Morto Vaclav Havel, ultimo presidente prima della separazione tra cechi e slovacchi

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binariomorto
00lunedì 19 dicembre 2011 00:09
E' morto Vaclav Havel,
presidente-drammaturgo del post comunismo

Ultimo presidente cecoslovacco.
Coscienza d'Europa, protagonista rivoluzione velluto
di Paolo Petroni

ROMA - "Mi sono sentito come in teatro quando sei un attor giovane e si scopre che gli interpreti principali non ci sono più e comunque non possono recitare. In quel momento sulla scena servivano politici democratici e dove li potevi trovare politici democratici nella Cecoslovacchia dell'89? E allora che fa l'attor giovane? Entra in scena e dà il meglio di sé", così il drammaturgo Vaclav Havel, morto oggi a Praga a 75 anni, ricordava la sua esperienza da presidente della Cecoslovacchia e primo presidente della Repubblica Ceca.

Fu un drammaturgo prestato alla politica e infatti, finita l'esperienza politica, a quasi 20 anni dal suo ultimo testo, nel 2007 tornò a scrivere per il teatro, Gli addii, una piece messa in scena nel 2008 e che un anno fa è diventata anche un film da lui stesso diretto, il primo. Coronò così il vecchio sogno della regia che il regime comunista gli aveva impedito di coltivare da giovane. Havel aveva scelto come protagonisti sua moglie, l'attrice Dagmar, se stesso, suo fratello, gli amici e anche il suo cane. Storia di un politico costretto a lasciare l'incarico e incapace di rassegnarsi con la perdita del potere. Le critiche per la verità non erano state buone. Nel marzo scorso aveva annunciato di essere impegnato con una nuova opera, Sanatorio, con la quale intendeva chiudere la carriera.

Molto vasta è la sua opera letteraria, drammatica e saggistica, anche se la sua attività politica, di dissidente nel comunismo e presidente dopo la caduta del regime nel 1989, a volte mise in ombra quella artistica. Tra i suoi lavori di teatro figurano Festa in giardino (1963), Memorandum (1965), Difficoltà di concentrazione (1968), L'Udienza (1975), Largo desolato (1984) e Il Risanamento (1987). Il nome di Vaclav Havel, morto oggi a Praga, arriva in Italia negli anni '60, quando la rivista ''Sipario" presenta i nuovi autori del teatro cecoslovacco, ed è unito a quelli di Otmar Krejca, Josef Svoboda o Pavel Kohout.

Drammi come Memorandum, (giocato su gag estreme e irreali) o Festa agreste (satira dei funzionari di partito e della burocrazia) gli stanno dando notorietà internazionale e vengono lette anche in chiave politica e ideologica. Il suo teatro dell' assurdo e una certa vena esistenzialista alla Camus sono il mezzo per ritrarre una realtà sempre più illogica e ingiusta nel nome di un socialismo ormai degenerato.

Nel '68 Havel vive l'esperimento di Dubcek, ma, quando questi si mostra fiducioso nella possibilità di patteggiamenti e compromessi col Cremlino, si pronuncia per scelte più decise, pur avvertendo già allora, con fine preveggenza, l'incognita delle due identità cecoslovacche, che avrebbero preteso l'indipendenza, come dimostrano i suoi scritti e ricorda l'autobiografia dell'86 in forma d'intervista Interrogatorio a distanza. Del resto lo scrittore dopo la Primavera sarà fiero oppositore del nuovo regime e arriverà ad essere tra i promotori di Charta 77, rifiutando il visto di espatrio, offertogli dopo una condanna alla prigione, da cui nacquero tra l'altro le Lettere ad Olga (sua moglie).

Al teatro Havel, che per sopravvivere passava da un mestiere da manovale all'altro, approda come uomo di fatica e vi scopre il mondo che lo conquisterà e lo porterà a far parte della cerchia di intellettuali dissidenti che appoggeranno l'esperimento della Primavera di Dubcek. Proprio del '68 e' il suo dramma Difficoltà di concentrazione che vuol mostrare, con una nota quasi moraviana, le difficoltà dell'uomo d'oggi nel conservare la propria identità, un sentire personale in una società senza più veri valori e idee. Così negli anni '70 la sua opera e' messa al bando e Havel é costretto a lavorare di nascosto e a pubblicare all'estero, dove tra l'altro esce L'opera dello straccione, riscrittura dell' Opera da tre soldi e dal dramma elisabettiano di John Gay.

E' l'epoca in cui allo Stabile di Genova si rappresenta Memorandum con regia di Marcello Aste. All'estero Havel è allestito nei grandi teatri, in patria in una sala praghese semiclandestina due suoi atti unici sono visti come un vera provocazione dal regime, L'udienza e Vernissage. Quindi Havel scrive Albergo di montagna, con cui torna alla parabola esistenziale e al tema dell' indifferenza e alienazione come delusione del presente.

Un caso a parte rappresenta invece I cospiratori del 1971, rappresentato una sola volta in Germania e mai tradotto in altre lingue per precisa volontà dell' autore, dubbioso sulla reale validità del lavoro. In Italia il teatro di Havel, pubblicato in gran parte in riviste mentre il suo editore principale è Garzanti, non ha avuto grande fortuna, anche se si contano vari allestimenti.

Fonte: ANSA
Etrusco
00lunedì 19 dicembre 2011 00:24
"Non dimenticarlo mai, la prima piccolissima bugia detta nel nome della verità, la prima minuscola ingiustizia commessa nell'interesse della giustizia, il primo inavvertibile tradimento della morale commesso in nome della moralità delle cose [...] significano inequivocabilmente l'inizio della fine" (Vaclav Havel, "Lettere a Olga").
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