PdL concederebbe poltrone al PD pur di eliminare Santoro e Travaglio
BERLUSCONI RINUNCEREBBE A GRAN PARTE DELLE NOMINE A PATTO DI NON VEDERE PIÙ SANTORO E TRAVAGLIO
- MAZZA FA INFURIARE FINI
- VELTRONI VUOLE MIELI
Marco Castoro per “Italia Oggi”
Basta con la guerra ventennale alla Rai, ha detto Berlusconi a Veltroni.
Questa dichiarazione è stata letta (o sarebbe meglio scrivere Letta) come un'apertura al dialogo nei confronti dell'opposizione. E di conseguenza come una brusca frenata verso le nuove nomine.
Gianni Letta ha consigliato al Cavaliere di prendere tempo, di non farsi condizionare dalla foga di chi è assetato di potere.
Di tendere una mano all'opposizione per dialogare e per dimostrare a tutti che il suo Berlusconi IV non è come il governo precedente, capace di fare mambassa di nomine Rai, nonostante i soli 24 mila voti in più ottenuti alle elezioni.
L'apertura di Berlusconi è piaciuta a Veltroni perché ha l'effetto di una cortina fumogena che
serve a mantenere gli attuali presidi e gli permette di non subire la terza sconfitta consecutiva, dopo le politiche e il Campidoglio.
L'apertura del Cavaliere non è stata invece capita né condivisa da An, dalla Lega e in parte dai forzisti, che con i denti di Dracula hanno la bava alla bocca dopo mesi e mesi di digiuno.
Quindi, se la frenata di Berlusconi verrà confermata, si potrà dire che Letta ha portato a casa un'altra vittoria strategica e che il suo ruolo di preferito tra i consiglieri della corte di Re Silvio è più che mai legittimato.
Approfittando del momento di stand-by, la ministra ombra delle Comunicazioni, Giovanna Melandri, ha chiesto una moratoria di 6 mesi, necessari per dialogare e rivedere la
legge Gasparri, che in verità tutela le opposizioni, affidando loro 4 dei 9 posti del cda (presidente di garanzia compreso).
La Melandri ha anche rilanciato la tesi di Veltroni in campagna elettorale: l'amministratore unico al posto del cda, supportato da una fondazione di professori e intellettuali. Ora la palla passa a Berlusconi.
CDA - Gli attuali consiglieri (in scadenza a fine maggio) stanno già riempiendo gli scatoloni.
Sembra che soltanto la leghista Bianchi Clerici conserverà la sua poltrona.
Rifondazione comunista perderà il posto perché non presente in Parlamento,
l'
Udc è a forte rischio (dipenderà dalla generosità del Pd),
l'
Italia dei Valori avrà un suo rappresentante.
Con la legge Gasparri avremo un cda con 4 consiglieri del Pdl (uno scelto dal Tesoro), di cui 3 di area Forza Italia e 1 di An, un leghista, un presidente di garanzia del Pd, 2 consiglieri del Pd e 1 dell'Idv.
Top secret sui nomi, anche se tra i forzisti sono in auge Vigorelli, Gorla, Contri e Melograni.
An ha offerto il suo posto a Mauro Mazza, ma il direttore del Tg2 non ne vuole sapere, a meno che non si risolva la forbice sullo stipendio.
Per colmare la distanza si è pensato a un incarico in una società municipalizzata, magari con l'aiuto di Alemanno, ma lo stesso sindaco e Fini si sono opposti.
E allora Mazza ha convocato i suoi vicedirettori del Tg2 per annunciare che resterà al suo attuale posto.
L'atteggiamento del direttore ha mandato su tutte le furie Fini.
Ora An potrebbe optare per uno tra Massimo Magliaro o Alessandro Campi.
Magliaro è stato vicedirettore del Tg1 con tre direttori diversi (Rossella, Brancoli e Fava), direttore di RaiInternational per 7 anni, corrispondente da Parigi ed è uno degli ultimi epurati del governo Prodi in attesa di ricompensa.
Comunque al neo parlamentare Malgieri An ha chiesto di non dimettersi subito, ma di traccheggiare un po' finché formalmente gli verrà comunicata l'incompatibilità. Così il partito può prendere tempo. In ribasso le quotazioni di Lorenzo Vecchione e di Lorenza Lei.
