Re:
bremaz, 11/12/2009 17.28:
Io francamente non lo so.
Ci sono argomenti pro ritorno, e altri contro.
E si contraddicono tra di loro.
Quando ho iniziato a seguire la F1, 96-97, e per ancora un pò di anni, ricordo che spesso i piloti uscivano fisicamente stravolti dalle monoposto..
Ricordo i primi gp di Malesia con i piloti a pezzi, disidratati.
E se andiamo indietro nel tempo, vediamo situazioni ancora peggiori, dove lo sforzo fisico era notevole.
Eppure, i piloti più andiamo indietro nel tempo, più avevano età medie avanzate.
Quindi, se consideriamo che gente come Mansell ha corso fino a 42 anni con auto e piste più difficili, mi verrebbe da dire che l'età conta pochissimo e Schumacher può tornare e vincere ancora.
Però, nonostante questo ragionamento, vedo sempre piloti più giovani in F1 e carriere più corte.
Nel 96, Villeneuve debutta da molto giovane, oggi sarebbe un debutto tardivo.
Come quello di Bruno Senna, che nel 96 sarebbe stato giovane.
Se un 25enne oggi è vecchio per debuttare, e un 30enne come Raikkonen cambia sport, qualcosa non torna.
Queste auto sono meno dispendiose in termini di energia di quelle del Wtcc.. eppure là vince un vecchietto come Tarquini.
Poi, sembrano difficili da imparare e portare al limite.
Nel 99 Salo subentra a Schumacher, e nelle sue due prime gare arriva secondo, gira sui tempi di Irvine e addirittura fa meglio in certe situazioni.
Nel 2009 Badoer e poi Fisichella subentrano a Massa.. e diventano chicane mobili.
Mah, qualcosa non torna.
Torna invece. Intanto nessun pilota odierno ha lo spessore mentale di quelli delle epoche passate, e non nel senso che ne abbiano di meno, ma nel senso che è una cosa diversa.
In passato, gran parte delle energie mentali se ne andavano per cercar di tenere in pista l'auto e per non ammazzarsi. Questo perché gli errori spesso e volentieri si pagavano cari.
In secondo luogo, il pilota poteva pensare a condotta di gara e cose del genere: non è un caso che moltissimi campioni del remoto passato fossero persone particolarmente intelligenti, almeno in pista (Stewart, Fangio, Lauda, Brabham, Varzi, Prost). Costoro erano in grado di "ragionare mentre guidavano", quello che Schumacher ha fatto diventare una cosa quasi normale e che in verità ancora oggi è un obiettivo difficile da raggiungere per chiunque.
Quelli che non erano di quella tipologia lì invece erano una spanna sopra gli altri come talento puro di guida (Clark, Nuvolari, Rosemeyer, Senna e via così) e sopperivano con quello.
Altri ancora invece del talento usavano la determinazione (Villeneuve e Mansell sopra tutti), ma come caratteristica mentale sono assimilabili agli altri.
E' da notare anche che la maggioranza dei campioni "primo tipo" è sopravvissuta alla pista, a differenza degli altri.
Al giorno d'oggi non c'è più da preoccuparsi per la propria incolumità, e le vetture sono molto meno impegnative da guidare.
Come risultato, il livello di competitività è molto più appiattito. La prova sta nella differenza dei tempi in gara e in prova che si fano segnare: ora la differenza tra campione e pippa si quantifica in decimi, mentre invece negli anni che furono si quantificava in parecchi secondi.
La conseguenza è che, se di base vanno forte tutti, per andare MOLTO forte è necessaria una concentrazione e una precisione inimmaginabile; è altresì necessaria una specializzazione non indifferente, nel senso che il pilota oggigiorno deve sapersi cucire addosso la vettura molto più efficacemente. Non si può più sopperire con la guida pura alla mancanza di messa a punto. Ed ecco (parzialmente) spiegate le debacle di Fisico e Badoer, ma anche di Alguersuari. L'altra parte della spiegazione sta in una parolina semplice semplice: test. Salo la Ferrari era riuscito a provarla per bene, mentre né Baoder, né Fisico né Alguersuari han potuto farlo.
Da non sottovalutare anche un 'altra cosa: e cioè che è sì vero che le F1 odierne son meno impegnative come difficoltà di tenuta, ma le sollecitazioni in termini di accelerazioni (laterali in curva, longitudinali in frenata e accelerazione e verticali nelle compressioni) che impongono al pilota sono cresciute vertiginosamente: non è un caso che un qualsiasi pilota debba sottoporsi a cicli di allenamento fuori dal comune.