Fede infinita
La nuova Federica Pellegrini in acqua non è tanto diversa da quella che conoscevamo. Meno male. Il 27 luglio 2009, a Roma, l’azzurra conquistò il titolo mondiale sui 400 stile libero riuscendo a scendere sotto il muro dei quattro minuti. Due anni dopo Federica ha difeso quel titolo, confermandosi campionessa, qui a Shanghai, quasi che il tempo per lei si fosse fermato. E invece sappiamo che in questi due anni sono successe tante cose nella sua vita, anche tragiche, come la morte di Alberto Castagnetti, il tecnico che l’aveva forgiata, poche settimane dopo i trionfi di Roma. Ventiquattro mesi difficili, due cambi di allenatore, un mondiale in corta andato storto, la scelta di Parigi per ritrovarsi come atleta. E tanti chilometri macinati in piscina.
IL TARLO -La Pellegrini ieri ha dimostrato, soprattutto a se stessa, di aver fatto le scelte giuste. Non era scontato, non è mai scontato fare imprese come bissare un titolo mondiale. Essere andata ad allenarsi con Philippe Lucas poteva rivelarsi un errore, non c’era la certezza. Il timore che potesse mancare qualcosa nella gara vera, quella in cui ti giochi tutto così come tutto si giocano le tue avversarie, era lì. Come un tarlo nella testa.
«Avevo concordato con Philippe di scattare nei secondi 200, per fortuna lo scatto è venuto».
Ecco la frase, la chiave. Il dubbio di rimanere impiantata un poco c’era. Che mancasse la velocità, il cambio di passo. Era successo a Dubai a dicembre, doveva essere stata una brutta sensazione.
LA GARA -Un’entrata alla Phelps per Federica con grandi cuffie bianche sulla testa mentre lo speaker della piscina dell’Oriental Sports Center annuncia il suo nome tra giochi di luce e musica a palla. E’ l’ultima delle otto perchè ha fatto il miglior tempo di batterie, 4’04’76 la mattina, e quasi non c’è tempo di spogliarsi.
«E’ successo tutto troppo in fretta, mi son dovuta togliere la tuta con i calzini. Ma forse meglio così ».
Corsia 4 per Fede, tra la neozelandese Lauren Boyle e la francese Camille Muffat. Rebecca Adlington, l’avversaria più pericolosa, è in corsia 1, quasi nascosta.
Federica parte piano, i ritmi sono lenti e lei non vuol forzare. C’è Lotte Friis, la danese campionessa europea negli 800, che cerca di alzare il ritmo. Ma Fede controlla e non perde mai di vista le avversarie. Ai 200 metri tocca quinta, ma sono tutte lì. Gli ultimi 200 sono una progressione inesorabile che sbriciola ogni velleità delle rivali. Ci prova la Adlington a tenere il passo ma Fede le dà oltre due secondi chiudendo in 4’01’97, quattro decimi sopra il record del mondo fatto nel marzo del 2008, agli Europei di Eindhoven, con indosso un vecchio Arena in tessuto. Anche per la Muffat niente da fare, chiude terza in 4’04’06, a soli 5 centesimi dall’inglese.
IL CUORE -Dopo il tocco Fede sorride e disegna con le due mani un cuore nell’aria, scandendo la parola ‘Ti lovvo’ con la bocca. Un gesto che aveva fatto immaginare le cose più strane, sapendo che la vita sentimentale di Federica è in un momento di cambiamenti. E invece lei smorza le curiosità.
«Era solo un gioco col mio preparatore atletico, Andrea Scattolini. Gli avevo promesso che se avessi vinto gli avrei fatto questa dedica».
TRANQUILLITÀ -Doveva essere il Mondiale della tranquillità, questo di Shanghai, lo andava ripetendo da tempo Federica Pellegrini. Senza ansie, con la voglia di divertirsi e di prendersi quello che veniva. Qui il vero stacco da Roma 2009, dove l’olimpionica arrivò sì in forma spettacolare ma con un carico di pressioni fortissimo. A Roma, poco prima di entrare in acqua per i 400, Federica si sentiva la febbre, era spaventata, fu Alberto Castagnetti a convincerla a gareggiare, a tranquillizzarla. Dopo la batteria di ieri mattina, nuotata in 4’04’76, invece Federica aveva sottolineato la differenzacon Roma.
«Ho mangiato e dormito- aveva detto -Una cosa strana per me prima di una gara ».
E lo aveva ripetuto per l’ennesima volta.
« Ho buone sensazioni, ma soprattutto c’è una tranquillità di base molto forte».
Una sorta di mantra in questa estate cinese della ‘nuova’ Federica.
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