Urbani con spirito crocerossino sta cercando di salvare
Petruccioli, ma in realtà nessuno salverà lui.
AMMINISTRATORE UNICO -Se si dovesse modificare la legge Gasparri e optare per la proposta dell'amministratore unico tanto cara a Veltroni, nel ruolo di superfavorito per assicurarsi l'incarico troviamo
Paolo Mieli, l'attuale direttore del Corriere della Sera.
DIRETTORE GENERALE - Per la poltrona di direttore generale in corsa ci sono Del Noce, Leone, Paglia, Comanducci o un manager esterno. Il candidato di An è Guido Paglia. Giancarlo Leone è il candidato di Follini, Letta e Casini ma è visto come fumo agli occhi da Berlusconi. Gianfranco Comanducci, amico di Previti, è stato capo del personale fino a che il governo Prodi gli tolse l'incarico. Comunque Fabrizio Del Noce resta il favorito. Paglia potrebbe prendere la responsabilità della divisione produzione, il posto che oggi ha il dalemiano Lorusso Caputi, oppure fare il capo del personale.
VIGILANZA - Dopo il rifiuto di Gentiloni l'incarico di presidente della commissione (che spetta all'opposizione) sembrava promesso a Marco Follini, ma ecco che è spuntata forte la candidatura della veltroniana Melandri. Ora è lei la favorita.
PRESIDENTE - Pier Luigi Celli potrebbe tornare in Rai come presidente. Un presidente di garanzia anche per i poteri forti (può vantare la stima e l'amicizia di Letta, D'Alema e Montezemolo) mentre l'unico amico di Petruccioli è Confalonieri.
NOMINE - Il direttore di RaiDue, il leghista Antonio Marano, vuole andare a Raifiction. Minoli a RaiTre (con Paolo Ruffini che potrebbe essere dirottato al Tg3) e Di Bella a New York al posto di Giulio Borrelli (ma occhio a Riotta) come capo dei corrispondenti.
RIOTTA - Capitolo a parte per il direttore del Tg1. A nominarlo fu Prodi e quindi Berlusconi potrebbe preferirgli Belpietro o lo stesso Del Noce (se non dovesse diventare il dg). Martedì scorso Riotta si è chiuso nella sua stanza con Bonaiuti per più di mezz'ora in un colloquio top secret. Qualora non dovesse essere confermato, il direttore del Tg1
potrebbe prendere il posto di Santoro, conducendo un programma di approfondimento, oppure trasferirsi negli States bruciando Di Bella.
BLITZ DI CAPRARICA - Il direttore del giornale radio, che dovrebbe restare al suo posto anche con il governo Berlusconi, ha approfittato del momento di stand-by per far passare la nomina di un nuovo vicedirettore, in sostituzione di Tonino De Martino che sta consumando le ferie arretrate prima di recarsi in pensione. Caprarica è riuscito a farsi approvare la nuova nomina dal cda con un solo voto contrario (quello della Lega). Hanno votato a favore perfino Urbani e Petroni, mentre Malgieri era assente. Il neo vicedirettore è Giovanni De Rosas, ex Tg3 e Unità. Ora i vicedirettori sono 7, cinque di area centro-sinistra (Grandinetti, Marzoli, Anastasi, Mucciante, De Rosas) e due del Pdl (Buonocore e Argento). La nomina di De Rosas ha mandato su tutte le furie il capo del politico, Carlo Albertazzi, che sperava in una promozione. Caprarica ha annunciato che cambierà il palinsesto (per De Rosas ci sarà la rassegna stampa dopo il gr delle 8).
SANTORO - Potrebbe diventare «merce di scambio» a prova di dialogo.
Sembra che il neo governo rinuncerebbe a gran parte delle nomine a patto di non vedere più Santoro e Travaglio.
In pratica la coppa dell'amicizia, tra maggioranza e opposizione, potrebbe essere servita sul vassoio assieme alle teste di Santoro e Travaglio, con la complicità del Pd.
Riotta possibile sostituto.
Marco Castoro per “Italia Oggi” 17 Maggio 2008