padre", supplicando, tra l'altro, il porporato di far arrivare a Benedetto XVI questo suo sincero desiderio. E - stando a quanto si è appreso da fonti d'Oltretevere - non è da escludere che il segretario di Stato vaticano non l'abbia accontentato, forse perché mosso dalla loro notoria reciproca vecchia amicizia.
Più d'un prelato della Segreteria di Stato era venuto ieri già a conoscenza dell'arrivo in Curia della lettera firmata dall'ex governatore. E - anche se da parte delle autorità pontificie non è arrivata nessuna conferma ufficiale - il tam tam sull'iniziativa di Marrazzo nel corso del pomeriggio ha fatto breccia nelle strette maglie dei sacri palazzi. Ulteriori dettagli sul contenuto della sofferta missiva non sono ancora emersi. Ma, non è da escludere che tutto il racconto-confessione scritto da Marrazzo al Papa in merito alle vicende personali che lo hanno costretto ad abbandonare carica e vita politica attiva sia destinato a restare segreto. Difficilmente si verrà a sapere se dai piani alti del Palazzo Apostolico gli arriverà qualche segnale di perdono o di umana comprensione. Marrazzo, evidentemente, deve averlo messo in conto.
Tuttavia, da cattolico e da padre di famiglia - elementi che è verosimilmente hanno fatto capolino tra le righe della lettera - l'ex presidente ha voluto ugualmente compiere il delicato passo quasi come un novello Enrico IV, l'imperatore tedesco che a Canossa nel 1077 attese per tre giorni al freddo e alla neve per chiedere a papa Gregorio VII l'annullamento della scomunica.
Anche Marrazzo ha atteso a lungo prima rivolgersi al pontefice bussando, simbolicamente, al Portone di Bronzo, non per farsi togliere nessuna scomunica, perché non è stato mai scomunicato. Ha voluto - più realisticamente - togliersi un peso, liberare l'anima, sfogarsi, confessando a cuore aperto tutto il suo disagio nella speranza di potersi aggrappare al perdono papale. Né più, né meno come un figlio si rivolge al proprio genitore quando gli confessa di essere pentito per aver commesso qualcosa che non andava fatto.
Che Marrazzo si stia mostrando pentito di quanto è avvenuto è cosa nota. "Quest'uomo sta compiendo un delicatissimo iter da cui nascerà una persona nuova", ha rivelato, la scorsa settimana, a "Repubblica" l'abate di Montecassino, il vescovo Piero Vittorelli, confermando che l'ex presidente stava trascorrendo un periodo di ritiro spirituale nell'abbazia benedettina di Cassino, in provincia di Frosinone. Marrazzo vi ha trascorso un paio di settimane nella quiete del convento dedicandosi a piccoli lavoretti agricoli, alla preghiera e alla meditazione, assistito costantemente dalla discreta presenza dell'abate Vittorelli. Non è escluso che vi possa far ritorno nei prossimi giorni. Come pure non è azzardato immaginare che la decisione di scrivere una lettera al cardinale Bertone per implorare il perdono del Papa sia maturata proprio durante il lungo ritiro cassinate.
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